Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: abetti

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Scritti

528762
Guglielmo Marconi 1 occorrenze
  • 1941
  • Reale Accademia d'Italia
  • Roma
  • scienze
  • UNIPIEMONTE
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ABETTI, per mezzo d'un cannocchiale di quelli usati da GALILEO stesso; l'impulso magnetico ricavato da questo raggio fu trasmesso a Chicago per mezzo delle onde corte marconiane, e valse ad innescare un meccanismo di manovra degli interruttori dell'illuminazione del padiglione che esibiva i progressi della scienza umana. È noto l'importante esperimento eseguito nella stessa occasione da GUGLIELMO MARCONI, nel salone delle Scienze dell'Esposizione. Egli trasmise la simbolica «S» attraverso le stazioni radiotelegrafiche di Chicago-Nuova York-Londra-Roma-Bombay-Manilla-Honololu-San Francisco-Chicago: e in 3 minuti e 25 secondi, il successo fu annunciato dal ritorno del segnale con conseguente esplosione di una bomba luminosa.

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Storia sentimentale dell'astronomia

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Piero Bianucci 3 occorrenze

Scelta valida anche questa, ma che rimandò di oltre mezzo secolo lo sviluppo dell’astrofisica in Italia, uno sviluppo che riprese soltanto con Giorgio Abetti (1882-1982), non a caso formatosi negli Stati Uniti alla scuola di George E. Hale.

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Nel 1923 Antonio Abetti, direttore dell’Osservatorio di Arcetri, e il più illustre ottico italiano, Vasco Ronchi, con l’aiuto di Giorgio Abetti, figlio di Antonio, sottoposero gli strumenti galileiani a una prova sul campo. Altri test eseguirono Guglielmo Righini (1908- 1978), anche lui direttore dell’Osservatorio di Arcetri, e più recentemente (1992) Vincenzo Greco, Giuseppe Molesini e Franco Quercioli dell’Istituto Nazionale di Ottica di Firenze.

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Abetti montò i cannocchiali attribuiti a Galileo in parallelo al rifrattore da 38 centimetri realizzato da Giovanni Battista Amici. Il 23 maggio 1923, affiancato dal famoso astronomo e progettista di grandi telescopi George Ellery Hale, all’epoca direttore dell’Osservatorio di Monte Wilson in California, ripeté le osservazioni di Galileo su Luna, Sole, Saturno e Giove. Il primo cannocchiale mostrò sul Sole un gruppetto di tre macchie, due delle quali separate da 17 secondi d’arco. Sulla Luna si vide bene il cratere Copernico, mentre Eratostene, con un diametro di 25”, si distingueva appena. L’immagine di Giove risultò confusa, i satelliti Io e Callisto si vedevano bene, mentre solo Hale riuscì a scorgere Europa e Ganimede, separati da 20”. Il 24 maggio Abetti e Hale videro facilmente Europa, Ganimede e Callisto; incerta la visione di Io, che si trovava ad appena 15” da Giove. Saturno, che nel 1923 aveva gli anelli poco aperti, appariva come un dischetto allungato. La stella doppia Mizar, con una separazione di 15”, poteva essere risolta, sia pure con difficoltà. Il secondo cannocchiale rivelò sulla Luna il cratere Lambert, largo 15”; Mizar si risolveva più facilmente. Le prestazioni migliori sono probabilmente da attribuire all’oculare biconcavo, non originale, forse lavorato dall’ottico romano Eustachio Divini tra il 1660 e il 1670. Nel giugno 1923 Abetti e Ronchi misero alla prova la lente rotta montandola in un tubo insieme con l’oculare del primo cannocchiale. Si ottenevano così 18 ingrandimenti. Sulla Luna si distinguevano particolari di 10-15” come il cratere Hershel, macchie solari e satelliti di Giove diventavano osservabili con facilità.

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