Il loro abbigliamento era più semplice assai che non lo comportava la notte fredda e piovosa ma i settanta sentivano il calore dell’eroismo! In quella notte Roma doveva insorgere. Nella città si erano introdotti molti dei più coraggiosi d’ogni provincia italiana. I nostri vecchi amici Attilio, Muzio, Orazio, ecc., erario al loro posto per capitanare la gioventù romana. Invano la sbirraglia pretina si travagliava a scoprire i congiurati, arrestare a destra e sinistra chiunque potesse darle il minimo sospetto. Invano! Roma era gremita di generosi pronti a spendere la loro vita per la sua liberazione; e i settanta trascinati dalla corrente del Tevere gonfio dalle pioggie si avanzavano velocemente in soccorso dei fratelli. All’ombra del monte S. Giuliano approdarono i valorosi sulla mezzanotte tra il ventidue e il ventitré Ottobre 1867. «Alle quattro a. m. (23) si dovrà marciare su Roma» disse il prode dei prodi, Enrico Cairoli, ai suoi eroici compagni. «In questo casino della Gloria