Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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IL FIGLIO DEL CORSARO ROSSO

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Salgari, Emilio 1 occorrenze

Quand'ebbe finito di abbigliarsi, vuotò a sua volta un bicchiere di aguardiente, poi, volgendosi verso il guascone, gli disse: - Ed ora lasciatevi legare ed imbavagliare. Scendendo avvertiremo qualcuno che è toccato un accidente al signor Barrejo, cosí verranno a liberarvi. - Siete gentile, signor conte, ma preferirei non sentirmi un fazzoletto sopra i baffi. - Le tentazioni sono pericolose per tutti. Potreste pentirvi dell'affare concluso e mettervi a gridare dietro di noi: al ladro! Il guascone fece un superbo gesto di diniego, poi si voltò per lasciarsi legare. Mendoza e Martin che, come tutti i marinai, non mancavano mai di corde, in pochi momenti ridussero il soldato all'impotenza; lo imbavagliarono per bene e lo gettarono sul letto. - Buona fortuna - disse il basco un po' ironicamente. Il guascone si agitò un po' tentando di rispondere, poi restò immobile come se si fosse addormentato di colpo. Il figlio del Corsaro Rosso si calò l'elmetto sul viso per non essere riconosciuto, aprí la porta con la chiave che il guascone gli aveva data e scese tranquillamente da una lunghissima scala, seguito dai suoi due uomini. Erano entrati in una vecchia casa a tre piani che aveva i gradini ormai consumati e le pareti annerite, abitata certamente da popolani. Stavano per uscire sulla via, quando sulla porta s'incontrarono con una vecchia negra, la quale portava sulla testa lanuta un gran canestro pieno di banane. - Buon giorno, signor Barrejo - disse vedendo il corsaro. - V'ingannate, buona donna - rispose il conte. - Sono un suo amico. Anzi, appena potrete, salite nella sua soffitta, perché pare che quel povero uomo non stia troppo bene. Ciò detto varcò la soglia e si allontanò velocemente, sempre accompagnato dai due filibustieri, i quali potevano benissimo essere scambiati per due marinai frettolosi d'imbarcarsi. La via era quasi deserta, poiché gli abitanti di tutte le città spagnuole del Golfo del Messico hanno l'abitudine di sospendere da mezzogiorno alle quattro i loro affari per schiacciare un sonnellino. - Martin, tu che conosci a menadito la città, guidaci verso il porto - disse il conte, quando si trovarono in mezzo a degli orti. - Non ne siamo lontani che due tiri d'archibugio - rispose il mulatto. - Mi preme di vedere come hanno circondato la mia fregata. - Ma non potremo raggiungerla senza destare dei gravi sospetti - osservò il prudente Mendoza. - Lo so, ed è questo che mi dà noia. Come potremo noi metterci in relazione col mio luogotenente? Ecco la gran questione. Io non dubito che egli possa aprirsi un varco fra i galeoni, le caravelle e rifugiarsi tranquillamente alla Tortue. Eppure è necessario che io m'imbarchi, prima che il segretario del signor di Montelimar si rechi nei Messico. - Forse a me riuscirebbe - disse Martin. Un mulatto non può destare gravi sospetti, e voi sapete che io nuoto meglio d'un pesce e che so anche percorrere dei tratti lunghissimi sott'acqua. - Lo so bene - rispose il conte. - Ed appunto per questo ti ho arruolato. - Non sarà quindi una faccenda difficile per me calarmi inosservato in mare e raggiungere la fregata. - Potrebbero scorgerti e ucciderti. Degli ordini severissimi saranno stati dati perché io non possa raggiungere la mia nave, o mandare qualche messo. - Non vi occupate di ciò, capitano - rispose il mulatto. - Se gli spagnuoli sono furbi, io non lo sono meno di loro. - Vedremo - rispose il signor di Ventimiglia, il quale appariva molto pensieroso per la brutta piega che prendevano le cose. Si erano rimessi frettolosamente in marcia, attraversando dei giardini e delle piccole piantagioni di banani, e tenendosi prudentemente lontani dalle rare case che sorgevano qua e là. Un quarto d'ora dopo giungevano in vista della rada, sbucando in un