Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188198
Pietro Touhar 5 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Non abbiate paura dell'acqua fredda, qualora non vi sia stato impedito di farne uso a cagione di qualche incomodo di salute. Sono generalmente giudicati utilissimi a custodire la sanità i bagni frequenti e le giornaliere lavande di tutto il corpo ; e molti, oggidì specialmente, raccomandano di preferire anche in ciò l'acqua nella sua naturale temperatura; ma anche in questo dipendete dal consiglio del medico, e uniformatevi ai desiderii dei vostri genitori. In generale poi le faccende che si riferiscono alla cura della persona vogliono essere sbrigate con sveltezza e con diligenza. A niuna età, e molto meno alla gioventù, s'addice concedere ad esse troppo tempo; il che potrebbe facilmente essere indizio o fomite di mollezza, di svogliatezza e d'ozio pericolosissimo. Procurate poi che le vostre vesti o da casa o per fuori, siano quali si convengono alla vostra età e alla vostra condizione, ma sempre pulitissime, semplici, ordinate; la nettezza scrupolosa, anche nelle vesti, assuefa all'ordine ed alla economia sì di roba che di tempo, qualità necessarie a ciascuno; le vesti sudicie, macchiate, in disordine, sono indizio di trascuratezza e di infingardaggine. Non è lecito ad una donna farsi veder fuori o ricever visite in casa sua, nemmeno a buon'ora, con vestiario d' in-tera confidenza; e sarebbe tacciata di cattiva educazione e di negligenza se non sapesse essere sollecita a darsi pensiero della sua modesta acconciatura. Chiunque riceve una visita non può scusarsi della trascuratezza delle vesti incolpandone il caldo o il freddo della stagione; poichè il caldo, per quanto eccessivo, non vi può obbligare a star per casa fino a tardi in veste di camera o in maniche di camicia, o scalza e senza cuoprirvi le spalle; nè i rigori del verno vi permettono di presentarvi in ciabatte e col capo camuffato in una berretta da notte. Se non è buona creanza mostrarsi così discinta, e come suol dirsi, cialtrona in casa, peggio sarebbe farsi vedere in tale arnese fuori di essa. Il rispetto è necessario verso degli altri e verso di noi. Dobbiamo: Stare in letto sollanto il tempo necessario al riposo; levarci sempre a buon'ora; volgere prima a Dio i noslri pensieri; cuoprire decentemenle e lavare accuratamente la persona; mutare spesso la biancheria di dosso e fare uso di vesti decenti e semplici. Non dobbiamo: Essere trasandate quanto all'acconciatura e alle vesti, nè occultamente, nè palesemente; ricever visite prima di vestirsi e di pettinarsi od in mezzo al disordine della camera.

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Se v'imbattete in letterati o in artisti, ricordatevi che l'ingegno ambisce d'essere conosciuto; non isfuggite di tener discorso delle loro opere, qualora ne abbiate avuta sufficiente contezza; lodate francamente ciò che vi è parso meritevole di lode, e serbate il silenzio sui difetti che vi è sembrato di riscontrare; chè se si tratta di persone ormai reputatissime, non hanno d'uopo del vostro giudizio, e sarebbe lo stesso che offenderle senza pro di usare in critica per attenuarne l'elogio. Ma in ogni caso astenetevi piuttosto dal parlarne ove non siate sicure della retta estimazione delle cose; imperocchè uno scrittore e un artista male sopporterebbero di sentirsi lodati, per ignoranza, dal lato debole delle loro opere; e l'elogio che ne venisse dopo, ancorchè fosse fatto più a proposito, pure scaderebbe di pregio. Se pei vostri studii avete fatto acquisto di qualche sapere nelle lettere e nelle arti, siate pur nonostante caute e discrete nel conversare coi letterati