Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbietti

Numero di risultati: 2 in 1 pagine

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Come devo comportarmi?

172334
Anna Vertua Gentile 1 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Avere il coraggio di aprire una lettera ad altri diretta; per mezzo di vili, abbietti intrighi, trovare il modo di intercettare una corrispondenza, di abusarne, è cosa che dice tutto un carattere, che rivela uomo. Non c'è scusa per costui; non la passione, non il sentimento cieco della vendetta, nè pure il desiderio di scoprire a fine di bene; non c'è scusa: egli è un vile, un miserabile; peggiore del ladro, del calunniatore. Va messo insieme al traditore. Il gentiluomo non abbandona al disordine dello studiolo o della scrivania, le lettere che riceve; ma le chiude gelosarnente o pure le distrugge. Come si parla imprudentemente, cosi qualche volta si scrive imprudentemente. Ci sono delle creature deboli, dagli scatti invincibili del sentimento, che cedono all'emozione del momento e trovano un conforto nel disfogarsi dicendo l'animo loro in una lettera a persona che amano e della quale hanno piena fiducia. Quelle lettere il più delle volte innocenti, se smarrite o lette da curiosi, possono essere causa di guai e do: lori a non finirne. Il gentiluomo ne ha cura come di cosa sacra; o pure le brucia, appunto come si bruciano le cose che non devono cadere in mano degli indifferenti o dei profani. Il gentiluomo non apre che le lettere dirette a' suoi figli quando ancora sono di minore età; dopo, no. Le lettere dirette alla moglie non le apre mai nè le legge se le trova aperte, senza il di lei invito o consenso.

Pagina 200

Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188359
Pietro Touhar 1 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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Ogni altro diverso contegno indicherebbe sentimenti abbietti e discordanti da quella gentilezza franca e sincera che va sempre osservata con tutti. Allorchè per avventura avete potuto arrecare un servigio, sarebbe vanità stoltissima il menarne vanto, ed offendereste l'amor proprio di chi lo ha ricevuto, ed il beneficio perderebbe il suo maggior valore facendo addivenire troppo grave il peso della riconoscenza. Avviene talora, in specie fra le signore, che per imprevisti casi debbasi chiedere o fare imprestito di gioie od altri arredi di lasso; e qui non occorrerà dire quanto sarebbe da biasimare che se taluna si sentisse lodare i pregi della roba avuta in prestito, se ne vantasse come di cosa sua propria; od anche spontaneamte, senz'esserne da altri richiesta, volesse far credere che a lei appartiene ciò che non è suo. Spesso nascerà in voi il desiderio di farvi prestare o libri o stampe o quadri; ma in chiedere questa specie di servigi è necessaria la massima discretezza, perchè siate certe che per tutti coloro i quali tengono in pregio sì fatte cose, è sempre un sacrifizio il soddisfare alla vostra curiosità od al vostro bisogno. E se, ad onta della vostra attenzione, qualche guasto avvenisse disgraziatamente alla cosa prestata, voi dovete subito procacciarne un'altra eguale a quella, se fosse possibile, o farla rimettere nello stato in cui era quando vi fu prestata. Se a una persona, che sia venuta a farvi visita o che per qualsivoglia altro motivo si trovi in casa vostra, manchi alcun che di suo uso o bisogno, per esempio, un fazzoletto, un ombrello, uno scialle per coprirsi dal freddo, non indugerete ad offrirle l'occorrente. Qualora essa non voglia, per garbatezza, accettar subito l'offerta, in questo caso è permesso l'insistere; bensì la vostra insistenza non dovrà passare i limiti della convenienza. La cosa ricevuta così in prestito deve essere rimandata più sollecitamente elle sia possibile; ma quando si trattasse di biancheria, bisogna prendere il tempo di farla lavare e stirare, perchè non sarebbe conveniente restituirla qual'è dopo averne fatto uso. Non sarà necessario estenderci di più intorno ai diversi casi nei quali ci può avvenire di far servigio ai nostri simili, imperocchè la sola occasione vale spesso a suggerire le garbatezze che meglio si addicono. La civiltà è una specie di ornamento indispensabile in tutte le azioni della vita; e non solo quando prendiamo, ma anche allorchè diamo ad imprestito, ci dobbidamo assoggettare alle regole che essa prescrive. Il modo di offrire un regalo ne forma spesso il maggior pregio; mentre il regalo può divenire di niun valore od anco spiacevole se non è fatto con garbatezza. I regali possono essere di due specie; quelli, cioè, di riconoscenza e quelli di benevolenza. I primi hanno per oggetto di far testimonianza della gratitudine del nostro cuore; e sono destinati ad essere ricordo affettuoso per chi li fa e per chi li riceve. Se accadesse mai di considerarli quale ricambio di un servigio, o per valore essenziale del donativo, o più che altro pei modi con cui venisse offerto, starebbe a significare un sentimento non degno di un animo elevato. Gli altri fannosi ai congiunti, agli amici, in certe date epoche, per esempio, pel capo d'anno, pel giorno onomastico, od in certe particolari occasioni, come al ritorno da un viaggio, alla partenza per paese lontano, nella raccolta di alcuni frutti dopo una caccia o una pesca che siano riuscite abbondanti. I regali esser devono appropriati all'età, allo stato ed alla posizione delle persone alle quali giudichiamo doverli offrire; ed è facile conoscere la ragione per cui sarebbe quasi sempre cosa sconveniente scegliere per farne donativo un oggetto di pura necessità. La posizione sociale, il grado d'intimità, le differenze d'età; le relazioni di parentela, consentono di allargare o persuadono a ristringere i limiti del donativo. A volere che un donativo abbia tutto il suo pregio, deve giungere inaspettato: poichè perderebbe una parte di merito, se non arrecasse il piacere della sorpresa. Sarebbe assoluta mancanza di delicatezza il voler far rilevare il valore d'un regalo nell'atto di consegnarlo, e peggio il tornare a parlarne allorchè la persona che lo ha ricevuto ne ha già reso grazia e dato prova del suo gradimento. Non importerà dire che sarebbe atto d'inciviltà per parte di chi riceve un regalo il mostrarne riconoscenza relativamente al valore del medesimo. Quando si tratta di aver avuto un donativo ragguardevole, è necessario fare una visita alla donatrice, o scriverle una lettera qualora sia lontana. Non è da scordare la mancia pel servitore che ce lo porta. Del rimanente l'uso insegnerà le tante altre più minute avvertenze che rispetto al fare o ricever regali verrebbero in acconcio, ma che sarebbe impossibile enumerar tutte in questo libro. Dobbiamo: Porre ogni studio di garbatezza nel far piacere agli altri: esporre con schietta e semplice afflizione le cagioni che ci obbligano a negare un favore a chicchessia: farlo con premura quando possiamo; adattare i donativi al proprio stato ed ai propri averi; mostrare riconoscenza nel ricevere un donativo ancorchè minimo. Non dobbiamo: Fare alcuna promessa quando non abbiamo intenzione di mantenerla; menar vanto d'aver reso un servigio; essere indiscrete nel chiedere ad imprestito; offrire un regalo come ricompensa d'un servigio ricevuto; mostrar l'intenzione di fare il regalo innanzi di mandarla ad effetto, perche vi è il pericolo di togliergli il pregio; vantarne il valore; studiarci di rinnovarne la ricordanza.

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