Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbraccia

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Eva Regina

204063
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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La nostra vista può considerarsi come una più delicata e diffusa specie di tatto che si estende sopra un' infinita moltitudine di corpi, abbraccia le più grandi figure e mette alla nostra portata alcune delle più remote parti dell'universo. Le persone obbligate ad una vita sedentaria e di applicazione, logorano presto la vista. Fra le occupazioni femminili, quella del ricamo in bianco, del cucito su tessuti fini, il disegno d' ornato, la miniatura, il leggere libri stampati a minuti caratteri, l' infilar perle, ogni genere di lavoro, insomma che richiede la concentrazione della vista per un tempo prolungato, stanca i nervi ottici e li indebolisce. Quando davanti agli occhi cala una specie di nebbia attraverso a cui lo scritto o il lavoro appare confuso, o quando si avvertono dolori nevralgici leggeri sopra l'orbita, bisogna cessare dall' applicazione immediatamente, magari interromperla per un poco. Conviene inoltre fare in modo che la luce cada sempre sull' oggetto intorno al quale si è occupati, mai sugli occhi. Il leggere e lo scrivere alla luce scarsa del crepuscolo o al lume oscillante di una candela, è dannosissimo. Si tenga a mente anche, che tutto ciò che ha un effetto debilitante sull' organismo, indebolisce la vista. Sono nocivi agli occhi i riflessi d'una luce troppo viva, il bianco delle vie, la polvere, il freddo intenso, l'umidità della nebbia. Giova agli occhi stanchi da un lavoro prolungato qualche bagno d'acqua caldissima. È invece da evitare sempre per gli occhi l'acqua fredda che dispone alla congiuntivite. Ci si deve lavare il viso con acqua tepida evitando che l'acqua penetri negli occhi. La miopia è un difetto assai comune che si corregge con le lenti, al cui uso, però, molte signore sono avverse perchè immaginano che gli occhiali le invecchiano. Per questo stesso motivo sopportano anche l'indebolimento della vista, sforzando gli occhi, con grande danno di essi. Ed hanno torto. Quando l' uso delle lenti si rende indispensabile, una signora disinvolta le adotta senz' altro. Vi sono anche dei bimbi ai quali sono necessari gli occhiali mentre molti vecchi possono farne a meno. Il loro uso non può essere, quindi, indizio infallibile d' età matura. Del resto le smorfie a cui la miopia condanna il viso, sono assai più antiestetiche degli occhiali. Certi volti, anzi, dal naso un po' grande, se ne avvantaggiano ; e il lorgnon adoperato da una signora elegante, con disinvoltura, conferisce una certa grazia civettuola. Nel settecento, uomini e donne l'usavano per vezzo, ma la montatura dell' occhialetto era diversa, come possiamo vedere da qualche interessante esemplare che si trovi presso gli antiquari o nei musei. L' occhialetto moderno, elegante, ha il manico lungo di tartaruga bionda o bruna od anche d'argento lavorato. Sul manico, una signora può fare applicare in oro o in argento il proprio monogramma o una coroncina nobiliare. Si portano al collo appesi a una fine catenella d'oro o a un cordoncino di seta. Il lorgnon non serve però che per leggere o per guardare. Per cucire, per scrivere, per suonare occorrono le lenti fisse a molla o a stanghette. Quelle a molla sarebbero più simpatiche, ma hanno il terribile inconveniente di lasciare un solco rosso sul naso. Meglio rassegnarsi agli occhiali a stanghetta da appoggiare sugli orecchi. Si possono far montare in oro con un filo leggerissimo, quasi invisibile.

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