Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbracciar

Numero di risultati: 6 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Sull'Oceano

171753
De Amicis, Edmondo 1 occorrenze
  • 1890
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
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- Ma a due passi di distanza s'arrestarono, aspettando ch'egli scegliesse l'uno o l'altro da abbracciar pel primo, come se quella preferenza dovesse essere espressione d'un giudizio decisivo del loro passato e d'una sentenza irrevocabile del loro avvenire. Il giovane titubò un momento, non commosso però, guardandoli entrambi, e poi si gittò fra le braccia della signora, che lo strinse al petto con un'apparenza di grandissima tenerezza, smentita all'istante dallo sguardo satanico di trionfo che lanciò a suo marito. Questi impallidì come un morto, e si guardò intorno: tutti temettero che stramazzasse sul tavolato. Ma restò su, facendo un grande sforzo e sorrise... di un sorriso da metter compassione e paura. Scioltosi dalla madre, il giovane s'avvicinò a lui, e gli diede sulle guance smorte un bacio freddo, che quegli non ebbe la forza di rendere. Tutti voltarono gli occhi in là, con un senso di ribrezzo, come alla vista d'un assassinio. E io me n'andai subito verso prua, senz'aver più il coraggio di girare uno sguardo su quel disgraziato.

Pagina 410

L'angelo in famiglia

183401
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Nella casa di Nazaret in Milano, or son pochi anni, una fanciulletta toscana, e credo lucchese, di soli due lustri, si trovava in fil di vita, e trasportata da uno slancio di amore, chiedeva a viva voce il suo caro Gesù: le vien presentato il Crocifisso, ed essa, baciandolo, e dolcemente respingendolo poi, ancor più forte esclama: Io voglio il Cristo vivo, lo voglio vivo, e sì dicendo volava al Cielo ad abbracciar vivo quello che era il suo ultimo e supremo sospiro. Nelle preghiere d'ogni giorno devi innestare fedelmente il Rosario, che quasi rosajo perennemente fiorito profumerà le tue azioni tutte, se in recitarlo mediterai o almeno terrai dinanzi alla mente i Misteri santissimi, i principali di nostra Santa religione. Sii santamente divota dei Cuori di Gesù e di Maria, poni il tuo nome sotto la valevole e potente loro protezione; con Maria pensa a riparare il Cuore del nostro Redentore, delle offese che riceve di continuo nel Santissimo Sacramento; fatti collaboratrice dell' opera santa della riparazione, e cerca di guadagnare non solo colle preghiere, ma altresì colle opere molte anime a Dio. E... prima di chiudere questo libro, nel quale ho lavorato con tanta trepidanza e con tanto amore, lascia ch'io ti rivolga una preghiera ed insieme una promessa; lascia che col cuore sulle labbra io imprima un caldissimo bacio sulle tue labbra verginali, t'incoraggi a proseguire santamente la tua carriera, se già sei buona; ti ecciti a far ritorno a Dio, se sei fuorviata, assicurandoti che le lacrime dell'innocenza e quelle della penitenza si fondono insieme nel Cuore SS. di Gesù. Ora, eccomi a farti una calda preghiera. Se tu hai ricavato alcun frutto dalle parole che Iddio m'ha