Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)

663216
Dossi, Carlo 1 occorrenze
  • 1879
  • Stab. Tip. Italiano DIRETTO A L. PERELLI - Ditta Libraria di NATALE BATTEZZATI
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Le floridìssime case del giorno prima, che la verzura abbigliava e donde uscìa il fumo in pacìfiche spire, èrano mezzo franate: campi ed ortaglie serbàvano i segni della gràndine umana. - Or vedi se il cielo combatteva per noi! - subentrò il Letterato con un profondo sospiro. - Vedi se noi risparmiò la contagiosa Sventura! - E, in poche e desolate espressioni, si fe' a raccontare, come uno stizzo delle case inimiche avesse appiccato l'incendio alle sue; come cioè, partendo il bottino di Gualdo fosse, sul luogo medèsimo, sorta una nuova divisione degli ànimi, anello primo a una nuova ilìade di guài. - Molti sono i caduti - disse - che non si mòssero più. Jeri la vittoria fu nostra ... Gabiòla intoppò nel suo laccio ... Pur tu vedi a qual prezzo! ... Ah Gualdo! il male dell'uno non sarà mai il bene dell'altro ... Gualdo! ... la guerra è comune rovina. - Il Beccajo afferrò ambedùe le mani del Letterato, e gliele serrando con ansia: - E tu vuòi dunque continuarla? - Per forza. La sicurezza nostra stà solo nel loro totale sterminio. Troppo son vinti i nemici, per sperare una pace ... quindi per domandarla. - E tu domàndala loro - fe' Gualdo. Aronne maravigliò. Egli, i cui tòrbidi occhi schivàvano sempre gli altrùi, fisò stavolta in pieno il Beccajo. - Io? ... che ho vinto? - ribattè a mezza voce, ma insieme dovette abbassare lo sguardo, punto da un interno rimpròvero. - Non te l'ho chiesta, io, a tè? ... io, il più forte? - insistè Gualdo. Oppòsegli Aronne: - Allèati meco. - Con tè, sì; contro di loro, no. Ti voglio èssere amico, non còmplice. - Continuava la silente sorpresa di Aronne. Quantunque la persuasione gli permeasse già in cuore, le labbra di lui riluttàvano di confessarla. E, infatti, gli ànimi non generosi stìmano vile piegarsi alla ragione degli altri, senza pensare che la verità è una sola, vèngaci essa da qualsisìa paese, e che chi cede a questa ragione non sua, cede infine a se stesso, di cui si è già fatta. Senonchè, gli sguardi incalzanti di Gualdo non gli lasciàvano tregua, gli penetràvano nella pupilla, invano difesa dalla palpèbra, lo raggiungèvano nella coscienza, difesa invano dal pregiudizio; tanto che Aronne fu astretto a rialzare la testa e a dire: - Ebbene ... sia! ... Pace con tutti. - Gualdo balzò dalla gioja: - Giuriàmolo - esclamò: Distese l'altro la mano, incominciando: giuro ... Ma Gualdo gliela rattenne, facendo: aspetta. - Tolse di terra un fumaccio, segnò con esso un crocione su di una pietra, e: giuriàmolo quì - disse, scoprèndosi il capo. Giuràrono. - Era la prima volta, che Gualdo si ricordasse di un Dio, per non bestemmiarlo; era la prima, che Aronne non l'invocasse per meglio ingannare.

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