Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbondino

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Signorilità

199313
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 1 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Se la sposa è altissima e sottile, adotti il satin immacolato, abbia un vestito molto lungo, con lungo strascico, colle manniche strette, tenga in mano un mazzo in cui abbondino i gigli, e abbia un'acconciatura di boccioli, anzichè di aperte corolle. Se la sposa è molto bruna di pelle, di colorito e di capelli, scelga il velluto, tendente leggermente al crema, e mai un tulle candido, bensì un merletto crema; se ha un musetto fresco di gattina col naso all'insù allora... preferisca sposare in inverno. Ella sarà graziosissima, portando, su di una semplice princesse, un mantello con collo di volpe bianca o di ermellino (mai imitazioni!!). Se è molto piccola e ben proporzionata come una statuetta di Tanagra, abbia un vestito drappeggiato a pieghe sapienti, che faccia di lei una grazia e una bellezza al di fuori e al disopra di ogni moda. Se poi la sposa assomiglia un po' a qualche quadro classico, a qualche tipo classico, ella può intonare un particolare suo (foggia di capelli, un merletto, un velluto al collo) alla figura nota, ma con molto tatto e con molta moderazione. Se poi la sposa vuole sposare non col classico velo, ma adottando un genere di vestito semplice e svelto, indossi un bel vestito bianco, con un chiaro mantello semplice dal collo di ermellino, un feltrino fermato da un bottone di fior d'arancio, scarpe fantasia chiarissime... Assolutamente passato di moda è il vestito da viaggio, che era ben poco simpatico. Tutte le varie foggie sieno accompagnate da calze di seta non trasparentissime, da scarpe di seta, satin, broccato bianco, a seconda della moda, e sempre, la gonna sia lunga, la scollatura non eccessiva, le maniche lunghe, i guanti della pelle di moda. Anche nell'ambiente modestissimo sempre più va generalizzandosi l'uso del bianco e del velo, velo di tulle, naturalmente; il tulle circonda meglio di poesia e di mistero la figura gentile ed è, vorrei dire (rubando l'immagine a Carducci nella lirica «Piemonte»), palpitante. Palpitò il lago di Virgilio, come velo di sposa che s'apre al bacio del promesso amore. I magnifici veli di merletto vero fatti a mano, sono pure qualche cosa di molto vivo e distintissimo; alle nozze reali e principesche, non soltanto la sposa e le parenti, ma tutte le signore invitate debbono indossare, sul chiaro vestito a lungo strascico, un velo di merletto bianco... e ciò fa del corteo, fra il luccicare dei gioielli ereditari, una visione di bellezza e di grazia. La guarnizione di fiori d'arancio o di altri fiori sul capo e sul vestito, sia messa con gusto (ammirevole fu quella che incorniciò la distintissima regalità della Duchessa delle Puglie e la bellezza bionda della Principessa di Piemonte) e non sia eccessiva; il mazzo da sposa sia formato da pochi fiori finissimi, legati da ricco merletto. Con certi vestiti in stile, il velo bianco è fatto scendere da una reticella d'oro e di perle - ma, se la sposa non è addirittura uno splendore di bellezza, non abolisca l'antico mistico velo. Bellissimo uso è quello di adoperare quello delle proprie nonne o delle proprie mamme. Graziosa e gentile è l'usanza che la sposa si faccia vedere pronta, col velo, dallo sposo, prima che da qualunque altro invitato. Ricordate Violet Yves del «Mistero del poeta» scritto da Fogazzaro?... che, non potendo sposare in pubblico, vestita di bianco, volle nullameno indossare l'abito nuziale e farsi vedere dal fidanzato così, per non togliergli la dolce impressione e la gioja di quel momento...?

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