luogo quasi deserto. Il conte si era bruscamente fermato e borbottava stringendo i pugni. - Affare serio! - disse Mendoza. E l'affare era veramente grave. Quattro galeoni, quelle grosse navi per lo piú destinate a portare i prodotti delle preziose miniere del Messico e dell'America centrale in Europa, e cinque caravelle avevano lasciato i loro ancoraggi ed erano andate a radunarsi presso l'uscita del porto, disponendosi su una doppia fila: i primi dinanzi, le seconde, molto piú deboli e meno equipaggiate, di dietro. In mezzo alla rada, del tutto isolata, stava la fregata del conte, una splendida nave a tre alberi, lunghissima e stretta, e armata di ben ventiquattro pezzi d'artiglieria lungo i fianchi e di due grosse caronade in coperta, sull'alto cassero. Sulle calate, ingombre di mercanzie, numerosi alabardieri passeggiavano, sorvegliando attentamente, a quanto pareva, le navi mercantili e le barche da pesca che dovevano probabilmente aver ricevuto l'ordine di non lasciare gli ancoraggi. - Come se la caverà il luogotenente? - si chiese il conte, il quale con un solo sguardo aveva abbracciato la situazione. - Che cosa ne dici tu, Mendoza? - Io dico, signor conte, che il signor Verra si leverà d'impiccio con molto onore, e che darà una terribile lezione ai galeoni e anche alle caravelle - rispose il vecchio filibustiere. - Ha un bel numero di bocche da fuoco e della gente che ha un cuore che non ha mai tremato. - È vero, ma ... - fece il figlio del Corsaro Rosso, scuotendo la testa. - Voi sapete, signor conte, quale paura hanno gli spagnuoli dei filibustieri. Ci credono figli del diavolo. - Non dico di no, Mendoza. - E allora vedrete quali miracoli saprà compiere il vostro equipaggio guidato dal signor Verra! Forse che i liguri non sono sempre i primi marinai del mondo? - Ma una palla di cannone può uccidere l'uomo piú audace del mondo. - Non un filibustiere però - rispose Mendoza, - specialmente quando ha in mano un buon archibugio o si trova dietro a un pezzo di cannone. Il corsaro sorrise, senza mostrarsi peraltro troppo persuaso dalle parole del vecchio filibustiere. - Cerchiamo un po' d'ombra - disse dopo qualche momento. Il sole è caldo nel grande golfo. A cinquanta passi da loro, presso una scogliera scendente ripidissima verso la rada, s'alzavano dei maestosi banani con foglie enormi. La raggiunsero e si gettarono sotto quegli splendidi vegetali, già carichi di enormi grappoli. - Armiamoci di pazienza ed aspettiamo - disse il conte. - Io sono certo che, appena le tenebre caleranno, i galeoni e le caravelle daranno battaglia alla mia nave. - Io spero di raggiungere la fregata innanzi che si spari il primo colpo di cannone - disse il mulatto. - Datemi le vostre istruzioni, signor conte. - Non avrai da dire al mio luogotenente che una sola cosa: che ci aspetti al capo Tiburon e che sorvegli attentamente il passaggio della Santa Maria. - Permettetemi, capitano, che aggiunga una cosa - disse Mendoza. - Parla pure, amico. - Suppongo, Martin, che tu aspetterai che il sole scompaia per gettarti in acqua. - Non è necessario - rispose il mulatto. - Nuoterò sempre sott'acqua. - E come faremo noi a sapere se giungerai alla fregata? È troppo lontana per poter scorgere un uomo. - E vuoi concludere? - chiese il conte. - Che ci faccia segnalare se ha potuto dare al luogotenente le vostre istruzioni. - Sei sempre furbo, tu. Dirai al signor Verra, Martin, che accenda quattro fanali verdi disposti in fila sul cassero. - Sarà fatto, capitano - rispose il mulatto. Si levò la casacca, i pantaloni, gli stivali e gettò a terra le pistole e la spada. Non portando né camicia né mutande, era rimasto completamente nudo. - Che Dio vi aiuti, signor conte, - disse - Io non dimenticherò le vostre istruzioni. - Va, amico, e guardati dalle palle degli spagnuoli - disse il signor di Ventimiglia. - Addio, camerata - disse Mendoza. - Guardati anche dai pesci-cani. - Io me ne rido di quelli - rispose il mulatto. Spiccò tre o