Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Galateo morale

196654
Giacinto Gallenga 2 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Presso gli stessi Indiani testè accennati, appena viene segnalato l'arrivo di un forestiero, escono due vecchi al suo incontro, e lo conducono a una casa destinata ad alloggiarli, e ognuno che il può manda loro in dono cibi e rinfreschi per ristorarsi; si offrono a lui delle guide e ogni altra cosa di cui abbisogni e ciò senza accettare la minima mercede. Ma sono, come abbiam detto, costoro, degli Indiani selvaqgi. A molte di queste emergenze provvedono bensì oggigiorno i camerieri d'albergo, le guide, i ciceroni: ma l'aversi, come si lagnava il Giusti, alle costole uno di quei soliti custodi a dirti: qui russava Sallustio, qui si lavava le mani Marco Tullio, là si pettinava la signora Livia è una noia indicibile. V'ha un mondo di cose in cui un cittadino cortese può render servigio a un forestiere meglio di un mercenario e di un interprete officiale: e per le quali procaccierà a sè e al paese bella riputazione di colto e di gentile. Così, a mo' d'esempio, vedendolo in contesa con facchini o cocchieri indiscreti che vorrebbero abusare della sua inesperienza, non dovete titubare un istante a prenderne le difese contro i truffatori e gli scrocconi.

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«L'insegnare la buona creanza ed i rudimenti del vivere sociale è un servigio che si rende alla Società, che ogni dì più si vede quanto abbisogni di ammaestramento anche in questo genere. Nella gentilezza del tratto si racchiude pure in qualche parte quella dell'animo, ed il Galateo, quale ella lo ha concepito ed espresso, va più in là della scorza esteriore e prepara frutti maggiori del semplice pregio delle apparenze ». FEDERIGO SCLOPIS. AVVERTENZA In quest'opera s'incontreranno moltissime, qualcuno potrebbe anche dire, non a torto, soverchie citazioni. La scusa si comprende in una modestissima confessione che io sono costretto di fare, checché ne costi al mio amor proprio d'autore. In uno scritto qualunque il nome dello scrittore entra in grandissima parte a destare e sostener la curiosità e l'interesse di colui che lo legge. Quindi chi è totalmente sconosciuto, quando non possa, con segni di straordinario ingegno, vincere d'un subito l'apatia con cui viene accolto il suo primo esperimento, non ha altro mezzo di procacciarsi un po' di benevolonza dal pubblico, fuorché quello di circondarsi dei nomi, dell'autorità, di quei sommi, che in altre epoche e in varie maniere hanno trattato lo stesso argomento. E subito, per farne un'applicazione, vi citerò le belle parole del Manno. «Due cose principalmente muovono il lettore alla confidenza: il senno degli scrittori che rende sempre testimonianza a se stesso ed il valore dei documenti nel quale si fa fondamento. Se chi scrive palesa fedelmente le fonti dalle quali derivò le sue relazioni, tanta maggiore sarà in chi legge la fiducia, quanto in chi scrive è maggiore l'impegno di non toccare una troppo facile mentita». Io poteva è vero, con qualche maggior fatica ed astuzia, ma, certo con molto minore sincerità, come pur troppo veggo essersi fatto da taluni in qualche opera da cui ebbero a riscuotere — non so con quanta soddisfazione della loro coscienza - lodi, onori e ricchezze, poteva raffazzonare in qualche modo le cose dette da altri, vestire di altre forme i loro stessi pensieri, per modo che qualche inesperto potesse credere che io ne fossi stato lo inventore. Ciò mi vietava, all'infuori di ogni morale considerazione, l'indole stessa del libro: con che coraggio avrei inculcato agli altri la civiltà e la cortesia, la decenza e la giustizia, quando avessi io primo, scrivente, data esempio d'inurbanità , di latrocinio , spigolando nei campi di quei grandi ingegni, senza rendere avvisati i lettori, che quelli, non io, erano i proprietari della messe raccolta? «Letteraria ingiustizia - conchiuderò col Manno - può essere appellata l'ingratitudine di quegli autori, i quali dopo aver arricchiti i loro volumi di pensieri altrui, non degnano di un'annotazione il nome dello scrittore da essi saccheggiato, confidandosi, o della distanza dei luoghi o della diversità della lingua, per cui torni più malagevole il riscontro delle due scritture». Di un tale sconcio io non volli poter essere accusato: e se ebbe a soffrirne da un tal procedere la mia superbiuccia, non potrà, dirsi almeno che, in urto ai principi nel libro stesso raccomandati, io mi sia reso colpevole di letteraria pirateria.

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