Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbraccerebbe

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Fisiologia del piacere

170685
Mantegazza, Paolo 1 occorrenze
  • 1954
  • Bietti
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
  • UNICT
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Chi volesse definire il ridicolo per una deformità senza dolore, non abbraccerebbe nella sua definizione che una piccola parte di oggetti ai quali si può applicare tale parola, e ne escluderebbe moltissimi altri, che hanno tutto il diritto di portarla. Vi sono molte cose che sono deformi senza dolore, e che non sono ridicole; mentre moltissime, altre ci possono fare sbellicare dalle risa, senza che presentino il menomo segno di deformità. Si può assomigliare il ridicolo a un solletico dell'intelletto e del sentimento, il quale stuzzica improvvisamente varie facoltà in modo da farne nascere una specie di prurito indefinibile che eccita alle risa. Nel regno dei sensi è prodotto dal vellicamento dei nervi nel tatto, mentre nel campo dell'affetto e della mente è costituito dal ridicolo. Nella stessa maniera con cui il solletico tattile è prodotto in generale dallo stuzzicamento rapido e suddiviso dei nervi sensori, così il ridicolo, vero solletico morale, è prodotto quasi sempre dal contrasto rapido di due affetti o di due idee, o dal cozzo di un sentimento e d'un pensiero. Nella stessa maniera, però, con cui il solletico tattile può qualche volta essere eccitato da una minima causa, o può tacere sotto le irritazioni più forti, così il ridicolo, capriccioso e misterioso come il solletico, or prorompe, come una bomba, da un'immagine o da un oggetto indifferente, mentre altre volte sonnecchia sulle caricature più goffe e più burlesche. Vi è una specie di ridicolo che nasce dal contrasto di due affetti. Così tutte le vanità meschine e le goffaggini dell'amor proprio ci possono far ridere di tutto cuore, perchè ci presentano un'immagine morale che contrasta in modo particolare coi sentimenti del bello, del buono o del vero che abbiamo in noi. Un cozzo più forte delle immagini produrrebbe un dolore, mentre essa offende. Vi sono alcuni casi nei quali, senza contrasto e senza deformità, il vellicamento di un solo affetto basta a farci ridere. Quando noi, ad esempio, ci proponiamo di fare una celia a un nostro amico, al pensiero di quanto capiterà ci mettiamo a ridere da soli, perchè stuzzichiamo con una innocente e piccola sodisfazione il sentimento del male, e produciamo ancora un solletico. Può darsi che l'idea dell'amico corbellato si presenti nello stesso tempo alla nostra mente; ma non è necessaria per farci ridere: il solo progetto riesce ridicolo. La sorgente più feconda del ridicolo nasce però dalle idee che seguono le sensazioni della vista, e che vellicano il sentimento del bello senza offenderlo. Le caricature della natura e dell'arte, le bizzarre combinazioni delle forme, possono costituire una raccolta infinita di varietà ridicole. Anche l'udito può procurarci molti piaceri di questa natura, e in qualche rarissimo caso lo possono anche gli altri sensi; tanto meno, però, quanto più si avvicinano al tatto. Il ridicolo è un ente morale che nasce da un esercizio tutto particolare della mente e del sentimento, ed è più facilmente sviluppato dal senso più ideale, che è quello della vista; meno dal più materiale, che è quello del tatto. Anche gli errori possono, vellicando il sentimento del vero, riuscire ridicoli, sopratutto quando non sono nostri. In ogni caso l'azione deve esser improvvisa e possibilmente nuova. La rapidità e la novità della sensazione sono elementi che ravvivano in un modo straordinario il ridicolo, e talvolta bastano quasi da soli a risvegliarlo. Precisamente come per poter ridere al solletico tattile bisogna trovarsi in uno stato di leggero eretismo nervoso; così per poter ridere di una caritura o di una goffaggine bisogna avere la sensibilità morale in uno stato particolare che non tutti gli uomini posseggono, e che non si ha sempre nello stesso grado. Alcuni eletti hanno una tale sensibilità per il ridicolo, che lo trovano in ogni oggetto, e lo fanno scaturire ad ogni passo come da una fonte misteriosa. Esempi numerosi ci sono offerti dai caricaturisti, che scoprono il lato ridicolo anche dove parrebbe inesistente. Spesso però questo ridicolo ch'essi scoprono in ogni cosa, non riesce sensibile che ai loro nervi, mentre se hanno spirito, creano veramente un ridicolo nuovo che può esser tale per tutti e che può risvegliare il solletico morale negli uomini anche più seri. Vi sono autori ed artisti che sono maestri in questa manipolazione del ridicolo, dalla quale traggono spesso il pane della vita, e qualche volta anche la gloria. I piaceri del ridicolo non bastano sicuramente a far felice un'esistenza, ma possono distrarre dalle cure e dalla noia; e qualche volta, suddividendo in intervalli infinitesimi la stoffa più volgare della vita, valgono a renderla brillante di scintille. Alcuni cercano il ridicolo con una vera passione, perchè ne traggono facili piaceri, e perchè la loro ricerca serve ad occupare il tempo. L'abuso però di questi piaceri tende a render l'uomo frivolo e leggero. In generale, chi può elevarsi alle gioie superiori dell'intelligenza e del sentimento, non cerca questi piaceri, e non se ne rallegra che quando li trova a caso sul sentiero della vita. L'opinione pubblica può servirsene come di un'arma terribile per educare e condannare. Il ridicolo può bastare ad uccidere un individuo, un vizio, una casta; esso stronca ed abbatte come un colpo di fulmine, d'un tratto, anche ciò che pare più serio e più resistente. Abbiamo già veduto come questi piaceri riescano meno vivi nell'età matura e nel sesso virile. La mobilità sensitiva della donna e del fanciullo li rende molto atti a sentire l'influenza del minimo solletico morale. Fra tutti i popoli della terra, senza dubbio, il francese è quello che ha una maggior sensibilità per il ridicolo; per cui ne fa oggetto importante di commercio. La gioia prodotta dal ridicolo può essere morbosa quando si fonda sul dolore altrui. Chi ride vedendo cadere un galantuomo, o si compiace di tutte le piccolo sventure che diventano grandi per l'associazione del ridicolo, prova certamente un piacere colpevole. L'azione del ridicolo però è qualche volta così fulminante, che non si può difendersene assolutamente e bisogna ridere anche quando la morale ci comanderebbe di tenerci seri o di mettere il broncio. Qualche volta noi non siamo colpevoli di provare un piacere che nasce da un ridicolo doloroso; ma lo diventiamo nell'esprimerlo. Un povero diavolo può essere così malconcio dalla natura, la quale ne ha voluto fare un mostro, che noi non possiamo difenderci dal trovarlo ridicolo; ma non possiamo, senza diventare crudeli, ridergli in faccia.

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