Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbigliata

Numero di risultati: 6 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Come devo comportarmi?

172172
Anna Vertua Gentile 1 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Non esca dal camerino se non è compiutamente abbigliata. Non fanno bella figura le fanciulle che se ne stanno avvolte nell'accappatoio, con i capelli sciolti, a passeggiare per la spiaggia o sdraiate su la sabbia in molli atteggiamenti. Hanno l'aria di voler chiamare l'attenzione; attirano piu critiche che ammiratori. E negli ozi della spiaggia, non si dia aria di sentimentale passeggiando sola sotto le piante, o sedendo in disparte con un libro in mano o affettando atteggiamenti da persona seria o troppo spigliata. Sia naturale, e semplice. Non disdegni le attenzioni dei giovinotti, ma non mostri nè pure di esserne lusingata. Se qualcuno Ie offre dei fiori, li accetti con bel garbo, ma senza dare importanza al dono.

Pagina 149

L'angelo in famiglia

183113
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Se tu farai in questo modo, benchè abbigliata un grado meno delle altre, benchè acconciata senza civetteria, benchè timida e forse pure di minor spirito e coltura delle tue compagne, ne diventerai non l'idolo (ciò è illusorio) ma il modello e l'anima; e su te ridonderà gran parte del bene che sarà fatto dietro il tuo esempio, e largo premio n'avrai dal Signore. Nelle adunanze sono compresi i balli, i teatri, i pranzi, le comparse, e se il Signore m'inspirerà quello che sarà pel tuo bene, ti dirò qualche cosa partitamente anche su di essi. Ma, tel ripeto, nè mi stancherò dal ripetertelo; se ti è dato vivere modestamente e lontana da questi ritrovi, oh! fuggili senza indugio, e senza dolore, nè ti lasciar tentare mai da un desiderio insano, da un insano timore, poichè la quiete di una vita intima non turbata da rumori profani, siine certa, procura gioje incomparabilmente maggiori a quei piaceri convulsi, febbrili, che ti potrebbero venire dalle riunioni mondane, dove il pudore, la carità, e sovrattutto l'umiltà, sono esposti ai maggiori pericoli. Se a te è lasciata la scelta fra i due sentieri, quello della casa e quello della società, non ti appigliare a questo ma a quello, te lo ripeto, te lo ripeterò senza posa; non già coll'intendimento di rendere monotona o grave la tua esistenza, ma per rendere il suo corso limpido, dolce e specchiato come l'onda del ruscello che, scesa da eccelsa montagna, scorre gorgogliando placidamente, e lambendo i fiori che costeggiano la riva verdeggiante, fino al flume, per gettarsi con esso nel mare, senza aver punto toccato la città: nella città avrebbe potuto conservare la sua purezza e la sua pace? Questo o quello, tu mi domandi di nuovo? Ama la ritiratezza, la casa; come il ruscello guardati dal mescolare le tue acque con quelle degl'immondi pantani, affinchè dopo un viaggio che ti auguro lunghissimo, tu le possa confondere con quelle del fiume reale, per gettarsi con esse nel mare... La morte sarà per te in allora una rapida e fortunata corrente che ti unirà alla sorgente d'ogni bene; sì, ti unirà a Dio, poichè per una lunga e faticosa carriera l'onda del tuo ruscello avrà saputo serbarsi incontaminata, pura, e sulle sue sponde non avrà fiorito il vizio, ma l'amor santo di Dio e del prossimo suo. Ama la ritiratezza, la casa, la preghiera, e ti sarà facile e spontanea la virtù, anche a costo dei più lunghi e penosi sacrificj.

Pagina 665

Galateo ad uso dei giovietti

183842
Matteo Gatta 1 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Voi dovete piacere, e non può dirsi come ripugni all'occhio e al senso estetico una donna goffamente abbigliata, sia pur bella e graziosa. L'acconciatura della testa l'assetto della gonna, dei veli, della mantiglia, l' ornamento di qualche semplice vezzo, la felice disposizione d' un nastro, d' un fiore, la giusta misura dell'arco tra il cappellino e la fronte non sono cose da improvvisarsi così su due piedi, ma richiedono molto garbo, un po' di pazienza e qualche fidato consiglio dello specchio. Però non eccedete i limiti onesti del convenevole. E invero non promettono di diventare savie madri di famiglia quelle giovani che nel cambiare di veste e d' acconciatura consumano tanta parte del giorno. E poi verrà pur troppo il tempo di una toeletta più minuta e più complicata; ma ora, con quella carnagione rosea e fresca, con quei bianchissimi denti, con quelle ricche e morbide trecce, che vi occorre di più per farvi belle e leggiadre? La natura vi profonde i suoi tesori: a che ricercare con soverchio studio gli aiuti dell'arte ?

