Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbottonati

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Angiola Maria

207187
Carcano, Giulio 1 occorrenze
  • 1874
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Si presentaron due sconosciuti, col cappello basso su gli occhi, abbottonati fin sotto il mento in una palandrano nero. La fanciulla mise un grido, balzando indietro atterrita; la vecchia spalancò tanto d'occhi, e facendosi ritta ritta su la persona, appuntò le braccia su l'anche, in atto di stupore e di dispetto. Ma l'uno de' due sconosciuti, avanzatosi verso le donne, si pose l'indice della mano attraverso alle labbra, e: «State zitte, » disse loro, «non v'inquietate, non gridate! non veniamo per farvi nessun male; noi siamo impiegati, facciamo il nostro dovere; e non si cerca di voi. Ma, per amore, silenzio!» «Eh! ch'io non so niente, e qui non c'è nessuno!» cominciò a gridare la vecchia. «E.... e....» «Silenzio, dico, adesso!» ripetè colui: «risponderete a quel che siamo per domandarvi. E voi,» soggiunse voltandosi al compagno - una faccia lunga, scura e smorta, che gli stava sempre alle spalle, come la sua ombra - «ponetevi là, a quel tavolino, e scrivete.» E l'altro fece, senza dir nulla. «Siete voi la vedova Giuditta ****?» chiese allora l'uomo che parlava. «Sì, son io!» rispos'ella; «ma perchè voi.... perchè lui?... che c'entro io? «Voi, tacete! E la giovine qui presente è la nominata Angiola Maria ****?» «Son io quella; » rispose alla sua volta la fanciulla, ma con voce debole e tremante. «Bene! » E si rivolse di nuovo alla vecchia: «Abita in casa vostra il prete Carlo ****, fratello di questa giovine?» «Sì, ma è solamente da pochi dì; ch'io stessa gli ho fatto il piacere di tenerlo qui, con questa sua sorella; e l'ho fatto perchè siam vecchi amici, e se al mondo non ci fosse un po' di carità....» «Basta, tacete! non ho domandato questo.» «Ma se non posso tacere! sono una donna onesta, nè voglio che il primo....» «Tacete! vi replico, e badate a me. Da quanto tempo quel prete abita qui?» «Fanno giusto quindici giorni ieri.... è stato un venerdì. Quando si dice!... ecco cosa vuol dire un venerdì!... in verità santa, è cosa da non credere.... una storia simile non m'è capitata mai!» «Volete finirla con queste chiacchoere inutili? Ditemi piuttosto, dove tenete la roba della persona che alloggiate?» La Giuditta, inasprita più che mai, non sapendo comprendere la ragione di quest'interrogatorio, rispose alzando le spalle, e con un gesto indicò l'altra camera; poi si mise a guardare or l'una or l'altra di quelle due facce, per vedere se le riuscisse di raccapezzare qualche cosa di così fatto garbuglio. Ma l'uno, senza complimenti, preso un lume dalla tavola, e accesolo, passò nella vicina stanza, come egli fosse in casa sua; l'altro intanto continuava a scrivere col muso duro, inchiodati gli occhi sul suo scartafaccio. Maria, tutta piena di spavento, non osava quasi respirare; essa aveva indovinato che il suo povero Carlo correva qualche gran pericolo, e che coloro eran venuti per metter le mani sul fatto suo: resa ardita dal suo stesso terrore, si mosse per correr dietro a quell' uomo, e domandargli, per la pietà del cielo, che mai fosse avvenuto del fratel suo. Ma colui, contento di aver trovato di là quanto cercava, ricomparve su l'uscio, tenendo sotto il braccio un piccolo fascio di carte, e alcuni libri (erano le memorie, il breviario , un vecchio Dante, e la Bibbia del buon prete). Pose il tutto su la tavola, e rilegando con somma diligenza il fascio, v'improntò, senz'altro dire, un gran suggello. Poi, volgendosi alla giovinetta, tolse fuori e le porse una lettera, dicendo: « È di vostro fratello. Per quest' oggi la nostra incombenza è finita; buona notte!... » E fece un cenno al collega; il quale si levò, riposto via il grosso scartafaccio, e si chiuse di nuovo nel suo palandrano. E per dov' erano venuti, uscirono. La fanciulla allora s' abbandonò su la seggiola più vicina, tenendo stretto fra le mani il foglio fatale, che non aveva cuore d' aprire. Ma quando la vecchia, strabiliata ancora di quant' era succeduto, fece per toglierle quella carta, allora Maria la riguardò in volto, corrucciata insieme e pietosa; poi, chinati gli occhi, lesse, che quasi le mancava la voce: « Maria, mia cara sorella! Chi ti consegnerà questa lettera, ti dirà anche ciò che sia di me. Il cuore mi piange di dover lasciarti sola per qualche tempo; ma rassicùrati, non sarà che per pochi giorni, forse per poche ore! Pure, te ne prego, fa in modo che nostra madre venga anch' essa al più presto a Milano. Povera donna!... In quanto a me, non dirle altro per carità, se non che sono ammalato, che spero e ho bisogno di rivederla. Il cielo benedica te e lei. Di' ancora alla buona signora Giuditta che mi compatisca e mi perdoni. - E intanto prega il Signore per me, e fatti cuore; io non ho nulla da rimproverarmi in faccia agli uomini. Mia amata, mia infelice sorella! ricòrdati sempre, che quanto succede quaggiù, è tutto per volontà di Dio!... » Misera giovinetta! - Che cuore fosse il suo allora, di quale spavento, di quali fantasimi fosse agitata e piena per lei la notte che seguì quel terribile giorno, nessuno il potrebbe immaginare, non che dirlo. Ahimè! tutto l'affanno che può versarsi in cuore umano, era versato nel suo; e per maggior dolore, la sorgente di questa nuova sciagura era per lei un mistero.

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