Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbracciato

Numero di risultati: 3 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Enrichetto. Ossia il galateo del fanciullo

179170
Costantino Rodella 1 occorrenze
  • 1871
  • G.B. PARAVIA E COMP.
  • Roma, Firenze, Torino, Milano
  • paraletteratura-galateo
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Mediante » tal virtù ogni stato è eccellente per chi v'inclina. » Il sacerdozio che spaventa chi l' ha abbracciato » per leggerezza e con cuore avido di divertimenti, » è delizia e decoro ad uomo pio e ritirato.... » La toga che molti portano quasi enorme peso, per » le pazienti cure che esige, è grata all'uomo in cui » prevale lo zelo di difendere col senno i diritti del » suo simile. Il nobile mestiere delle armi ha un incanto » infinito per chi arde di coraggio, e sente » non esservi più glorioso atto che l'esporre i suoi » giorni per la patria. Mirabil cosa! tutti gli stati, » dal più sublime, sino a quello d'umile artigiano, » hanno la loro dolcezza ed una vera dignità! Basta » voler nutrire quelle virtù che in ciascuno stato son » dovute. Solo perchè pochi le nutrono s'odono tanto » maledire la condizione che hanno abbracciata. Ogni » via della vita ha le sue spine, dacchè ponesti il » piede in una, prosegui, retrocedere a fiacchezza. Il » persistere è sempre bene, fuorchè nella colpa. E solo » chi sa persistere nella sua impresa può sperare di » divenire alcun che di segnalato ». Enrichetto per altro non ebbe molto a riflettere sulla scelta dello stato. Egli fin da ragazzino era preso d'ammirazione per il medico di sua casa, da cui aveva appreso tante buone massime, e tante profittevoli abitudini, e più cresceva negli anni e più apprezzava la bontà, l'onestà, la scienza, l'operosità, la tenacità nel bene di lui; onde la medicina, che vedeva in figura nella persona di quello, gli pareva la più bella professione che potesse abbracciare. Senza che l'arte salutare, l'andar per le case ad asciugar lagrime, a sollevare dolori, meglio rispondeva a quel bisogno istintivo dell'animo suo di far del bene a ogni persona.

Pagina 72

L'angelo in famiglia

182686
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Molte ottime e brave signore amano, prediligono, se vuoi anche invidiano le Suore della Carità; ma tuttavia non hanno punto errato loro via nel diventare mogli e madri, poichè se dal frutto, come dice il Vangelo, si conosce l'albero, dalla invidiabile loro riuscita si può ben asserire che quello da esse abbracciato era lo stato cui le chiamava Iddio. La vocazione adunque non ti può venire altronde che dal Signore, non mai nè dai parenti, nè dagli amici, e neppure dalla tua volontà, la quale, è innegabile, è però spesse volte lo strumento di cui si serve l'Altissimo per farti sentire la sua, ma che molte fiate rimane estranea e fino divergente. Un tale, che divenne mio parente, in sua gioventù coltivò è vero gli studj e si laureò in parecchie facoltà; ma giovandosi di tutti i vantaggi che gli davano un bell'ingegno, un largo censo, l'avvenenza della persona e le numerose aderenze, si godeva una vita piuttosto libertina che libera. Parve infine volesse metter giudizio, e chiesta ed ottenuta la mano di nobile donzella s'avvicinava il dì delle nozze da entrambi sospirato. Sorge finalmente l'alba aspettata, la giovinetta bianco vestita sta coprendosi del candido velo nuziale; ma ancora lo sposo non arriva. Si corre in cerca di lui, non si trova; si cerca ancora e si sente ch'egli è fuggito sotto mentite vesti da quella città: il fratello della fidanzata lo insegue, ma non gli riesce di raggiungerlo. Alcuni anni dipoi Guglielmo... si presenta al padre e con tono umile, ma risoluto gli dice: « Fino dalla mia prima giovinezza mi sento chiamato al chiostro: ma io non volevo farmi frate, quindi ho tentato ogni mezzo, ho voluto godere il mondo, le sue lusinghe, e vedendo che ancor non bastava a far tacere quella voce potente, ho voluto stringere nozze per ogni rapporto desiderabili ed