o con gli artisti; e le vostre osservazioni sulle loro opere siano sempre esposte a modo di dubbio; chè cosi piegherete a favor vostro l'animo loro, ed essi accoglieranno od almeno non sdegneranno la vostra critica; e fors'anco vi paleseranno quei segreti dell'arte che altrimenti operando avreste sempre ignorato. I sentenziosi Sentenziosi, coloro che nel parlare usano continuamente sentenze o che giudicano di tutto, anche non richiesti. tanta sapienza addimostrano, che niuno si cura di porger loro qualche utile notizia. Infine badate bene di non apparire mai sprezzanti verso coloro che non hanno potuto ancora conseguire coi loro sforzi qualche splendida palma; incoraggite il genio nascente; e proteggetelo, se la fortuna vi ha dato modo di farlo degnamente; poichè quanto maggiore sarà il vostro sapere, tanto più conoscerete che cosa costi l'acquistarlo. Sonovi certe professioni che più delle altre devono far capitale della gentilezza d'animo che usar dobbiamo verso chi le esercita, studiandoci di non ci lasciar vincere nè dal dolore nè dalla scontentezza. Tra esse dobbiamo annoverare quelle di medico e d'avvocato. Quanto al primo non potrà mai essere bastante la vostra riconoscenza per le cure che avrà usato a pro vostro o delle persone che più, vi son care; od ove tali cure non avessero raggiunto l'effetto desiderato, sarebbe ingiustizia assoggettarlo anco al sospetto di qualche rimprovero. Conviene supporre che abbia usato ogni maggiore sforzo per vincere la malattia; e il vostro rammarico su di ciò varrebbe quanto lo imputarlo d'ignoranza. L'avvocato abile e onesto ha da affrontare non meno gravi ostacoli: postosi nell'obbligo di difendere clienti persuasi tutti della bontà dello loro cause, deve spesso trovarsi angustiato dalla costernazione che la perdita di una lite produce. Che se ciò a voi avvenisse, non vi lasciate indurre ad operare contro civiltà; non vi abbandonate a inutili lagnanze ed ingiusti rimproveri. Anzitutto convien sapere esporre con chiarezza e con precisione il fatto vostro; poi non lo dovete impacciare con inutili perditempi; e saria indizio di goffaggine incolparlo della cattiva riuscita della causa, subito che avendolo scelto a vostro difensore l'avete giudicato meritevole della vostra fiducia. V'è da osservare qualche cosa anche intorno alle persone che stanno alla mercatura, professione onorata al pari d'ogni altra. Talchè sarebbe atto di biasimevole orgoglio il non fare buon viso alle garbatezze che vi dimostrano. Quanto più sono costrette a soddisfare alle richieste spesso indiscrete dei compratori, tanto più dovete con urbanità corrispondere alle loro premure, mostrando che fate conto della pazienza da esse usata. Non dovete pagar loro il tempo e la fatica necessari alla scelta che far volete con ogni ponderazione, ed è giusto che ringraziate chiunque s'è mostrato cortese nel dar pascolo alla vostra curiosità. Questo capitolo potrebbe certamente comprendere molte altre avvertenze, ed estendersi a più minute ricerche; ma il già detto deve bastare per far conoscere la necessità della buona creanza in ogni parte del civile consorzio. Dobbiamo: usare moderazione nei rimproveri ancorchè siano giusti e spetti a noi il farli al nostro simile; discretezza nelle amichevoli corrispondenze; cortesia verso chiunque, in particolare molta gentilezza d'animo verso chi ci dà l'opera sua, il suo ingegno, il suo tempo. Non dobbiamo: Mostrare troppa dimestichezza coi superiori, nè tampoco servilità; non albagia con gli eguali o con gl'inferiori; nè fare sfoggio d'ingegno o di sapere studiandoci d'offuscare o di umiliare gli altri; nè fare onta alla fiducia da noi riposta in chi la merita.

