Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Vita intima

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Vertua Gentile, Anna 1 occorrenze

Scemata a l'opposto nella moglie, per mal diretta educazione, la fidanza al principio religioso morale, e fatta presuntuosa da una superficiale istruzione e da frivole letture, mal comporta sommissione a la regola morale del marito, toglie la unità a la famiglia, tronfia di coprire col lusso di futili abbigliamenti, la propria persona e quella dei figli. In passato il principio della autorità era la principale guida delle moltitudini. Queste ignoranti, ma non scandolezzate, avevano giustamente profonda la fede in quel principio, sommamente benefico allo scopo, se con venerazione occolto, ma, diciamolo, ancor più, se da cuori generosi promulgato. Al presente anche nelle infime classi, si diffonde il beneficio della lettura e di una certa istruzione, e con esso senzo dubbio un certo benessere civile. Le menti vanno man mano cimentando ogni atto della vita ad argomenti di ragione; ma nel mentre esse rifiutono di ricevere il principio morale non che l'ascetica impartita puramente per autorità, è con mala fede dai razionalisti, nelle scuole della rivoluzione taciuta loro ogni parola che alluda al sentimento ed a la necessità del principio morale religioso. Quindi il benessere civile ha per carattere la vita dei piaceri materiali. Parli ognuno schiettamente e senza equivoci, se desidera che l'Italia sorga a vera potenza e relativo giusto benessere. Credo sia necessario che l'insegnamento si accompagni con una morale religiosa, soda, illuminata, non schiava di partiti e contorta; la morale religiosa consentita dalla stessa ragione morale e che sta contro tutti i pubblicani derisori e gli scribi. Si persuada il popolo che la giustizia ed il benessere derivano dalla morale e non dimentichino anch'essi, i capi dello Stato e del Clero, essere sempre stati i contorcimenti della applicazione morale, sia delle leggi come dei dogmi, ripugnanti a la coscienza, la causa delle rivoluzioni e degli scismi ; che la morale di ripiego è la risorsa di chi è vicino a fallire. Importa, che l'istruzione, stendendo il proprio dominio nel campo storico, morale e civile conforme allo svolgersi delle menti, sappia togliere di mano al futile romanziere e al gretto asceta, le redini con le quali ressero finora in campi opposti la letteraria istruzione del basso popolo. Importa, che colui che si fa maestro, possegga la sapienza pratica ; che non serva a partiti; che, indossati i patti delle classi laboriose, nuovo Epitetto, le scorti, anziché guastarle accarezzandole, in tutte le vicende della loro vita e semini nei vergini cervelli i semi indistruttibili del sano carattere con la giusta regola ad una vita laboriosa ed onesta, e d'una coscienza dignitosa e tranquilla. È d'uopo che per le classi sociali ridiscendano la venerazione e la fede al principio della verità e della giustizia e siano rafforzate mano mano per esempio pubblico e privato. E d'uopo impari il cittadino a non stimare la propria nè l'altrui persona, se non nell'aureola del principio che non viva per le cose ma per l'ordine della mente. Siano con voi Religione, Onestà, Lavoro ; per essi la vostra famiglia, benchè non ricca, sarà dignitosa, onorata, indipendente ; vigilate, temete di allontanarvene. Senza la morale religiosa sarete infedeli in tutto ; brutali ; infelici. Ilmarito inclinerà a l'ozio, a la gola ed a ogni vizio, facile strumento agli scioperi dissolventi. Come altrimenti, se è dal principio religioso che emana la più pura legge morale che si possa dare agli uomini?... Diverrà crudele fra i suoi ; toltagli ogni vergogna, la miseria lo guiderà a la carità pubblica: l'ospedale lo accoglierà morente quando non l'abbia ingoiato la prigione. La irreligione inaridirà nella donna la fonte dell'amore, il quale solo sa rendere gradevole ogni dovere nella famiglia. In luogo quindi della coscienza dei suoi doveri e della carità, sorgerà nel cuore di lei l' amor proprio e la vanità a la cui soddisfazione dovrà il marito stentare nel continuo lavoro. Una tal donna financo venderà l'amore per acquistarsi il falso onore degli abbigliamenti. La base su cui l' uomo ergesi a dignità e benessere, è l' adempimento d'ogni dovere, primo dei quali il lavoro diligentemente compiuto ogni giorno. L'onesto operaio trova