Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'angelo in famiglia

182666
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Essi molto facilmente non saranno perfetti, ma Dio solo ha il diritto di sindacarli, di condannarli, perchè solo ha il volere e il potere di premiare abbondantemente le loro virtù ed i loro sacrificj. Oh! tu riverisci il padre tuo e la madre tua, poichè sulla loro fronte risplende l'autorità stessa di Dio, di quel Dio che ha voluto darti la vita per loro mezzo, che li ha incaricati del tuo allevamento, della tua educazione, ed ha loro scolpito nel cuore un affetto tenerissimo per te, affetto che li porta a sagrificarsi continuamente pel tuo bene. Ma la riverenza che tu porti ai tuoi genitori non dev'essere sterile; essa dev'essere mossa, accompagnata, indivisibile da un grande amore, da un amore che trae le sue fiamme dal cuore stesso del Dio di amore, da un amore che genera un'obbedienza pronta, cieca e costante. Questo io credo sia il punto più difficile, poichè quanto al rifiutare riverenza ed affetto ai genitori, questa è fortunatamente la triste prerogativa di non molti figli snaturati che tu non sei davvero tentata ad imitare. Pure l'obbedienza, che spontaneamente dovrebbe scaturire dalla riverenza e dall'affetto, come acqua dal fonte, pure l'obbedienza ci costa fatica, e tu pure, non vale dissimularlo, talora sei tarda, curiosa, instabile. Da che mai proviene questo strano disordine? Proviene, a mio credere non tanto dalla pervicacia del volere, quanto dalla debolezza nostra, da quella debolezza che ci fa ripetere col poeta: E veggio il meglio ed al peggior m'appiglio. Di solito l'obbedienza dovuta ai genitori è strettamente legata all'obbedienza della legge divina, poichè ordinariamente essi ci ordinano quello che Dio vuole da noi, ed essi non sono se non uno strumento, vorrei quasi dire, un portavoce della parola stessa del Signore. Ed allora perchè vorremo noi rifiutarci ad obbedire subito senza indugio, senza esame, e sempre? Molte volte invece gli ordini paterni ci appajono nudi nudi e privi d'ogni autorità superna; pure se apertamente non sono contrarj alla legge del Signore, nel qual caso noi siamo tenuti ad obbedire il Padre del cielo, perchè oltre che Egli è Padre a noi ed al padre nostro, è altresì nostro Creatore e Maestro e Sovrano; tranne questo caso difficile molto e molto raro, noi siamo tenute ad obbedire gli ordini paterni prontamente, cecamente, costantemente. Se la tua mamma ti comanda di coricarti o di levarti per tempo, di uscire o di restar in casa, di lavorare o di studiare, di fare questa o quella cosa, tu dai prova d'un amor molto fiacco se obbedisci lentamente, o di malavoglia, e la tua mamma sgradisce il servizio tuo e tanto più lo sgradisce se oltre la proroga che ti prendi in renderglielo, gliene domandi il perchè. Non è più obbedienza quando si conosce la ragione per cui ci viene ordinata una cosa; od almeno è un'obbedienza di second'ordine, un'obbedienza poco meritoria. Se la mamma ti proibisce di stringere confidenza con quell'amica, di parlare con quell'altra, certamente essa ha le sue buone ragioni che prudenza e carità le impediscono di comunicarti, e se anche te le comunicasse tu non le comprenderesti, perchè giovane ed inesperta. Credilo, la tua stessa convenienza t'insegna ad obbedire senza sottoporre ad esame l'ordine che ti viene impartito, e t'impegna ad obbedire sempre, oggi come jeri, domani come oggi. Un giorno tu stessa potresti diventar madre pur restando figliuola, e come potrai pretendere un'obbedienza maggiore di quella che tu presterai alla madre tua? Siamo all'ultimo dovere che ti obbliga inverso i tuoi genitori; ultimo di posto, ma non ultimo d'importanza. Esso è il soccorso. Sì, noi dobbiamo loro soccorso di consiglio, d'opera e di preghiera, lo dobbiamo se buoni o se cattivi, lo dobbiamo se le nostre membra hanno il vigore della giovinezza, o se sono intorpidite dal peso degli anni. Se il padre o la madre nostra per qualche circostanza hanno d'uopo del tuo consiglio, tu devi tenerti altamente onorata nel prestarglielo, e devi porre ogni studio perchè la tua parola non suoni rimprovero o mortificazione, ma riverenza ed affetto; quantunque la natura istessa del consiglio che devi prestare renda evidente la superiorità delle tue cognizioni, del tuo ingegno, o della tua esperienza, se tu pensi che Dio tutto ti ha procurato col loro mezzo, ti sarà facile farne ridondare ad essi, dopo che al Signore, quel merito qualsiasi che tu ne puoi avere. Così facendo non farai pagar caro l'ajuto tuo, chè se ad esso fosse unita una dose anche minima di orgoglio, anzichè ajuto, il tuo sarebbe un peso. Già ti ho dato un cenno essere tuo debito ajutare i tuoi genitori a liberarsi dai loro difetti; ora aggiungo che devi adoperare ogni mezzo per riconciliarli con Dio, se sventuratamente gli fossero nemici, e che prima di tutto devi predicar loro col tuo esempio, col tuo affetto, colla tua annegazione. Se tu hai la grande ventura di prestare le