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Talvolta riesce gravoso il dover ascoltare pazientemente sino all'ultimo un narratore prolisso quando si va ingolfando in lunghe digressioni, che non hanno nulla che fare col suo argomento, o quando addiviene oscuro in certe parti del suo favellare; ma è pur necessario che abbiate la compiacenza di mantenergli la vostra attenzione; imperocchè potreste offenderlo, se, nel primo caso, lo invitaste ad abbreviare il racconto, mostrandogli poca cortesia, e se, nell'altro caso, gli faceste conoscere di non averlo capito. Ma quando si tratta di un'amica intima, vi sarà lecito d'invitarla, con modi inoffensivi, ad essere più concisa ed a spiegarsi più chiaramente. Nel conversare l'uditore si ritrova talvolta a qualche difficile cimento; quando, per esempio, ode narrare un fatto che egli sa essere evidentemente falso. Allora non sarà necessario allegar subito incredulità; ma può bastargli di far conoscere con qualche riflessione accorta e garbata, ch'egli è ben lungi dall'essere convinto; e se tuttavia l'interlocutore insistesse, un leggiero sorriso e il silenzio basteranno a persuadere che non vogliamo lasciarci ingannare da una menzogna o da una facezia di cattivo conio. In conclusione poi il conversare, nel seno della società, richiede tante altre avvertenze che qui non possono essere annoverate, e delle quali daremo spiegazione in un capitolo speciale intitolato: Delle usanze nel conversare. Dobbiamo: Studiarci in conversazione di usar lingua pura e pronunzia corretta; sfuggire qualunque moto disordinato; accompagnare il discorso con gesto conveniente e bene adattato all'argomento; badare parlando che non siano offesi i sentimenti nè le opinioni di chi ascolta; usare molta cautela nel conversare con persone sconosciute; essere sempre pronte a difendere il prossimo; assuefarci ad ascoltare con attenzione garbata; trattenerci se altri prende a parlare nello stesso tempo di noi. Non dobbiamo: Parlare a stento per far sempre troppo studiata scelta di parole; ridere prima di narrare un fatto per quanto possa parerci bizzarro; abbondonarci a gesto esagerato o contrario al tema del discorso; trattare di cose estranee alle persone alle quali parliamo; affermare tutte le nostre parole con opportune testimonianze; assuefarci alla maldicenza, nè far sfoggio di spirito con la mordacità della satira; parlare di noi stesse e vantare i pregi che possediamo; interrompere un colloquio già incominciato; prendere parte in una conversazione di cui non conosciamo bene l'argomento; interrompere ad ogni parola il nostro interlocutore con segni d'approvazione o di disapprovazione; mostrarci distratte quando dobbiamo ascoltare; togliere al narratore la soddisfazione di raccontare un fatto che già conosciamo; mostrar di credere un fatto che sappiamo evidentemente essere falso.

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La buona creanza talora deve raffrenare eziandio la curiosità lecita; che se vi fosse recata una lettera quando siete in compagnia di qualche persona estranea alla vostra famiglia, non potete aprirla per leggerla senza domandarne licenza, qualora si tratti di persona a voi eguale o con cui abbiate alquanta dimestichezza; altrimenti converrebbe aspettare d'essere rimasta sola, od almeno che l'altra avesse ripetutamente insistito per darvi libertà di conoscere il contenuto della vostra lettera. Se andate a fare una visita, e la persona di cui cercate indugiasse alquanto a presentarsi a voi nel suo salotto, o fosse momentaneamente distratta da qualche faccenda, non vi ponete a stuzzicare indiscretamente gli oggetti che sogliono essere tenuti per ornamento sul caminetto o sui mobili. Quando siete in più d'una, e che venga mandato in giro non so che di ragguardevole per rarità, prezzo o merito intrinseco, aspettate discretamente che giunga fino a voi, e non fate a gara per