sempre lavoro e ne ripone il risparmio ; il tristo, maneggiato dai tristi, grida al diritto del lavoro senza saperne il perché ». Questo scriveva il dottor Carlo Frua nel 1861, con quell'istinto di bneficenza, che in lui erano convinzione e sentimento. E questo, mostrando ciò che un galantuomo desiderava per il bene della società, mostra, in certo modo, quanto riguarda la famiglia in quel periodo di tempo del secolo XIX. Ed Ernesto Lègouvè, nel suo aureo libro « I padri e i figli nel secolo XIX » dice: L'impero sempre crescente dell'infanzia crea delle grandi difficoltà nelle famiglie. L'emancipazione precoce e mal regolata della giovinezza le costituisce fornite di lotte ancor più funeste. Per quanto la tenerezza e la debolezza paterna facciano talora in un figlio un vero dominatore, pure in fatto l'età e la legge lo condannano all'obbedienza. Non siamo già in America, dove a dodici anni un piccolo Yankèe esordisce nel commercio, si. fa allevatore di suini, vende, compra, percorre i mercati, sottraendosi necessariamente alla subordinazione con le pratiche della vita attiva. In Francia, il padre rimane padrone assoluto del suo figlio fanciullo, e può sempre vincerne la resistenza o reprimerne la ribellione mandandolo all'estero, o chiudendolo in un collegio e magari in una casa di correzione: quando, dunque, un figlio domina in famiglia da tiranno, la colpa è del padre: poichè non la società lo disarma, ma è lui stesso che non sa o non vuole adoperare i mezzi che la legge gli consente: egli è perciò l'autore e la vittima della insubordinazione di suo figlio. Ben diverso è il carattere d'indipendenza di cui godono i giovani. Invano l'articolo 304 dice: « Il figlio rimane fino a vent' anni sotto la potestà paterna » questa potestà non è che relativa. Coi tempi che corrono un padre che ha buon senso spesso entra a dire, lo voglio, er timore di non essere obbedito. Effettivamente, tutto fa propaganda di disobbedienza fra i giovani; prima la legge che li autorizza ad arruolarsi nell'esercito a diciott'anni col permesso paterno, dando loro così la prima lezione d'indipendenza ed inspirandoli ai pruni colpi di testa. Viene poi la società che apre ai giovani tutte le carriere pubbliche e private più precocemente che mai, sollecitando in loro l'età delle ambizioni e il desiderio dell'azione personale. In un paese dove a vent'anni si è già industriale, o commerciale; notaio, banchiere o deputato a venticinque, non si può rimanere in istato di minorità fino a ventun anno. C'è infine lo spirito generale del tempo, questo spirito d'eguaglianza ehe i giovani respirano con l'aria stessa, nei collegi, in famiglia, in teatro, nelle riunioni private, nei libri, nei giornali e che si manifesta in essi con tre disposizioni principali: lo sdegno dell'esperienza, l'insofferenza della tradizione e la confidenza in se stessi. A questi fatti d'indole generale si aggiungono altri più particolari, ugualmente importanti. In oggi, i figli e i padri non vanno più d'accordo in nulla in politica, in filosofia, in letteratura, in religione: il dissenso è completo e manifesto. In altri tempi i figli nascondevano o attenuavano questa divergenza d'opinioni; oggi invece la ostentano e volontieri la esagerano. Prima i figli credevano che il babbo avesse torto qualche volta, oggi credono d'aver sempre ragione loro; prima i loro sentimenti rispettivi differivano in ragione delle loro età, oggi invece in senso inverso della loro età, i padri son giovani e figli gente matura, i padri s'illudono e i figli ridono scetticamente, i padri credono all'amore i figli al denaro, i padri sentono un brivido per tutte le fibre alla santa parola delle rive renane e i figli traducono patriottismo per chauvinisme. Si può dire che il polso dei padri batte ottanta pulsazioni al minuto, mentre quello dei figli non ne batte che sessanta, la febbre ha cambiato l'età. Badate, non intendo far di queste considerazioni una regola assoluta; io stesso potrei opporre numerose eccezioni, ma in generale nelle classi agiate i figli sono più calcolatori dei loro padri, e un celebre esiliato ha potuto dire senza esagerazione: « E’ trano, ma in Francia non trovo dei giovani che dai quarant'anni in avanti ». Esiste, dunque una questione, secondo la quale la gioventù rimane o ridiventa gioventù : è la questione della libertà. Niuna cosa più evidente del risveglio