Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbracciarono

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le straordinarie avventure di Caterina

215756
Elsa Morante 2 occorrenze
  • 2007
  • Einaudi
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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— E le due si abbracciarono. Era proprio una scena commovente. — E ora, quel povero mercante? — brontolò Tit. Il povero mercante, vedendoli da lontano insieme alla sua Grigia, diventò di tanti colori; ma in fretta Tit gli gridò: — Tutto male! Il povero mercante cominciò ad arruffarsi la barba, e, quando lo raggiunsero, disse: — Beh, pazienza! — e chiese di poter almeno portare con le sue mani il fagottello di Bellissima. Poveruomo, si vedeva che soffriva. La Regina delle Fate, dalla sua finestra con le barre d'oro, sventolava lo strofinaccio per salutare, e gridava: — Addio, brava Grigia! Vieni a trovarmi, qualche volta! — Bah! — disse il povero mercante. — Andiamo a fare una passeggiatina per il Palazzo dei Sogni, eh? - propose Tit. Si vedeva che anche lui era un po' nervoso. Era notte, e il Palazzo cominciava ad animarsi. Gli uccellini parlanti si sgrollarono nelle loro gabbie, e la scimmia di Pippo si preparò a mangiare lo zucchero. Pippo arrivò, con un paio di scarpe in mano, e il pappagallo disse: — Buon giorno, padrone! Si vedevano lí tutte le vostre compagne di scuola vestite come Principesse, con grandi diademi in testa. Belle fate, e bambole che parlavano, e soldatini di stagno che sapevano guerreggiare sul serio, passeggiavano per i corridoi. Una tavola con polli arrosto, e zuppe dolci, e cioccolata, e panna, sorgeva in mezzo ad una grande sala. C'era poi un'alta torre, con sulla cima un uomo bruttissimo che sparava a tutti quelli che passavano, e c'era un barbiere con un paio di forbici piú grandi di lui. — Effetti del mangiar troppo di sera, — borbottavano le bambole, osservando quei sogni spaventosi. — Questa sera non si vede Sua Eccellenza Tom; come mai? — chiedevano alcuni bambini importanti, vestiti da generali. Uno strano ragazzetto con un ciuffo rosso correva in bicicletta su e giú per un mappamondo e aveva una faccia molto seria. Una bambina piú grande corse incontro ad un piccolo che non sapeva camminare ancora, e disse piano: — Dunque non è vero che sei morto! — Era il suo fratellino, quello, che qualche giorno prima era scomparso, ed ora, la notte, continuava a camminare, nel Palazzo del Sogno. — Andiamo a vedere se c'è Rosetta, — disse d'improvviso Caterí. Andarono a cercare l'uscio dov'era scritto: Signora Rosetta, ma Rosetta non c'era. C'era invece un'altra donnettina che spazzava le stanze. — E dov'è Rosetta? — chiese Caterí. — Io sono un'amica di Rosetta, — rispose la donnina, — Rosetta non viene mai, ora. — E perché? — chiese Caterí. — Ma perché deve aspettare sua sorella, quella che se n'è andata. Non mangia, non beve e non dorme, Rosetta; e dunque non sogna. Come potrebbe venire qui? piange sempre, la povera Rosetta. — Oh, Rosettina mia! — gridò Caterí scoppiando a piangere. — Me l'ero quasi dimenticata. Ma ora abbiamo ritrovato Bellissima e torniamo indietro, che ne dici, Tit? — Certo, certo, — disse Tit. — Vado a ordinare l'automobile. Poco dopo, si sentí l'automobile che suonava. Caterí corse giú con Bellissima, perché oramai era tempo di partire; ella sali sull'elegante automobile rossa, che si mosse dicendo : Puff! Puff! Puff! — Addio, addio, Palazzo, Castello della Regina, Guardaboschi e meraviglie. Addio, povero mercante! — Vi aspetterò trentun anni, — gridò il Mercante a Bellissima, — e il trentunesimo anno, se ancora non vi avrò visto, verrò io stesso a cercarvi, per dirvi: « Volete diventare mia moglie? » — No, — fece Bellissima. Si poteva vedere, da lontano, il povero Mercante che si arruffava la barba; ma presto non si vide piú nulla, per quanto era veloce l'automobilina.

Si videro, e si corsero incontro; si abbracciarono, e tutti felici corsero giú per il monte. Il canino veniva dietro scodinzolando, senza piú mettere i piedi dentro le pozzanghere. Giú, al piano, c'erano i tre autocarri, con tutte le luci accese, e i burattini che piangevano perché avevano perduto il signor Negretti. E quando lo videro, fecero una festa magnifica, misero in fila gli idoli, le palme, eccetera, e in mezzo a musiche di ogni genere celebrarono il matrimonio della signorina Alberelli col signor Negretti. Il canino girava intorno annusando, ed ebbe tutti gli ossi che voleva. Il giorno dopo si fece una rappresentazione in onore della Marchesa, ed essa in premio regalò alla sposa un bel paio di calze quasi nuove. Infine la compagnia ripartì, col signor Negretti al volante, al posto d'onore. L'asino che voleva andarsene in pensione fu messo in un prato, e là, mangia e mangia, diventò grasso come un bue. Speriamo che non lo veda il Signor Salumaio. Il signor Negretti ricominciò a ballare e a cantare cosí bene, che tutti gridavano: bis! bis! Insieme a lui cantava la signora Negretti Alberelli e potete immaginare se erano allegri. Infine si fabbricarono una elegantissima casa col tetto di legno, dove vennero al mondo tanti bei negrettini; e tutta la gente andava a trovarli per ascoltare la loro storia. E al loro passaggio si sentiva ripetere: Riverito! Riverito! Cosí finí la strana avventura del mio bravo amico signor Negretti.

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