Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il Plutarco femminile

217447
Pietro Fanfano 1 occorrenze
  • 1893
  • Paolo Carrara Editore
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Lo sposo accoglieva con lieta affezione i suoi consigli; e quando i principi italiani gli proposero di farlo re di Napoli, se abbracciava il loro partito egli rifiutò per cagione di queste savio parole che Vittoria gliene scrisse: "Mi basta d'esser la moglie di un prode e onorato capitano, nè cerco di esserla di un re traditore." Il d'Avalos però morì di ferite a Milano, quando essa aveva 35 anni: lo pianse amaramente e lo fece pietoso soggetto di tante sue poesie. Era bella, tuttora giovane; aveva fama di cortese e di saggia, e molti signori e grandi personaggi si sarebber tenuti felici della sua mano; tuttavia ella, chiusa nel suo dolore, non aprì ll'animo ad altro affetto, se non a quello di Dio e della vita beata. Passati di poco i 50 anni, and� a Roma, patria do'suoi antenati; e qui morì nel 1547. Le poesie di questa gran donna dicono i letterati che sono le più belle tra quelle degli imitatori del Petrarca, e che tra le poetesse di quel secolo essa è la prima: le sue lettere parimente si danno per modello di eleganza e di senno. I più gran personaggi di quel tempo la onorano e la celebrarono: basti qui ricordare i due più sommi ingegni, l' Ariosto, che ne cantò lodi altissime, e il divino Michelangelo, che l'amò e la riverì come cosa sovrumana" Qui tacquesi la signora Laurìna; ed allora la direttrice, con quel modo più umano che seppe le fece dolce rimprovero dell'essersi fatta aspettare, ammonendola come verso tutti si debbono usare gli uffici di civiltà; ma specialmente verso più persone insieme radunate: e che questa mancanza di riguardo era più grave in lei, nobile e ricca, perchè poteva esser presa per alterigia e per dispregio a persone da meno di sè; quando invece i nobili e i ricchi dovrebbero essere i primi a usare tali ufficj, mostrandosi con tutti affabili ed umani. La Laurìna si scusò meglio che potè, accertando che non lo aveva fatto per male, ma per esser dovuta tornare indietro a riprendere i fogli, dei quali si era scordata; ma che sperava di non cadere un'altra volta in simile mancanza. Poi, voltatasi garbatamente al maestro, gli domandò: "Signor maestro, ha ella veruno avvertimento da darmi?" Dacchè lo desidera, rispose il maestro, le noterò quattro o cinque cose non belle nel suo bel discorso. Quel commercio di lettere della Vittoria col suo marito, non dico che sia errore; ma a me è parsa sempre frase sgarbata, e metafora mal acconcia, nè saprei partirmi dalla bella e schietta voce corrispondenza: e frase parimenti sgarbata e metafora anche peggio acconcia, mi pare il consacrarsi allo studio, ed abbracciare il partito d'uno per darsi tutto allo studio, attendervi assiduamente; e seguitare le sue parti o simile. I nomi proprj delle donne si sogliono usare sempre con l'articolo, la Giulia, la Caterina; e quel sentirle dire che Vittoria gliene scrisse, mi ha dato un po' nell'orecchio. Lei però la scuso, perchè questa leziosaggine è usata spesso da coloro che pretendono di parlare in punta di forchetta; e non sanno. Lo tenga a mente: benchè, parlandosi di donne celebri, pare che si possa comportare. Errore assoluto poi è l'usare qui per quivi, come ha fatto lei, dove scrive che la Vittoria and� a Roma e qui morì. Il qui rappresenta sempre il luogo dove è chi parla; e quando si vuole accennare luogo lontano da chi parla, si dice quivi. C' è chi porta esempi di buoni scrittori, che hanno usato l'una di queste due particelle per l'altra; ma, se gli esempj sono antichi, sono alterati da' copiatori o dagli editori; se sono moderni, non hanno autorità Finito che ebbe il maestro, si fecero altre discussioni in cose di lingua, finchè venne il tempo di andarsene.

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