Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbracciate

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Nuovo galateo

189690
Melchiorre Gioja 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Potete schermirvi dall'accettare : 1° In generale, quando il pranzo tende a sottoporvi a lacci ed obblighi che non v'aggradano o non vi convengono; allora il pranzo si riduce ad un contratto nel quale v'ha lesione dalla vostra parte; 2° In particolare, in tempo di partiti; giacchè un pranzo accettato fa supporre che abbracciate le opinioni del padrone o de'commensali, il che talvolta può,cagionarvi pericoli o molestie, secondo che dagli altrui giudizi la vostra sorte totalmente od in parte dipende. II. Accettando inviti vi piegherete agli usi delle famiglie, come se ne foste membro: non vi frammischierete nelle faccende della casa; non mostrerete scontento, se i riguardi non corrispondono al vostro merito, più alle disposizioni dell'altrui animo badando che alle cose. Plutarco racconta che uno di questi sublimi personaggi che dal contatto de'loro simili restano offesi, e credono di non poter respirare fuorché in un posto superiore agli altri, essendosi presentato alla porta d'un convito , e non vedendovi luogo distinto per esso, tornò indietro, il quale motivo noto ai commensali diede occasione ad uno di essi di dire che quast'uomo stava meglio sulla porta che alla mensa. III. Non pretendete alla mensa posto distinto, il che offende l'altruivanità, e può esporre al ridicolo il vostro orgoglio. Guys racconta che trovandosi in Olanda a pranzo da un mercante, ad un segno dato dal padrone, pria che si portassero le vivande, fu fatto subito silenzio. Non avendo egli inteso quel segno, perchè non conosceva gli usi del paese e sembrandogli che la conversazione fosse stata colpita da paralisia, volle rianimarla con una quistione. Sorrisero tosto e in faccia a lui gli astanti senza rispondergli. Uno sguardo espressivo del padrone lo fece accorto della inavvertenza. Egli aveva interrotta la preghiera che gli Olandesi non ommettono di fare si al principio che alla fine del pranzo. IV. Non ispiegare la tovagliuola nè mettere mano ai piatti, avanti che il padrone o il personaggio più rispettabile non ne abbia dato l'esempio. V. Aspetta che gli altri si servano prima di te, senza però volere a tutta forza restar l'ultimo, se essi si oppongono; i quali contrasti non succedono, allorchè si suole mandare in giro il piatto comune, affinché ciascuno, dopo essersi servito, lo faccia passare al vicino. VI. Accetta di buona grazia e senza smorfie, riserbandoti il diritto di mangiare sol quanto ti abbisogna, non quanto ti é dato; giacchè in nessun caso ti corre l'obbligo di esporti ad una indigestione per far piacere agli altri. Non farai passare ad altro convitato la vivanda, il liquore, il caffè che a te direttamente viene offerto dal padrone o da chi ne fa le veci; giacché altrimenti adoperando gli fai tacito rimprovero di violata convenienza o mancanza di riguardi. VII. Prendi quanto t'abbisogna in una sola volta, non a più riprese. VIII. Non mostrar predilezione particolare per una vivanda o per un'altra; né parlar molto di esse, il che sa troppo di sensuale e di voluttuoso. La storia non ha sdegnato di ricordare che l'imperatore Claudio, assistendo alle pubbliche aringhe in non so quale causa , interruppe gli oratori con un elogio della carne di porco, di cui era ghiottissimo. Un'altra volta l'odore d'un pranzo che da' sacerdoti Salii preparavasi nel tempio di Marte, essendo giunto alle sue narici, egli abbandonò il tribunale e andò a porsi a mensa con essi. IX. Non censurare le vivande, se non ti vanno a genio, o se qualche sbaglio successe per inavvertenza del cuoco. Certo Valerio Leone avendo invitato Cesare a pranzo in Milano, comparvero sulla mensa degli asparagi, nel condimento de'quali, in vece d'olio d'ulivo, altro olio era stato frammisto. Cesare ne mangiò senza dar segno d'essersi accorto dello sbaglio, e censurò i suoi amici che se ne mostravano offesi, dicendo loro che doveva bastare ad essi di non mangiarne, se ciò recava loro nausea, senza farne vergogna all'albergatore; e soggiunse che chi di questa inciviltà lagnavasi, dava prova d'essere più incivile egli stesso. X. Non scegliere i bocconi migliori , e soprattutto non istendere le braccia ai piatti più distanti. XI. Non magnificare i pranzi che ti furono dati in altra casa, essendo che il subito confronto può offendere il padrone. XII. Non movere sovente e senza bisogna i piedi o la testa da una parte o dall'altra. XIII. Tossire, sputare, pulirsi le nari, meno che sia possibile; e guardarsi bene di prendere tabacco. XIV. Non piegare il capo sulle vivande; ma solo un poco la testa quando dovrai portare alla bocca le cose liquide; e non imitare que' filosofi di cui parla Luciano, i quali s'abbassavano, e con tanta attenzione, sui piatti, come se vi cercassero la verità , e mostravano di volere

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