Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Racconti, leggende e ricordi della vita italiana (1856-1857)

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D'Azeglio, Massimo 1 occorrenze

Natura feroce, abbietta, ma dotata fatalmente di qualità atte a darle potenza di seduzione su giovani creduli ed animosi. Poteva dirsi un vero Mefistofele da taverna. Morirono entrambi, senza ombra di terrore. Targhini non meritava tanto. Montanari, sí. Ma pur troppo non lavò col pentimento la sua memoria, e peserà sovr'esso per sempre l'obbrobrio del tradimento. Ritorniamo ora indietro quattordici mesi, e troviamoci di nuovo in casa del sor Checco. Era la sera dopo cena. C'eravamo trattenuti a ciarlare e fumare seduti al fresco nell'aia, e, cosa strana, vi si era fatto tardi, onde non era lontana la mezzanotte. Sentiamo a un tratto nascere un rumore di legni e cavalli co' sonagli, che per l'aria cheta ci veniva d'assai lontano. Il rumore s'avvicina rapidamente, giunge davanti alla casa, cessa a un tratto e sentiamo una gran bussata fra uno schiamazzare d'allegria, vediamo dalle finestre un luccicar di canne di schioppi al chiaror di torcie a vento. Si corre ad aprire, ed entra una brigata di giovani de' quali, cosí mezzo allo scuro, non mi pareva conoscerne nessuno. S'avanza allora un tale, che benissimo conoscevo, e mi dice: - Siamo passati di qui, e ti vogliamo salutare un momento. - Poi mi nomina i compagni: - Ecco qua, Targhini, Montanari... - e via via me li nomina tutti. Quella compagnia m'era sempre andata poco a sangue. Senza saper allora i loro segreti, ne sentivo, per dir cosí, l'odore. A ogni modo non potevo schermirmi dal far agli ospiti, qualunque fossero, un po' d'accoglienza. Ordinai s'ammannisse un po' di merenda, o cenetta, una frittata, un po' di presciutto ecc. Ne profittarono lietamente, e dopo essersi trattenuti un'oretta, risalirono ne' loro legni, e via, sempre fra le risa e gli schiamazzi. Non mi dissero né di dove venivano, né dov'erano avviati, e neppure ebbi curiosità di chiedergliene. Non mi parve vero di vederli fuor dell'uscio, diedi loro il buon viaggio, e dicendo fra me: - Senza ritorno - presi il lume e salii per andarmene a letto. Venivo piano piano onde non isvegliare don Filippo, che dormiva nella camera accanto alla mia ed era già ito a letto quando costoro ci giunsero. Altro che svegliarlo! Me lo vedo ritto sull'uscio suo, senz'altro indosso che la camicia, e gli dico mezzo ridendo: - Credevo che andavi pel secondo sonno! - Non dormo, no; non dormo - mi risponde tutto torbido, e mentre io passava avanti dandogli la buona notte, mi dice: - Senti... - e m'avvidi che voleva parlarmi e non trovava l'esordio. - Be' che t'occorre? - Dimmi c'è stato giú... hai avuto visite? - Sí, e per dir la verità, non vorrei fosse ogni sera. Matti gloriosi, che non han da far niente, e non lascian dormire chi ha da lavorare. - M'è parso di sentir la voce di Targhini. - Difatti c'era Targhini, Montanari, e parecchi altri. - Ma tu conosci Targhini? - Io no. Conosco Montanari e un altro - che gli nominai. Don Filippo s'era venuto scostando dal suo uscio mentre si discorreva, e postosi a sedere in fondo all'andito, nel quale mettevano le nostre camere, vicino ad un finestrone a ringhiera che pel caldo rimaneva sempre aperto la notte. Era uno stellato grandissimo. Sbuffava, e non diceva nulla. Alla fine, come prendendo una penosa risoluzione, mi dice: - Di' la verità, nessuno di costoro t'ha mai detto nulla? - Detto... cioé? - Si, t'ha mai proposto nulla? - Che vuoi mi proponessero?... - Insomma, in una parola, t'hanno mai chiesto d'entrare nella loro società? - No, davvero. - Di certo? - Di certissimo. - Sul tuo onore? - Sul mio onore. A questa mia affermazione quel terribile ed anche un po' pazzo, a pur buono ed onesto don Filippo, diede una sbuffata degna di una locomotiva, e scrollando quella sua criniera raggiante, batté una gran palmata sulla ringhiera che fé' vibrare i vetri. - Son contento, perdio! e non ti c'impicciare, sai! Hanno chiesto di me? - No. - Però lo sanno che sono qui! Eh lo sanno senz'altro!... perché ci sarebbero venuti? Non ti ci impicciare... Sono canaglia, canaglia... Eravamo ad uno di que' tali parossismi, durante i quali non v'era piú forza umana che potesse dominarlo, e dopo avere sfilata la corona di tutti i sinonimi del vocabolo canaglia, e dette cose dell'altro mondo, venne fuori col resto anche il segreto che avrebbe voluto tenere per sé: ma in quella confusione si dimenticò che il caso di rivelazione previsto dal codice era passibile della pena capitale. Né piú né meno. Mi disse, in sostanza, che stanco, o meglio, infuriato per lo stato presente delle cose pubbliche, s'era lasciato indurre ad entrare nella setta. (È necessario premettere che il piano di campagna della sua politica - plagio di Catilina, Lentulo e Cetego - era distruggere tutto, e poco meno che tutti. Riposandosi poi da questa faticosa operazione, si riservava d'inventare un nuovo mondo nel quale tutti si sarebbe messa carrozza). Che presto s'era accorto trovarsi azionista d'una compagnia d'assassini e tagliaborse. Uno di costoro, mi citava, che gli bazzicavaper casa, si veniva servendo in una ciotola, che non so per qual capriccio teneva sulla tavola da scrivere piena di grossetti (piccola moneta di argento del valore di circa sessanta centesimi). Accortosi di ciò un giorno gli pose in mano la ciotola col rimanente e gli disse: - Prendi: lo fo perché abbi la collezione completa. Disgustato della trista compagnia, se n'era venuto allontanando; e finalmente l'ultima volta che s'era trovato alla loro adunanza, era nata, non mi ricordo come, una questione, che per parte di don Filippo presto divenne lite furibonda. Venuto ad uno di que' suoi impeti, solo in mezzoa loro, li chiamò ladri, assassini, ecc., e Targhini facendo dimostrazione di metter mano all'arme, egli cavò il celebre pugnale n. 3 - davvero in mano sua, quand'era in que' momenti, valeva per tre! - disse urlando - sui vostri pugnali ci sputo, - ed ho paura dicesse peggio, poi, fattosi largo, poté uscir loro di mezzo, portando fuori la pelle intera, che non fu poco! - Questi birbanti hanno creduto che li avessi a denunciare al governo. - Io spia! e m'hanno appostato per quella scaletta che ti dissi, e stasera venir tutti qui! Chi sa che cosa avean combinato. Basta... ce la vedremo! Ma ringrazio Iddio che tu almeno non ci hai che far niente... lo temevo! meglio cosí. Guardatene! - E qui, calmandosi il parossismo, s'avvide che senza accorgersene m'aveva spiattellato il gran segreto. Quando, come a Dio piacque, mi riuscí di vederlo un po' tranquillo, e potei finalmente pensare ad andarmene a letto, mi disse: - So con chi ho parlato... ma ricordatene però, per quel che t'ho detto c'è la pena di morte!...

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