Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbracciando

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L'angelo in famiglia

182763
Albini Crosta Maddalena 2 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Io amo assai quella bella costumanza di quelle damigelle che, com'è ben naturale accada ad ognuno, accorgendosi d'aver sbagliato per debolezza o per ignoranza, stringendo la mano della mamma o del papà, od abbracciando teneramente i fratelli e le sorelle, chiedono loro perdono e promettono di emendarsi del proprio fallo; pentimento e promessa che esse rinnovano ai piedi del Crocifisso, il quale li compensa con una soddisfazione tanto maggiore, quanto più intima e sincera. E tu, mia dolce amica, sii buona con tutti, guardati dall'offendere chicchessia, e se ti duole abbassarti a chieder perdono, fa di non metterti nella necessità, ma stattene ben bene in guardia sovra te stessa e specialmente sul tuo carattere; ma se per disgrazia hai fallato, umiliati, e non rendere più grave la tua colpa coll'ostinarti a sostenerla. Non essere tarda a far piacere a coloro cui l'opera tua può tornare di ajuto o di conforto; sii obbediente coi maggiori, affabile cogli uguali, condiscendente coi minori fratelli. Ma una cosa, che caldamente sopra le altre ti raccomando, si è di avere nel tuo decoroso contegno un amorevole e sincero compatimento pei difetti altrui, di smorzare la tua suscettibilità, di non tenerti facilmente offesa da quelle che sono o ti pajono mancanze di riguardo: credilo, credilo, mia cara, assai più guadagnerai coll'indulgenza che colla severità. No, non ti pentirai mai di aver troppo compatito e d'avere rinunciato alle soddisfazioni dell'amor proprio; ma bensì d'essere stata inflessibile e d'aver preteso sempre che ti sia resa giustizia. Nel Vangelo vi ha una sentenza, la quale dice che sarà rimisurato a noi colla stessa misura con cui avremo misurato agli altri; e tu ed io, se vogliamo ci venga dal misericordioso Iddio accordato indulgenza e perdono, siamo indulgenti e generosi con tutti coloro che ci avvicinano.

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Quelle nuvolette si vanno allargando, abbracciando l'un l'altra, finchè velano il sole, il quale non dà più se non un discreto calore ed una luce incerta. Da un tratto guizza il lampo; indi a poco tuona con orrendo muggito: le piante quasi tocche da insana paura si scuotono e gli uccelli spaventati, a torme o dispersi, volan per l'aere quasi correndo a cercarsi un riparo. Il colono ritto sulla porta del povero casolare guarda volta a volta i seminati, le piante e le viti che cominciano a germogliare, poi guarda il cielo; spera d'ingannarsi, finchè un lampo più terribile del primo ferisce il suo occhio, un tuono gli suona più dell'altro sconfortante all'orecchio, ed incrociate le mani sul seno, emettendo un lungo e doloroso sospiro, mestamente esclama: Dio, risparmiate la gragnuola a questi poveri campi! - Non é ancor caduta la tempesta; forse il temporale passerà contentandosi delle minacce, si dicono le donne, guardandosi impaurite, poi corrono alla chiesuola, accendono il lumicino alla Madonna; e la pregano, e fanno prepare i figliuoli, i padri, i mariti, i fratelli; tutti uniti colla voce e col cuore commosso levano un cantico alla Madre di misericordia, e chiamandola coi più dolci nomi, vanno ripetendo: Prega per noi! Il lampo non si resta di guizzare, nè il tuono di scrosciare per l'aria, ma quel lumicino è là che arde; la sua luce tremolante ma continua rappresenta la preghiera di quei poveretti, ed essi si sentono più tranquilli e fiduciosi ora che hanno invocato quella pietosa che non sa niegare grazia alcuna a chi con confidenza a lei ricorre... Escono di chiesa alquanto consolati, cercano nel cielo di piombo un po' di sereno, e... meraviglia! cade abbondante una benefica pioggia; di lì a poco là in fondo si squarciano le nubi, e mostrano una striscia azzurra; più tardi le nubi non sono più che un velo, anzi una rete che avvolge fantasticamente la vôlta cilestra; le nubi si vanno disperdendo, il sole ricomparisce... Il colono tornato sulla porta del povero casolare, ne sente i raggi benefici piombargli sul capo; guarda i suoi campi, le sue piante, le sue viti, con un occhio pieno di letizia; con tono rozzo, ma che non riesce a nascondere la gioja profonda, chiama il figlio piccoletto, e traendosi di tasca una di quelle monete che il ricco spreca o non cura, (ma che per lui basterebbe al condimento della povera broda capace a satollare l'intera famiglia), gli dice a mezza voce:compera un po' d'olio e corri a portarlo al sagrestano affinchè non lasci spegnersi il lumino, almeno per un altro giorno. Il