Chiunque salga in cima a un campanile domina collo sguardo tutto il circuito della borgata circostante o della città ; se la cima è molto elevata, come avviene per il campanile di Giotto a Firenze e per la guglia del Duomo Milano, l'occhio si spinge molto al di là del circuito abitato ed abbraccia tutto all'ingiro una grande estensione di campagne. Se lettore ha qualche volta raggiunta la vetta di un monte altissimo, avrà spinto lo sguardo ben più lungi che dalla cima di un edifizio, e, spaziando con esso sopra intere provincie, avrà notato come, veduti da quell'altezza, i monti più bassi e le ineguaglianze del terreno sembrino svanire e come l'orizzonte di là rassomigli a quello del mare. Avverrebbe questo, se anche la superficie della terra ferma non avesse la medesima forma di quella del mare, e se non fosse essa pure lievemente convessa?
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Il grosso punto che in questa fig. 27 segna il centro di tutti i circoli rappresenta il Sole; il più piccolo dei circoli rappresenta l’orbita del pianeta più vicino al Sole, pianeta che si chiama Mercurio; il secondo circolo, che è concentrico al primo ed inoltre lo abbraccia, è quello descritto dal pianeta Venere.
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La Terra ha dunque press'a poco la forma di una immensa palla il cui giro abbraccia non meno di 40000 chilometri: per farvi una idea di questa lunghezza vi basti riflettere che a percorrerla a
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È tale questa distanza, che per essa un angolo avente il suo vertice sulla Terra ed avente un'ampiezza uguale ad un minuto secondo d'arco abbraccia co' suoi lati sul Sole una lunghezza di 724,8 chilometri, mentre un secondo d'arco segna qualche cosa di affatto invisibile all’occhio nudo, ed è l’angolo sotto cui si vedrebbe un millimetro portato alla distanza di 206 metri dall'occhio, un decimo di millimetro alla distanza di metri 20,6.
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La seconda classe di variabili, la più numerosa, abbraccia le stelle che passano da uno splendore massimo ad uno minimo in un periodo oscillante fra sei mesi e due anni; presentano differenze di splendore grandi, non tutti i massimi e i minimi luce per i quali passano sono uguali fra loro; non sempre la durata del loro periodo è costante.
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quale sembra appoggiarsi sul contorno di esso orizzonte, il firmamento ripeto ci abbraccia lunghesso tutto l'orizzonte stesso, ci copre, ci avvolge da ogni parte, sicchè quella che con linguaggio famigliare chiamiamo la vòlta del cielo assomiglia ad una grande cupola, ad una porzione di una superficie sferica immensa, ad una immensa callotta sferica.
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E poichè la rotazione apparente del cielo è determinata dalla rotazione reale della Terra, l'asse della rotazione apparente celeste deve essere determinato da quello della rotazione reale terrestre; e poichè il cielo abbraccia e chiude da ogni parte la Terra, l’asse celeste non può essere altro che l’asse terrestre prolungato, e dove quest'asse idealmente prolungato tocca la vòlta apparente del cielo debbono esservi i poli celesti
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Alla distanza di cui trattasi, un angolo ampio un minuto secondo d'arco abbraccia coi suoi lati, sottende, 1863 metri. Un secondo d'arco d'altra parte equivale a 1: 1865 del diametro apparente lunare ed è all'occhio nudo assolutamente invisibile; 1863 metri rappresentano quindi una dimensione lineare che è molto ma molto al disotto di ciò che il nostro occhio nudo può ancora distinguere sulla Luna.
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Son queste macchie quelle che fan, di Caino favoleggiare altrui, e che già negli antichi tempi suggerirono l’idea di rappresentare la Luna con una faccia umana Giova soffermarsi un momento sulla distanza che separa la Terra dalla Luna, perchè da essa può trarsi un concetto concreto e praticamente utilissimo delle dimensioni degli oggetti più piccoli che ancora si possono distinguere sulla Luna.Alla distanza di cui trattasi, un angolo ampio un minuto secondo d'arco abbraccia coi suoi lati, sottende, 1863 metri. Un secondo d'arco d'altra parte equivale a 1: 1865 del diametro apparente lunare ed è all'occhio nudo assolutamente invisibile; 1863 metri rappresentano quindi una dimensione lineare che è molto ma molto al disotto di ciò che il nostro occhio nudo può ancora distinguere sulla Luna.È vero che noi abbiamo i cannocchiali, i quali aumentano d'assai la potenza dell'occhio, ma, non l'aumentano oltre un certo limite. Col più potente dei cannocchiali d'oggi giorno si distingue un oggetto sulla Luna solo se esso abbia in ogni direzione dimensioni di almeno 320 metri, se ne riconosce la forma solo nel caso che esso in ogni direzione misuri 641 metri almeno. Sono questi i numeri che oggi segnano l’ultimo limite dell'ancora visibile e discernibile sulla superficie lunare, ed in massima si può ritenere che quanto sulla Luna appare con forma distinta misura in ogni direzione circa un chilometro.È già molto, ma siamo ben lontani dalle dimensioni degli ultimi dettagli che sulla Terra misuriamo ancora direttamente. Quante e importanti cose della Terra ci sfuggirebbero se dalla Luna avessimo a guardarle sia pure col più potente dei nostri cannocchiali!.
