La Corte meneghina statuisce coraggiosamente che il diritto vantato dal socio di minoranza, ove venga superata la soglia di partecipazione rilevante del 30 per cento in una società quotata e, dunque, nel caso di avveramento del presupposto dell'Opa obbligatoria, costituisce un diritto soggettivo perfetto, come tale fonte di responsabilità contrattuale nei confronti del socio pretermesso. La sentenza in epigrafe, dunque, si impone all'attenzione, atteso l'oggettivo interesse della materia e perché va a segnare un revirement che sostanzialmente ribalta una pregressa tesi dottrinale senz'altro prevalente. Come in un avvincente romanzo d'avventura, occorrerà attendere gli ulteriori provvedimenti giurisprudenziali per valutare se un tale "passaggio" nuovo e timidamente abbozzato possa divenire un collaudato "sentiero" e, dunque, se l'astratto principio di eguaglianza, sancito dal TUF, possa concretarsi in un precetto "forte" volto a permeare l'operatività dei mercati dei capitali e, in definitiva, a tutelare gli investitori, assicurando loro tutela ed adeguato ristoro a fronte di comportamenti non del tutto virtuosi dei suoi operatori.