bimbo corre lesto ed allegro come un cerbiatto; le donne si fanno attorno al capo di casa, e questi scrollando le spalle, forzandosi di rendere brusca quella voce che vorrebb' essere carezzevole e lieta, grida più che non parli:un po' di creanza ci vuole anche con la Madonna! Ci ha fatto la grazia... Orbene la vita nostra, anzi la vita tua, sia pure ridente e gioconda come una giornata di Maggio, raro è, anzi impossibile, che tutta trascorra senza essere turbata dal temporale delle disgrazie, quindi è bene ti disponga a riceverlo con quella maggior dose di meriti e di virtù che ti ponno conservare rettitudine di giudizio e calma al cuore nel tempo della lotta. Per tacere delle disgrazie alquanto straordinarie che a taluni sono risparmiate, e per parlare solo, almeno per oggi, di quelle che prima o poi sono destinate a tutti quanti gli uomini, chi non sa che tutti vanno soggetti ad incomodi, ad infermità, alla morte? Chi non sa che, non meno della nostra, la vita dei nostri cari è in continuo pericolo, e quanto il loro pericolo ci faccia agonizzar per dolore, per timore, per ispavento? Ma oggi vogliamo parlar solo dei lampi e dei tuoni che guizzano e scrosciano sulla nostra esistenza, tentando di toglierne la pace, la tranquillità, la gioja: ad un altro giorno il resto. La nostra infanzia non è turbata da veruna sciagura, e passa pressochè felice. Felice? Oh! no! anche i bambini piangono e piangono amaramente, e chi potrà negare che sia per essi un vero temporale, una dura prova, la privazione di un confetto, di un balocco, ogni più piccolo rimbrotto o gastigo, fino al sommo della faccia scura e del bacio negato dalla mamma o dal babbo? L'adolescenza è l'alba inoltrata, forse l'aurora della vita, e sul suo cielo balenano lampi e scrosciano tuoni più minacciosi... La giovinetta ha incominciato il suo corso d'istruzione e di educazione; la prima, lotta contro la sua volontà e contro la sua inerzia; la seconda, scuote tutte le sue tendenze naturalmente piegate a tenere la via più facile e meno retta; il cozzo è grande, ed io mi sono commossa molte volte in vedere le povere fanciullette stillarsi il cervello per trovare il bandolo del proprio cómpito, e per mandare a memoria un brano di scienza o di poesia che non intendono nè ponno gustare. Perfino i loro capricci, tanto più innocenti dei nostri, mi muovono il cuore, e bene spesso ho pregato il Signore che si degni rimuovere da quelle tenere pianticelle perfino i precursori dell'uragano! Sono sì tenerelle, e potrebbero essere smosse... La giovinezza ha anch'essa i suoi lampi e i suoi tuoni, vale a dire le sue lotte a sostenere contro le proprie passioni, nate da poco, è vero, ma già sì insolenti; contro le viziature che il corso educativo non ha finito di togliere; contro la fantasia, una fantasia ammaliatrice, crudele per le giovani menti. Hai visto la famiglia del povero contadino al rombo del tuono cosa ha fatto? Si è stretta in una sola volontà, in un solo amplesso, si è presentata al tempio, ha acceso il suo lumicino davanti a Maria, ha pregato, ha pianto, ed è tornata consolata. Tu sei impaurita, lo veggo; il muggito del tuono è minaccioso; le passioni si fanno sentire; il tuo cuore intollerante di freno fa di persuaderti esserti impossibile infrenarlo; il malvagio che tenta di rapirti quel tuo cuore sbattuto, te lo ripete su tutti i toni; tu non ne puoi più, il cuore fa prova di spezzartisi in seno; il mondo ride e dice con ischerno:passerà, passerà, follie giovanili! ma intanto ti senti venir meno, ti pare che la folgore sia lì per cadere... Corri, vola al tempio, poni davanti a Maria la mistica fiaccola della tua devozione, tremula forse, ma costante; pregala con istanza, essa ti ascolta, t'intende, e quando tuttora il turbinìo si fa sentire dentro di te, e ti pare di aver nulla ottenuto, sulla parola della fede, io lo vedo, tu speri anche contro speranza; ti fai coraggio, levi lo sguardo, lo figgi in quel cielo dapprima sì cupo, e vedi un lembo azzurro che va sempre più allargandosi, riprendendo il suo posto nelle vôlte celesti, scacciando ogni nube, tornando il sereno. Il tuo cuore è guarito; Dio ha premiato la tua pazienza, la tua costanza col riempire i tuoi voti, coll'accordarti un cuore che virtuosamente e sinceramente ti ama e in vincolo santo ti fa sua per sempre... ovvero ha fugato da te un'insana passione che t'avrebbe forse rovinata, o data preda allo sparviero od al lupo rapace! torneranno altri lampi, altri tuoni nella tua esistenza: ma se tu coll' annegazione e colla preghiera lotterai coraggiosa, uscirai nuovamente vincitrice; il Dio degli eserciti pugna per coloro che lo invocano, e li difende da ogni attacco; a Lui fiduciosa