Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il Plutarco femminile

217968
Pietro Fanfano 1 occorrenze
  • 1893
  • Paolo Carrara Editore
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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L' Arcadia era una regione dell' antica Grecia, abbondantissima di pascoli, ed i cui abitanti, chiamati Arcadi, erano famosi per cantare di poesia, come fanno adesso anche tra noi molti popolani. I Greci per altro, che le loro cose magnificavano ampollosamente, celebravano questo poeteggiare per un miracolo; e Arcadia ed Arcadi simboleggiava per essi la eccellenza del poetar pastorale. Da questa Arcadia per tanto si prese il titolo di una Accademia poetica, fondata in Roma verso la fine del seicento, col savio proposito di combattere le pazzie e i vaneggiamenti poetici del Marini e dei suoi seguaci, che si conoscono col nome di Secentisti, studiandosi di richiamare la poesia alla forma schietta de' classici. Ma spesse volte, fuggendo ma vizio, chi non è molto accorto dà in uno peggiore; e così quella Accademia riuscì a screditare il Marini e suoi seguaci; ma cadde ella poi in tali fanciullaggini, che gli valsero gli scherni e le beffe di parecchi valentuomini. I luoghi ove si adunavano si chiamavano Boschi, o Selve; i vari collegi Serbatoj; i colleghi Pastori, e Pastorelle le accademichesse: ciascuno pigliava un nome accattato pedantescamente dal greco, e poeticamente si chiamavano tutti per i nomi pastorali di Teocrito e di Virgilio, cioè Menalca, Tirsi, Titiro; e le donne Clori, Nice e simili: generalmente cantavano d' amore; ma così freddamente, e così sdolcinatamente che era una morte. Chi sapeva accozzare quattordici versi rimati era poeta, si creava pastore d'Arcadia, e si portava alle stelle; molte donne si eleggevano per colleghe, e si chiamavano esse Pastorelle, come Pastori si chiamavano i colleghi. A lungo giuoco per altro stancarono tutti: il nome di Arcade divenne nome quasi di scherno; e finalmente gli frustò così maledettamente il Baretti, che diede loro l' ultimo crollo. Non che l' accademia di Arcadia morisse, no; ma si riordinò per modo che, tuttora vivente, è adesso ordinata all' incremento dei buoni studj, e niuno or la dispregia. Non altro occorre dir qui dell' Arcadia e dei suoi pastori e pastorelle; nè credo che altro si curino di saperne queste signorine." Le signorine assentirono; ed allora il maestro ripigliò: "Ora vorrei fare, io, per semplice curiosità, una domanda alla gentil signora Fulvia. "Eccomi tutta orecchie a udire il suo desiderio, rispose la Fulvia; così potessi saperle rispondere in modo conveniente... "Ella ricordò per cosa mirabile che la Baitellioro e la Fenaroli non si astrassero fra loro, ma si conservassero amicissime fino alla morte. Parrebbe dunque che ella credesse, le donne essere invidiose ed astiose l' una dei pregj e delle virtù dell'altra. "Sicuro che lo credo, replicò subito la Fulvia..." Ma qui la interruppe la direttrice con queste gravi parole: "Signorina, non istà bene a una fanciulla così giovane il gettare in faccia al nostro sesso un insulto in questo modo; e biasimare acerbamente tutte le donne per il peccato di poche; è vero pur troppo che parecchie donne sono astiose e queste sono da condannarsi con ogni più acerba parola; ma le così fatte sono quelle che hanno il cervello leggero, che mancano di educazione, e che sono cattive di cuore. Se con qualcuna di esse ha che fare una donna ben creata ed istruita, l' astio e l' invidia nasce subito e fierissima; nè nasce solo, anche tra le loro pari, per i pregj morali o della istruzione; ma per un abito, per una acconciatura, per un braccialetto, per un par d' orecchini, o per qualunque altro degli ornamenti e giojelli e ciondoli, dei quali, dirò, si addobbano, piuttosto che si adornano le donne vane e di poco cervello, le quali stimano più senza dubbio un ricco ed elegante abbigliamento che tutte le più belle virtù delle donne prese insieme. Queste cotali per altro non sono la maggior parte del nostro sesso; e tra per lo scherno che se ne fa da tutta la gente di senno, e per la educazione femminile, che sempre va migliorando, il loro numero diventerà ogni giorno minore, e quelle poche che rimarranno saranno additate per bizzarre eccezioni, da pigliarne materia di spasso e di riso; come ho veduto io con questi occhi essersi già cominciato a fare, perchè, trovandomi sere sono in una signorile conversazione, dove era una signora addobbata esageratamente, e che del suo addobbo si pavoneggiava nel modo più svenevole, tutti coloro ai quali ella si pensava di dover piacere, tutti la schernivano celatamente, e ridevano alle sue spalle. Mi basti di ciò: adesso voglio pregar di una cosa la signorina Rosina, alla quale tocca la lettura, quest' altra domenica. "Eccomi qua per servirla." "Nel semestre passato mi uscì di mente una celebre dama fiorentina, della quale volentieri avrei dato a fare la vita; e vorrei adesso riparare sbaglio, tornando un par di secoli addietro. Lei, signorina, che studia così volentieri, ed è così pronta di ingegno, vorrebbe, scambio della vita che lo tocca a fare, far quest' altra? Vedrà che è una donna secondo il suo genio. "La ubbidirò con tutto il cuore. "Allora non le rincresca il venire un poco di là con me, che le darà il nome di questa illustre donna, ed il libro da cui ne possa, attinger notizie." E qui, licenziate le altre signorine ella e la signora Rosina andarono nella stanza, dov' ora una piccola libreria, a preparar materia per la lettura di domenica prossima.

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