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Queste denominazioni non devono far pensare che l'ipotesi si riferisca soltanto alla luce propriamente detta: essa abbraccia ogni tipo di radiazione elettromagnetica.
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Se infatti si pensa che l'energia di una radiazione monocromatica non sia uniformemente distribuita su tutto il fronte d'onda, ma viaggi localizzata in granuli (detti da Einstein quanti di luce, ed oggi chiamati anche fotoni Queste denominazioni non devono far pensare che l'ipotesi si riferisca soltanto alla luce propriamente detta: essa abbraccia ogni tipo di radiazione elettromagnetica. ) ognuno dei quali ne contiene una quantità hv, e viaggia con la velocità della luce, le difficoltà del fenomeno fotoelettrico scompaiono e si arriva immediatamente alla formula (3). Infatti il paradosso relativo all'emissione fotoelettrica con luce debole si spiega immediatamente pensando che, se la luce è debole, i quanti di luce saranno pochi, ma ognuno conterrà sempre l'energia hv: quindi saranno pochi gli atomi che ricevono un quanto, ma ognuno di quei pochi riceverà sempre l'energia hv indipendentemente dall'intensità della luce. La formula (3) poi si giustifica immediatamente se si interpreta come l'energia che l'elettrone deve spendere per strapparsi dal metallo: infatti l'elettrone, che ha ricevuto dal quanto di luce l'energia hv, e ne spende wo per uscire dal metallo, uscirà con una energia residua hv - w o sotto forma di energia cinetica. E se l'energia del quanto di luce è inferiore a (ossia se ) l'elettrone non potrà uscire, come si constata effettivamente.
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Non si confonda questa espressione con quella oggidì assai generica di «Teoria dei quanti», che abbraccia tutte le teorie nelle quali ha una parte essenziale la costante h di Planck: nella Teoria dei quanti perciò rientrano sia la teoria di Bohr e Sommerfeld (chiamata oggi talvolta «teoria dei quanti classica») sia la «meccanica quantistica» nelle sue diverse forme («meccanica ondulatoria» ,metodo delle matrici», «metodo degli operatori.»)
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Il nuovo indirizzo che, in conseguenza di queste nuove idee, venne ad assumere la fisica teorica dopo il 1925 si designa abitualmente col nome di meccanica quantistica Non si confonda questa espressione con quella oggidì assai generica di «Teoria dei quanti», che abbraccia tutte le teorie nelle quali ha una parte essenziale la costante h di Planck: nella Teoria dei quanti perciò rientrano sia la teoria di Bohr e Sommerfeld (chiamata oggi talvolta «teoria dei quanti classica») sia la «meccanica quantistica» nelle sue diverse forme («meccanica ondulatoria» ,metodo delle matrici», «metodo degli operatori.») (quantenmechanik): esso si sviluppò in diverse forme, delle quali nel capitolo seguente si darà un cenno puramente storico ed informativo, riservando alle altre parti del volume l'esposizione sistematica delle loro linee essenziali.
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Ma giunto al termine del mio lavoro, da quello sguardo finale con cui chi è giunto alla riva abbraccia la plaga da lui lentamente solcata, son fatto accorto che tra le molte lacune di cui un libro, per quanto faticato, non difetta mai, un nuovo aspetto del delitto fu da me tenuto troppo in non cale: quello che riguarda i, sia pur rari, e mal sicuri vantaggi di cui pur non poteva esser privo, se da tanto tempo esisteva.
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Questa classe è numerosissima e abbraccia più della metà delle stelle visibili. Per fissare lo stato loro presente e così assicurarci sei mai col tempo avvenissero cambiamenti di grande entità, ne diamo qui sotto una lista. Questa è certamente incompleta, ma tuttavia è sufficiente a fissare per l’epoca nostra il loro stato.
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L’edizione delle sue opere complete, curata dall’Accademia delle Scienze di Parigi (Parigi, 1878-1912), comprende 14 volumi. ed ha una importanza capitale, che abbraccia non soltanto la teoria del potenziale, ma anche altri campi dell’Analisi pura e applicata.
