Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Fisiologia del piacere

170303
Mantegazza, Paolo 1 occorrenze
  • 1954
  • Bietti
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
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D'altronde molti animali fra i più intelligenti ci mostrano abbozzate le prime tracce del pudore, nascondendo agli occhi dei curiosi i misteri dei loro amori. Il pudore d'altronde ha in se stesso la propria ragione, e si può definire un artifizio della natura per renderci più seducenti le gioie fisiche dell'amore, velando col mistero una funzione che, soddisfatta pubblicamente, potrebbe essere triviale e fors'anche ripugnante. La donna che ci appare tutta avvolta nella sua vestaglia aderente, ci lascia intravedere i tesori che nasconde, con alcune linee ardite che spuntano di mezzo alle mobili pieghe della veste. La fantasia allora ci abbellisce immensamente ciò che veduto nella sua nudità potrebbe appena interessarci un momento, e noi desideriamo vivamente di penetrare col nostro occhio in quelle regioni sconosciute, che sembrano nasconderci tante delizie. Se allora la nostra mano vuole arditamente sollevare il velo che difende il santuario, la donna si difende col pudore, e la calma dignità di un suo sguardo basta a frenare l'indiscreto. Non è che dopo una lunga lotta, ch'essa cede al desiderio acuito da una lunga impazienza, e solleva l'ultimo velo del pudore, sacrificando sull'altare dell'amore un sentimento delicato, che cede soltanto alla prepotenza di una passione irrompente. La sublimità dell'arte dimostrata dalla natura in questo caso è veramente meravigliosa. Essa pone l'uno contra l'altro due esseri di forza molto disuguale, e dispone uno di essi a deludere gli attacchi dell'altro, in modo da cedere a poco a poco il terreno, finchè si dà vinto e, cedendo, sorride del giuoco ameno sostenuto con tanta maestria. Dal primo ardente incontrarsi di quattro occhi amorosi all'ultimo languido abbassar delle palpebre, fra le mille vicende di una sconfitta attesa e desiderata e di una agognata vittoria, il pudore accompagna i due amanti come un angelo, che li segue e li difende, facendo prudentemente da economo e da cassiere a due spensierati, che darebbero fondo in un giorno alle ricchezze di Creso. Egli non si ritira che quando con la sua economia ha potuto concedere la prodigalità di un momento, e il velo del pudore che arde manda un profumo soave che armonizza con tutti gli altri piaceri di quei beati momenti. La natura voleva far brillare un ultimo raggio di poesia sopra un atto meccanico e di necessaria volgarità, e vi riusciva col delicato sacrifizio che la verecondia fa all'amore. Ogni volta che il pudore è sodisfatto nei suoi bisogni, l'uomo prova un piacere che si esprime con un senso di raccoglimento, e che rassomiglia alle gioie che noi proviamo nel riscaldarci a una temperatura tiepida quando si rabbrividisce ancora pel freddo. Nessuno può, senza commuoversi, immaginare il piacere che prova una vergine quando, uscendo dal bagno, si precipita nel lenzuolo in cui si avvolge, rannicchiandosi in se stessa e guardando attorno con aria smarrita e tremebonda. Chi ha veduto la Venere di Canova che esce dal bagno, deve fremere di pudica voluttà al solo richiamarsela alla mente. I piaceri del pudore si esprimono anche col riso, specialmente quando la paura di essere sorpresi in uno stato di nudità indecente scompare ad un tratto. Queste gioie squisite son riservate in tutta la loro purezza al sesso gentile, del quale formano un ornamento prezioso. È con orrore che si vede la donna prostituire il proprio pudore alle libidini più sfacciate. Anche quando questo sentimento arriva ad una suscettibilità morbosa, non può mai dispiacere, perchè è quasi sicura caparra degli affetti più delicati e gentili. La donna che per prima osa fissare gli occhi in faccia all'uomo, o che non arrossisce nel sentire stringersi a lungo la mano da un giovane, mi fa pensare subito ch'essa possa essere un fiore senza profumo. Il sentimento del pudore in tutta la sua perfezione si associa ad alcuni elementi intellettuali, e si compiace non solo della verecondia del corpo, ma anche delle idee, delle immagini e di tutti gli oggetti fisici e morali decenti. Il suo sviluppo è sempre in ragione del progresso civile dei popoli. Ad accennare l'immenso campo che abbraccia questa questione diremo soltanto che tra gli indigeni di Otahiti, che sacrificavano senza scrupoli al dio d'amore innanzi a tutti, e l'Inglese che ha vergogna di nominare il ventre e le mutande, stanno le donne di Musgo, nell'Africa centrale, le quali rifuggono con orrore dall'idea di abbandonare per un sol momento il frac, che copre la parte che sia fra il dorso e le cosce, e lasciano scoperto tutto il resto del corpo agli sguardi dei profani. Così rimangono abbozzati i confini indeterminati di uno dei sentimenti più misteriosi, ch'io definirei volentieri rispetto fisico di noi stessi.

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