invidiabili. Al punto di recarmi all'altare a giurar fede ad una donna, più forte quella voce ha gridato dentro di me; quasi una mano di ferro mi ha trattenuto, mi ha distolto dall'appressarmivi. Ho lottato ancora alcuni anni; ho tentato far tacere i miei rimorsi immergendomi nuovamente nel piacere e nel libertinaggio; ora non posso, non voglio più resistere, voglio dedicarmi a Dio. » Non è a dire la meraviglia del padre e dei parenti; ma questa aumenta a mille doppj quando la già orgogliosa testa di Guglielmo riceve umilmente la tonsura; quando, Barnabita, è un miracolo di pietà e di zelo quando fonda scuole, collegi e ad essi dedica non solo i suoi averi, ma più ancora la sua vita; quando, quasi l'Italia non bastasse al suo zelo, fu chiamato a Parigi a fondar scuole; quando finalmente su quel capo venerando posa l'onorevole carica, ch'egli degnissimamente disimpegna, di Generale della Compagnia, fino a quel giorno in cui da tutti venerato e compianto, fino dall'augusto Pontefice Pio IX, il suo spirito ritorna nel grembo di Dio. Mi pare che da questo fatto potrai rilevare tu stessa cosa sia la voce di Dio, la vocazione. È una voce indipendente da noi, indipendente dagli altri, indipendente dalle circostanze; è una voce che da noi ascoltata e secondata come, benchè troppo tardi, fece colui del quale ti ho fatto il racconto, porta frutti di vita; è una voce che da noi attutita, ributtata, ci trascina da un male in un altro peggiore, come lo prova la sua gioventù, e come assai meglio lo provano i grandi apostati della religione. Lutero, Calvino, Zuinglio, e tutta la loro obbrobriosa schiera, è gente che chiamata forse al secoio, ha voluto per seconde mire indossare il sajo e la cocolla; è gente che, sbagliato un passo nel sentiero della vita, è tosto precipitata nel burrone, nel precipizio che la doveva condurre a rovina. Se adunque i tuoi genitori, non contenti di suggerirti lo stato che credono a te più conveniente, osassero importelo, tu, forte della forza stessa di Dio, puoi liberarti da un laccio che ti affoga, ti strozza, poichè qui stanno i confini dell'obbedienza ad essi dovuta. Se essi pretendessero che tu li superassi questi confini, la loro sarebbe una pretesa, non un diritto; e tu potresti liberamente seguire quella voce che ti viene dal Cielo, e che ti si farà sentire chiaramente, nettamente, e dentro di te colle inspirazioni, e fuori di te coi consigli delle persone buone, e soprattutto colla parola illuminata di chi dirige la tua coscienza in nome dell'Altissimo. Tu sei dispensata non solo dall'andar monaca, o dall'andare a nozze se ciò ti ripugna; ma neppure sei obbligata a quel tal chiostro o a quelle tali nozze che ti si vogliono imporre, poichè il Signore, vero amante della libertà, ti lascia quella di scegliere liberamente. Ti ripeto, niuno più dei tuoi genitori ti ama e desidera veramente il tuo bene, quindi sarebbe un delitto imperdonabile il tuo, se non dipendessi dal loro consiglio e dalla loro esperienza. Qualora poi tu veda chiaramente che essi si oppongono alla tua libertà, tu non sei pù obbligata di obbedirli in proposito; ma quando il loro avviso non diverga di molto da quello che senti dover seguire, tu devi cercare di obbedirli, poichè può essere solo un'eccezione quella che ti dispensa da questo dovere. Se il Signore ti chiama al drappello dei vergini, non chiudere gli occhi alla luce; ma volonterosa e gaudente stringi in mano il giglio della purezza, e com'esso diverrà candido ed olezzante l'esser tuo che molto assumerà dell'angelico. No, non calpestare quel giglio; calpesto, ei diverrà marciume fetente e tu com'esso! Oh! se il Signore ti chiama al drappello dei vergini, a quel drappello di cui Egli è capo, non esser tarda a rispondere all'invito; ma corri, ma vola e benedici al Signore d'averti dato la parte migliore. Se il Signore ti chiama al drappello dei vergini, gli è ch'Egli solo vuol essere tuo sposo, egli ti vuol libera da ogni legame terreno: allora, corri, vola, va in braccio a Lui che ti chiama!... Se