Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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Fisiologia dell'uomo sulle Alpi: studii fatti sul Monte Rosa

435156
Angelo Mosso 4 occorrenze
  • 1897
  • Fratelli Treves Editori
  • Milano
  • fisiologia
  • UNIPIEMONTE
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L'avevo di peso alla cintura, poichè mi occorrevano le due mani per trattenere me e lui servendomi degli appigli rocciosi, fortunatamente solidi e abbondanti delle pareti laterali del camino. Scendemmo così con precauzione un 50 metri; a un tratto io, che in quel momento scendevo di fianco, sentii mancare la tensione della corda e volgendomi vidi Alfonso carponi, quasi coricato, che annaspava colle mani nella neve. Lo chiamai senza risultato, mi slegai fissando il capo della corda a uno spuntone di roccia, e scesi rapidamente fino a lui. Era inconscio, con respiro lento, polso piccolo e rapido. Dovevano essere le 10 antimeridiane. Gli feci il massaggio con neve, mezzo istupidito dalla fatalità che s'era legata a noi. Dopo circa un'ora morì tranquillamente, senza scosse, con un rallentarsi progressivo del respiro, mentre il polso si faceva più piccolo e rapido. Mi sentivo esausto, e risalii quasi subito fino alla cresta donde in mezz'ora raggiunsi il sentiero."

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Intorno all'occhio dove la pelle è sottile e le vene sono più abbondanti, compare un cerchio azzurro. Qualunque eccesso esaurisca il sistema nervoso, produce il medesimo effetto. Anche le ascensioni danno un livido intorno all'occhio in molti alpinisti. Una dilatazione delle vene caratteristica, è quella che dà il color azzurro della pelle nei geloni. Nelle forme gravi di congelazione, il colore turchiniccio della pelle è dovuto ad un'alterazione dei vasi. Anche un pizzicotto lascia un color di piombo sulla pelle, se la pressione meccanica sui vasi sanguigni fu troppo forte. Quando mettiamo semplicemente le mani nell'acqua calda e, dopo che sono arrossate, le tuffiamo nell'acqua ghiacciata, compare nelle dita un color violetto simile a quello che ciascuno ha provato d'inverno e sulle Alpi per azione del freddo. Le piccole arterie si contraggono e nei capillari e nelle piccole vene, dove mancano le fibre muscolari per contrarsi, il sangue rimane stagnante, od almeno ingorgato, perde poco per volta il suo ossigeno e la pelle diventa violetta. Tale è l'origine della cianosi cagionata dal freddo. Così succede pure nella febbre quando vediamo che le mani e la faccia sono azzurrognole nel brivido.

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., ha mostrato che i raggi violetti, nella luce del sole, sono più abbondanti, e su questo argomento si fecero degli studi anche sulle montagne dell'America. Le fotografie dello spettro, o per servirmi di una parola più bella, le fotografie dell'arcobaleno, sono visibilmente diverse quelle che vengono fatte sulle Alpi da quelle che si fanno nella pianura.

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A questo fenomeno delle emorragie avevano dato molto importanza gli scrittori, perchè veniva in appoggio delle vecchie dottrine intorno alla fisiologia dell'uomo sulle Alpi. In base alle mie osservazioni non posso dire che le emorragie siano più frequenti. Accenno solo il fatto e ne parlerò più a lungo in seguito. Le emorragie ricordate spesso dai viaggiatori non sono mai tanto abbondanti, quanto dovrebbero essere se fossero prodotte da una causa fisica. Esse dipendono, come disse PayotA. Payot, Du mal des montagnes. Thèse. Faculté de médecine de Paris, 1881, pag. 63., da una congestione passiva. Il color venoso della pelle dimostra che il sangue circola male, i vasi si sfiancano e possono rompersi più facilmente: ma questo è un fenomeno abbastanza raro che non dipende dalla pressione diminuita, la quale agisca localmente aspirando il sangue, e tanto meno dalla palpitazione del cuore che alcuni credono possa rompere i vasi sanguigni per mezzo di un polso troppo forte.

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