Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abboccato

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Lo stralisco

208456
Piumini, Roberto 1 occorrenze
  • 1995
  • Einaudi
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Avevano abboccato, con frenetica fame, alle esche appena gettate: con loro Gasparon, cuoco e carpentiere, svelto chioggiotto dai capelli rossi, avrebbe variato il pasto dell'equipaggio e del viaggiatore, risparmiando gallette e carne secca per il resto della lunga navigazione. A prua, con la faccia magra dritta a Sud-Est, sedeva l'unico non marinaio di bordo: il veneziano Gentile Bellini. A tre giorni dalla partenza, ormai a Sud delle isole dalmate, non aveva rinunciato a salire sul ponte prima dell'alba per godersi ogni istante degli eventi di luce che trasformano, sul mare, la notte in giorno. Con curioso rispetto i marinai della Santo Paolo spiavano da poppa la sua concentrazione silenziosa, e si scambiavano smorfie di timido scherno, che non diventavano mai parola. Domenico Cavino, il comandante, aveva detto che quell'uomo andava a Costantinopoli per volere della Serenissima, con un incarico importante. Si sapeva che era un pittore: forse andava dunque a dipingere: ma nessuno sapeva cosa, e per chi, e nessuno chiedeva. A parte quella muta ammirazione del mattino, d'altronde, Gentile Bellini non si mostrava appartato o scostante con l'equipaggio: parlando anzi la loro stessa frettolosa lingua di canale, scherzava durante le manovre e la pesca, dava l'aiuto che poteva e qualche volta, benché disponesse di un piccolo alloggio a poppa, vicino a quello del comandante, mangiava con i marinai sul ponte, comportandosi, nella quieta allegria del pasto, da buon compagno di viaggio. Ora Gentile non guardava piú il sole: ancora basso sull'orizzonte, abbagliava tuttavia, e feriva gli occhi. Vagava il pittore con lo sguardo fra le progressive fasce di splendore che, sopra e sotto, allargavano la doppia immensità del mare e del cielo. Chissà da dove e quando spuntati, quattro gabbiani facevano strilli attorno al bordo alto della vela, pronti a tuffarsi sugli scarti di pesce che i marinai lanciavano in acqua: erano troppo rumorosi e vistosi per non distrarre Gentile dalla sua lontana contemplazione. Il suo sguardo passò dallo spazio a loro, e da loro al ponte della nave, adattandosi alla prossimità delle cose. Incontrò cosí lo sguardo di Marco, il mozzo della Santo Paolo, meno svelto degli altri a fingere di guardare altrove. Il pittore sorrise, e il ragazzo, incerto, con un sorriso gli rispose. — Che pesci sono? — disse Gentile a voce alta, scendendo il basso scalino da prua al centro del ponte, e avvicinandosi ai tre marinai, seduti al parapetto sinistro. — Lampughe, padron Bellini! — disse il piú vecchio, che si chiamava Volpe da Torcello. — E sono buoni? — Buoni per un marinaio, discreti per un capitano: ma il Doge li sputa! — disse Jacopo, cui toccava, nella gerarchia di bordo, di parlare per secondo: il burlone della barca. Tutti risero, anche il timoniere, lontano quattro passi dal gruppetto. Gentile, come spesso faceva, si fregò la corta barba appena ingrigita. — Per i gabbiani, sono buonissimi! — disse il mozzo, indicando il cielo con una smorfia, con voce strozzata. — Ma non sai che non sentono i sapori? — lo canzonò Volpe, che come marinaio anziano aveva il compito ufficioso di mortificare il ragazzo. Marco non rispose, e abbassò la faccia sul ventre biancastro e sfilacciato della sua Lampuga. — Questa non la so, Volpe! — disse Gentile, sedendo vicino al vecchio. — Come puoi dirlo? — Padron Bellini, è cosa che si dice, anche se non è scritta sui Vangeli, — disse Volpe da Torcello, voltando a metà la testa verso il pittore. — Il fatto è che i gabbiani hanno il becco duro, e la lingua troppo piccola per sentire i sapori, che sono tanti... — Forse è cosí, — disse Gentile. — Però, la pupilla di un occhio è anche più piccola di una lingua di gabbiano: e guarda quanti colori possiamo vedere! Spalancando la bocca, i tre sospesero la pulizia del pesce. Poi, a partire da Volpe, scoppiò una risata: e quella di Marco fu la piú sonora. — Vedi, sputacchio, quante cose si sanno a leggere i libri? — sbraitò sul mozzo Volpe, riprendendo il gioco crudele della persecuzione.

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