Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbigliata

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Marina ovvero il galateo della fanciulla

193629
Costantino Rodella 1 occorrenze
  • 2012
  • G. B. Paravia e Comp.
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Nel tempo che frequentava la scuola Marina appena lavata e pettinata infilava subito gli abiti per fuori, non mica quelli di parata; vesti semplici e pulite, signorili sì, ma senza sfoggio di sorta; la vanità di comparire in iscuola abbigliata di soverchio per far invidia alle compagne non l'aveva davvero. In mezzo ai banchi e ne' giuochi in tempo di ricreazione le vesti si sgualciscono, si chiazzano d'inchiostro, si strusciano, e in poco andare anche le più nuove divengono stazzonate e sbiadite, per nulla si sbrindellano. Onde non mette conto portare in iscuola abiti di costo e di lusso. Ma se non vi portava vestiti di vista, si sarebbe però fatto scrupolo di comparirvi male in arsene, trascurata, colla ruggine sul collo e sulle mani, colle unghie lunghe e nericce. A causa di questo sciupìo di abiti ne' banchi della scuola, alcune madri vi fanno andar le loro figliuole sciatte con vesti mal rappezzate, sudicie o tutte ragnate, scusandosi; tant'è tanto non vi si posson tener pulite, e han poca durata. Non così la pensava la signora Bianca; anzi a quante sentiva parlar in questa forma faceva notare che la scuola è luogo di rispetto, e che si è un mancar di riguardo alla maestra e di stima alle compagne l'andarvi vestite come che sia. E a volte aggiungeva: dov'è che si sciupano e si lacerano le vesti più che ne' balli? E a quale fanciulla verrebbe in capo di comparirvi male abbigliata? E tra la scuola e il ballo quale merita maggior rispetto? La pulitezza del corpo e del vestito è la manifestazione della beltà dell'anima; ora qual è il luogo nel mondo, in cui si possa far mostra di animo incolto e sgraziato? Ne' giorni di vacanza, e più tardi poi quando ebbe finita la vita della scuolara, Marina subito di levata indossava un vestito piuttosto ampio da strapazzo, perchè nell'adoperarsi in lavori di casa s'ha mestieri di libertà di movimenti, senza troppa tema di chiazzare gli abiti. Ma nè anche qui le permetteva la madre che usasse vesti lacere, a brandelli, mal adatte alla persona, in guisa che qui e qua ci si scorga la pelle viva, né che fossero unte e bisunte; perché la decenza e la nettezza non devono mai in nessun tempo e in nessun luogo essere trascurate. Né giova il dire: tant’e tanto nessun ci vede; e poi in casa sì che s’ha a badare. No e poi no; chissà che non si sia sorpresi proprio allora che men s’aspetta? Eppoi, chi può patire il sudiciume pur un solo istante, verrà tempo che vi s'acconcierà di leggieri e vi farà il callo. L'indecenza e la sudicieria si devono sfuggire sempre come il peccato. Marina però era delicatissima in ogni sua azione, e la madre non dovette troppo sgolarsi in prediche per la pulitezza e pel decoro. Quando si doveva uscir di casa sia per compere, sia per prender un po' d' aria libera, allora Marina si metteva in abbigliatura per fuori. Suo pensiero era che le vesti fossero ben nette e dicevoli; non poteva soffrire quelle ragazze, che senza cura del mondo escono con tanto di panzana in fondo dalla veste, con pillacchere o frittelle qua e là per le gonne, con untumi sugli orli, agli occhielli, coi golini e manichini fracidi di sudore! Essa aveva piuttosto buon gusto nello scegliere stoffe di colori convenienti alla sua persona, né troppo vistose, né troppo smorte. Di fattura badava che fossero ben attillate alla vita, né troppo grandi a far sacco, né troppo tirate a far dolere il corpo; senza tener dietro a tutti i capricci della moda, la seguiva in quello che non fosse esagerazione e dèsse buon garbo. La signora Bianca aveva l’occhio a che fossero tagliate alla decenza, e che non impedissero lo sviluppo del corpo e i liberi movimenti delle membra: perché la floridezza della salute le garbava meglio che tutte le grazie affettate della moda. Così non voleva che il busto fosse un cerchio di ferro intorno al petto; che la veste non le strizzasse la taglia come un morso; che gli stivaletti calzassero bene il piede sì, ma senza costringerlo in uno strettoio da far vedere le stelle di mezzogiorno ad ogni ciottolo in che s’inciampa. V’ha di signore che cangiano abbigliamento tre, quattro volte per dì, in guisa che si può dire che passan la maggior parte della giornata nell’abbigliatoio! il più buffo poi è di quelle che ciò fanno senza punto uscir di casa. Marina vedeva praticarsi questo in casa d’una sua zia in una piccola cittaduzza del Monferrato, dove andava a passar qualche settimana. Quattro abbiglia ture erano d’obbligo tutti i giorni, ed era raro che si mettesse il piede fuori della porta; rarissimo che si ricevessero visite. Onde Marina, che era nemica de’lavori vani e inutili, non sapeva che dirsi; ma quando intese che questo era uso de’signori e che fare il contrario sarebbe un mostrarsi poverette senza abiti da cambiarsi, non rifiatò più; però rise sempre d'una moda vana, senza scopo. Che in casa si tengano abiti di poco costo e che si cangino all'uscire, o per ricevere qualche visita, è fatto di chi ama la nettezza e il decoro; perchè in casa dovendosi dar mano a checchessia, ora in cucina, ora a spolverare, le vesti si strusciano e s'intridono; e quindi mostrerebbe poco sussiego quella ragazza che osasse mostrarsi in pubblico con abiti sgualciti e inzaccherati come che sia. A volte veniva a stare delle settimana con Marina una sua parente di fuori per nome. Eugenia. Che fanciulla malavvezza! Niente le andava a' versi, metteva in moto mezzo mondo per farsi servire. Bisognava perdervi dietro tutta la mattinata e ammannirle acqua tiepida per lavarsi, se di verno, e confondersi delle ore nel pettinarla, e aiutarla a provar questo, a torsi quello. Di abbigliarsi per 1' uscita non rifiniva mai; de' begli inchini ne faceva innanzi allo specchio prima di partire! Marina non poteva comprendere come potesse star in piedi alla passeggiata. Aveva vesti così serrate all'imbustito che penava a tirar il fiato, stecche di qua, lamine d'acciaio di 1à, tutta la vita era chiusa come in uno steccato: stivaletti poi che le ammaccavano i piedi, stretti e corti, con tacchi a pera altissimi, onde tutto il peso del corpo andava a cadere sul collo del piede e sulla punta, con che dolori Dio lo sa! Era certo un martirio per quella ragazza, andava tutta a saltetti, a balzi, incomposta e contorta. Ma essa credeva che questo fosse buona grazia; compariva di persona più alta, con un bel vitino, è il suo amor proprio era soddisfatto. Intanto, poveretta! aveva sempre dolori all’imboccatura dello stomaco, nausee, svenimenti per le cattive digestioni; il colore del volto era come di gesso, gli occhi lividi; ma se ne compiaceva; perché ciò le conferiva, diceva essa, un’aria sentimentale! Non mancava di sgridarnela la signora Bianca, ma tanto era come predicar al vento. Eugenia più dell’essere amava il parere.

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