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Lo sviluppo della coda abbraccia in questo intervallo tre periodi diversi. Nel primo periodo (Tav. I) che comprende i giorni 17-22 agosto, la coda non oltrepassa la lunghezza di 10° a 12°; ma si mostra ramificata, ed offre nell’apparire e scomparire dei varj suoi rami curiose vicende. Così il ramo curvato I, che appare solo ed isolato il 17 e il 18 agosto, è scomparso il 19 per dar luogo ad un secondo ramo diritto II; riappare il 20 insieme a quest’altro, ambidue esistono anco il 21 accompagnati da un terzo ramo o piuttosto breve barba, III. Ma i rami II e III sono invisibili il giorno 22, e la coda qui ancora consta semplicemente del ramo I curvato innanzi come il 17 e il 18. Il 23 il ramo I del 22 non esiste più e domina solo il ramo diritto II apparso il giorno 19, accompagnato alla radice da una breve barba III, che rammenta quella del giorno 21.
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La seconda classe abbraccia i corpi che sono simili al ferro, cioè i metalli; come il zinco, il piombo, il rame, l’argento, l’oro, il platino, e via discorrendo.
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Questo è il principio generale della conservazione dell'energia, che abbraccia in particolare l'equivalenza termo-dinamica.
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La prima decade d’ogni mese comprende i dieci primi giorni 1—10: la seconda altri dieci, 11—20: la terza abbraccia quella parte del mese che rimane dal giorno 21.° fino alla fine, e può comprendere, a seconda dei casi, 8, 9, 10 ed 11 giorni. Ogni decade fu designata col numero d’ordine ch’essa tiene nell’anno, da I a XXXVI: ed in questo modo essa si trova indicata nelle Tavole numeriche annesse a questa memoria.
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Se si considera la natura delle differenze esistenti fra le specie del gruppo che abbraccia il suddetto Ceroxylus, non sembrerà improbabile che questo insetto abbia offerto delle variazioni nelle irregolarità della sua superficie, e che questa abbia acquistato un colore più o meno verde; imperocchè in ogni gruppo quei caratteri, che sono diversi nelle diverse specie, tendono maggiormente a variare, mentre, i caratteri generici, ossiano quelli che sono comuni a tutte le specie, presentano la massima costanza.
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Perfino la lacuna tra gli uccelli ed i rettili, come fu dimostrato dal naturalista predetto, è colmata nel modo più inaspettato, e cioè per una parte dallo struzzo e dall'Archæopterix, per l'altra parte dal Compsognathus, un dinosauro, ossia un gruppo che abbraccia le forme gigantesche dei rettili terrestri. Riguardo agli Invertebrati, il Barrande asserisce, nè potrebbe citarsi un'autorità più elevata, che ogni giorno si riconosce, come gli animali paleozoici, quantunque appartenenti ai medesimi ordini, famiglie e generi di quelli che presentemente esistono, non siano stati separati nelle epoche primitive in gruppi tanto distinti, come ora li troviamo.
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Questo argomento si abbraccia interamente col nome generale di Morfologia. Questa è la parte più interessante della storia naturale, e potrebbe dirsi che ne è l'anima. Quale cosa potrebbe essere più singolare della mano dell'uomo fatta per afferrare, della zampa della talpa destinata a scavare la terra, della gamba del cavallo, della natatoia della testuggine marina, e delle ali del pipistrello, organi che furono tutti costrutti sullo stesso modello e che sono formati di ossa consimili e disposte similmente le une rispetto alle altre? E per citare un esempio pure interessante, benchè di minore importanza, non è forse degno di considerazione il fatto che il piede posteriore del canguro, il quale è atto a saltare nelle aperte pianure, e quello del caola rampicante e fillofago, il quale è atto ad abbracciare i rami, come anche quello del bandicoot che vive al suolo e si nutre di insetti e di radici, e quello di alcuni altri marsupiali australesi sono conformati sul medesimo tipo straordinario, e cioè colle falangi del secondo e terzo dito assai sottili ed involte nella medesima cute, cosicchè sembrano formare un dito solo finito da due artigli? Malgrado questa somiglianza di costruzione, i piedi posteriori di questi animali assai diversi sono evidentemente impiegati agli scopi più differenti che si possano immaginare. L'esempio è tanto più sorprendente, perchè gli opossum dell'America, i quali hanno quasi le stesse abitudini di vita come alcuni de' loro parenti australesi, hanno i piedi conformati secondo il tipo ordinario. Il prof. Flower, cui devo queste notizie, osserva nella conclusione: «noi possiamo ciò chiamare uniformità di tipo, con che non ci accostiamo molto alla spiegazione del fenomeno»; e poi soggiunge «non ci suggerisce questo fenomeno con molta forza l'idea di una reale affinità, di una eredità da un comune antenato?» (Nota XXXVIII).
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Famiglia dei cani; abbraccia il cane, il lupo, la volpe, lo sciacallo, ecc.
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Divisione elevata tra i crostacei, che abbraccia il granchio comune, il palinuro, la squilla, ecc., insieme agli isopodi e talitri.
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Grande divisione del regno animale che abbraccia quegli animali che hanno un corpo molle, per lo più fornito di conchiglia, e nei quali centri nervosi o ganglii non sono disposti secondo un ordine generale e definito. Sono esempi conosciuti la seppia, la lumaca comune, i mitili, le ostriche, ecc.
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