Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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I miei amici di Villa Castelli

214507
Ciarlantini, Franco 1 occorrenze
  • 1929
  • Fr. Bemporad & F.°- Editori
  • Firenze
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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E quel «però» che i fanciulletti aggiungono vuoi dire tante cose: la speranza di mangiarne in abbondanza, il sapore squisito che allora gusteranno.... Ecco: Mario e Sèrafo siedono lungo il ciglio della strada all'ombra, di una vecchia querce: si dànno al lavoro paziente di scortecciare dei rami di cui si vogliono fare dei bastoni. Intanto Sèrafo racconta: «Mi hanno raccontato Ia storia del Gigante Zucca: io penso che fosse invece il Gigante Popone. Senti, Mario. Un tempo, presso un paese come il nostro, ma in un castello alto alto e scuro scuro, abitava un gigante che si chiamava Gigante Zucca. Questo Gigante era assai cattivo; derubava la gente, faceva paura quando compariva, e si diceva, che, soprattutto, guai, se vedeva un bambino. Subito aveva la tentazione di mangiarlo. Un giorno in un campicello c'era, un contadino col suo figlioletto. Il raccolto era scarso, il campo squallido, e i due poveretti molto tristi: mentre cercavano di radunare la poca roba, èccoti comparire il Gigante Zucca. Che cos'era mai la siepe per lui? Con un passo la scavalca e subito corre con la bocca aperta verso il contadinello per prenderlo e forse mangiarlo. Il povero padre tutto atterrito che fa? Non aveva altro in mano che una patata e allora con tutta forza gettò quella nella bocca aperta del Gigante Zucca. Il Gigante straluna gli occhi, fa ancora tre o quattro passi, poi, mentre babbo e figlio scappano a gambe levate, precipita a, terra morto soffocato. Ma il contadino per prudenza aspettò tutto un giorno a tornare al campo e solo quando vide che il Gigante era ancora là disteso e che qualche uccellino gli volava intorno tranquillo, osò avvicinarsi. Il Gigante era proprio morto. Ma per sicurezza il contadino gli taglio' la testa e fece per portarla in un altro campo. Però era tanto pesante che gli cadde di braccio e andò in tanti pezzi. Il contadino non ci pensò più e sparse la terra su tutto. A primavera, che è, che non è, in tutto il campo spunta un'erba nuova: a giugno cominciano ad uscire dal terreno tante piccole teste di gigante che diventano grandi ogni giorno di più. Il povero contadino si chiuse in casa con la moglie e il figlio. Chissà che strage avrebbero fatto tanti giganti! Ma per intanto c'erano solo le teste e nessuna apriva la boccaocca. Però quei contadini erano diventati più poveri ancora; sicché un giorno dovettero andare al mercato a vendere la capretta che era loro rimasta. Vanno e il loro figlioletto resta solo. Che fame aveva! e in casa non c'era niente, ma proprio niente! Allora prende la roncola e via al campo. Qui si fa coraggio: prende per il ciuffo verde una testa di gigante e la stacca: poi corre in casa e la taglia per metà. Che testa buffa! Fuori era verde e dentro era di un bel color giallo oro, con tanti semini più chiari. Il bambino si fa ancor più coraggio: stacca una fetta di testa, vi mette dentro i denti e resta tutto sorpreso. Non aveva mai mangiato nulla di più saporito. Mentre sta mangiando, tornano i genitori tristi e afflitti perchè nessuno aveva voluto comprare una capra così stenta. Quando vedono... che cosa? Che ha fatto il loro figliolo? Diventan disperati. Ora sì, che morirà! Ma il bambino non si sente niente affatto male, anzi invita babbo e mamma a mangiare un po' di testa di gigante. Che orrore! dicono quelli; ma poi pensano che è meglio morire tutti insieme e si mettono ad assaggiarne un po', e dopo un po' ne assaggiano ancora, e poi ancora un po', tanto che a dirla in breve la testa di gigante è mangiata tutta. Dopo quel giorno quei contadini decisero di tenersi le loro teste di gigante e di nutrirsi con quelle. Ed ecco che cosa avvenne. Una volta iI figlio dei Re di quel paese, passava di là a cavallo con tanti principi : quando vide quel campo e quei frutti che non aveva mai visto, domandò ai suoi aiutanti che ne andassero a prendere. Quelli vanno e tornano portando una «testa di gigante» pronta per essere mangiata. Dietro loro venivano i tre contadini, padre, madre e bambino. La giornata era calda, il figlio del Re assetato, e mai nessun altro frutto gli parve così delizioso. - Come si chiama questo frutto? - domandò allora. I principi non sapevano che cosa rispondere e si guardavano l'un l'altro. Si fece avanti il contadino padre, il quale disse: - Si chiamali teste di gigante - e raccontò il perchè del nome. Allora il Principe, figlio del Re, levò la spada dal fodero e in premio del raggio del contadino lo nominò Conte delle Zucca. Poi levo di tasca una borsa piena di monete d' oro e gliela diede perchè gli cedesse quelle piante da Mettere nel suo frutteto. Il Conte della Zucca fu felicissimo d'accontetarlo e mai si rallegrò tanto come allora pensando di aver avuto in mano la patata e d'averla saputa gettare diritta, in bocca al Gigante», La storia è finita, ma nè Sèrafo nè Mario san decidere se fosse proprio il Gigante Zucca o il Gigante Popone.

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