t'abbandona e sarai consolata. Ma oltre a queste minacce di temporale che riguardano te medesima, altre ti resteranno a subire cento volte più atroci perchè non su te, ma sono dirette sulle persone che più teneramente ami. Si ammala la tua mamma o il tuo babbo? La cura medica è scarsa, o deficiente al bisogno, o, benchè solerte, oculata ed incessante, non ottiene verun risultato; le stesse tue cure riescono a nulla, l'occhio del tuo caro ti guarda con un'insolita tenerezza; la, sua voce già fioca riprende per un momento una vibrazione insolita per dirigersi a te; quelle braccia con un supremo sforzo si levano, in atto di stringerti al seno; quelle mani si allungano per serrare le tue, poi soffocata dal dolore più che dal pianto ti allontani un momento per accendere il tuo lumicino appiè di Maria... Confortata rientri; dura ancora più o meno lungamente la prova; ma il lumicino è sempre là e com'esso arde nel tuo cuore una dolce speranza. Il medico dichiara che il morbo scompare, la convalescenza si avanza, e si consola che la sua cura abbia sortito un esito insperato; il tuo cuore batte, batte, e par che dica:è il lumicino, è la fiaccola tremolante, è Maria. E non è forse una grazia ed una grazia grande, se Maria ha suggerito al medico il rimedio opportuno, e ti ha ritornata la mamma od il babbo? Il povero colono sulla porta del povero casolare vedendo il cielo rasserenarsi, pensava a mantenere il lumicino, pensava, alla riconoscenza, a quella riconoscenza che mentre è la soddisfazione di un debito vale altresì a scongiurare altri lampi, altri tuoni... E tu? oh! aggiungi altro olio alla piccola tua lampada; indirizza all'Altissimo l'inno del ringraziamento, dell'adorazione, dell'amore; questo è l'olio della tua lampada, mentre la lampada è la fede che costante, profonda ed efficace deve durare come la tua vita. Superata la giovinezza, credi tu si mantenga sempre sereno il tuo cielo? Non lo sperare, sarebbe follìa e temerità, anzi un crudele tradimento, poichè ti giungerebbe inattesa la lotta, e la vittoria ti riuscirebbe più difficile. In ogni età, in ogni condizione, incontriamo lampi e tuoni dentro di noi e fuori di noi, e non passa un solo giorno senza averne la sua parte; alle volte sono vapori che si sciolgono in acqua benefica, alle volte sono gas che si levano dalla terra, e sbattuti nell'atmosfera cagionano spaventevoli detonazioni; ma sempre sempre sono la mano di Dio che ci tocca, per avvertirci che la terra non è la nostra patria, ma un luogo di esilio, di schiavitù, di prova. Beato chi intende questa voce e sa farne tesoro! Le piccole inevitabili pene della vita si potrebbero dire infinite, se la vita stessa non avesse fine, tante e poi tante sono quelle reali e quelle altre che l'uomo e la donna si fabbricano da sè coll'immaginazione, coll' eccessiva suscettibilità, colle soverchie e fino irragionevoli esigenze, e con tutte le arti che potrebbe suggerir loro il peggior nemico per torturarne il cuore. Ci crucciamo talvolta per la mancata riuscita di alcuna opera nostra, per una mancanza di riguardo cui siamo fatti segno; per un'opposizione, un disparere, una maldicenza, una calunnia; per una goffaggine fatta da noi, per un pettegolezzo, per una perdita d'interessi, e talvolta perfino per la mancanza di alcune comodità, di un divertimento, di una veste! Eppure sono tutti guai, piccoli se vuoi, ma continui, incessanti, e mi pare parlasse appunto di questi il nostro divin Redentore quando ci diceva basta ad ogni giorno il suo affanno, per insegnarci che non dobbiamo crucciarci colla previsione di guai avvenire o colla memoria di guai passati, sibbene riparare e sopportare dì per dì quelli che incontriamo sul nostro sentiero. Ti ho parlato di lampi e di tuoni, diletta fanciulla, ti ho forse soverchiamente impaurita; ma Iddio, che legge nei cuori, vede nel mio un sincero affetto per te, un vivo ardentissimo desiderio che sul tuo capo non piombi mai la folgore, che tu la scongiuri e la disperda colle tue lacrime, colle tue preghiere, colle tue virtù. Oh! diletta fanciulla, perchè apprezziamo noi tanto l'azzurro del cielo, se non perchè lo vediamo talvolta quasi coperto da un pesante mantello cenerognolo, minacciare la gragnuola ed il fulmine che tocca ed arde i punti più eccelsi? Così è della vita; se tutta scorresse placida e serena, ci riuscirebbe monotona, e se monotona non fosse ci farebbe dimenticare o trascurare quell'altra che sola è vera vita, perchè in quella l'anima vive non più di fede, nè di speranza; ma della certezza di un bene posseduto, di una certezza che genera ed è generata a sua volta da un amore sommo, immenso, eterno.

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