Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbondare

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Come devo comportarmi. Le buone usanze

185174
Lydia (Diana di Santafiora) 2 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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S'intende che vi sono certi capi di biancheria per i quali si può anche abbondare, mentre invece per altri, come per le calze, la moda può cambiare da un momento all'altro. Se la famiglia della sposa assume sopra di sè la spesa della biancheria da letto e da tavola, allora sì che sarà il caso di far le cose con abbondanza! Oh, i bei cassoni delle nostre nonne, pieni zeppi di lenzuoli, di federe, d'asciugamani, di tovaglie, di tovagliuoli, disposti in bell'ordine fra mazzi di spigo e mele cotogne! Le buone vecchine andavano fiere dei loro tesori di lino e di canapa, più che dei loro gioielli d'oro massiccio e pesante; e quando, toltosi dalla cintura il mazzo di chiavi, si dirigevano alla cassa o all'armadio, parevano accingersi a compiere un rito solenne e misterioso. La più parte delle famiglie moderne ha dimenticato ormai queste belle e buone abitudini. Generalmente, la futura sposa pensa più alle proprie camicie e sottane, che alle tovaglie e ai lenzuoli, contentandosi di acquistare di quest'ultimi solo quel tanto che è strettamente necessario. Ma una madre pratica e intelligente, che sa per esperienza quanto sia utile in una famiglia l'abbondanza dei lini e della canapa, saprà consigliare la fanciulla ancora inesperta e, se i mezzi lo permettono, la provvederà ad usura anche di questa parte di corredo. Raccomandiamo invece l'economia in fatto di vestiti. Molti capi di vestiario finiscono col diventare inutili; e più d'una giovane sposa, poco dopo il matrimonio, si trova costretta a rimettere in mano della sarta, dopo averlo indossato una volta o due, un vestito che s'era fatta fare con tanto amore qualche mese prima: scherzi di quella tiranna della moda. Fra i vestiti, occupa il posto d'onore l'abito da sposa. Sarà l'abito bianco tradizionale, col velo e i fiori d'arancio? Sarà un abito da mattina, chiaro e senza pretese? Questione grave, che talvolta lascia in dubbio per mesi e mesi la sposa, lo sposo e le loro famiglie. Quanto a noi, non sapremmo dare davvero un parere definitivo. Tutto dipende dalle abitudini della famiglia, dal suo grado sociale, dai mezzi disponibili, dall'età della sposa, dal desiderio dello sposo, e da tante altre cose. Come si vede, gli elementi da considerare sono molti, e ciascuno ha il proprio peso. Tuttavia, se un parere dobbiamo dare, diremo che, quando nulla di grave si opponga, l'abito bianco tradizionale è preferibile a tutti: esso ricorda un uso antichissimo, pieno di gentilezza e di grazia, e dà alla sposa, nel giorno solenne, quella vaporosa eleganza che tanto si confà al suo viso dolcemente pensoso. Quando si sappia fare le cose con economia, la spesa non è grave, e nemmeno inutile; un giorno la bianca stoffa di lana o di seta e il lungo velo serviranno a preparare l'abito per la Prima Comunione delle proprie bambine. Se la sposa sceglie l'abito bianco, lo sposo adotta generalmente il frac; ma può anche, senza urtare le convenienze, limitarsi al soprabito o allo smoking. I testimoni fanno generalmente quel che fa lo sposo: gli altri invitati, anche se lo sposo è in frac, possono essere in soprabito. Tutto questo, s'intende, vale per le cerimonie di carattere normale, quali si usano nelle famiglie borghesi; nei matrimoni di gran lusso, lo sposo e tutti gli uomini sono in frac, le signore adottano generalmente fresche toilettes da mattina, in colori chiari.