esser la prima ad averlo; e giunto che sia nelle vostre mani, fate di non tenerlo più a lungo degli altri; se poi qualche indiscreto ve lo levasse di sott'occhio prima che abbiate potuto vederlo a vostro bell'agio, non converrebbe farne lagnanza, chè sarebbe lo stesso che rispondere ad un malgarbo con un'altra sgarbatezza. La discretezza nella società è forse uno dei doveri di maggiore importanza. In grazia di essa ci acquistiamo stima; non diveniamo mai importuni, e meritiamo la fiducia di coloro coi quali viviamo. Nelle cose di gran conto la discretezza può essere anche virtù; in quelle spettanti al comun vivere è essenziale parte di civiltà. Del primo caso non è qui luogo a trattare, bastando l'averla ricordata: quanto al secondo poi non dobbiamo stancarci di raccomandarla, perchè invero può spesso avere conseguenze importanti pel nostro bene avvenire e per quello delle persone di nostra attinenza o conoscenza; talchè è necessarissimo assuefarci per tempo ad essere discrete in tutto e per tutto: e badiamo bene, tra le altre, di non offendere anco la carità, narrando, per sola smania di discorrere, quei fatti dei quali la conoscenza possa recar nocumento o rammarico a qualcuno dei nostri simili. È assai malagevole riparare agli effetti di un'indiscretezza; pensate sempre a questa difficoltà, al allora il vostro buon cuore vi premunirà abbastanza da tali errori. Nel conversare con questo e quello udiamo una quantità di cose per le quali non viene imposto segreto; e nondimeno se fossero ricordate, ridette, potrebbero cagionare pregiudizio alle persone a cui spettano; e per questo giova assuefarci a tacere ogni volta che la prudenza, la discretezza e la carità lo comandano; giova premunirci dal vergognoso difetto di addivenire l'eco di tutti; e una volta che avremo acquistato così utile riservatezza, saremo sicuri di poterla vantaggiosamente e facilmente osservare finchè vivremo. Non sarà fuor di proposito rammentar qui alle fanciulline alcuni di quei casi nei quali la loro inesperienza potrebbe farle peccare d'indiscretezza. Primieramente gioverà studiarsi di conoscere le abitudini delle persone con le quali avete maggiore o minore dimestichezza, a fine di non le molestare nelle loro faccende. Se loro sopraggiungesse in vostra presenza il bisogno di accudire a qualche affare, siate sollecite a ritirarvi; e qualora vi fosse fatta preghiera di rimanere, chiedendovi il permesso di sbrigare qualche cosa di premura, non ve ne date pensiero, se non richieste; volgete ad altro la vostra attenzione, e riprendete il colloquio sol quando vi venisse rivolta la parola; ed anche allora contentatevi di cortesi e brevi risposte. Quando siete in procinto d'entrare in una stanza, e udite esservi più persone a colloquio, fatevi sentire, battete all'uscio, e in tal modo avvisatele che siete lì, qualora non vi fosse un servo per avvisarle della vostra venuta. Se in una comitiva, più persone paressero occupate da qualche particolare negozio, non istarà bene unirvi a loro senza esserne invitata, imperocchè non solo vi addimostrereste indiscreta, ma potrebbe anco venirvene una tacita mortificazione se tosto ciascuno interrompesse il dialogo, e momentaneamente si discostassero tra di loro per poi riunirsi alquanto dopo. Se, di mezzo al crocchio di cui fate parte, due persone si allontanano e vanno a discorrere tra di loro, non dovete seguirle, ed aspetterete che abbiano finito il loro colloquio prima di rivolgere nuovamente ad esse le vostre parole. Quando la persona con cui passeggiate ne incontra un'altra a voi sconosciuta, e si forma a parlare con quella, tiratevi alquanto in disparte, fino a che non vi sia fatto cortese invito di assistere liberamente al loro colloquio. A volte anche sopra il tavolino d'un salotto da conversazione trovansi libri, fogli, stampe, e simili altre cose; non siate avide di frugare, di guardar tutto, a meno