in quella vece il buon Dio, amante e padrone dei cuori, ha fatto sentire al tuo una voce che t'invita a porre in sul dito l'anello di sposa, attendi pazientemente, ed accetta allegramente quello sposo che da Lui ti verrà presentato, e che per una certa parità di principj, di educazione, di condizione e di età, a te meglio si addice. Tu devi guardarti bene dal seguire in questa scelta il capriccio o la passione; ma qui più che mai t'è d'uopo porre le briglie al tuo cuore per imperarlo, mentre il più delle volte i matrimonj combinati dietro l'impulso della passione sono fatti all'impazzata, senza tener calcolo delle parità e convenienze accennate più sopra, e sono quindi seguiti miseramente da discordie, da divisioni e perfino da gravi delitti. Segui nella scelta dello sposo il parere saggio ed illuminato dei tuoi, quando non ti senta aperta ripugnanza, nel qual caso potrai stare aspettando una circostanza migliore, guardandoti possibilmente dallo stringere un nodo al quale non vada unita la benedizione dei genitori. La benedizione dei genitori è sorgente di tutte le altre benedizioni, ed io tutte le invoco sul tuo capo; sul tuo capo che forte abbastanza per levarsi e seguire prontamente la voce del Signore, saprà altresì umiliarsi per ricevere i lumi di chi glieli comunica per parte di Dio. Riepilogando dirò, che tu sei obbligata sempre ad obbedire il padre e la madre tua; sempre quando il loro comando non sia in contraddizione colla giustizia, od in opposizione al voler del Signore, il quale è unico assoluto padrone delle sue creature non solo, ma delle vocazioni. Sempre tu adunque sei tenuta ad obbedire il padre e la madre tua, e ricordati che sei dispensata, anzi obbligata a non obbedirli, quando per obbedire ad essi tu debba disobbedire a Dio; orbene questa non è nè può essere se non un'eccezione, e questo non te lo dimenticar mai. Se anche tu sarai forzata a trovarti in un'eccezione, quando ti mostrerai e sarai veramente soggetta, devota, affettuosa coi tuoi genitori in tutto quanto è giusto, potrai e saprai dir loro umilmente ma francamente: Dio mi é padre prima di voi, io debbo obbedire Lui solo, e quantunque ti possano essere riserbate delle lotte, e delle lotte acerbe, il tuo cuore, benchè addolorato, conserverà una calma inalterabile, e, non tarderà molto, l'iride della pace ritornerà sull'orizzonte della tua esistenza; cesseranno gli odj, si riuniranno i cuori, poichè Iddio non rifiuta mai la sua benedizione ad un'opera stata iniziata, coltivata o posta a termine sotto i suoi auspicj. Quanto a te, io come amica tenerissima ti amo, e ti desidero che tutta scorra serena la tua esistenza, che mai tu sii forzata a dire ai tuoi genitori: questi sono i confini dell' obbedienza che vi debbo. Oh! risparmiate, buon Dio, alle care giovinette che leggono questo libro un tale strazio, una simile pena; Voi suggerite alla mente, al cuore dei loro genitori quello che a loro si addice, affinchè invece di contrariarne la vocazione, la secondino, l'appaghino, e genitori e figliuole si meritino un giorno di sedere con Voi in Paradiso, dove non più lotte nè dolori, non più responsabilità nè restrizioni, ma gioja, pura, ardente, eterna, sarà il pascolo di quell'anime beate. Padre nostro che siete ne' cieli, sia santificato il nome vostro, sia fatta la vostra volontà come in cielo così in terra! 23

Pagina 343

Donnine a modo

193971
Camilla Buffoni Zappa 1 occorrenze
  • 1897
