Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbozzando

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Le buone usanze

195574
Gina Sobrero 1 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

La signora non stende mai la mano ad un uomo che le viene presentato, china la testa mormorando o abbozzando una delle frasi sacramentali: fortunata di conoscerla, ecc. Due uomini s'inchinano entrambi; due signore possono stendersi la mano; ma tocca alla più ragguardevole per età o posizione prendere l'iniziativa. Ad ogni modo in queste cose si può, anche senza mancare alla buona educazione, seguire un poco il proprio carattere, e non trovo niente di male in una franca e spontanea stretta di mano, quando le persone che ci presentano destano a prima vista la nostra simpatia. La prima visita si restituisce entro gli otto giorni; tocca alla signora che ricevette la cortesia renderla presto, anzi ritornare più volte di seguito senza aspettarne un'altra, per provare che ha gradito la nuova relazione. Oltre queste visite volontarie, o, per così dire di elezione, vi sono quelle di dovere, che si fanno a date fisse, Natale o Capo d'anno, Pasqua, onomastici, condoglianza, congedo, ritorno, arrivo, puerperio, ecc. Le visite d'augurio, quando non sono ispirate dall'affetto, si fanno per obbligo ai superiori, ai parenti meno prossimi, a quelli cui s'è legati da un sentimento di gratitudine. Non è necessario fare a parole gli augurii rischiando di cadere nella banalità, é inteso che chi si presenta il giorno di San Silvestro, il ventiquattro dicembre, o il giorno del nostro compleanno, è venuto per bene augurare alla nostra vita. Per le visite di condoglianza bisogna lasciar passare qualche settimana dopo il triste avvenimento che le impone, a meno di una grande intimità; l'abito deve essere adattato alla circostanza, non colori chiassosi, non eccentricità; se non occorre un abito di lutto, ci vuole però un costume serio; non è necessario diffondersi in frasi convenzionali; dal momento che fate la visita, provate di associarvi al dolore recente del vostro ospite. Non é indispensabile, e neppure gentile, intavolare il discorso sulla persona perduta, ma è indizio di bontà cortese l'ascoltare i particolari, anche dolorosi, della disgrazia. Chi parte e chi arriva fa le visite d'addio o di ritorno; non tutti sono obbligati d'essere al corrente dei nostri affari, e il biglietto coll'enigmatico p. p. c., non basta per le relazioni intime. In qualche paese il nuovo inquilino di casa riceve le visite di quelli che l'hanno preceduto, i quali fanno domandare per via indiretta se sarebbe gradita la loro presenza; in generale è sempre meglio andare molto adagio nel far relazioni, ed è prudente non presentarsi in una casa dove non si è sicuri di piacere. Una signorina non fa visita ad una puerpera; questa, quando il medico e le forze glielo permettono, fa sapere che riceve. Ha preparato per tali visite una veste da camera di buon gusto e ammette nel santuario della sua stanza le amiche maritate. La culla, elegante quanto è possibile, le sta vicina, ed ella mostra il suo tesoro senza però imporlo alle visitatrici. Una signora in lutto grave non va a trovare una puerpera; i suoi veli neri stonano colla gaiezza della mammina e della casa, e potrebbero impressionare la giovane signora, che ha bisogno di calma; così pure non si visita un ammalato se si è in lutto, nè s'indossa per la circostanza una toeletta troppo chiassosa. In generale queste visite si fanno dalle quattordici alle diciassette, che sono le ore migliori per chi soffre o ha sofferto; si evitano i profumi, non si parla a voce troppo alta, il che, è bene ricordarlo, è sempre sconveniente; si deve aver cura di non far racconti troppo impressionanti; infine si agisce come si vorrebbe agissero gli altri verso di noi. II tempo propizio alle visite ordinarie comprende le ore del pomeriggio, e dura fino al momento che si sa, essere quello del pranzo della padrona di casa. In alcune famiglie usa che il servo o la cameriera annunzino, ad alta voce, il nome dei nuovi venuti via via che li introducono nel salotto; dato che sia ammessa l'abolizione delle presentazioni, quest'abitudine è buona assai, perchè impedisce equivoci spiacevoli specialmente alla signora che riceve. Ho detto prima che la padrona di casa non si alza se entra un uomo, però ella può, anzi deve farlo, se la persona che la onora della sua presenza è un vecchio o una di quelle celebrità artistiche, letterarie, che, come diceva una donna di spirito, non hanno sesso. Il primo dovere della persona che riceve è di accogliere ugualmente tutti i visitatori, di rendersi piacevole quanto le è possibile, colla cordialità, la bontà, lo spirito; infine, di fare in modo che il quarto d'ora, la mezz'ora passata nel suo salotto rimanga come un punto lieto fra le inevitabili piccole o grandi noie della giornata. Alle visite già accennate bisogna aggiungere ancora quelle che si fanno di sera: a queste una signora che non riceve nel vero senso della parola, che non dà balli, serate musicali, infine, che non fa qualche cosa per divertire i suoi ospiti, non invita che gli intimi, i quali, se sono uomini, sono tenuti ad indossare l'abito nero, se donne, debbono avere un abito semplice, ma grazioso; esse possono portare anche il lavoro, ma non deve essere di quei lavori comuni destinati all'intimità della casa; in una parola, gl'intervenuti hanno obbligo di provare che considerano la veglia come una cosa piacevole, una cortesia della signora, e mostrarne gratitudine. Non è un dovere, ma in quasi tutte le famiglie, dove si riuniscono alla sera gli intimi, si usa offrire il thè o qualche rinfresco. È la padrona di casa quella che presiede alla piccola tavola a questo scopo e con grazia preparata; essa può pregare una giovane amica, o un uomo di aiutarla; conoscendo già i gusti di ciascuno dà prova di molta compiacenza se ricorda ogni sera, senza farsele ripetere, le piccole preferenze e i vari gusti individuali. La tavola deve essere coperta con una bella tovaglia ricamata, e mostrare che la signora si occupa di giorno a rendere piacevoli le ore serali a quelli che gliele consacrano. È molto scortese di parlare di questi ricevimenti intimi a coloro che non vi sono ammessi. Quando, per una circostanza qualsiasi, la signora che ha per abitudine di ricevere una sera alla settimana, o anche tutte le sere, è costretta ad assentarsi o non può veder nessuno, deve preavvertire quelli che sono soliti visitarla, pensando che è poco piacevole, in una serata d'inverno, affrontare il freddo o la neve inutilmente e salire magari ad un terzo piano per poi sentirsi dire: la signora non è in casa. Se si è di cattivo umore, contrariati, in altre parole, se una persona non si sente disposta a rendersi piacevole, non va in società, e una padrona di casa, che ha il dovere dell'ospitalità oltre quello della cortesia che incombe a tutti, è tenuta a sapersi padroneggiare e a mostrare volto sorridente anche quando avrebbe forse voglia di piangere. Un marito cortese, anche se è abituato a passare la sera al club o al caffè cogli amici, vi rinunzia per far compagnia alla moglie in queste serate; e se per una combinazione non può rimanere, la moglie fa per lui le scuse agli ospiti. I bambini non assistono a questi ricevimenti, nè quelli della casa, nè tanto meno quelli degli invitati, ma di questi dirò dopo parlando della mamma.

Pagina 80

Cerca

Modifica ricerca