Pagina 37

Come devo comportarmi. Le buone usanze

184964
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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In casa, una signorina per bene veste sempre con correttezza, non esce di camera se non interamente abbigliata e pettinata, non fa uso di vestaglie, che sono permesse soltanto alle signore maritate. La sua camera è semplice e modesta, senza sfarzo e senza stonatura; non è ingombra d'oggetti d'ogni genere, ma delle sole cose necessarie, disposta con ordine e con metodo; la biancheria, le vesti, le scarpe stanno al loro posto e non sono sparse qua e là in disordine; le pareti, il soffitto, le tende, le tendine sono a tinte chiare, e danno a tutto l'ambiente un'aria incantevole di festività e di gentilezza. La madre deve educare la sua figliuola in modo da sviluppare in lei i sentimenti più delicati, più femminili, cercando soprattutto, se ha altri figli, di tenerla lontana dall'influenza dei maschi. In certe famiglie, nelle quali i maschi sono in maggior numero, la figlia o le figlie finiscono col prendere abitudini maschili: saltano, gridano, fischiano, vengono alle mani. Moderate questi eccessi e fate comprendere alle vostre bambine tutta la sconvenienza del loro modo di comportarsi. Una giovinetta fine e gentile è la consolazione della casa. Essa è sempre ilare e tranquilla, non ha scatti di malumore, non alza la voce, non si lamenta; se ha dei fratelli, li tratta con cortesia, con una premura quasi materna. Col padre e con la madre è affettuosa, attenta, e cerca di prevenire i loro desideri: tratta tutti con gentilezza, così le persone di casa come gli estranei. Giunta a una certa età, essa è l'aiuto della mamma in tutte le faccende domestiche; e se studia e va a scuola, non per questo deve credersi dispensata da tali suoi doveri di figliuola; ma sa trovare il tempo per compierli con serenità e con piacere. La futura maestra, la futura impiegata, dovrà anche essere, un giorno, una buona massaia; avrà probabilmente una famiglia da curare, un marito, dei figliuoli; e se non avrà fin da principio imparata l'arte difficile di governare la casa, sarà costretta a impararla in seguito, con maggior fatica e con resultati molto meno soddisfacenti; se pure non preferisca - e gli esempi purtroppo non mancano - di abbandonar la casa a sè stessa, con danno suo e della famiglia. Soprattutto, la madre cerchi di avvezzare la propria figliuola alla più severa economia: economia in tutto, nelle spese personali, nelle spese di famiglia. Il buon andamento d'una famiglia dipende, più spesso che non si creda, dall'abilità finanziaria della madre di famiglia. Se non si tengono con diligenza i conti giornalieri, se nelle compre non si cerca di risparmiare acquistando via via i generi più convenienti, se non si sa rinunziare ai capricci della moda, alle stoffe troppo costose, ai gioielli, ai ninnoli troppo cari, la famiglia si avvia inevitabilmente al fallimento. Ora, accade spesso che i genitori, per un malinteso affetto, si studiano di tenere i figliuoli all'oscuro di tutte le loro difficoltà, cercano di accontentarli nei loro desideri, anche se non conformi alla loro condizione, e non hanno altro scopo che di tenerli lontani da ogni preoccupazione; e i figliuoli crescono su spensierati, egoisti, proclivi a spendere il loro denaro nelle cose più frivole. Quando poi devono essi stessi metter su famiglia, hanno, per così dire, un triste risveglio, e si trovano improvvisamente a contatto con le aspre difficoltà dell'esistenza, senza la preparazione necessaria. I genitori che non impongono ai loro figliuoli quei sacrifizi che richiede la loro condizione, commettono dunque un grande errore; e invece di spianar loro la via della vita, non fanno che preparargliela più grave e più difficile.

