Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il Plutarco femminile

217199
Pietro Fanfano 2 occorrenze
  • 1893
  • Paolo Carrara Editore
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Al libro ho aggiunto un indice assai abbondante di tutte le materie che in esso si trattano: e come qua e là, alle giovanette che volta per volta leggono le Vite, metton loro sulle labbra dei modi e delle voci, o errate, o barbaro o improprie, per dare occasione al maestro e alla direttrice di correggerle, e proporre in lor vece le buone e proprie, così acciocchè le fanciulle che leggeranno sieno di primo tratto avvertite dell'errore, quei modi e quelle voci lo troveranno scritte in corsivo. Non ispendo più parole intorno a questa mia opericciuola, alla quale non desidero altro, guiderdone che il saperla bene accetta alle buone madri ed a' buoni istitutori; o almeno il sapere che esse ed valutano tanto o quanto la buona intenzione che ho avuto nel comporla. Pietro Fanfani.

E levato il suo quadernetto dalla borsa, lesse: "Oggi non ho alle mani argomento così abbondante come quando scrissi, per leggerla qui a voi altre, la vita della Vittoria Colonna; ma tuttavia anche la Camilla Fenaroli, di cui oggi debbo parlarvi, non è indegna di essere ricordata e proposta ad esempio. La Colonna era marchesa e nobilissima: contessa e nobilissima fu la Camilla, come quella che fu la della illustre e antica casa Solano di Asti, in Piemonte, benchè ella nascesse in Brescia. Da giovanetta non dava punto segni di dover riuscire quell' ingegno ricco e vivace che poi riuscì: aveva per altro molto brio, con una accesissima immaginazione; e però si buttò con ardore alla lettura dei romanzi. Non indugiò molto per altro ad accorgersi quanto simili letture fossero pestilente veleno al cuore ed allo spirito; e però, dato un calcio a' romanzieri, si volse a' poeti classici, la lettura assidua de' quali accese in lei il fuoco poetico, che diede lucida fiamma quando essa, andata sposa del conte Ottavio Fenaroli, potè comparire nel mondo, e fare apprezzare le rare sue doti. Nel comporre ella studiava alla perfezione: amava appassionatamente lo studio, e la lettura de' nostri grandi scrittori; ma non dimenticò mai di esser donna, moglie, madre; dacchè il marito amava e riveriva come ogni buona e geni il moglie dee fare: i figliuoli allevò ed educò da sè, usando con essi ogni più amorosa cura; da sè attese al governo della famiglia. Venuta in età, matura, si volse a studj più gravi, coltivando di preferenza la filosofia, massimamente la metafisica; e quanti allora tale scienza professavano, tanti la reputavano in quella eccellente, e con lei ne conferivano le più alte speculazioni. Pervenuta quasi alla estrema vecchiezza, morì istantaneamente verso la fine del secolo passato. "Ecco le notizie da me potute raccogliere sopra questa valente donna: se esse sono scarse, datene la colpa ai tempi procellosi che alla sua morte correvano, ne' quali a poco più si attendeva da ciascuno che alle cose di guerra e di politica; e molti libri, e molte carte andarono disperse: a me poi date tutta quanta la colpa, se questo mio discorso è così disadorno e mal composto." Tutte le compagne applaudirono, dicendo anche amorevoli parole alla Laurina: dopo di ciò la direttrice disse con solenne gravità: "La vita della Fenaroli, scritta e detta con molto garbo dalla signora Laurina, è un poco asciutta di notizie; ma però contiene un efficacissimo ammaestramento per tutte le gentili fanciulle. Nella prima sua gioventù quella valente donna si perdeva nel leggere i romanzi; ma come Dio le aveva dato buon senno, conobbe da sè medesima quanto era pericolosa lettura sì fatta: l' abbandonò in tempo da non sentirne verun effetto: e si volse animosamente ai buoni studj. Vorrei adunque che a tutte