Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbiate

Numero di risultati: 5 in 1 pagine

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Le buone maniere

202935
Caterina Pigorini-Beri 3 occorrenze
  • 1908
  • Torino
  • F. Casanova e C.ia, Editori Librai di S. M. il re d'Italia
  • paraletteratura-galateo
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Tutt'al più se il padrone di casa è tale da non mostrare un tatto fine e doveroso, per dirla alla francese, di assortire i proprii ospiti e convitati, abbiate voi quello di sopportarlo, abbreviando il vostro soggiorno con un mezzo termine che non può mai mancare ad una persona di spirito e bene educata. In caso contrario non rimane che rassegnarsi e guardarsene per un'altra volta. Accade ancora che un ospite avvezzo alla vita della capitale si trova a disagio, almeno pei primi momenti, in una piccola città di cui ignora le prammatiche e le consuetudini. Come non si dice mai male del padrone di casa, così non si biasimano usi e costumi d'un luogo in presenza almeno de' suoi abitatori. Gli abitanti d'una piccola città o d'un paesetto di provincia, vedono il loro luogo nativo sotto una luce ben diversa da chi ci va ad abitare, e naturalmente trovano ammirabili cose che a molti sembrano grottesche, ad altri esilaranti, ad altri ancora a dirittura insopportabili. Se è un cattivo segreto pel ben vivere il dir male d'un luogo che siamo costretti ad abitare, tanto più è nocivo e pernicioso, anzi è colpevole e prova la mancanza di cortesia il deriderne o il biasimarne i costumi o l'accesso, o l'architettura e per fino la postura naturale, Per chi deve abitarvi pochi giorni soltanto. A questo riguardo il non stare sopra di sè stesso e il non padroneggiare le proprie impressioni, sono assolutamente un attentato alla buona creanza e all'urbanità. Se durante il vostro soggiorno in una famiglia accade qualche rovescio, una persona bennata annuncierà la partenza e la effettuerà senza indugio. Certamente la cordiale ospitalità cercherà sempre di impedirla; ma è facile comprendere che partendo arrecherete al vostro ospite un grande sollievo, a meno che non siate così intimo che i vostri ospiti non possano pensare ad alta voce con voi, cosa altrettanto rara quanto desiderabile. E generalmente fissata la partenza guardate bene di non ritardarla neppure d'un'ora. Quell'ora potrebbe volgere in assenzio tutto il miele del vostro felice soggiorno; potrebbe essere un incomodo pei progetti dei vostri ospiti, potrebbe forzarli a insistere di fermarvi ancora in casa loro; e questa gentilezza non si sa quale seguito di sazietà e di disgusto importerebbe. Partiti che siate, telegrafate il vostro arrivo con espressioni di gratitudine e entro gli otto giorni scrivete per ringraziare e per rendere più espressivi i vostri sentimenti per le gentilezze ricevute, anche se effettivamente tali gentilezze non ci fossero state, il che qualche volta accade nel mondo.

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Siate sorridenti e benevoli fin dove e quanto potete: salutate quando entrate e quando uscite dai luoghi pubblici: corrispondete al saluto dei piccini, dei poveri, degli oppressi; rispettate l'altrui dignità in ogni tempo e modo; se non potete o non credete di fare la limosina che vi chiedono, abbiate almeno la carità di rispondere una buona parola; e anche nel far valere il vostro diritto, rispettate non solo quelli degli altri, ma anche quelli che essi credono tali in buona fede. La lotta pel diritto è una lotta filosofica e morale che non esclude la cortesia e l'urbanità; più che essere una guerra anche incruenta, è lo scambio di due idee, di due impulsi, di due dignità e di due principii. Il diritto dà la forza, ma la forza senza modo per farsi valere è ancora al di sotto dell'accortezza di giovarsi di tutti quei mezzi, che possono farlo prevalere praticamente. L'accortezza non è l'astuzia o la furberia; l'accortezza è un'altra virtù che ci fa padroni del nostro ambiente morale e che, come la circospezione, ci rende facile di camminare anche fra le ova senza romperle, o fra i rovi senza lasciarci nessun lembo delle nostre vesti. Un'ultima osservazione si potrebbe aggiungere alle molte altre che si saranno fatte intorno alle massime esposte in questo libro per la gioventù che va a scuola: vale a dire come possa essere possibile che tutte le piccole cose della vita esteriore riescano a fortificare il nostro carattere di cittadini. Le risposte sarebbero in questo caso due: ricominciare a leggere il perchè del libro, e richiamare il detto di Egidio Romano: Nella scienza dei buoni costumi, l'uomo dee parlare leggiermente et per esempli.

