Era una vita nuova per noi, e spesso ognuno interrompeva il lavoro per contemplare l'immane cascata del ghiacciaio, coi suoi abissi e le sue creste vacillanti e le pareti liscie di ghiaccio che riflettono i raggi del sole e i ruscelli biancheggianti che escono alla base dalle caverne azzurre.
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Siti come Second Life e World of Warcraft addirittura conoscono le tue fantasie più segrete, si calano negli abissi del tuo inconscio.
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Icaro librato a volo pei cieli precipita negli abissi del mare.
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Il primo tentativo di calibrare le cefeidi come “candele standard” per misurare gli abissi intergalattici fu del danese Ejnar Hertzsprung. Lo fece servendosi del moto proprio del Sole verso la costellazione di Ercole per triangolare alcune cefeidi nella Via Lattea. Il risultato fu molto grossolano. La Piccola Nube di Magellano secondo la sua stima sarebbe stata ad appena 30 mila anni luce, un sesto della distanza vera. Per di più un errore di stampa fece saltare uno zero, e così nella pubblicazione uscì 3000 anni luce.
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Più di 100 esperimenti sui raggi cosmici, alcuni molto fantasiosi, con rivelatori nel ghiaccio dell’Antartide, negli abissi marini o nelle profondità della Terra, sono in corso nel mondo. Il Sole, supernove, pulsar, buchi neri e altri fenomeni violenti inviano messaggi tramite queste particelle. I raggi cosmici più penetranti hanno una energia 100 milioni di volte maggiore dei più potenti acceleratori di particelle tipo Lhc. Ogni secondo entra nell’atmosfera terrestre uno di questi proiettili che concentra in un punto l’energia di un sasso lanciato con la fionda. Per catturarli servono quindi rivelatori sparsi su grandi superfici. È quanto fa nella pampa argentina l’esperimento “Auger”: 1600 rivelatori sparsi su un’area il cui diametro è di 60 chilometri. Particelle così energetiche interagiscono con la radiazione cosmica di fondo a 2,7 kelvin, perciò non possono venire da troppo lontano. Dai primi risultati sembra che arrivino dai nuclei attivi di galassie a non più di qualche centinaio di milioni di anni luce da noi.
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Ma eco che si perde, poi che la teoria di Relatività ci rappresenta un mondo di più chiara bellezza rispetto a quello frantumato e perduto negli abissi del Nulla. La nuova teoria trasse le sue origini, oramai lontane, dalla spiegazione inattesa dell'esperienza Michelson-Morley, nella quale Alberto Einstein trovò il principio che pose a base della sua teoria. I cui primi risultati condussero alle formule che permettono di calcolare le misure di lunghezza e di tempo, quando si mutino i sistemi di coordinate, scegliendoli fra quelli animati reciprocamente di moto relativo. Le misure di lunghezza e di tempo hanno la massima importanza nello studio dei fenomeni di moto, poi che il moto di un corpo qualsiasi altro non è, per noi, se non il mutamento della sua posizione nel corso del tempo: è chiaro come, in seguito alle formule dell'Einstein, il moto dovesse assumere una forma completamente nuova.
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