le fanciulle d' Italia fosse noto questo fatto della buona Camilla, e che tutte ne prendessero stimolo ad imitarla: dico tutte, e dovevo dire tutte quelle che impazzano dietro a' romanzi, le quali per altro sono un numero quasi infinito. Lo credano, signorine, non ci ha lettura più velenosa di certi romanzi che tanto allettano le giovani menti: il loro veleno poi è di tanto più pericoloso quanto nel primo gusto è dolcissimo ma uccide, o almeno altera e guasta così il cuore e la mente, che anche gli animi più ben disposti naturalmente, ne divengono una cosa compassionevole, e spesso ridicola. In quei libri sono generalmente ritratte le più ardenti, le più feroci passioni; e vi sono trattate anche esageratamente, con tutti i più strani e lusinghevoli casi di esse: amori scandalosi ed osceni: orribili vendette: fatti spaventosamente feroci: esempj di gravi delitti riusciti a buon fine: dispregio di ogni cosa Rosa Govona Parte II - X più santa e più reverenda: scherno di ogni principio morale: lusingata ogni più rea passione. Come dee fare, chi si nutrisce di questa roba, a non guastarsi e divenir pazzo o cattivo? Io parlo qui a signorine, e non è dicevole che a voi dica apertamente tutte le parti brutte delle lettrici di romanzi: vi leggerò nondimeno il ritratto che di una delle cosi fatte scrisse Giuseppe Manzoni nella sua operetta Ritratti critici. Ecco qui: "Matilde immagina gli eroi come possono essere, non come sono: vorrebbe che gli eventi, e le persone del mondo, succedessero, pensassero, operassero secondo la sua strana fantasia. Niuno è, secondo lei, fedele in amore, niuno è veramente valoroso. Non c'è donna bella, che a lei paja un' arpia; nè savia, che non la reputi sciocchissima. Niente cura, tutto disprezza: però tratta ciascuno con tale cortesia e gentilezza affettata, che stomaca. Ghigna, sorride, loda, ammira, fa carezze svenevolmente: è cascante di vezzi: pensa ed opera diversamente da chichessia; i suoi pensieri tendono al sublime; le sue parole sono scelte, e contengono sentenze da oracoli. I savj la dileggiano: vorrebbe acquistare naturalezza, e domandò a me il modo. "Io le risposi Bruciate tutti i Romanzi. "Questo scrittore ha toccato solo la parte ridicola; ma quanto ci resta da dire per l' altra parte dolorosa e dannosa? ... Basta, loro son savie e bene educate: sarà assai l' aver loro accennato il pericolo: e non dubito che lo sapranno fuggire." "Signora direttrice, disse qui la Bettina, ella ha parlato di alcuni romanzi: ma dunque vuol dire che non tutti sono pericolosi." "Ho detto alcuni a bello studio; e, se ella o qualcun' altra non mi avesse domandato nulla, io stessa avrei detto altre parole sulla materia dei romanzi. Dico loro per tanto che a' giorni nostri alcuni valentuomini, vedendo che la gente si volgeva alla lettura di tali libri pericolosi, e conoscendo che ogni argomento sarebbe stato vano a distogliernela; che fecero? " Scriviamo, dissero, de' romanzi anche noi; ma scriviamoli in modo che il buon costume non se ne vergogni: che non accendano a ree ed eccessive passioni, ma a nobili e temperate: che al diletto uniscano anche la istruzione; e così a poco per volta, se non tutti, molti almeno si volgeranno a leggere questi nostri, piuttosto che quegli altri." E così fecero: e così, primo Alessandro Manzoni scrisse quel suo mirabile racconto de' Promessi Sposi, e poi vennero il Grossi col Marco Visconti, il Canta con la Margherita Pusterla, il D' Azeglio con l' Ettore Fieramosca e col Nicolò de Lapi, lasciando stare altri minori, che pur seguitarono quel modo. I loro Romanzi dunque io intendo di non confondere con gli altri da me fieramente biasimati: e quelli credo che qualunque onesta e ben creata fanciulla gli possa leggere senza pericolo."

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