Pagina 90

Marina ovvero il galateo della fanciulla

193629
Costantino Rodella 1 occorrenze
  • 2012
  • G. B. Paravia e Comp.
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
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Nel tempo che frequentava la scuola Marina appena lavata e pettinata infilava subito gli abiti per fuori, non mica quelli di parata; vesti semplici e pulite, signorili sì, ma senza sfoggio di sorta; la vanità di comparire in iscuola abbigliata di soverchio per far invidia alle compagne non l'aveva davvero. In mezzo ai banchi e ne' giuochi in tempo di ricreazione le vesti si sgualciscono, si chiazzano d'inchiostro, si strusciano, e in poco andare anche le più nuove divengono stazzonate e sbiadite, per nulla si sbrindellano. Onde non mette conto portare in iscuola abiti di costo e di lusso. Ma se non vi portava vestiti di vista, si sarebbe però fatto scrupolo di comparirvi male in arsene, trascurata, colla ruggine sul collo e sulle mani, colle unghie lunghe e nericce. A causa di questo sciupìo di abiti ne' banchi della scuola, alcune madri vi fanno andar le loro figliuole sciatte con vesti mal rappezzate, sudicie o tutte ragnate, scusandosi; tant'è tanto non vi si posson tener pulite, e han poca durata. Non così la pensava la signora Bianca; anzi a quante sentiva parlar in questa forma faceva notare che la scuola è luogo di rispetto, e che si è un mancar di riguardo alla maestra e di stima alle compagne l'andarvi vestite come che sia. E a volte aggiungeva: dov'è che si sciupano e si lacerano le vesti più che ne' balli? E a quale fanciulla verrebbe in capo di comparirvi male abbigliata? E tra la scuola e il ballo quale merita maggior rispetto? La pulitezza del corpo e del vestito è la manifestazione della beltà dell'anima; ora qual è il luogo nel mondo, in cui si possa far mostra di animo incolto e sgraziato? Ne' giorni di vacanza, e più tardi poi quando ebbe finita la vita della scuolara, Marina subito di levata indossava un vestito piuttosto ampio da strapazzo, perchè nell'adoperarsi in lavori di casa s'ha mestieri di libertà di movimenti, senza troppa tema di chiazzare gli abiti. Ma nè anche qui le permetteva la madre che usasse vesti lacere, a brandelli, mal adatte alla persona, in guisa che qui e qua ci si scorga la pelle viva, né che fossero unte e bisunte; perché la decenza e la nettezza non devono mai in nessun tempo e in nessun luogo essere trascurate. Né giova il dire: tant’e tanto nessun ci vede; e poi in casa sì che s’ha a badare. No e poi no; chissà che non si sia sorpresi proprio allora che men s’aspetta? Eppoi, chi può patire il sudiciume pur un solo istante, verrà tempo che vi s'acconcierà di leggieri e vi farà il callo. L'indecenza e la sudicieria si devono sfuggire sempre come il peccato. Marina però era delicatissima in ogni sua azione, e la madre non dovette troppo sgolarsi in prediche per la pulitezza e pel decoro. Quando si doveva uscir di casa sia per compere, sia per prender un po' d' aria libera, allora Marina si metteva in abbigliatura per fuori. Suo pensiero era che le vesti fossero ben nette e dicevoli; non poteva soffrire quelle ragazze, che senza cura del mondo escono con tanto di panzana in fondo dalla veste, con pillacchere o frittelle qua e là per le gonne, con untumi sugli orli, agli occhielli, coi golini e manichini fracidi di sudore! Essa aveva piuttosto buon gusto nello scegliere stoffe di colori convenienti alla sua persona, né troppo vistose, né troppo smorte. Di fattura badava che fossero ben attillate alla vita, né troppo grandi a far sacco, né troppo tirate a far dolere il corpo; senza tener dietro a tutti i capricci della moda, la seguiva in quello che non fosse esagerazione e dèsse buon garbo. La signora Bianca aveva l’occhio a che fossero tagliate alla decenza, e che non impedissero lo sviluppo del corpo e i liberi movimenti delle membra: perché la floridezza della salute le garbava meglio che tutte le grazie affettate della moda. Così non voleva che il busto fosse un cerchio di ferro intorno al petto; che la veste non le strizzasse la taglia come un morso; che gli stivaletti calzassero bene il piede sì, ma senza costringerlo in uno strettoio da far vedere le stelle di mezzogiorno ad ogni ciottolo in che s’inciampa. V’ha di signore che cangiano abbigliamento tre, quattro volte per dì, in guisa che si può dire che passan la maggior parte della giornata nell’abbigliatoio! il più buffo poi è di quelle che ciò fanno senza punto uscir di casa. Marina vedeva praticarsi questo in casa d’una sua zia in una piccola cittaduzza del Monferrato, dove andava a passar qualche settimana. Quattro abbiglia ture erano d’obbligo tutti i giorni, ed era raro che si mettesse il piede fuori della porta; rarissimo che si ricevessero visite. Onde Marina, che era nemica de’lavori vani e inutili, non sapeva che dirsi; ma quando intese che questo era uso de’signori e che fare il contrario sarebbe un mostrarsi poverette senza abiti da cambiarsi, non rifiatò più; però rise sempre d'una moda vana, senza scopo. Che in casa si tengano abiti di poco costo e che si cangino all'uscire, o per ricevere qualche visita, è fatto di chi ama la nettezza e il decoro; perchè in casa dovendosi dar mano a checchessia, ora in cucina, ora a spolverare, le vesti si strusciano e s'intridono; e quindi mostrerebbe poco sussiego quella ragazza che osasse mostrarsi in pubblico con abiti sgualciti e inzaccherati come che sia. A volte veniva a stare delle settimana con Marina una sua parente di fuori per nome. Eugenia. Che fanciulla malavvezza! Niente le andava a' versi, metteva in moto mezzo mondo per farsi servire. Bisognava perdervi dietro tutta la mattinata e ammannirle acqua tiepida per lavarsi, se di verno, e confondersi delle ore nel pettinarla, e aiutarla a provar questo, a torsi quello. Di abbigliarsi per 1' uscita non rifiniva mai; de' begli inchini ne faceva innanzi allo specchio prima di partire! Marina non poteva comprendere come potesse star in piedi alla passeggiata. Aveva vesti così serrate all'imbustito che penava a tirar il fiato, stecche di qua, lamine d'acciaio di 1à, tutta la vita era chiusa come in uno steccato: stivaletti poi che le ammaccavano i piedi, stretti e corti, con tacchi a pera altissimi, onde tutto il peso del corpo andava a cadere sul collo del piede e sulla punta, con che dolori Dio lo sa! Era certo un martirio per quella ragazza, andava tutta a saltetti, a balzi, incomposta e contorta. Ma essa credeva che questo fosse buona grazia; compariva di persona più alta, con un bel vitino, è il suo amor proprio era soddisfatto. Intanto, poveretta! aveva sempre dolori all’imboccatura dello stomaco, nausee, svenimenti per le cattive digestioni; il colore del volto era come di gesso, gli occhi lividi; ma se ne compiaceva; perché ciò le conferiva, diceva essa, un’aria sentimentale! Non mancava di sgridarnela la signora Bianca, ma tanto era come predicar al vento. Eugenia più dell’essere amava il parere.