  • Enrico Trevisini - Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Sono povere illuse che un giorno si pentiranno amaramente di non aver abbracciato un mestiere. Se sapeste quante volte le insegnanti sentono il bisogno di un po' di riposo, e voi siete più indisciplinate che mai; quante volte hanno gravi pensieri per i quali vorrebbero raccogliersi, stare un giorno, un'ora sole, e voi mettete la scuola a soqquadro, non sapete la lezione, fate male il compito, ecc. Ed ella sa, la povera insegnante, che se voi non imparate non è con la vostra testolina balzana che se la prende la famiglia, ma bensì con lei che insegna costantemente, pazientemente dal primo all'ultimo giorno dell' anno scolastico. Siate buone, fanciulle mie, e troverete che la scuola è un asilo caro. 1. Arrivare alla scuola in ritardo è cosa contraria oltrechè ai regolamenti anche all'educazione. 2. Presentarsi alla scuola sporche, o con le vesti in disordine è una inurbanità verso le maestre e le compagne. 3. Schiamazzare nel cortile della scuola attendendo la chiamata in classe non è da fanciulle per bene. 4. Parlare sottovoce con le compagne per irridere qualche difetto di una insegnante, o di una condiscepola è cosa contraria al galateo. 5. Criticare l'abito, o qualche accessorio della toletta delle compagne è volgarità indegna di fanciulle bennate. 6. Portare alla scuola libri in disordine o la cartella sciupata è cosa riprovevole. 7. Se il regolamento esige che portiate il calamajo, badate di non dimenticarlo, perchè per scrivere dovreste disturbare le vicine. 8. Entrate in classe silenziose, portatevi innanzi la cattedra della signora maestra e salutate sottovoce, prendete indi il vostro posto, e rimanetevi tranquille in piedi fino a che non siete invitate a sedere. 9. Parlare durante la lezione, mordere la penna, leggere disotto ai banchi, fare segni a qualche compagna, sono tutte azioni da fanciulla sguajata. 10. Ho sentito in certe scuole femminili un bisbiglio continuo, come fanno in chiesa le donniciuole, e mi sono immaginata che fossero tutte fanciulle che del galateo non guardassero nemmeno la copertina. 11. Non è lecito suggerire a una compagna che stesse dicendo la lezione, nè passarsi biglietti da un banco all'altro, nè farsi boccaccie, o segni con le mani. 12. Vorrei anche che foste persuase che il non saper la lezione, oltre che di danno a voi, è mancanza di riguardo verso chi vi istruisce. 13. Ricordatevi che il presentare a un superiore un libro spiegazzato, o con le pagine staccate o macchiato è villania; quindi tenete i vostri libri e quaderni con cura, perchè vi possono venir chiesti da un momento all'altro. 14. Soffiarsi rumorosamente il naso è sempre da persona maleducata, durante la lezione poi è cosa da screanzati. 15. Nè dà miglior opinione vedere fanciulle che mentre la maestra si sfiata a insegnare fanno disotto ai banchi giuochelli con la carta od altro. 16. Durante la lezione le mani devono sempre rimanere sul banco. 17. In iscuola non si deve portare alcuna cosa da mangiare. 18. Se entra in scuola qualche persona di riguardo tutta la scolaresca deve alzarsi contemporaneamente in piedi senza chiasso, e restarvi fino a che non sia invitata a sedere. 19. Se avete commesso un fallo, e la maestra se ne accorge non permettete mai che venga accusata in vece vostra una compagna; confessate spontaneamente la vostra colpa, e vi sentirete contente. 20. Se siete interrogate, alzatevi con prestezza e attendete l'interrogazione in silenzio. 21. Dite la vostra lezione a voce alta, chiara, senza interruzioni , senza implorare con gli occhi fra le compagne chi vi suggerisca. 22. Se dovete escire dalla scuola chiedetene il permesso e fatelo con moderazione. 23. Badate di non lasciar cadere in terra alcun oggetto producendo rumore e disordine nella scuola. 24. Durante la lezione di cucito non vi curvate come gobbe sul lavoro, ma state ritte portando piuttosto il lavoro verso di voi. 25. Perdere il ditale, le forbici, l'ago, il filo, ecc., prova che la fanciulla è disordinata e perciò male educata. 26. Ridurre il proprio lavoro come un cencio da spolvero è mancanza di dignità verso sè stesse e di riguardo verso l'insegnante. 27. Quando l'ora del lavoro è trascorsa si deve ripiegare con cura il proprio, e metterlo nella canestrella col filo, l'ago, le forbici, il ditale, ecc. 28. Anche i vostri rapporti con le compagne debbono essere improntati alla massima cordialità e benevolenza. 