che la padrona di casa non vi dica o non vi faccia cenno che appunto quelle cose son lì schierate per chi volesse dilettarsi di esaminarle. Talune, forse per vanità, vi tengono in mostra i biglietti di visita ornati di titoli e di armi gentilizie; altre li lasciano impensatamente o sol quanto convenga per mostrare di farne quel conto che si meritano; comunque siasi non istà bene mettersi a leggerli ad uno ad uno, poichè o non importa che lusinghiate una vanità alquanto ridicola, o non dovete mostrarvi curiosa di sapere quali siano le conoscenze della padrona di casa. Ove nella stanza di conversazione fosse qualche uscio aperto, sarebbe grossolana indiscretezza lo spingere uno sguardo curioso per vedere che cosa vi sia al di là di quell'uscio. Finalmente, in qualsivoglia congiuntura, tenetevi dentro i limiti di savia riservatezza, a fine di non riuscire moleste agli altri, e di non esporvi a qualche mortificazione, a qualche spiacevole incontro, a recar alcun danno involontario a chiunque siasi. Abbiamo forse detto abbastanza per far capire quanto importi rammentarsi di questi consigli; e porremo fine a questo capitolo ripetendo, che se la curiosità può talvolta essere scusabile, l'indiscretezza è imperdonabile sempre. Dobbiamo: Scrupolosamente rispettare il segreto delle lettere, considerandole qual deposito inviolabile ancorchè siano dissigillate; usar discretezza quando ci venga dato a leggere e ad esaminare qualche cosa, ritenendolo sol quanto basti all'uopo; non essere d'impedimento a chi si sia, rispetto alle sue abitudini; ritirarci o assentarci al sopraggiungere di improvvise faccende. Non dobbiamo: Tentar di conoscere un segreto; svelarlo a chi si sia quando ci è stato confidato; Non sarà necessario avvertire che questo precetto non ha luogo ove si tratti dei doveri de' figliuoli verso i genitori, imperocchè nè ai fanciulli sogliono confidarsi segreti, e nulla aver possono i figliuoli da tener celato ai genitori. soddisfare la propria curiosità in faccia a persona estranee, aprendo una lettera od un involto senza chiederne loro licenza; toccare alcun che senza il permesso della padrona di casa; intromettersi fra le persone che fanno crocchio da sè; ove non siamo chiamate da una di esse, ec.

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Abbiate dunque benevolo e caritatevole rispetto per ogni specie d'infermità; e badate che per cagion vostra non addivengano più manifeste in coloro che le sopportano. Se, per esempio, vi trovate in compagnia d'una persona affetta di sordità, non occorre che vi poniate ad urlare nelle sue orecchie, e basterà alzar la voce e scolpir bene le parole in modo da farvi intendere, senza darle a conoscere la cura che vi ponete, senza lasciarvi scappare le risa per gli equivoci a cui può andar soggetta a cagione del suo incomodo e facendola anzi con accortezza ritornar subito sull'argomento del quale trattate. Riguardo a chi ha la sventura della cecità, mostratevi non meno attente, e non vi venga mai fatto di vantare i benefizi della luce con chi non ne può godere; e se si tratta soltanto di una persona di vista debole, usate ogni precauzione per non farle provare la differenza che passa tra la sua e la vostra; talchè se dovesse esaminare con voi alcun che, fate di accostarglielo quanto occorre, ma senza affettazione, e non mostrate rammarico, impazienza, maraviglia, se per la debolezza del suo organo della vista ella non può scorgere le parti più minute, le raffinatezze del lavoro, o che so io. Qui non occorrerà certamente ricordare quanta rozzezza, sconvenienza, inumanità vi sarebbe a fare oggetto di beffe le imperfezioni che la natura o le malattie talvolta lasciano sulle persone. Se avete personale svelto, gambe buone, se potete fare uso delle vostre braccia, tanto meglio per voi; godete come si conviene di questi benefizi; ma non ne menate vanto con coloro che hanno il