suggerito pel tuo bene, leva a Lui un pensiero, un sospiro per me; supplicalo affinchè segnando altrui la via che a Dio conduce, non la smarrisca miseramente,... ed io ti prometto che delle mie preghiere e delle poche mie opere buone terrò sempre a parte le mie care lettrici, benchè non le conosca, non le veda, non possa sperare di vederle mai più! Oh! no, sarebbe troppo penoso questo pensiero! io lo respingo, non lo voglio un momento solo albergar nella mia mente e nel mio cuore; no, io voglio conoscerti, abbracciarti teneramente un giorno... Cara Madre Maria, Voi che mi amate con un amore tenerissimo, e ch'io amo e voglio amare con tutte le potenze del mio cuore fino all'ultimo respiro, per riamarvi con maggior ardore lassù nel Cielo, fate, deh! fate, io Ve ne prego, che nessuna di quelle damigelle cui è passato per mano questo povero libro, vada perduta, e che nella celeste Sionne io pure salga ad incontrarle. Oh! cara Madre, se Voi col vostro divin Figlio mi chiudete anche presto e subito gli occhi, alla vostra chiamata sono pronta, io vengo; sì allorchè mi volete io vengo. Ma prima per pietà, benedite il Sommo Pontefice; benedite il pio e santo Prelato che m'ha suggerito questo lavoro, il Direttore della mia coscienza che mi ha accompagnato in esso, il Censore ecclesiastico, e tutte quelle esimie persone che mi hanno detto coraggio, e tutte quell'anime buone che mi hanno ripetuto coraggio. Mia cara Madre, benedite, Ve ne prego, colei che mi è madre quaggiù, colei che mi ha insegnato ad amarvi; benedite e date l'eterno riposo al mio caro genitore, che sulla terra ha dedicato il suo cuore e la sua penna a beneficare la società; guardate con uno sguardo di protezione il mio dilettissimo consorte, il fratello, le sorelle, i parenti tutti; e la benedizione vostra ricada copiosa sui miei amici, sulle figlie della carità, su tutte le case religiose, sui missionarj, su quelli che credono, su quelli che non credono e su tutto il genere umano! Cara Madonna, ajutatemi ad allargar tanto le braccia da stringere in un solo affettuosissimo amplesso tutti quanti gli uomini, e se questa mia mano dovesse scrivere un dì la benchè minima parola contraria alla religione mia santissima, ed al culto ed all'obbedienza ch'io debbo alla Santa Chiesa ed all'infallibile suo Capo, lasciate, sì lasciate che questa mano isterilisca, inaridisca... Santa Maddalena, il cui nome io porto indegnamente, e pur m'è tanto caro, Voi che udiste dalle labbra del Salvatore quelle stupende parole: T'è molto perdonato perchè hai molto amato, comunicatemi il vostro amore, il vostro spirito di penitenza, e fatemi diventar santa sulle vostre orme. Angelo mio Custode, Angell santi del Cielo, pregate il vostro e mio Gesù, la Santa sua Madre, ed intercedete il possente ajuto del Patrono della Chiesa, il glorioso San Giuseppe, affinchè a me, alla mia famiglia, ed alle care damigelle che hanno piamente ascoltato i miei consigli, siano aperte le porte della celeste Gerusalemme, ed a me ed a esse sia detto dal gloriosissimo nostro Redentore: Venite, benedette dal Padre mio, prendete possesso del regno, preparato a voi fin dalla fondazione del mondo.