Pagina 16

Eva Regina

203106
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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Ma viene la stagione dei bagni, ed eccola con l'inevitabile mamma, sempre abbigliata decorosamente per fare da degno sfondo alla figliuola, sulle terrazze degli stabilimenti più eleganti a stiracchiare un lavoruccio fra le mani, a lanciare occhiate che sembrano lenze ma a cui nessun pesce-uomo abbocca. Misera! ha un bel tuffarsi nelle onde in elegantissimo costume da bagno, mandando piccole grida di paura per attirare l'attenzione; ha un bel seguire a nuoto tutti i sandolini e magari fingere un naufragio quando è all'ultima cartuccia ; tutt'al più le butteranno un salvagente o... la lasceranno affogare in pace. Una ragazza di più o di meno, il mondo gira lo stesso. Addio bagni! — C'è la montagna, e su con l' alpenstock a raccogliere l' ultimo edelweis sull'ultima cima e sostare a tutte le capanne di rifugio e legarsi alle corde di tutte le spedizioni; ahimè, nemmeno a duemila metri c'è verso di afferrare un marito ! Si scende allora sulle collinette, si combinano gite, ottobrate, si recita nelle ville, si ostentano le proprie forme nei tableaux vivants.... Passa invano anche l'autunno... e bisogna ritornare in città, riprendere il proprio posto di signorina in casa e in società. Ma la pazienza e la fede d' una cacciatrice di marito sono inesauribili, ed ella si prepara a ricominciare il suo inseguimento nel prossimo carnevale. Ogni criterio di scelta, ogni gusto di preferenza sono spariti dalla sua mente. Vecchio o giovine, simpatico o brutto, sano o deforme, ricco o povero, ufficiale o borghese, nobile o commerciante, purchè sia un uomo da sposare ella lo accetterà, non solo, ma troverà anche il modo di fargli credere che incarna il suo ideale. Infatti, egli non è l'amore, ma il marito.

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