Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: abbozzo

Numero di risultati: 13 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Carlo Darwin

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Michele Lessona 1 occorrenze

Per oltre a venti anni nel secolo cinque anni di assiduo lavoro in questa via egli incominciò a scrivere alcune annotazioni; e nell’anno 1844 fece un abbozzo dell’operato suo, notando le conclusioni cui era venuto. Di questo suo scritto ebbero conoscenza i suoi due amici sopranominati, e il dottor Hooker lo lesse tutto.

Pagina 197

Elementi di genetica

420487
Giuseppe Montalenti 2 occorrenze
  • 1939
  • L. Cappelli Editore
  • Bologna
  • biologia
  • UNIPIEMONTE
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Comincia allora il lavorìo di costruzione dei varî organi: l’ectoderma dà origine (nei vertebrati) all’epidermide e al sistema nervoso, il cui abbozzo, dapprima superficiale, poi si invagina e viene ricoperto dell’epidermide; il mesoderma alla muscolatura e alle ossa, al sistema circolatorio, alla corda dorsale e ad altri organi interni; l’endoderma all’intestino e ai suoi derivati. Questo in linea generale e molto schematica.

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Per esempio in molti Anfibî il cristallino dell'occhio si sviluppa dall’epidermide quando sotto di essa vi sia un abbozzo oculare, cioè la parte nervosa dell’occhio in via di formazione. Se questa manca, il cristallino non si forma; se l’abbozzo oculare è trapiantato in sede diversa dalla normale, il cristallino si forma dall’epidermide sovrastante, che, normalmente, non lo avrebbe formato.

Pagina 340

L'evoluzione

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Montalenti, Giuseppe 4 occorrenze

Come se la natura avesse prima costruito uno schema o abbozzo generale, un «tipo ideale» e lo avesse poi modificato nei suoi particolari in vari modi, realizzando gli schemi propri delle classi, e poi, in seno a queste, quelli degli ordini, delle famiglie e delle singole specie.

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Soluzione ch’era già stata vista dal Lamarck e dal filosofo Herbert Spencer, il quale, fin dal 1852 aveva esposto un abbozzo di teoria evoluzionistica, e divenne poi fautore del darwinismo.

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Secondo l’interpretazione darwiniana così come la concepivano schematicamente alcuni avversari, un bel giorno sarebbero comparsi fra gli animali senz’ali alcuni individui provvisti di un accenno di ali: un minimo abbozzo. Questi, per effetto della selezione, sarebbero stati favoriti; fra i loro discendenti ne sarebbero comparsi alcuni con ali un po’ più sviluppate, sarebbero anch’essi stati favoriti, e

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Un abbozzo di ala, un moncone non serve a niente: l’ala serve soltanto quando sia completamente sviluppata e permetta all’individuo che ne è provvisto, se non di volare, almeno di planare. Così appunto avviene negli scoiattoli volanti, che hanno grandi membrane fra gli arti anteriori e i posteriori, le quali funzionano come paracadute, e, se volete, come le ali di un aliante.

Pagina 86

Acta

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Rita Levi-Montalcini 1 occorrenze
  • 1942
  • Pontificia Academia Scientiarum
  • Città del Vaticano
  • scienze
  • UNIPIEMONTE
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In determinate sezioni anzi questi raggruppamenti contingenti di elementi in via di migrazione, si presentano costituiti da un numero di cellule anche più numerose di quello ancora esiguo che costituisce il prima abbozzo del nucleo accessorio nella sue sede definitiva.

Pagina 340

Storia sentimentale dell'astronomia

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Piero Bianucci 3 occorrenze

Pagina 133

Ben presto si accorge che un precedente abbozzo di classificazione tentato da Williamina Fleming non funziona e con il consenso di Pickering ne elabora una diversa, che verrà adottata dall’Unione Astronomica Internazionale nel 1910.

Pagina 226

Possiamo invece fidarci del ritratto, forse opera dello stesso Copernico o ricavato da un suo abbozzo di autoritratto. Nel dipinto, che risente del raffinato gusto rinascimentale, vediamo un giovane dagli zigomi sporgenti, labbra ben disegnate, mascella volitiva, capelli lunghi alla Beatles, occhi intensi di color marrone, sguardo laterale come se volesse suggerirci l’originalità del suo punto di vista. L’iconografia ci mostra inoltre un trauma del setto nasale e una cicatrice dovuta a un’arma da taglio sul sopracciglio sinistro.

Pagina 43

Sulla origine della specie per elezione naturale

538079
Carlo Darwin 2 occorrenze
  • 1875
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino
  • Scienze
  • UNIPIEMONTE
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Come nelle molte altre precedenti occasioni, il Mivart domanda anche in riguardo a questi organi: «Quale sarebbe l'utilità di un tale organo rudimentale al suo primo apparire, e come potrebbe un tale abbozzo incipiente e gemmiforme aver conservata la vita anche ad un solo Echinus?». E soggiunge poi: «Nemmeno il repentino sviluppo dell'azione acchiappante avrebbe potuto essere benefico senza lo stelo liberamente mobile, e questo non avrebbe potuto mostrarsi attivo senza le branche chiudentisi a mo' di mascelle: ora, le sole minute variazioni indefinite non avrebbero potuto produrre ad un tempo queste particolarità di struttura complicate e collegate insieme; che se alcuno ciò negasse, sosterrebbe un imbarazzante paradosso». Per quanto possa sembrare paradossale al Mivart, pure esistono certamente in alcune stelle di mare tali tanaglie a tre branche, fisse alla loro base, e tuttavia capaci di acchiappare; e ciò si comprende se si riflette che servono almeno in parte come mezzi di difesa. L'Agassiz, alla cui gentilezza debbo molte informazioni su questo argomento, mi assicura che esistono altre stelle di mare, nelle quali una delle tre branche è ridotta a un semplice sostegno delle altre due, ed altre ancora, in cui la terza branca è andata completamente smarrita. Nell'Echinoneus, secondo la descrizione del Perrier, il guscio porta due specie di pedicellari, gli uni somiglianti a quelli dell'Echinus, gli altri a quelli dello Spatangus; e tali casi sono sempre interessanti, perchè ci offrono il mezzo di spiegare i passaggi apparentemente repentini, a mezzo di abortimento, da una a due forme di uno stesso organo.

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È in vero sorprendente l'osservare in quante curiose maniere questa gradazione esiste; ma qui dobbiamo limitarci ad un semplice e nudo abbozzo dei fatti. Quando il polline della pianta di una famiglia è collocato sugli stimmi della pianta di una famiglia distinta, non esercita una influenza maggiore di quella che avrebbe altrettanta polvere inorganica. Da questo zero assoluto di fecondità, il polline delle specie diverse del medesimo genere posto sullo stimma di qualcuna di queste specie, presenta una perfetta gradazione nel numero dei semi prodotti fino alla quasi completa od anche affatto completa fecondità; e, come potemmo osservare in certi casi anormali, una fecondità eccedente quella che suole produrre il polline stesso della pianta. Così anche negl'ibridi ve ne hanno alcuni che nulla producono e probabilmente non produrranno giammai alcun seme fecondo, anche col polline della loro madre-specie; ma talvolta si nota una prima traccia di fecondità, perchè il polline, in alcuni di questi casi, agisce sul fiore dell'ibrido, il quale si distacca assai prima di quello che altrimenti farebbe e il più pronto disseccamento del fiore è già un segnale della fecondazione incipiente. Da questo grado estremo di sterilità, noi abbiamo piante ibridi che si fecondano tra loro, producendo un numero di semi sempre più grande, fino alla perfetta fecondità.

Pagina 249