Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbondanza

Numero di risultati: 5 in 1 pagine

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Signorilità

198003
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 5 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Ora veniamo alla distinta di una colazione modestamente signorile, offerta in una casa dove ci sia una sola domestica, ricordando ancora: 1° che è indizio di poca signorilità offrire troppa roba e obbligare l'ospite a ripetere tre o quattro volte un piatto... ma che tutto deve essere in giusta abbondanza, e ripassato una seconda volta; 2° che sarà bene arricchire il pasto con qualche specialità paesana e locale, perchè questo toglie la monotonia di certi pasti fatti sul comune «clichè», e che danno l'impressione di essere in trattoria, e non in famiglia amica... Antipasto; Soufflè di uova; Pollo allesso in gelatina con contorno di primizie; Budino di cioccolato; Macedonia di frutta. Pasticcio di maccheroni; Sformato di verdura con funghi; Vitello tonnato con salsa; Budino di crema; Stracchino e frutta. Pastina Gaby con brodo ristretto; Vol au vent con ripieno appetitoso; Pasticcio di fegato con gelatina; Torta di mandorle; Mozzarella e frutta; ... e si può variare, sulle stesse basi, all'infinito.

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Basta provvedersi di abbondante benzina comune; versarne in abbondanza in un catino, immergervi il capo di vestiario, stropicciarlo con garbo e passarlo due o tre volte in benzina rinnovata e pulita, fino a che la benzina rimane chiara, poi appenderlo su di una comune stampella, all'ombra. Il «pieghettato» rimane perfetto, e naturalmente, non va toccato col ferro. La benzina rimasta serve per «primo bagno» a un altro indumento. Miglior cosa sarebbe adoperare quella benzina sgrassata che si vende dai grandi droghieri, proprio per smacchiature, o anche dell'alcool, - ma può servire anche la comune da automobile... E, a proposito di pieghettati, per conservarli freschi anche in un lungo viaggio in baule, bisogna avere la precauzione di legarli con un nastro di seta in principio, in mezzo e in fondo. Se poi abbiamo vestiti molto delicati. è meglio adagiarli in una robusta scatola di cartone e fissare quella nel baule, oppure nella cappelliera. Se poi si posseggono bauli speciali colle «stampelle» o bauli-cappelliere, o bauli portascarpe, niente di meglio. È indicatissimo scrivere su di un quaderno le cose che si portano con sè, sia per dimenticare le indispensabili, sia per riportarle alla fine della villeggiatura, sia per contarle al primo sospetto che qualcuna abbia preso il volo. Quando una signora non sia provvista dei bauli speciali sopra accennati, abbia almeno varie tasche o borse in tela o in mollettone per tenere ben divisa la biancheria, le combinazioni, le calze, i fazzoletti; abbia borse di «crétonne» per le scarpe, e ve le metta bene imbottite di roba leggiera, o colla loro forma; quando non possegga un «nécessaire» da «toilette» da viaggio, abbia almeno parecchie tasche di tela ricamate collo stesso disegno; per pettine, spazzole ecc. abbia sempre delle igieniche buste portatovaglioli, e una scatola, il meno possibile grande, con la scritta «farmacia». Essa contenga un tubo di pasticche di sublimato corrosivo (una di esse, sciolta in un litro d'acqua, dà la soluzione all'uno per mille) una siringa con astuccio, due aghi e due fialette d'olio canforato (per poter fare un'iniezione in caso grave, e rianimare le forze del cuore), un pacchetto di g. 100 di cotone sterilizzato, delle compresse di chinino e di salolo, una scatola di vasellina borica e delle pillole purgative; una boccetta di tintura di jodio e una di laudano potranno stare in una valigetta a mano, assieme al piccolo prontuario che ognuna di noi deve tenere sempre vicino (vedi appendice di questo capitolo). Un baule ben fatto deve ancora contenere un sacchetto di tela greggia con chiusura a guaina per la biancheria da lavare, dei sacchetti impermeabili per manopole, e spugne, catini di gomma, ecc. In quanto al «nécessaire» da lavoro, ecco come farne da sé tre: uno più semplice e minuscolo, uno più completo e uno completissimo. Per il primo prendiamo due rocchetti di misura comune, posiamoli su della tela cerata e tagliamo due dischi eguali al «fondo» dei rocchetti, aggiungendo due o tre millimetri all'ingiro. Questi dischi saranno le basi del futuro astuccio a forma di cilindro. Ora misuriamo quanto siano lunghi i due rocchetti e quanto un ditale, e facciamo un piccolo calcolo geometrico. Moltiplicando il diametro di un disco per 3,14 noi abbiamo la circonferenza del disco. Ebbene, tagliamo un rettangolo di tela cerata lungo due centimetri più di quanto sia la circonferenza stessa e largo quanto i due rocchetti e il ditale messi in fila nel senso della lunghezza. Foderiamolo di sottile e morbida lanetta, foderiamone anche le basi e poi cuciamo le basi al rettangolo per quattro quinti... giacché, se lo cuciamo tutto, avremo un cilindro chiuso. Attacchiamo solidamente un robusto gancio automatico su quel soprappiù di due centimetri, in modo da poter chiudere bene l'astuccio. Ora adagiamovi i due rocchetti, uno di filo bianco e uno dove arrotoleremo della seta color delle calze e del vestito, mettiamoci in mezzo il ditale; nella flanellina infiliamo due aghi da cucire, uno da lana, un minuscolo passanastro, un piccolo e sottile uncinetto pieghevole, due