Pagina 879

Il galateo del campagnuolo

187512
Costantino Rodella 1 occorrenze
  • 1873
  • Collegio degli artigianelli
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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Tutte le arti si sono avvantaggiate colla divisione del lavoro, solo l'agricoltore vorrà abbracciar tutto? Gian Matteo vedeva che al tempo de' bachi più si accumulano i lavori campestri; onde come potrà il coltivatore attendere a tutto? I bachi richiedono e fatica e tempo e cognizioni non poche; onde bisogna darsi tutto a loro e non pensar ad altro; se no, vanno a male e ci si perde fatica e foglia e la pace del cuore. Se poi per i bachi i lavori agresti si trascurano, allora i frutti non corrispondono più al lavoro. Onde egli incoraggiava le società bacologiche a impiantarsi nel paese e a prendersi cura di questo ramo agricolo. Lo stesso diceva del vino. Nel tempo della fabbricazione de' vini, mille sono i lavori ne' campi, la seminagione del grano, la raccolta de' frutti, la cura delle viti, e degli alberi per ripararli dal gelo dell'inverno, e millanta cose: e come si può aver testa alle infinite cure del vino? Farlo così alla carlona, come si pratica in generale, è uno sciuparlo; dunque torna più in conto vendere le uve ai vinicoltori, i quali hanno cognizioni e tempo da ciò; e solo in questo modo si potranno migliorare i nostri vini. Egli trovava ragionevole il consiglio del professore Cantoni di fare de' vini a tipo costante, che abbiano tutti, secondo la qualità delle uve, il medesimo gusto e i medesimi elementi di bontà. Egli desiderava che ad esempio i vini di dolcetto si assomigliassero tutti; così quelli di barbera, di nebiolo, e via via; in modo che uno, che comperi ne' diversi paesi, e ne' diversi anni un vino di dolcetto o di nebiolo, esempi grazia, sappia di che gusto e di che bontà sia. Invece ne' nostri paesi non succede così, non solo il gusto varia da un anno all'altro, da un paese all'altro; ma da un proprietario dello stesso paese all'altro; e del medesimo proprietario da una botte all'altra; in modo che se uno compera un ettolitro di vino che gli garbi, e ne dimandi un altro ettolitro, non è sicuro di averlo della medesima portata, anche dallo stesso venditore. Ma se si stabilissero società enologiche, queste seguendo il medesimo processo nella fabbricazione de' vini, potrebbero fare di questi vini tipi, che non variano. Perchè i vini di Francia di Bordò, di Bojolè, hanno fama per tutto? Perchè hanno sempre il medesimo gusto. E credete voi che le uve siano tutte di un solo vigneto? Mai no. Ma sono tutti fabbricati col medesimo sistema. E finchè non si venga a ciò i nostri vini non avranno mai credito nel mondo. Gli è vero, che anche gli agricoltori devono badare a scegliere vitigni delle stesse qualità, e non confondersi in quella mania di avere più sorta di uve; si scelgano quelli che meglio convengono alla qualità del terreno, e che più sono ricercati, e si tiri innanzi con essi. Queste cose pensava Gian Matteo, e queste cose praticava, con molto suo vantaggio, e con vantaggio di quelli che lo seguivano. Codeste ed altre innovazioni attrassero gli occhi de' vicini, i quali sul principio ne ridevano; ma quando videro le sue terre produr quattro volte tanto, e che le sembravano un giardino; incominciarono a guardarsi attorno, e ora in una cosa, ora in un'altra a seguirlo in quel che egli faceva; tanto che ora il prodotto del paese è sensibilmente moltiplicato. Onde per lui si vede quanto valga un buon esempio. Gli è vero, che contribuì molto a ridurlo all'agiatezza, in cui si trova ora, quella perla di donna, che è la Caterina. Lì sì che si vede la giustezza del proverbio, che l'uomo fa la roba e la donna la conserva! Per tener di conto vi lascio girar mezzo mondo, e v'assicuro io che ne potrete trovar una uguale; ma che la superi, nessuna certo.

Pagina 50

Marina ovvero il galateo della fanciulla

193642
Costantino Rodella 2 occorrenze
  • 2012
  • G. B. Paravia e Comp.
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
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Aspettava poi la sera sempre con una trepidanza infinita di affetto per dèsio di ritornare a casa, abbracciar la madre e il padre, ritrovar tutte le persone famigliari; e le pareva, com’essa stessa diceva, d’esser di ritorno da un viaggio nel seno della famiglia. Così viveva desiderando ed amando. Non andò guari che nell’Istituto si guadagnò l’animo tanto delle compagne, quanto delle maestre e della direttrice. Era di modi così gentili, di animo così amorevole e buono, e di corpo così bella e vezzosa, che tutte andavano a gara per averla con sé; anche le così detto grandi delle classi superiori l’ammettevano volentieri a’loro giuochi, a’loro divertimenti, che non era poco; perché nelle scuole per le generali le allieve delle classi più alte credono di ritornare indietro, se han da divertirsi con qualcheduna delle classi inferiori. Né Marina s’invaniva di ciò o montava in superbia col tenersi dappiù delle compagne o col disprezzarle, come alcuna faceva, quando era ammessa ne’crocchi delle maggiori, ma essa ringraziava, accarezzava e stava bene dappertutto. Nelle ore di lezione era tutta intenta alle cose di studio,pendeva dal labbro della maestra, onde non è a meravigliarsi se faceva progressi mirabili, se era quasi sempre la prima: e come era fiera della sua medaglia, che portava sempre sul petto! Né solo cresceva in istudio, ma ancora in buoni abiti,in portamento gentile, in delicatezza e soavità di modi, in cortesia ed urbanità. Quella consuetudine, che abbiam detto della signora Bianca, di leggere e chiosare ogni dì qualche capo del galateo, aveva fatto l’abitudine in Marina non solo di comportarsi sempre urbanamente in ogni luogo e con ogni persona: ma ancora le aveva svolto nell’animo un certo buon gusto da giudicar rettamente degli atti altrui; e ogni dì nel suo giornale della vita, che per consiglio della madre aveva cominciato a scombiccherare dal primo momento che potè mettere in carta i suoi sentimenti, andava notando pensieri e fatterelli che ci possono dare una fisonomia assai bella d'una scuola femminile.