delle idee liberali nei giovani in esse è la loro salvezza. Quando la scintilla della libertà brilla in un cantuccio dell'anima, siate certi che la fiamma ridivamperil. Alla libertà si può applicare il motto evangelico: amatela, ed avrete tutto il resto per soprappiù. Ma anche su di un altro punto esiste antagonismo tra padri e figli, i padri liberali sono monarchici, i figli liberali sono repubblicani ». E l'autore tira via di questo passo, additando come altra causa del disaccordo e della lotta fra padre e figli, una malattia sociale, che viene dall'Inghilterra, che data da trenta o quarant'anni non più e che ha afflitto ed affligge una gran parte della gioventù; è la passione del comfort Egli plaudisce al benessere introdotto nelle case del povero delle città e delle campagne, poichè il benessere è la salute del contadino e dell'operaio; si conforta a la vista dei muri sbiancati, delle vesti pulite e calde, del nutrimento migliore e più abbondante, delle case meglio tenute, che scacciano le febbri dai villaggi e le epidemie dagli stabilimenti industriali e dalle officine; benedice al benessere, che ha introdotto nelle case del popolo i loro migliori amici, che sono l'aria, la luce, l'acqua ! Ma nelle classi delle persone agiate, egli trova che si introdussero i più mortali nemici della giovinezza; giacchè comfort uol dire, lusso, mollezza, ozio. « Dove sono andati i tempi — esclama con rammarico l'autore in cui l'espressione « una camera da scapolo » significava nè più nè meno che una stanzuccia al quinto piano, con un soffitto inclinato in modo da fare ufficio anche di parete, ed una finestra a tabacchiera ? Un tavolo di legno bianco per lavorare, un secchio d'acqua ed una catinella di terra cotta per lavarci, uno specchio di qualche centimetro quadrato con una cornice di legno dipinto per ispecchiarci ; per difendere i piedi dal freddo due mattoni, un pezzo di tappeto sulla tavola ; per custodire i nostri abiti un comò incomodissimo ; per sederci tre sedie, e nelle case dei più ricchi una vecchia poltrona imbottita ». E descrive la camera d'un giovino ricco di oggi, ove non vi è più un mobile per sedersi sopra; non vi sono che poltrone e divani e rocking-chair e lettucci , che invitano a sdraiarsi a pose olli, effeminate. E da per tutto una ricchezza di tende e di tappeti e cuscini, per smorzare la luce, per soffocare il rumore dei passi, per favorire le posizioni sui divani a letto o su le poltrone, e il calorifero che dà a l'ambiente l'impressione dell'aria primaverile. E la toeletta ? un elegante ingombro di bottigliette, e vasi e spazzole d'ogni forma e di ogni dimensione, e saponette preziose d'un profumo sottile e squisito, e specchi di tutte le grandezze ... Che dire della delicatezza dei pasti ? ... tutto uno studio di roba appetitosa, piccante eccitante. Tutto ciò pare innocente a molti. Ma il guaio é che non si lavora o si lavora male stando sdraiati in poltrona e dondolandosi nelle sedie a sdraio ! il guaio è che si diventa schiavi dei tappeti e della cucina eccitante ! il guaio è che non di rado si sacrifica la coscenza al così detto comfort ! .. . In altri tempi un padre si considerava come generoso quando assicurava a suo figlio l'alloggio, la tavola e una somma annuale che corrispondesse logicamente ai suoi bisogni. Succedeva spesso che la somma non bastasse e allora la si imprestava. Le commedie del secolo XVII e del XVIII, mostrano tutti gli espedienti che usavano i figli per aprire i portafogli dei padri; ma, obbligato o volontario, il dono del padre, era sempre considerato come dono. Adesso i figli si riguardano — in generale — quali comproprietari dei beni paterni: non contano quello che ricevono dal padre, ma più tosto, quello che il padre possiede. Causa di ciò l'essere diminuita, se non del tutto scomparsa, l'autorità paterna e l'essere a questa succeduta la tenerezza eccessiva ; così si suoi credere e dire. Ma l'osservatore attento pensa, che succede della famiglia quello che succede della società. Si direbbe che ogni cosa si scomponga: pare invece che ogni cosa si trasformi. Non è un edificio in demolizione; è piuttosto un edificio in ricostruzione. Se i padri non sanno più usare della loro autorità e i figli vogliono sentire liberamente con l'anima loro e pensare con il loro cervello, la colpa è dei padri in primo, dei figli dopo. La paternità subisce la legge