Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La Stampa

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AA. VV. 2 occorrenze

I tempi della pesca abbondante sono lontani. Intorno soltanto malinconia, torpore e disperazione. Perfino il sindaco ha levalo le tende. Ma qualcosa sta per cambiare: un'azienda potrebbe aprire uno stabilimento a pano che nella comunità vi sia un dottore. [Nazionale]

Poi, frullato il suo successo sino a fame schiuma abbondante di reportage, Alessandria con la sua giusta gloria tranquilla venne lasciata evaporare per quattro anni. Tre mesi fa in Turchia è diventata campione del mondo per l'ottava volta e d è stato un primo e piccolo ritorno mediatico sul personaggio. Adesso, se ad Atene lei non vince, diventa ovviamente una traditrice della causa azzurra. Per fortuna che la Sensini ci sa ridere sopra: «Faccio la mia vita di atleta e di donna, mi diverto con lo sport e riesco a non esserne ossessionata. La notorietà stessa mi può servire caso mai per gli sponsor, cioè per ottenere quelle attenzioni economiche che mi permettono di perseguire i miei obiettivi sportivi e non solo». Ha 34 anni e mezzo, il «non solo» è un'esistenza spesso anche borghese a Grosseto - vicino al mare e dentro la Maremma, tanto amore per la vita e attualmente nessun amore importante per un qualche uomo - e le trasferte anche divertenti: ad un certo punto sono state pure le trasferte per l'altro surf, quello senza vela, di pura tavola, di onda, alle Hawaii, fra i professionisti però non mai troppo professionali di uno sport che è anche una filosofia, un'allegria di vita, un'ecologia che uno si ficca dentro e intanto spalma intorno. Nel cinema hollywoodiano si va da «Un mercoledì da leoni» a «Point Break», nei viaggi si va dalla Baja California messicana alla Polinesia francese. Tre sorelle per Alessandra di cui due gemelle, un papà che, negoziante di ceramiche artistiche, ha contagiato al commercio le quattro fighe: le gemelle Irene ed Eleonora hanno a Grosseto un negozio di arredamento, Paola e Alessandra di oggetti da regalo, il nipote Manuel, figlio di Paola, è già forte surfista fra i giovanissimi. Parlando di Alessandra con Alessandra si ha l'impressione di dover enfatizzare in qualche modo una normalità, altrimenti di che si scrive? La sua serenità è rotonda, senza spigoli di revanscismo, senza voghe messianiche di farsi a tutti i costì paladina dello sport pulito, semplice, sano, povero, eccetera. Alessandra non riesce a invidiare nessun calciatore («però tifo forte per la Nazionale»), nessun miliardario di altri sport. Sponsorizzata da una casa automobilista che fa jeep, viaggia dentro tutti gli ottimismi possibili. «Non riesco neanche ad arrabbiarmi un poco quando d'improvviso tutti in Italia giocano a fare i velisti appassionati, fanatizzandosi per la Coppa America. Ci sarebbe da ridere ma anche da piangere per un certo repente buffo sfoggio di competenza, di tifo. Io mi limito a essere contenta perché sempre di attenzioni per la vela si tratta, e poi un anno o l'altro mi scateno anch'io su una barca grossa, magari per una traversata lunga». Tiene a precisare e precisarsi: «Io volevo essere cestista, giocavo pure bene, sono state le mie sorelle surfiste a convincermi a passare al loro sport. Quando smetto con le gare apro una scuola per giovanissimi sulla spiaggia toscana». Il windsurf appare ai Giochi nel 1984, ma per le donne bisogna aspettare: la gara tutta per loro nasce all'olimpismo nel 1992 e Alessandra è settima ai Giochi di Barcellona. La tavola con deriva della classe Mistral è lunga 3,72 metri, la vela è di 7,4 metri quadrati. Ogni atleta ha a disposizione, per dodici regate, una tavola, una vela e basta. Soltanto in caso di accertatissima rottura è permessa una sostituzione. Alessandra Sensini, che ha vinto pure cinque titoli europei e un'infinità di grandi prove internazionali, è notissima nel gran mondo del surf mondiale e adesso lentamente si fa icona della vela italiana: dove i nostri maschietti non vincono da Helsinki 1952, con Straulino e Rode nella classe Star, e dove prima di quella data avevano vinto soltanto una gara poi uscita dal programma, la otto metri mista a Berlino 1936. Se sottoposta a inquisizione mediatica per sapere quanto è straordinariamente normale, lei si descrive anche così: «Leggo abbastanza, specie i legal thrillers. Frequento tutta la musica fuorché l'hard rock, spesso veleggio in cuffia. Se devo cantare con qualcuno in gara, scelgo Robbie Williams». Molto toscana, ha scoperto insospettibili onde valide da surf di pura tavola a Castiglione della Pescala. È fan della bistecca alla fiorentina, ma conosce l'arte povera e la valenza ricca delle frittate. Con tre-quattro dichiarazioni mirate potrebbe farsi quasi diva: ha capelli castano chiari ricci, bruciati dal sole, ha disinvolture di mare e grazie di città. Ma più che andare a un reality show, punta a restare una rappresentante degli atleti nel Consiglio nazionale del Coni. «Il fatto è - dice e intanto sembra che ammetta, riveli, confessi - che lo sport mi piace moltissimo, è il mio grande amore. A giugno mi hanno dato a Roma la fiaccola di Atene. L'ho portata da ultimo tedoforo per l'accensione del tripode a Piazza di Siena, avevo il numero 123, sono pure riuscita a emozionarmi e commuovermi». Nelle regate di Atene, di boa in boa dovrà lottare soprattutto con la neozelandese Kendall, attualmente la sua rivale più forte, «e poi anche contro le francesi emergenti, un'israeliana, un paio di cinesi di Pechino e una cinese di Hong Kong: non so neanche come si scrivono bene i loro nomi, non vorrei doverli imparare leggendo ordini di arrivo per me pesanti». Vincerà lei, e se non vincerà non riterrà imminente la fine del mondo e continuerà ad andare avanti nella vita a vela gonfia.

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