Levi, più che preoccuparsi di formulazioni stilistiche, di esercizi grammaticali e sintattici derivati dal postimpressionismo francese e da Matisse (la mostra dei «Sei» s'era aperta all'insegna di Manet, in ossequio agli insegnamenti di Venturi ed alla predicazione di Persico, ma II suo nume-tutelare era Matisse), scavava dentro la propria anima; e dallo scavo usciva una forma ampia; abbondante, corposa, condotta da una pennellata fluente e grassa.