corpo contraffatto, che zoppicano, che sono monchi. Diremo eziandio qualche cosa intorno ai doveri che la civiltà prescrive in fatto di malattia; e questi è tanto più necessario osservare, in quanto che la persona che soffre è viepiù sensibile alla dimenticanza dei riguardi e alla mancanza delle attenzioni che ha diritto di aspettarsi da chi le fa visita o compagnia. Quando una persona di vostra conoscenza si ammala, dovete subito, potendo, andar da voi ad informarvi del suo stato, affinchè abbia manifesta prova della vostra premura per lei. Se si tratta di leggiero incomodo, potranno bastare due o tre visite a convenienti intervalli; ma se il male divenisse più grave, le vostre premure cresceranno, e manderete spesso, anco due volte il giorno, a chieder notizie del malato. Di quando in quando gli farete dimandare se la vostra presenza potesse essergli gradita o utile, e quando vi faccia sapere che avrebbe caro di vedervi, non indugiate un istante, affinchè non abbia a dubitare che le vostre offerte fossero poco sincere e mal celassero un'indifferenza che gli riuscirebbe dolorosa. Queste specie di visite, che possono appartenere alla categoria dei doveri, vogliono molte cautele. Quando entrate nella camera d'una persona giacente sul letto del dolore, dovete camminare senza strepito e parlare sommessamente. Il vostro aspetto, benchè naturalmente esprima il pensiero che vi date per la persona che soffre, non deve per altro addimostrare tanta apprensione da indurla a credersi in molto pericolo. Se è molto tempo che non l'avete veduta, sappiate liberarvi dall'improvvisa e dispiacente sorpresa che in voi cagionar potrebbe l'alterazione dei suoi lineamenti; sappiate scegliere e moderare quelle parole di conforto che giudicherete doverle dirigere; e badate soprattutto di non obbligarla a darvi qualche risposta che possa riuscirle faticosa o rincrescente. Poi rivolgete la parola ai parenti ed alle persone che la custodiscono, ed ogni vostro ragionamento avrà per oggetto di attestare alla malata la premura e la speranza che avete della sua guarigione. Tali visite per lo più devono esser corte; ma potrebbero addivenire più lunghe, qualora la malata, manifestando il piacere che ha di vedervi, facesse anche ben conoscere il desiderio di godere più a lungo della vostra compagnia. Quando la convalescenza è incominciata, non sono più necessarie le stesse precauzioni, e la vostra parte diviene meno difficile. Allora nel presentarvi alla persona visitata, le mostrerete tutta la vostra contentezza, vi congratulerete con lei del suo miglioramento, userete maggiore festività nel colloquio, le parlerete con compiacenza dei progetti che va formando pel tempo in cui avrà recuperata appieno la sua salute, procurerete di farle conoscere la speranza che questo tempo sia per essere vicino, farete insomma di tutto per invigorire le sue speranze, e talora potrà anche giovarle di sentir lusingare le sue illusioni; imperocchè la serenità dell'animo suol essere efficacissima a corroborare la sanità del corpo. Tutte queste cure minute che, a dir vero, in certe circostanze riescono difficili, sono tuttavia necessarie per mantenere l'accordo nella società. Ed è bene rammentarci sempre che se la cortesia e la garbatezza sono giovevoli verso chi è in auge e chi gode di buona salute, addivengono dovere non solo di civiltà ma anche d'umanità verso chi è caduto in disgrazia o verso chi soffre. Dobbiamo: Badar bene di non offendere l'amor proprio e la sensibilità delle persone colpite da qualche sventura, e rispettare qualsivoglia infermità; cercar notizia premurosamente dello stato delle amiche malate; visitarle quando lo bramano; usar molte cautele in questa specie di visite. Non dobbiamo: Allontanarci dalle amiche allorchè siano divenute infelici; nè peccare d'incuria verso di loro quando sono malate.

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