quattro salti, come per provare l'elasticità delle sue membra, poi si gettò fra le rocce che scendevano accavallate bizzarramente verso la rada, strisciando come un serpente. In pochi istanti raggiunse il fondo e, con un magnifico salto di testa, scomparve sott'acqua. - È un vero diavolo! - disse il conte. - Io non ho mai veduto un nuotatore piú abile di lui. - Scommetterei la mia spada contro una carica per la mia pipa - rispose il marinaio - che egli riuscirà ad eludere la sorveglianza degli spagnuoli e a passerà sotto i loro nasi senza che se ne accorgano ... Là! là: lo vedete? È rimontato. A duecento metri dalla riva un punto scuro era comparso sulla superficie della rada scomparendo poi quasi subito. Il mulatto aveva fatta la sua provvista di aria, mettendo fuori solamente il naso, poi si era rituffato, nuotando sempre sott'acqua. Era impossibile che i soldati, che vegliavano sulle calate che si trovavano alquanto discoste dal luogo occupato dai due corsari, avessero potuto accorgersi di qualche cosa. E poi quella macchia bruna si poteva anche benissimo scambiare per una testa di pesce. Altre due volte il conte e Mendoza, i quali spiavano ansiosamente la superficie della baia, videro spuntare il naso del mulatto, poi piú nulla. La distanza era ormai troppo considerevole e cominciava a scendere l'oscurità. - Giungerà? - si chiedeva ansiosamente il conte. - Non pensate a lui capitano - rispondeva Mendoza. - È piuttosto della fregata che noi dobbiamo occuparci. Io non so che cosa aspettino i galeoni e le caravelle. - La notte. - Io, se fossi il comandante della squadra, assalirei subito. - Il combattimento non tarderà ad impegnarsi. Non vedi che delle scialuppe cariche di soldati si staccano dalle calate e prendono il largo? - Pessima manovra, signor conte! Non ne sfuggirà una alle bordate della fregata. Il conte si era alzato e si era messo a passeggiare nervosamente intorno ai banani; Mendoza invece aveva caricato la sua pipa e fumava placidamente. Quella calma del vecchio marinaio era piú apparente che reale, poiché di quando in quando si dimenticava di tirare e la pipa si spegneva. Intanto le tenebre scendevano rapidamente avvolgendo la città, il porto e le navi. La fregata, che si trovava presso la bocca d'uscita, non si scorgeva quasi piú. Ad un tratto il corsaro mandò un grido: - Il segnale! Ah, bravo Martin! Quattro fanali verdi, che spiccavano vivamente nella profonda oscurità, disposti l'uno dietro l'altro, erano comparsi sull'altissimo cassero della fregata. - Ve lo avevo detto io, capitano, che quel diavolo sarebbe riuscito - disse Mendoza vuotandosi la pipa. - Ora potremo andare un po' in campagna a gustare i vini di San Josè. Si dice che siano squisitissimi. - Adagio Mendoza. La fregata non è ancora fuori del porto. - Se è per questo, riaccendo la pipa; sono sicuro che passerà fra i galeoni e le caravelle. Una volta fuori del porto, le diano la caccia se ne sono capaci. - Se riesce ad aprirsi il varco, sarò pienamente tranquillo, mio bravo marinaio. Nessuno può raggiungerla e nemmeno ... Un colpo di cannone interruppe il suo discorso. La Nuova Castiglia aveva aperto il fuoco, sfidando le navi spagnuole a battaglia. Quel sinistro rimbombo, che si ripercosse fragorosamente contro le case della città, fu seguito da un breve silenzio, poi si udí una seconda cannonata. Il corsaro e Mendoza avevano scalate rapidamente le rocce, per meglio assistere alle diverse fasi del combattimento. L'uno e l'altro, quantunque avessero piena fiducia nella robustezza e nell'armamento della nave e nel coraggio dell'equipaggio, formato interamente d'intrepidi filibustieri reclutati alla Tortue, erano in preda ad una profonda angoscia. Sapevano bene che la Spagna aveva pure valenti marinai, capaci di disputare lungamente la vittoria. Un altro mezzo minuto trascorse, poi terribili bordate partirono dai galeoni e dalle caravelle. La battaglia era cominciata.

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