29. Molte delle mie lettrici andranno alle scuole pubbliche, qualcuna troverà nella sua classe, magari vicino a sè, qualche compagna vestita male, qualche altra magari si vedrà accanto una compagna difettosa nelle membra; mi raccomando, voi tutte che mi leggete siate buone e generose per le meno felici di voi. 30. Se foste state così cattive di offendere una compagna povera o malata pentitevene e chiedete perdono all'offesa. Noi vedremo più avanti quanto vi sia di più rispettabile nella vita, e allora c'incontreremo anche con questi miseri, ma per ora se ne avete per compagne di scuola siate con esse amorose. Diventerete migliori. 31. Prestarsi a fare un compito per una compagna negligente, anzichè un tratto cortese come forse lo pensate, è cosa contraria all' interesse di colei che volete favorire. 32. Le ragazze hanno spesso il vizio di raccontarsi fra loro cose di casa; vorrei che tutte le fanciulle che mi leggono si proponessero di non parlar mai nè delle proprie ricchezze, nè dei propri abiti, nè dei propri servi, di nulla insomma che faccia parte della casa, con le compagne di scuola. 33. Alcuna di voi, finite le elementari, sarà forse mandata al ginnasio. Non in tutte le città vi sono ginnasi femminili, quindi non è impossibile che facciate parte di una scuola maschile. Mi raccomando, fanciulle mie, siate molto composte sempre; cortesia sì, ma confidenza con nessuno. 34. Non permettete ai vostri compagni d'altro sesso di darvi del tu, e voi stesse negli indispensabili rapporti che avrete con essi usate illei. 35. Vi consiglio di non lasciarvi mai accompagnare da alcuno di essi per la via, e di esigere sempre quel rispetto che l'uomo deve alla donna, e che questa impone appena il suo contegno sia corretto. 36. Anche coi professori siate molto rispettose, e vorrei dirvi: studiate tanto da non essere tollerate nella scuola maschile, ma bensì imitate. 37. Qualche altra delle mie lettrici invece che di una scuola farà parte di un collegio. Ormai le fanciulle si mandano in collegio solo quando alla madre o le gravi occupazioni, o i doveri di gran signora impediscono di attendere come vorrebbe alle sue bambine. Quindi per non lasciarle a contatto dei domestici preferisce il collegio. Ho detto questo perchè ci tengo che la mia lettrice collegiale sappia che il convitto tiene per lei le veci di casa, e di scuola ad un tempo. Vi pare ora che bastino forse le regole di buona educazione che insegnai per la casa e la scuola, n'è vero ? Sì, tutti i consigli che vi diedi fino ad ora calzano anche per una collegiale, ma vi sono altre cose, alle quali ella deve por mente. 38. Malgrado il dolore vivissimo del distacco dalla famiglia, dovete essere fin dal primo giorno cortesi e affezionate verso le persone con le quali andate a convivere. 39. Mi sono raccomandata, parlando della scuola, di bandire sempre da voi il pettegolezzo che è triviale e inurbano. E pettegola io chiamerei la fanciulla che volesse sapere la professione del babbo, delle sue compagne, o perchè una di esse non ha ancora tutta l'uniforme, o perchè la posata dell'altra sia meno bella della propria, ecc. Nei collegi femminili vi sono tante stupide idee preconcette che voglio qui diffondermi un po' sull' argomento. Si ricordino le fanciulle che il solo fatto che quella compagna è accolta sotto il tetto che ospita anche essa implica che la sua famiglia è onorevole come la loro. Mi ricordo qui un fatterello accaduto nel mio collegio, che riporto come esempio di tante sciocche prevenzioni, speciali alle collegiali. Fra le mie compagne ce n'era una delicata di modi, gracile di salute, sensibilissima; non aveva nessun titolo nobiliare, ma la sua personcina emanava la più squisita nobiltà. Un bel giorno, cioè, un brutto giorno, la vedemmo piangere disperatamente, tenersi in disparte da noi, e poichè io l'amavo ed ella lo sapeva, vedevo i suoi occhioni fissarmi in modo umile e supplichevole ad un tempo. Ma per quanto l'interrogassi non volle dirmi nulla, soltanto fra un singhiozzo e l'altro mi stringeva la mano e mi domandava: mi vorrai sempre bene? Qualunque cosa tu scoprissi di me? La rassicurai, ma ero inquieta: temevo che avesse commessa qualche grossa mancanza, e benchè il mio cuore si ostinasse a non volerlo credere, il suo contegno era quello di una grande colpevole pentita. Temendo anche che quello stato di sovraeccitazione facesse male a lei così delicata, ne parlai subito alla nostra maestra. Non dirò quanto penammo a strapparle la confessione del suo dolore: la marchesina C.