di tutte le funzioni sociali del secolo XIX. Tutti oggi, che governano, lo stato, la parte spirituale dell'uomo, la famiglia, hanno una missione cento volte più difficile d'una volta. Ora la posizione autorevole non basta a onorare chi l'occupa: è chi l'occupa che deve onorarla. L'ufficio si innalza in proporzione dei doveri che comanda, delle virtù che suppone, e del bene che fa. Un padre dunque ai nostri giorni non ha la missione facile di imporre i suoi doveri per essere ciecamente obbedito: per essere obbedito e per conseguenza stimato , deve dare in se un esempio di continua virtù. Ne segue che la paternità di oggi è moralmente superiore a quella del passato, per quanto apparentemente sembri il contrario, La paternità d' oggi è condannata a doveri difficili non solo , ma anche nuovi. Ammessa l'autorità come cosa morale, non bisognava confonderla con il potere. Autorità e potere sono cose differenti. Fra tutti i sovrani, il Gran Turco è certo quello che ha maggiore potere, ma è anche quello che , indiscutibilmente ha minore autorità. Qual maggiore potere del Marchese di Mirabeau, il quale, senza nessun serio motivo, faceva rinchiudere a Vincennes per parecchi mesi, suo figlio di trent'anni, ammogliato e ufficiale d'armata ! ... Ma aveva egli autorità il marchese di Mirabeau ? Regnava su la vita esteriore del figlio, ma l' anima di questi, che si sarebbe piegata a l'autorità, si ribellava al potere. *** Secondo i seri pensatori, succede dunque nella famiglia, quello che succede nella società ; si direbbe che tutto si scomponga invece, tutto si trasforma. Ora non si può ricostrurre una casa, senza abbatterla del tutto o in parte. Ci vuole dunque un momento di ricerca per ottenere il meglio, forse il buono, forse anche qualche cosa che somigli la perfezione. Non bisogna perdere di vista questa idea o verità, dicendo della famiglia d'oggi, che è quello del secolo XIX. La vita di famiglia rafforza i legami del sangue e sveglia e coltiva l'amore di patria. Chi è inutile alla famiglia è generalmente inutile al proprio paese e all'umanità. Chi non conosce i doveri e gli affetti della famiglia o vi è indifferente, è snaturato. Nella società moderna si sono ingentiliti i rapporti fra i membri della famiglia. Ma per moltissime cause, fra le quali varie istituzioni, i costumi derivanti dalla mischianza di popoli, l'estensione del commercio, ecc. si direbbe diminuito il bisogno e il desiderio delle gioie domestiche. A la calma, a la sobrietà, al lavoro tranquillo e assiduo dei nostri padri, è successa una specie di inquietudine malata. C'è in tutti o in quasi tutti, un bisogno di eccitamento e di emozioni che per certo, la famiglia non può dare. I libri che ora si leggono, più non sono i pochi libri esemplari, le grandi immortali opere del genio, che esigono la calma del pensiero e ispirano sentimenti profondi: sono più tosto, in generale, lavori effimeri, che si percorrono con rapidità e danno un piacere che somiglia spesso a l'ebbrezza. Adesso si vive d'una vita affannosa. Gli affari sono una corsa sfrenata in cui il rischio fa da staffile, e la smania dei grandi profitti attira, offuscando spesso ogni sentimento di riguardo e perfino di pietà: fascino irresistibile. Mai come ora si sofferse della terribile necessità dello « struggle for life . Si lotta per l'impiego, per la professione, per il iavoro manuale, per aprirsi una via nell'arte, per tutto. E la religione risente dell'agitazione universale. Quanti ora che hanno conservato rispetto per il culto, vanno in Chiesa più tosto per eccitarsi nell'astrazione che per pregare con l'ingenua santa fede, che dà riposo a l'anima ! .. Si direbbe che si è arsi di una sete di stimolanti. E questa sete febbrile, da deliranti, spinge spesso a piaceri pazzi, ai liquori, a l'ubbriachezza, a l'oblio della dignità umana ; ciò che per certo non favorisce la intimità della famiglia. Ora, nel secolo XIX si sentì il bisogno di mettere un rimedio a questo male, che nonostante l'educazione introdotta nella famiglia, nonostante il progresso materiale e intellettuale, allontana dalla casa e rallenta i vincoli della parentela ? .. Nel secolo XIX si sentì la necessità di frenare la fatal corsa al male, a l'abrutimento, quindi al delitto e allo sfacelo della morale senza della quale non può sussistere la famiglia ?

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