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Con gl'inferiori, sarà sempre bene abbondare in cortesia: Caro signore, Cara signora, non costano nulla a scriverli e fanno piacere a chi li riceve. Ai titolati si metterà sempre il loro titolo. A seconda del grado di confidenza o d'amicizia, si oscillerà fra Ill.mo signor Conte o Caro signor Conte o Caro Conte. Scrivendo a persone che cuoprono cariche speciali, ci si regolerà secondo le norme ormai stabilite. A un ministro, si intesterà Eccellenza; a un deputato, Onorevole signore; a un vescovo, Eccellenza reverendissima; a un Cardinale Eminenza; a un prelato, o a un canonico, Monsignore; a un sacerdote, Molto reverendo signore, a un principe del sangue, Altezza Reale; al re o alla regina, Maestà. La firma in fondo alla lettera deve constare soltanto del nome e cognome. Sarebbe ridicolo farla precedere da Cav. o Comm., o anche da Avv. o Prof. Tuttavia, si potranno mettere i titoli indicanti la professione quando si scrive ad ignoti e quando sia necessaria un'indicazione di tal genere per l'affare che si sta trattando. Alla firma si fanno precedere generalmente delle parole di congedo e di saluto. Esse possono variare quasi all'infinito, ma non dovranno mai essere esagerate o false. Ecco, come esempio, alcune espressioni correnti: Una signora ad un'altra: Riceva, signora, un cordiale saluto dalla sua aff.ma N.N. Una signora ad un'altra più anziana: Mi creda, signora, con devoto ossequio, sua N.N. Una signora ad an uomo: Coi migliori saluti, N.N. Un uomo ad un altro: La saluto cordialmente e mi confermo suo aff.mo N.N. Un uomo a un superiore: Coi sensi della massima stima, me le offro dev.mo N.N. Un uomo a persona di gran riguardo: Coi sensi del maggior rispetto mi dichiaro, della S. V.Ill.ma , dev.mo N.N. Un uomo a una signora: Mi è grato esprimerle tutto il mio rispetto, mentre mi confermo suo dev.mo N.N. A un inferiore: Vi saluto cordialmente; vostro N.N. Per l' indirizzo sulla sopraccarta, ci si regola come per l'intestazione. Una volta si abusava di frasi e di titoli onorifici anche sulla busta, ma oggi si tende, e giustamente, a semplificare. A una persona qualunque, inferiore o uguale, basta un Preg.mo Signor N.N., o Egregio Signor N.N. A persona d'un certo riguardo si dirà meglio Ill.mo Signor N.N. A chi ha un titolo professionale, si potrà omettere la parola signore: Ill.mo Avv. N.N., Chiar.mo Prof. N.N.; e lo stesso si potrà fare per i titoli accademici: Ill.mo Cav. N.N., Ill.mo Comm. N.N. A persone illustri si usa ora togliere, nelle soprascritte, ogni titolo. Per esempio: A Giovanni Marradi, A Guglielmo Marconi. Talvolta il titolo si mette dopo: A N.N. deputato al Parlamento, A N.N. senatore del Regno. Ai nobili si mette solo il titolo: Conte N.N., o si fa precedere dalle parole Nobil uomo o Nobil donna abbreviate generalmente in N.U. (anche, alla latina, N.H.) e N.D. A signora di riguardo per posizione o per età si suole preporre il nome Donna: Donna N.N. L'indirizzo sulla busta sia chiaro, senza svolazzi, senza girigogoli. Si scriva cominciando dalla metà della busta, in modo che resti al disopra spazio sufficiente per i francobolli e per la timbratura. Il francobollo deve esser sempre applicato sull' angolo destro superiore della busta. Ciò facilita la timbratura ed evita ritardi. È un uso cattivo applicarlo sul di dietro della busta o in un altro angolo. Se la lettera si spedisce a mano, affidandola a persona amica o conoscente, si scriverà su un angolo « per favore». E un'ottima abitudine scrivere sul di dietro della busta il proprio nome e indirizzo. Con questa precauzione, in caso di irreperibilità del destinatario, la lettera ritorna al mittente. Le lettere che avete scritte o che vi sono state affidate, impostatele subito. È un avviso questo che va agli uomini, che tanto facilmente se le dimenticano in tasca.

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Saper vivere. Norme di buona creanza

248265
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 1923
  • Fratelli Treves Editore
  • Milano
  • Verismo
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Per ogni evento, potendo sconchiudersi il matrimonio, meglio non abbondare in iscambio di lettere, di fotografie, di capelli, Non si sbaglia mai, essendo affettuosi, sì, ma riservati, in caso di fidanzamento.

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