(taccio il nome) le aveva detto che non avrebbe giuocato più con lei perchè era la figlia di un vinajo. Nient'altro! e lei povera cara piccina era tutta disperata per questa offesa. Ma sapete che cosa era questo vinajo? Era un rispettabilissimo signore, dottore in medicina che avendo sposato la mamma della mia piccola amica, la quale gli aveva portato in dote per qualche centinajo di mille lire in vigneti, vendeva il vino de'suoi campi.O che ne avrebbe dovuto fare? Per una combinazione, il marchese C. ne aveva fatto acquisto, la figlia lo aveva saputo, ed aveva offeso quella povera bambina, che per parecchio tempo ne risentì le conseguenze. Date retta a me; ormai gli orgogli di casta sono cose d'altri tempi, e oggi il lavoro è stimato quando onesto, tanto quanto uno stemmato blasone. L'uniforme che rivestite vi fa tutte eguali dinanzi alla casa di educazione che vi ospita. Se volete distinguervi lo potete solo con la bontà e la correttezza dei modi. 40. Se nel vostro collegio vi trovaste a contatto con ragazze esterne, siate cortesi anche con esse, ma evitate quella famigliarità che usate con le interne. 41. Pregare qualche compagna che esce di collegio d'impostarvi lettere, o farvi comperare oggetti di nascosto dai superiori, non è pratica di fanciulle leali. 42. Non vi scambiate doni fra compagne di collegio e di scuola. 43. Nel collegio la campana rappresenta la voce che invita alle varie occupazioni della giornata. Siate docili a questa voce, benchè non risuoni per voi soavemente come la voce materna. 44. Al primo squillo balzate sollecite dal letto senza obbligare qualcuna delle vostre superiore a tirarvi per i piedi. Vestendovi, osservate tutte le precauzioni che la modestia vi suggerisce. 46. Siate sollecite in modo di non fare aspettare le compagne. 47. Dovrete rifarvi il letto, lavarvi, pettinare la compagna che già vi avranno assegnata, e farvi pettinare. Siate leste e ordinate nella prima di queste occupazioni compiacenti e pazienti nella seconda. 48. Un nuovo squillo di campana vi inviterà in refettorio per la colazione; mettetevi prestamente in fila, e camminate in silenzio. In refettorio mettete in pratica tutte quelle regole che vi suggerii per la mensa di famiglia. 49. Si rechi ognuna tranquillamente a prendere il proprio posto, lasciando passare prima quelle fra le vostre compagne che occupano i posti di mezzo nelle banche, senza obbligarle a camminare sovr'esse dietro le spalle. 50. A mezzo giorno e alla sera il regolamento del collegio vi imporrà qualche minuto di lettura e di silenzio durante i pasti. State attente alla prima e osservate il secondo. 51. Quando il tintinnio del campanello vi dispensa dal silenzio non gridate come ossesse. 52. Molte collegiali credono da dar prova di appartenere a famiglie ricche e ben educate, sofisticando e lagnandosi dei cibi e delle stoviglie. Bandite questa idea altrettanto barocca che sciocca; le persone abituate a vita signorile, sono quelle che più facilmente sanno adattarsi a tutto. 53. Un'altra volta la campana inviterà alla preghiera. In questo caso siate, s'è possibile, ancora più pronte alla chiamata, e sopratutto siate silenziose e raccolte. 