spille da balia, due spilli comuni, una piccola limetta che possa tagliare il filo..., giacchè un paio di forbici sarebbe ingombrante. Vi stanno anche due o tre ganci automatici, e altrettanti bottoni. Il tutto risulta piccolissimo, ma completo, carico e tale da prendere posto nel sacco da montagna di un'alpinista o nella capace tasca di un cappotto da viaggio. Invece, per mettere nella valigetta a mano, dove si ha uno spazio un pochino maggiore, si può costruire una cosina più completa, servendosi di una qualunque solida scatoletta di cm. 12 X 6, alta tre centimetri. Se ne imbottisce il coperchio con un po' di ovatta che si copre con un pezzetto di solida seta; vi si fa passare un robusto cordoncino teso dove s'infileranno una piccola forbice, e il passanastro; mentre si appunterà sull'imbottitura ogni sorta di aghi e di spilli. Si acquistano sei minuscoli rocchetti e si fa nella scatola una piccola esatta divisione (con cartoncino foderato della stessa seta) per contenerli; si riempiono i rocchetti di filo bianco, di cotone da rammendo, di seta di vari colori. Nello spazio rituasto libero stanno ganci, bottoni, un ditale, un rotolino di fettuccia uno di elastico, un uncinetto sottile pieghevole. Per la chiusura serve un robusto gancio automatico, che si può far mettere a macchina da un calzolaio o da un sellaio. Infine, per avere un capace «nécessaire» da portare con sè in una lunga villeggiatura, si opera come si è fatto per la scatola N° 2 e si riduce a «nécessaire» una bella scatola grande; la si provvede come quella N° 2, aggiungendovi in più delle forbici grandi, dei lacci da scarpe e da busto, degli uncinetti, del cotone da ricamo e da rammendo, della seta di varii colori, della lana di tinte svariate, corrispondenti ai calzettoni sport dei ragazzi, ecc... In quanto al «nécessaire» per pulire le scarpe, è bene fare una spesa una volta tanto, e comperare quegli astucci di cuoio contenenti due spazzole, rispettivamente per scarpe chiare e nere, con varie creme e varie pezzuole. Se si viaggia con bimbi o con persone anziane, bisogna avere, in apposita scatola di ferro, un fornello pieghevole con del combustibile solido (quello Meta, usato da Nobile al Polo è il migliore) e con dei fiammiferi. Un fornellino elettrico, e quel piccolo apparecchio elettrico ad immersione, mediante il quale si può avere in qualunque momento dell'acqua calda, saranno praticissimi in qualunque luogo dove ci sia la luce elettrica; un bicchiere di alluminio tascabile, con relative posate e cava-turaccioli, in apposita custodia di cuoio, serviranno durante qualche gita; il piccolo ferro elettrico, servirà a «rinfrescare» vestiti e biancheria; una piccola cartella in cuoio conterrà il libro degli indirizzi, delle carte da visita, la carta d'identità; un «blocco» di buste e carta da lettere servirà per la corrispondenza, con una buona penna stilografica e con compresse d'inchiostro; ... Se poi partiamo per un lungo soggiorno, rechiamo con noi qualche gaio tappetino, qualche bel ricamo, un portacarte e un paralume pieghevole; qualche gingillo (tra cui utilissima, e anzi, necessaria, una sveglia da viaggio con astuccio), dei vasetti argentati o di rame per fiori, ed anche una piccola «grafonola Columbia per poter fare quattro salti a suon di musica» e una buona «Kodak». E non dimentichiamo d'essere cristiani e non dimentichiamo che la vita è incerta. Così l'«Imitazione di Cristo», nell'edizione che ha anche le preghiere per la Messa, abbia un posto d'onore nell'astuccio di cartone che le impedirà di sciuparsi. E un Crocifisso con l'indulgenza «in articulo mortis», ci sia sempre accanto. Vivendo un'esistenza onesta e di lavoro, non dobbiamo temere la morte... al punto di allontanarne da noi, paurosamente, il pensiero!... E poi, con tanti incidenti della via e della vita, con tanti disastri ormai comuni, il Simbolo benedetto e eterno della Croce, può ajutare e confortare altri... I porta-ritratti pieghevoli o di cuoio, o di cartone, o di stoffa, o foderati con carta di Varese, colle fotografie dei nostri cari vivi o perduti, ci siano pure compagni di viaggio e di villeggiatura.

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Essa deve essere fatta tenendo conto specialmente delle stagioni, sia per abbondanza o meno delle materie che danno calore, sia perchè il nostro corpo ha bisogno di maggiore o meno calore, sia per la disponibilità di alimenti vegetali ed animali propri ad ogni epoca dell'anno. Quanti sono i dialetti in Italia, altrettante sono le cucine iialiane; vi è, però, una «radice» comune a tutte, ed essa è data dal prodotto tipicamente italiano, che la nostra Patria esporta dappertutto, e che va rapidamente generalizzandosi in tutta Italia, cioè dai «maccheroni», due porzioni de' quali bastano da sole a portare nel nostro organismo quanto occorre per farci vivere, crescere, pensare e lavorare. Ricordiamo che tutto quanto mangiamo deve essere cucinato in casa; la pigrizia di certe massaie scomparirebbe di colpo, se vedessero come sono manipolate, confezionate e conservate quelle pietanze che esse mandano fiduciosamente a prendere in trattoria o in rosticceria!... Ricordiamo che intelligente abilità di una padrona pratica e brava, che abbia imparato a fondo la cucina, il pregio di ogni vivanda, il rendimento nutritivo di essa, l'arte di presentarla, coadiuvata da un'attenta domestica, può fare miracoli.

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