È logico che i tifosi abbocchino. È naturale che, perso per perso, anche un Gaucci possa diventare, a Napoli come a Catania, una sorta di angelo salvatore e vendicatore. Che si urli Carraro vattene (si può discutere, ma non a temperature così faziose) e i politici locali s'impossessino dell'evento per trasformarlo in uno strumento ricattatorio contro tutti, Berlusconi incluso. L'epilogo del 2003 ripescaggi vergognosi, B allargata aiuta a sperare nel peggio, che coincide sempre più, nelle piazze, con il meno peggio. Arbitrato Coni e Tar del Lazio hanno bocciato le trovate gaucciane? Come non detto: si va al consiglio di Stato, le spalle coperte dal «fuoco» amico. Parlare di autonomia dello sport è come parlare di archeologia, eppure la battaglia va combattuta, oggi più che mai, nella speranza che qualcuno rinsavisca. Se ci siamo ridotti cosi in basso, le responsabilità principali vanno suddivise fra i dirigenti e l'accelerazione che il business ha impresso allo sport, dall'economia al doping, con il rischio di risarcimenti milionari in sede civile. Giovedì si riunisce il consiglio federale. Mi auguro che non getti la spugna: e questo, non già per mania di persecuzione nei confronti dei napoletani feriti, e da Gaucci sciaguratamente vellicati, ma perché non si può e non si deve tollerare l'ennesima invasione. Napoli pensi alla Fiorentina, che Della Valle ha raccolto in C2 e rifondato da cima a fondo. Non risulta che, all'atto della cancellazione, i fiorentini abbiano messo a ferro e fuoco la città. Possibile che le manette di Pieroni non insegnino nulla? Sfortunato quel Paese in cui un Gaucci può così tanto, e impunemente (per ora). Già oggi, nel frattempo, il procuratore federale Emidio Frascione dovrebbe far scattare i deferimenti nell'ambito del processo sul calcio-scommesse. Si salvi chi può. Detto che ogni posizione va scrupolosamente vagliata, per separare il groviglio di battute e sparate dalle effettive manovre di combine, la gente non invoca la forca, pretende sentenze serie, capaci, non dico di ridare credibilità al sistema, sarebbe il massimo, ma di non sbriciolarne i resti, sarebbe il minimo.
Accademia della crusca