54. La chiesa è il luogo dove meglio una giovanetta può dar prova della propria educazione. Sia dessa la chiesa del collegio o una chiesa pubblica, è sempre la casa del Signore. Entrando in una chiesa la giovinetta gentile offre l'acqua santa a chi è con lei, e facendosi il segno della santa Croce s'inchina. II modo di fare la riverenza è difficile insegnarlo, le mie lettrici procurino di esercitarvisi da sè, che se fatta bene dà alla fanciulla una grande aria di distinzione. È permesso a una fanciulla offrire l'acqua santa anche a persone estranee, persino ad un mendico a titolo di elemosina; non la offrirà però alla domestica che l'accompagna; può accettarla da chiunque. Se nella chiesa si trovano panche o sedie di proprietà della vostra famiglia e fossero occupate, aspettate che sia terminato l'ufficio religioso, dopo con buon garbo accennate al vostro diritto di avere un posticino per voi. Nell'occupare il vostro posto abbiate cura di non fare chiasso per non disturbare i fedeli; lasciate passare i vostri maggiori, e se la chiesa fosse gremita e vedeste una signora in piedi offrite con bei modi il vostro posto. Vi è anche permesso offrirlo ad un uomo, ma solo allora che si trattasse di un vecchio cadente. 55. Vi accadrà qualche volta di accompagnare alcuno che in una chiesa si reca soltanto per visitarvi un dipinto, o una statua. Non per questo vi è lecito dimenticare che siete in un lungo sacro; la riverenza entrando è indispensabile, e farete bene inginocchiandovi un momento per dire una breve preghiera. 56. A proposito: in chiesa si deve evitare di dire le preghiere o di leggere a mezza voce; dite le orazioni col cuore e leggete mentalmente, i vicini ve ne saranno grati. 57. Non lasciate sbattere la porta, e se dietro a voi avete qualche persona di riguardo tenetela aperta fin ch'essa vi sia passata. 58. Se assistete alla SS. Messa rimanete inginocchiate almeno al Sanctus, all'Elevazione, alla Comunione e alla Benedizione finale. 59. È inutile vi dica che in Chiesa non si deve parlare, nè chiamarsi, nè ridere, nè additare i presenti, nè restare con gli occhi inchiodati al soffitto, nè occuparsi del come sono vestite le signore e le signorine. 60. Se vi accostate alla SS. Mensa siate raccolte, serie, composte, come si conviene al grande Mistero. 61. Se vi unite al coro che canta le laudi non strillate come pazze, accompagnate invece il canto a mezza voce, anche se aveste una voce deliziosa. C. BUFFONI-ZAPPA 3 62. Vi potrebbe succedere di dover entrare in una chiesa di una religione diversa dalla vostra: mi raccomando, comportatevi come nei vostri templi, ma osservate le mosse dei fedeli che vi si trovano e fate come essi. 63. Ma torniamo al collegio: la campana vi chiama in classe; anche qui dovete recarvi in fila, e sebbene sia concesso di parlare, consiglio di farlo sottovoce. 64. In ricreazione siate pure allegre, sguajate mai. 65. Quando la campana invita al riposo non girondolate pei corridoi, non fate lunghe sedute laddove bello tacere, per il gusto di far aspettare le altre. 66. Quando la solita campana dice il silenzio, obbeditela; niente di più scorretto che parlare dopo questi rintocchi. 67. Del resto mettetevi bene in mente che il collegio è una grande famiglia; portatevi tutti i buoni insegnamenti che riceveste nella vostra, dimenticate tutto ciò che se è compatibile a casa, diviene assurdo in una comunità. Le compagne siano vostre sorelle ma senza distinzione, evitando le preferenze che generano screzi. 68. Nei collegi si fa lo studio camerale, cioè si studiano le lezioni in comune. Quasi ogni fanciulla mi dirà che non può mandar a memoria che ciò che studia ad alta voce. Sotto questa scusa le classi, si presentano in certe ore, come le bolgie infernali delle quali più tardi imparerete dal divino Poeta. Vi consiglio di riunirvi in piccoli gruppi, tre, quattro, cinque al massimo, e studiare insieme sotto voce provandovi man mano il periodo studiato. Con questo sistema vi disturberete meno reciprocamente, e non insordirete quelle povere insegnanti che vi sorvegliano. 69. Se vi occorrono schiarimenti rivolgetevi all' insegnante, ma non liticate tra voi, per carità. 70. Se dovete escire di classe chiedetene il permesso a chi vi sorveglia, e fatelo senza chiasso. 