Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbondantemente

Numero di risultati: 2 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

189053
Pitigrilli (Dino Segre) 2 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Se agli uomini molto vecchi fa piacere sentir parlare di quelli che hanno oltrepassato abbondantemente il secolo, alle mature signore che furono belle parlerai di Ninon de Lenclos che alla sua (della signora alla quale stai parlando) età fece di un astronomo, Huyghens, un poeta, e si rifiutò per tre giorni al canonico de Châteauneuf, per dirgli di sì il giorno in cui lei compiva settant'anni. A darle ragione, o a tacere davanti al suo pessimismo e alle sue nuvole nere, ti metti nelle condizioni di quel giovanotto precocemente filosofo, che ebbe il malgarbo di ascoltare, senza interromperla, una signora che si lagnava della propria decadenza. - Eh, signora - le disse - non si può essere ed essere stata. - Sì, giovanotto - rispose la vecchia signora - si può essere stato un villanzone e continuare ad esserlo.

Pagina 253

Se desidera fare carriera, lecchi, insalivandolo abbondantemente, il dorso del foglio protocollo, e mettendosi bene in vista davanti al suo capo ufficio. Ma il giorno che potrà sganciarsi da questa schiavitù, si ribelli spettacolarmente. Non prima, e se non è sicuro di trovare da vivere nelle vie laterali, se non ha raggiunto la certezza di essere un individuo al di sopra della mediocrità. Il poeta Enrico Heine, morto cento anni fa, aveva uno zio, Salomone Heine, ricchissimo banchiere in Amburgo. Sogno di costui sarebbe stato che il giovane Enrico, invece di scrivere frasi e versi, cose inafferrabili e inconcludenti, si fosse dedicato agli affari, ai numeri e alla banca. Ma Enrico preferiva vivere da artista, tanto che Thiers disse di lui: «Quel tedesco è il francese più spiritoso che ho conosciuto in vita mia». Alla morte dello zio banchiere, Enrico Heine fu convocato con altri parenti nello studio del notaio, il quale gli comunicò che il compianto zio gli lasciava appena sedicimila franchi. - Io pago oggi una quindicina di milioni il diritto definitivo di essere poeta - commentò Enrico Heine - e trovo che non è caro. Il fare o il non fare le stupidaggini che fanno tutti gli altri, il dire o il non dire le sciocchezze che dicono tutti, il parlare come tutti o l'esprimersi in modo diverso deriva dalla vostra disposizione a pagare, come il poeta ebreo-tedesco-parigino, una tassa di lusso di quindici milioni-oro su buon gusto e sull'intelligenza. Il galateo è una codificazione di leggi e di consuetudini Per ribellarsi alla legge bisogna essere intellettualmente e moralmente al di sopra della legge. Oppure essere in grado di fare un colpo di stato. Se siete il solito individuo che vuol vivere e morire tranquillo, sposare la figlia del droghiere, andare d'accordo col farmacista framassone e col rettore dei Salesiani, se siete di quei cattolici domenicali che nel momento dell'elevazione si mettono in ginocchio, ma con una mezza natica appoggiata al sedile, in questo caso non teniate nessun conto dei miei consigli di ribellione, e nelle circostanze più insulse della vita regolatevi insulsamente come gli altri. Non sbaglierete mai. La gente dirà che «sapete vivere». E ha ragione. Il non saper vivere è sinonimo di suicidarsi. E io vi auguro cento anni felici. FINE DEL GALATEO

Pagina 342

Cerca

Modifica ricerca