ultime cure al padre o alla madre tua, non ti contentare di procurar loro una o molte infermiere, pochi o molti comodi; ma tu stessa, fossi tu pure una principessa od una regina, presta loro tu stessa i servigi più umili e più faticosi per quanto il comportino la tua salute e la tua complessione, chè il tuo grado e la tua dignità, benchè altissimi, non ne patiranno nocumento od alterazione di sorta. Se il tuo fisico soverchiamente delicato ti toglie e ti impedisce l'adempimento di questo dovere 22 osservane almeno lo spirito, facendo tutto quanto ti è dato di poter fare. Ma oltre a quest'obbligo di materiale soccorso, ve n'ha uno di ben maggiore importanza, che ha di mira direttamente l'anima. Se i tuoi genitori, o qualunque altro di tua famiglia ammala gravemente, tu sei strettamente tenuta a procurar loro i conforti religiosi, senza attendere che l'agonia togliendo loro il possesso della vita, tolga insieme la serenità della mente indispensabile a prepararsi al grande passaggio. Molte persone soverchiamente delicate, temono di accelerare la morte delle persone carissime, coll' avvicinare al loro letto il Ministro di Dio. Temono di spaventarle; ma perchè non temono di mandarle per il loro stesso timore dritte dritte all'Inferno, oppure a giacere lungamente in Purgatorio? Insensate, snaturate! Non vedete che la vita sfugge, che un'ora od un giorno di più o di meno non aggiunge o diminuisce che un'ora od un giorno di cruccio e di tormento? Non vedete, non sapete che l'altra vita dura eternamente, e che dipende da voi chiamare a quel letto un prete il quale ha la rappresentanza e la potestà stessa di Dio, e che in suo nome potrà dire con verità, come Gesù alla Maddalena:Va, ti sono rimessi tuoi peccati? E poi non è, credilo, non è proprio vero che il confessore e la confessione abbrevino la vita; jeri stesso io ho sospeso lo scrivere per correre al letto di una signora mia conoscente che, repentinamente sorpresa dalla malattia, si trovava a fil di vita. I figli tutti volarono a quel letto, ma non tutti con uno stesso pensiero, perchè non tutti informati allo spirito di Dio. Una figlia, madre essa pure, gracile di fibre, ma forte di virtù, mandò tosto pel prete, il quale venne subito e ad onta che altri figli, liberi pensatori, vedessero di mal occhio la sua visita, la confessò e la riconciliò col Signore. Non si spaventò quella signora, benchè non molto usa alla Chiesa ed ai Sacramenti; no non si spaventò, nè è morta per le premure religiose della buona figliuola, chè anzi avendo tranquillato il suo cuore, e perdonato e chiesto perdono agli offensori ed agli offesi, superò la crisi del male, ed oggi migliorata di molto, ci lascia tutti nella speranza di una pronta guarigione. Ci resta ora a parlare del soccorso materiale e pecuniario da noi dovuto ai genitori nostri, e questo si può dire in poche parole, poichè ognuno di leggieri ne comprende l'importanza. Se essi si trovassero bisognosi ed affamati, e noi avessimo un pane, dimmi non saremmo noi obbligate a dividerlo con essi? Se poi noi ci trovassimo in condizione molto diversa dalla loro, noi non dovremmo pur mai vergognarci dei nostri genitori, ma dovremmo fare ogni sforzo perchè la loro condizione fosse il più possibilmente migliorata, secondo almeno il loro stato. Per quei figli che disprezzano o lasciano languire nella miseria i genitori, nei loro vecchi anni, mentre ne li potrebbero sollevare, sono terribili i flagelli minacciati dal Signore, e desolata quella generazione sulla quale è piombata, in un'epoca anche lontana, la maledizione paterna!... Ma scusami, io aveva un momento dimenticato che parlo ad una figlia modello, ed ho commesso l'indiscrezione di conturbare il tuo sguardo con uno spettacolo d'orrore. Tu invocherai, tu attirerai sul tuo capo e sul capo di tutti quanti verranno dalla tua famiglia la paterna benedizione, perchè dopo d'avere onorato il padre e la madre tua colla riverenza e coll'affetto, coll'obbedienza e col soccorso materiale e spirituale, sempre sempre li ajuterai colla preghiera, con quel profumo che partendo dal cuore s'innalza a Dio per presentargli le necessità proprie e le altrui. Sì, sì, la preghiera tu la leverai calorosa e costante specialmente pei tuoi genitori, affinchè, se vivi, si facciano o si mantengano fedeli al loro Signore, e, se morti, il perdono, la pace e la gioja sempiterna del Paradiso li accolga e li investa per tutta la beata eternità. Se tu sarai una figlia riverente, obbediente, soccorrevole, io ti predico le più elette benedizioni da quel Gesù che nella sua vita mortale insegnò coll'esempio e colla parola come si rispetti, si obbedisca, si soccorra chi ci ha dato la vita del corpo. Egli era Dio, e si fece obbediente a Maria ed a Giuseppe, il quale neppure era padre, ma solo ne fungeva le veci; e tu ed io crederemo di troppo umiliarci col prestare il nostro ossequio e la nostra devozione al padre ed alla madre nostri od a coloro che li rappresentano?...

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