71. Nelle giornate di escita non siate tempestose come il cielo di marzo, e da casa non portate nulla che non siate sicuri di poter mostrare senza paura ai vostri superiori; libri, denaro e qualsiasi altra cosa sia consegnata da voi nelle loro mani. 72. Il parlatorio dove in dati giorni potete vedere i vostri genitori, è un altro luogo dove si giudica della vostra educazione. Quindi il fissare o lo squadrare da capo a piedi i parenti delle vostre compagne, il ridere, il parlare a voce bassissima dopo averli guardati, sono tutte scorrettezze che dovete evitare. 73. Nè farete bene a criticare i congiunti di qualche vostra compagna, quando, finito il parlatorio, rientrate in classe. 74.È regola d'ogni collegio di permettere a certe epoche fisse, l'escita, per una o più giornate, alle fanciulle che ospita: la signora direttrice avrà fino dalla vigilia fatte le sue raccomandazioni, e qualche altra delle vostre superiore ve le rinnoverà al momento di escire. Dunque dovrei limitarmi a dirvi ricordatevene per tutto il tempo che rimanete fuori del convitto; ma so purtroppo che per certe cose la vostra memoria è molto labile, sicchè trovo opportuno enumerarvi qualcuna di quelle saggie raccomandazioni. Ve l'ho già detto: vi hanno messo in collegio per sottrarvi al contatto dei domestici che se anche buonissimi, sono sempre persone volgari; ciò legittima la pretesa che nel collegio impariate la vera educazione; e potete per ciò immaginarvi che il giorno dell'escita come un giorno di prova. Quante invece in questo giorno mettono in un cale i saggi avvertimenti, e si lasciano andare al più scorretto procedere. Non mi dite che siete vivaci: siatelo pure, e Dio vi benedica, ma la vivacità è una cosa e la sguaiataggine un'altra. 75. Mettere a soqquadro la casa sotto il pretesto che si è sempre lontane è mancanza di educazione. 76. Far brutto viso alle persone che potessero in tal giorno capitare a visitare la vostra famiglia; frugare nelle carte dei vostri genitori, sono tutte cose che non dimostrano certo il vostro profitto in quanto a buona creanza. Ma procediamo con ordine: 77. Siate pronte per l'ora dell' escita in modo di non far aspettare chi viene a prendervi. 78. Ponete la massima cura nel vestirvi, così da non escire coi guanti scuciti o gli stivaletti sporchi. 79. Non accettate dalle compagne incarichi che potessero essere di disturbo alla vostra famiglia, in urto con i regolamenti del collegio. 80. Nell'uscire salutate senza furia le vostre superiore, e le compagne che restano. 81. Per la via siate correttissime ricordandovi che l'uniforme che indossate vi obbliga a un contegno perfetto. 82. In casa mettete in pratica tutti quei consigli che vi vengo man mano enumerando. 83. Non mangiate di soverchio col pretesto che siete al desinare di famiglia, e sopratutto non dite che l'una o l'altra cosa non vi piace. 84. Non sentenziate su nulla, e non usate quel tono di superiorità che è molto in uso in certi collegi, tanto che le fanciulle se ne impadroniscono in modo da sembrare sia una loro brutta naturale abitudine. 85. Non esponete idee che potrebbero offendere le persone che vi sentono. 86. Siate puntuali all'ora del ritorno, e nell'entrare in collegio dimenticate tutto quello che aveste potuto vedere o sentire a casa vostra; non sciorinate grandezze nè miserie della vostra famiglia, le prime suscitando invidia, e umiliando quelle fra le vostre compagne di condizione inferiore alla vostra, le miserie umiliando voi stesse. 87. Non portate da casa cosa alcuna senza il permesso dei vostri genitori. 88. Il giorno dopo l'uscita avete il dovere di scrivere alla vostra famiglia ringraziandola. 89. Se uscite per le vacanze oltre il ricordarvi sempre che dal vostro contegno si giudica il collegio al quale appartenete, siete obbligate di scrivere ogni quindici giorni alla Direttrice del vostro collegio se è lontana, e di visitarla se si trovasse nella stessa città. 90. Se trovandovi in famiglia qualcuno v'invita a dar saggio di qualche cosa che avete imparato, non vi fate pregare, ma abbiate il buon senso di scegliere sempre le cose più facili che potete. 91. La vostra posizione di scolara in vacanza non vi dispensa dal prestare ajuto in famiglia, non vi autorizza all'ozio.

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