Pagina 20

Un dì Marina appena entrata nella scuola corse, come al solito, ad abbracciar le amiche; ma s’accorse di non so qual ritenutezza; le compagne la sogguardavano con occhio non di benevolenza; insomma le trovava meno amorevoli dell’usato. Non sapeva a che riferir tale freddezza: ma da’frizzi, da’motti che qui e qua potè raccogliere, venne a conoscere che n’era causa l’abbigliatura sua un po’ più elegante delle altre volte.

Pagina 24

Angiola Maria

207210
Carcano, Giulio 1 occorrenze
  • 1874
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Appena pose il piede sul suo limitare, non potè trattenersi Ball' abbracciar la giovinetta, dicendole: « Lo sapevo ben io, che il signor canonico, quel brav' uomo, norrpromette per niente! non ve l' ho detto che avrebbe subito trovato dove allogarvi ?... bene , è cosa fatta: domattina vi presenteremo alla marchesa ****, ch' è una gran signora, una dama che ce n' è poche come lei, una di quelle sul far della povera padrona, delle quali, pur troppo, s' è di questi dì perduta la stampa; mettetevi nelle sue mani, e al resto non ci pensate; è il caso vostro, e ne sono contenta per voi.... » « O signora Giuditta, quanto le devo! queste sue pa- role mi danno la vita; io ne la ringrazierò e benedirò sempre, » E Maria passò tutta la giornata nel rassettare il suo miglior vestito, apparecchiata da quel momento a mettersi per la via che la volontà del Signore le destinasse. Il giorno seguente, al primo toccar del mezzodì, le due donne si trovavano alla casa della marchesa: poichè la Giuditta s' era messa in capo di volere ella stessa presentarla a questa dama. Entrarono in uno di que' vecchi palazzi, che portano un nome storico, e de' quali pochi avanzano nella nostra città; uno di que' palazzi, che, in mezzo alle nostre moderne case dalla fronte gretta e linda, dalle molte finestre e da' leggeri terrazzini, mostrano ancora la pesante e soda struttura di un secolo e mezzo fa, il gran frontone della porta, i muri vestiti di sasso nericcio, i radi e ampii finestroni con le fosche invetriate e gli enormi davanzali. Appunto così appare talvolta, in mezzo a gaia gioventù, uno di que' zazzeroni sessagenarii che non si sono ancora emancipati dalla coda, dalla polvere di Cipri, e dalle grosse fibbie d'argento alle scarpe, nè dai due tondi orologi di Bordier, con le catenelle d'acciaio a pendaglio, sotto la giubba larga e quadrata. Per uno scalone, che pareva il vestibolo d' una chiesa, salirono all' appartamento della dama. Un vecchio servitore, infagottato in una livrea orlata di passamano turchino, ri- cevette le due donne nella vasta anticamera; e le fece di là passare nell' attigua galleria lunga e buia, dove stettero ad aspettare il buon momento di presentarsi alla signora marchesa. E passata mezz' ora, che a loro parve eterna,

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