Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

Risultati per: abbondanza

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Plico del fotografo: trattato teorico-pratico di fotografia

518726
Venanzio Giuseppe Sella 8 occorrenze
  • 1863
  • Tipografia G.B. Paravia e Comp.
  • Torino
  • Fotografia
  • UNIPIEMONTE
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Prendi colla mano sinistra la lastra e versa sopra l'immagine dell'acqua in abbondanza onde lavarla assai bene. Un litro di acqua versato con sottile getto sull’immagine può lavare sufficientemente una lastra della grandezza di 0m,18x0m,24.

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Mentre che il ioduro di potassio richiede di essere ridotto in polvere sottile, e poi sciolto nell’alcool prima della sua introduzione nel collodio, ove, se l’etere è in grande abbondanza e la temperatura viene ad abbassarsi fortemente, può ancora precipitarsi e rendere il collodio difettoso; il ioduro di cadmio si può portare direttamente nel collodio, ove si scioglie colla facilità la più grande.

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Si deve avere in pronto nel gabinetto oscuro il liquido per sviluppare, l’acqua per lavare, e fuori del gabinetto oscuro, nel laboratorio per positive, si deve aver bello e preparato il liquido fissatore, dell’acqua in abbondanza, e due o tre bacinelle ben proprie, onde l’operatore dopo il collodionamento possa continuare senza interruzione le operazioni occorrenti a terminare la prova negativa.

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Quando si ha una prova a fissare, bisogna dunque fare attenzione che nella camera attigua al gabinetto oscuro, in cui si vuole eseguire questa operazione, siano all’ordine i liquidi fissatori, e che vi sia dell’acqua in abbondanza; che l’aria non sia agitata, perchè allora essa trasporta della polvere che, venendo a cadere sulla prova, la guasta, e ciò facilmente succede quando si forma un tiro d’aria tra due aperture opposte.

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Quando il velro è un po’ più che tiepido, che manda vapori, ed il fiele vi scorre sopra senza lasciare delle lacune, versa in un vaso ad hoc il fiele eccedente, poscia porta di nuovo il bacino sopra il calore del forno, lasciandolo ben piano alla dovuta distanza, oppure girovagandolo celeremente per ogni senso, affinchè il fiele non possa arrestarsi in alcun sito in più grande abbondanza che in altri.

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Giova sempre fare attenzione a ciò che il cotone, le polveri a brunire, ed i brunitoi siano per quanto si può difesi dalla umidità dell’aria, la quale, ove si insinui in queste materie ed istrumenti in troppa abbondanza, è di un’influenza molto più perniciosa di quello che si potrebbe a prima giunta sospettare. Oltre il tripoli ed il rosso d’Inghilterra molte sostanze vennero proposte per dare una brunitura perfetta alla lamina. La pietra pomice, le ossa calcinate, la fuliggine, il nero di fumo, la calce estinta, l’amido, ecc. Tutte queste sostanze, essendo come le prime ridotte in forma di polveri tenuissime, hanno la proprietà di assorbire facilmente l’umidità, e così di diventare incapaci a servire se non si conservano in vasi chiusi. Quando il cotone ed i brunitoi coperti di velluto si caricano di umidità, pel contatto dell’aria umida, si debbono far seccare col calore. Il dagherrotipista deve sapere che alla temperatura ordinaria la lana ed il cotone (anche quando sembrino alla vista ed al tatto perfettamente asciutti) contengono sempre circa il 10 per 100 del loro peso di acqua allo stato igrometrico, e che, nei tempi piovosi, presso la lana questa quantità sale facilmente sino al 18 per 100, senza che ancora si possa scoprire una reale umidità sopra di essa da chi non è esperto conoscitore in questa materia.

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