Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

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Il ponte della felicità

219073
Neppi Fanello 1 occorrenze
  • 1950
  • Salani Editore
  • Firenze
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Stettero abbracciati a osservare la terra che si approssimava con rapidità per il giuoco favorevole del vento. Distinguevano ora ogni canalone, ogni vetta, ogni sporgenza; la luce sfolgorante rendeva visibili non soltanto il colore della roccia e la sua compattezza, ma anche le sue increspature e le sue ombre fonde. Poi apparve la spiaggia recinta dalla scogliera. Alcune persone, che la lontananza rendeva minuscole, si aggiravano qua e là. Ma allorchè Agnolo e Alvise, dopo aver gettato l'àncora, raggiunsero con la barca la spiaggia, la trovarono deserta o muta. Dove erano andate le persone che poco prima vagavano sulla rena e tra gli scogli? Una risata di Agnolo meravigliò Alvise. - Hanno creduto alla venuta dei corsari, - disse il marinaro accennando alla galea turchesca che oscillava mollemente sulle onde. - Cerchiamo di rassicurarli subito. - Il paesello, composto di poche casette di pescatori, con la sua chiesina di pietra grigia sormontata da un piccolo arco al quale era appesa la carapana, si stendeva poco lontano, all'ombra del monte i cui contrafforti erano rivestiti di aceri e di quercie. Le straducce sassose del paesello apparivano deserte. Le casette, senza intonaco, erano asserragliate e sembravano muti sepolcri. Agnolo, sorretto da Alvise, bussò a qualche porta; ma nessuno rispose. Essi, allora, si diressero verso la chiesina e la trovarono aperta. Davanti all'altare, dove un grande Cristo crocifisso tendeva le sue braccia pietose, un sacerdote pregava. Al rumore dei passi che risonavano nel vuoto il sacerdote piegò la testa canuta e allargò le braccia col gesto di una vittima che si offre in olocausto. Agnolo e Alvise gli si avvicinarono, e il ragazzo, piegate le ginocchia, baciò la scarna mano dell'uomo di Dio. Al gesto inatteso, il sacerdote alzò gli occhi che pareva avessero già sfiorato i misteri dell'al di là, e guardò il giovinetto. - Chi siete? - mormorò. - Non siamo corsari, - disse subito Alvise; e Agnolo soggiunse: - Siamo naufraghi della flotta veneta. - Come? C'è dunque già stata, la battaglia contro i Turchi? - No, non ancora, ma ci sarà presto. Noi siamo naufraghi della bufera scatenatasi qualche tempo fa mentre eravamo diretti a Tropea per imbarcare viveri e soldati. - Ah, ricordo! I nostri pescatori hanno saputo che sei navi dell'ammiraglio veneto andarono perdute, e le altre ebbero molti remi e speroni rotti. Ma voi, come siete venuti in possesso della galea turca? - Agnolo raccontò brevemente la loro avventura e concluse: - Vogliamo andare al porto di Messina per raggiungere la nostra flotta. - Aspettate. Io so che le navi della Lega si trovano raccolte nel porto di Gomenizza, proprio di fronte a questa costa calabra. Dai nostri abitanti potrete avere maggiori spiegazioni. Seguitemi. - Quando furono fuori della chiesina, il sacerdote afferrò la corda che teneva legata la campanella e i rintocchi argentini si diffusero come un gioioso richiamo. Non molto tempo dopo, dai viottoli che serpeggiavano su per il monte cominciarono a scendere gli abitanti della borgata: vecchi, donne, bambini. Gli uomini validi erano in mare, parte alla pesca. parte imbarcati come soldati sulle navi della Lega. All'avvicinarsi della nave corsara, il buon prete aveva fatto avviare quella povera gente su per i monti, al sicuro, mentre egli attendeva rassegnato nella chiesina deserta la venuta del nemico. ....baciò la scarna mano dell'uomo di Dio. Tutti fecero grandi feste ai due marinari e ben presto la borgata si animò. Ognuno fece quanto potè, e alcuni vecchi, ancora vegeti, si offrirono di aiutare a condurre la nave fino al porto di Gomenizza. Sulla galea vennero trasportati viveri freschi in abbondanza e alcuni barilotti di acqua sorgiva. Indi il sacerdote benedisse la galea e il gagliardetto di san Marco che Alvise aveva issato sul trinchetto, dopo avere ammainato lo stendardo della mezzaluna. Quest'ultimo venne conservato come trofeo di guerra. Il giorno stava per tramontare quando la galea spiegò di nuovo le vele e si diresse verso il golfo di Corinto. Dalla riva centinaia di occhi seguivano la manovra, mentre tutte le labbra mormoravano un addio e una preghiera. Alvise, ritto sul ponte, guardava il gagliardetto azzurro che garriva nel vento della sera profumato di alghe e di bosco; quel vento, che era passato sulle cime dei monti italici e aveva accarezzato le loro pendici verdeggianti, gli sussurravano misteriosamente che la sua avventura non era ancora finita.

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