Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbondano

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Le belle maniere

180235
Francesca Fiorentina 2 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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SPESSO noi con la parola virtù accompagnamo l'idea d'un atto difficile, raro, faticoso; perchè la virtù che maggiormente attira la nostra attenzione è quella in cui abbondano il vistoso e il teatrale. Il soldato che muore sul campo di battaglia con la bandiera stretta al cuore; il pompiere che si getta tra le fiamme per salvare una vecchia o un bambino; il cittadino che affronta la corrente per trarre uno che sta per affogare; la donna che, durante un'epidemia o in tempo di guerra s'arruola nelle file degl'infermieri:ecco le azioni che colpiscono e passano sotto il mome d'eroismi. Se mi fosse permesso un paragone forse poco reverente, io direi che questi fatti stanno ad altri fatti più piccoli ma ugualmente eroici, come le pezze di stoffa, esposte in vetrina alla contemplazione de'passanti, stanno agli scampoli, riposti in un cantucio del negozio, ma spesso più utili perchè costan meno e fan per tutte le borse. E io sto per gli scampoli. Un atto splendido d'ardire e di forza ha un immediato compenso nell'applauso della folla, nella strombazzatura de'giornali, nella più o meno effimera gloria, nell'entusiasmo stesso che accompagna lo scatto spontaneo di chi opera; ma quante altre azioni che si compiono nel silenzio e nell'oscurità, talvolta nella tristezza, richiedono un sacrifizio di sè più difficile perchè più lento, più duro perchè più tenace, più triste perchè più valutato. In un raccontino, che molte antologie accolgono perchè assai morale, s'addita come prova di grande abnegazione l'aver salvato un nemico addormentato sull'orlo d'un precipizio: azione grande e meritoria, ma inferiore a cert'altre che, pur essendo sotto gli occhi di tutti noi, spesso ci sfuggono perchè al bene che c'è attorno troppo facilmente ci adattiamo come a un morbido cuscino su cui ci appoggiamo e del cui beneficio non ci accorgiamo che quand'esso viene a mancare. Chi di noi non ha una sorella, una madre, una zia che compia serenamente, semplicemente, un'azione sublime in ogni gesto, in ogni sguardo, in ogni parola, perfino in ogni silenzio? Sicuro! Mordersi le labbra per non lasciarne sfuggire una maligna frase che le solletica; dare un conforto agli altri quando noi ne avremmo un bisogno più prepotente; rivolger uno sguardo benevolo a chi ci ha offeso; toccare qualcosa che ci repugna; nascondere la ribellione, la stizza, tavolta lo schifo; dir di no a un nostro vivo desiderio per fare ad altri un dono utile o caro; sopportare cortesemente la compagnia d'una persona antipatica o il borbottio d'una vecchia bisbetica; rinunziare a una passeggiata, a un divertimento per trattenersi al letto d'un malato; vincere la repugnanza per accostarsi a una piaga; superare un nostro capriccio; riescire ad amare chi poco fa si odiava: ecco la serie delle piccole virtù, che non ha fine, perchè non si può finire mai d'esser buoni, se si vuole che la bontà abbia merito presso la nostra coscienza e presso Dio. Le grandi virtù sono come gli abiti che s'indossano i giorni di festa, per un battesimo o un matrimonio, ma che poi si ripongono nell'armadio, e neppur si fa conto d'averli; le piccole virtù sono simili a que'vestitucci modesti e lindi che van bene al mattino come alla sera, per la spesa e per la scuola, e anche per una visituccia a una persona di confidenza:a que' vestitucci di cui si dice con sodisfazione, guardandoli teneramente: "Che buon uso m'ha fatto! "E non ci si risolve mai a metterli in disparte. E ora pensate, figliole, che il galateo - quale ho preteso di consigliarvi finora - non è che l'insieme di tutte queste piccole virtu perchè tale galateo non è che la pratica del rispetto dovuto a noi e agli altri, perchè la trascuranza di esso nasce per lo più dall'egoismo che ci fa operare come se gli altri non esistessero, perchè chi segue letteralmente il galateo senza intenderne l'intimo significato, senza nutrire i sentimenti di gentilezza vera, di compatimento, di benevolenza, di carità in esso racchiusi, ostenta ma non esercita la cortesia e perciò, invece che civile, riesce un impostore.

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Poichè abbondano le opere dedicate alla donna di casa, alla sposa, alla madre, ci voleva il libro delle giovinette che frequentano la scuola, il libro che esponendo la loro vita interiore ed esteriore, si mettesse accanto ad esse a risvegliar pensieri, suggerir considerazioni, proporre giudizii, con una moralità emergente da tutta la tessitura delle notizie, con una eclettica varietà di forme e con un linguaggio italianamente puro. Questo difficile compito venne assunto dall'A. signora fiorentina di nascita e nutrita di buoni studi, conoscitrice amorosa della gioventù alla quale dedica, nella Scuole medie, un po'del tempo lasciatole libero dalla famiglia; il suo nuovissimo «Cercando la via. . . »sarà letto con piacere e con profitto da tutte le giovinette d'Italia, che vi troveranno sapientemente alternate scene della vita e della scuola, pensieri, considerazioni sul costume, novelle, poesie, ecc. La voce del Cuore, Mestre, 1 - 3 - 1915. Di questo libro che meritò una così lusinghiera accoglienza dal pubblico e tanti favorevoli giudizi di persone autorevoli, si è già parlato con lode su questo giornale. Siccome però il bene che esso può fare al cuore ed alla mente di tante fanciulle ci pare grandissimo, sentiamo il bisogno di ricordarlo ancora, raccomandandolo a quelli che possono farlo conoscere e diffonderlo in mezzo alla gioventù femminile. Porta, come motto, sulla copertina i dolci versi di Dante: . . . . e vo movendo intorno le belle mani a farmi una ghirlanda (PURG. XXVII). E una bella ghirlanda si formeranno davvero le giovinette, che sapranno trarre da questo libro, e serbarli gelosamente per la vita, gli insegnamenti buoni e i nobili sentimenti dei quali è così ricco. La forma semplice, elegante e varia, ne rende la lettura oltre che eminentemente efficace per l'educazione, dilettevole e cara. Se dovessimo consigliare un bel dono da offrire ad una fanciulla non esiteremmo a consigliare Cercando la via. Giornale di Parma, 8 - 4 - 916. E un buon libro, scritto con alto intelletto di amore. Si direbbe di una mamma, tanto vibra in tutte le pagine di quella tenerezza sollecita di affetto che solo sa dare il fatto della maternità. E la vita di un anno, vissuta con giovinette che frequentano le scuole superiori. La scrittrice entra con loro nella classe, nel collegio, le accompagna nella strada fra la casa e la scuola, per sentirne, provarne le ansie e le speranze, per godere di qualche loro virtù per sorprendere qualche loro difettuccio, e, con loro, cercare il mezzo di corregerlo. Per farsi vedere di buon occhio racconta anche qualche novella; novelle di fattura squisita, piene di una sincerità amabile e delicata. Cercando la via. . . è uno di quei libri che hanno tutto l'interesse di un piccolo romanzo, e la utilità di un trattato di educazione. Non alla vita fantastica che seguono tante, la scrittrice vuol preparare le giovinette:ma alla reale, a quella vita che è dovere. Libertà, Sassari, - 10 - 4 - 1915.

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