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Passa l'amore. Novelle

241657
Luigi Capuana 2 occorrenze
  • 1908
  • Fratelli Treves editori
  • Milano
  • verismo
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Non vi biasimo, non dico che abbiate avuto torto operando così. La scelta fa onore alla vostra intelligenza; siete uno dei miei migliori discepoli, anzi l'unico; non vi adulo. Ma, se la filosofia vi è entrata un po' nella mente, non vi ha ancora invasato tutto. Voi potete fare tant'altre cose che con la filosofia hanno poco o niente da vedere. Io, no; non posso far altro che arzigogolare, come dicono i burloni, e frullare l'astratto. Potrei affermare che il mondo non esiste per me, tanto sono scarsi i miei bisogni che mi fanno accorgere della sua realtà. Neppure il mondo s' accorge di me? Che me n'importa!... E così, dunque, la vostra carica a fondo contro la filosofia positiva, a che stato si trova? Filosofia.... positiva! Quasi la filosofia potesse essere altra cosa!... Quasi non fosse la cosa più positiva del mondo! Quasi.... Io andavo a trovarlo appunto per godermi le sue improvvisazioni, che spesso valevano più delle sue lezioni all'Università davanti a tre, quattro, cinque studenti, non sempre gli stessi, che lo mettevano di malumore più per mancato rispetto alla scienza che per offeso amor proprio di professore.

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Abbiate pazienza. Pagherò io anche per conto vostro. Non accadrà più. Coi superiori si fa peggio tentando di scusarsi.... - Ma la multa?... - Qualche spia di collega.... Quella carogna.... - Chi? - M'intendo io. - E tu, - egli disse rivolto alla moglie, - tu non ti sei mai accorta di niente? - Hai inteso: l'isolatore.... Ormai.... giacchè pagherà lui.... - Non voglio elemosine da nessuno! - Che hai in questi giorni? Non ti si può dire una parola.... Hai dunque perduto troppo.... col farmacista? - Io? Io non perdo mai, per tua norma.... Ma con lui non giocherò più, mai più, mai più!... Bara!... Gli ho stracciato le carte in faccia. Nino Pace mi guardava le carte e gli faceva dei segni.... Me ne sono accorto.... Mai più, mai più, mai più!... Si erano interposti parecchi amici. Nino Pace aveva giurato che non era vero ch'egli facesse dei segni strizzando un occhio, arricciando il naso, stringendo le labbra.... per indicare gli assi, i tre, i re.... al farmacista.... Ma il terrore, ma le torture provate dalla signora Dea in quei giorni erano stati tali, che ella, tornata a restar sola nell'ufficio, non aveva avuto il coraggio di rispondere al tic-tac di colui neppure per dire: - Basta, smettiamo. Le venivano le lacrime agli occhi, a quell'invito persistente. Qualcosa ella sentiva morirsi nel cuore, un sogno, meno di un sogno, un po' di luce, un po' di profumo che dileguavano via dalla sua vita, dolorosamente, silenziosamente. E più tardi, ricordando, rassegnata, trasalendo a ogni tic-tac, le sembrava di esser vissuta soltanto in quei tre mesi e mezzo. Di così poco certe anime sono condannate a contentarsi!

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