Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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La freccia d'argento

212216
Reding, Josef 4 occorrenze
  • 1956
  • Fabbri Editori
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Possibile che i crociati abbiano lasciato incustodita la loro sede? E se nell'interno ci fosse nascosto qualcuno dei ragazzi? Ede si punta su un gomito, cerca tastoni qualche pietra e la scaglia contro la casa. Laggiù in fondo si sente il rumore sordo dei tonfi. Poi, di nuovo, silenzio di tomba. Ed-mastica-gomma è ormai sicuro del fatto suo. Si alza da terra e si dirige verso il capannone. A calci cerca, ma invano, di sfondare la porta; e così pure non cedono le nuove imposte di robusto legno di quercia. Con una pietra acuminata Ede le tempesta di colpi, sempre senza risultato. Allora, esasperato, si arrampica come uno scimmione lungo il tubo di scarico della grondaia e si stende bocconi sul tetto. Anche qui non c'è alcuna breccia che gli permetta di penetrare nell'interno. Con cautela, Ede si appresta a indietreggiare strisciando. Il tetto, fatto di assi imputridite e di vecchio cartone incatramato, scricchiola e crepita sotto il suo peso. È proprio questo tetto fradicio che dà a Ede la soluzione del problema. Con dita tremanti egli strappa un lembo del cartone incatramato, reso friabile dal sole e dalla pioggia; col temperino fruga in una fessura tra due assi imputridite e la allarga; poi vi introduce la mano e dà uno strappo: uno scricchiolio, e infine uno schianto! Crac! Le vecchie assi hanno ceduto e si sono spezzate sollevandosi. La via è libera! Il raggio della lampadina tascabile di Ede si insinua nell'interno, attraverso lo squarcio nero, e fruga il locale degli attrezzi. Ecco la meta di Ede: la Freccia d'argento!... Sghignazzando, Ed-mastica-gomma si introduce a fatica nel pertugio; stringendo fra i denti la lampadina, si lascia cadere nell'interno. * * *

Così berciano i crociati: sembrano tanti indiani assetati di sangue che abbiano dissepolta l'ascia di guerra. - Non scherzo, ragazzi! Io penso seriamente a una spedizione punitiva. Occhio per occhio, dente per dente! Non capisco perché dovremmo esser sempre noi i babbei... Facciamo un piano e andiamo all'attacco domani notte! Prima Stucchino e io prendiamo... - Ma bene, Alo! Io rimango di stucco! Siete tali e quali i tanto denigrati ragazzi della banda del Nord. Dov'è andata a finire la solidarietà fra ragazzi? E dove la fairness 1 fairness: parola inglese che si pronuncia fernes e che significa correttezza, lealtà. sportiva? - D'accordo per il «fernet» sportivo, o come lo vuol chiamare! Ma se gli avversari usano l'astuzia e l'inganno? Se quei vigliacchi non rispettano né leggi, né regole? Dobbiamo star qui ad aspettare che a quei signori della banda del Nord faccia comodo di venirci di nuovo a trovare e fracassare la nostra Freccia d'argento? - Naturalmente non dovete stare ad aspettare che quelli vi rompano la testa. Però non si potrebbe cercare prima di far loro vedere ciò che noi intendiamo per lealtà e correttezza? Chissà che nella banda del Nord non ci sia qualche bravo ragazzo che per un motivo qualsiasi è capitato in quella strana combriccola ed ora non riesce più a uscirne! Forse tra loro vi sono ragazzi duramente provati dalla vita, come il nostro Hai! Non metterebbe conto, anche soltanto per loro, di tentare? Chi si sente di scagliare la prima pietra? I crociati si fanno pensierosi, e la loro eccitazione si placa. Da questo punto di vista non avevano ancora considerato la banda del Nord. E se giudicano spassionatamente e senza rancore, devono riconoscere che il cappellano ha ragione. Alo è il primo ad ammetterlo. - Credo che anche questa volta lei abbia ragione, signor cap- pellano! Siamo stati troppo impulsivi e sconsiderati. Però dobbiamo pur difenderci dagli attacchi di quella banda! Che laggiù nella cantina diroccata si mediti un'altra birbonata, è poco ma sicuro. Ed- mastica-gomma l'ha detto chiaro. Quei gangsters ritorneranno senz'altro e ci fracasseranno tutto! - Mi viene un'idea... - dice il cappellano con un sorrisetto. - Siamo tutti orecchi! - Andiamo a scovare il leone nella sua tana! Io... - Non vorrà mica andare in quel covo di delinquenti, signor cappellano! Quelli non rispettano nessuno! Sono capaci di saltarle addosso tutti quanti e conciarla per le feste, come han fatto col nostro Stucchino! Quelli... - scatta Alo eccitatissimo. - Se penso allo sguardo bieco del perticone, sento che è capace di tutto, perfino di un delitto, di un assassinio! - Be', facciamo metà della metà! Io ti capisco, Alo. Però, tu lo sai, sono stato per anni cappellano alle carceri: una certa praticaccia ce l'ho dei «delinquenti», come tu, troppo impulsivo, hai chiamato quelli della banda del Nord. Saprò cavarmela anche con questa gente e con Ed-mastica-gomma. Domani sera vado a parlamentare nel quartier generale della banda malfamata. Vediamo che cosa ne vien fuori. Dove hanno il loro nascondiglio, Alo? - Nelle rovine del macello. In una cantina. - Benissimo! Allora per oggi leviamo la seduta. Domani sarà una giornata faticosa per tutti. E voi dovete montare la guardia. Però, mi raccomando, un po' più marziali voi due, Mikro e Makro!... Buona notte, ragazzi! - Buona notte, signor cappellano! - Senti, non lasceremo che il cappellano vada solo da quei manigoldi! - dice Stucchino ad Alo, dopo un momento di riflessione. - Certamente no! - approva Alo. Il suo viso esprime decisione e rabbia. - Domani sera ci apposteremo nei pressi della cantina, in modo da non esser visti, tu, Winnetou 4, Hai ed io! Non si sa mai!

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Non vedendo nessuno, pensa che ancora una volta le abbiano giocato un tiro birbone. - I soliti scherzi! - sibila fra i denti, e richiude la porta con un tonfo. Faccia pure, tanto noi siamo ormai sgattaiolati dentro e stiamo osservando tranquillamente il pianterreno. Attenzione! Attenzione! Di là, nel suo studio, l'avvocato ricomincia a sbraitare. Be', potrebbe almeno abbassare un po' il volume del suo altoparlante! Andiamo a vedere che cosa succede. Benissimo! La porta è aperta. Ecco, la nostra macchina è già avviata. Primo quadro: lo studio dell'avvocato Ramthor. Personaggi: l'avvocato, sua moglie, la loro figlioletta Carin e il giardiniere Waldemar. Tutti tacciono, perché parla lui, il dottor Ramthor. Sentiamo un po' che cosa dice. Innestiamo quindi anche la registrazione sonora. -... Ve lo dico e ripeto per la quarta volta. Con le mie stesse mani ho preso questo libro, La struttura psicopàtica del cleptòmane recidivo, e l'ho rimesso nello scaffale, esattamente al posto dove si trovava prima. Patapumfete... il libro è caduto all'indietro! Notate bene: all'indietro! Non sarebbe caduto all'indietro, se ci fosse stata ancora la parete posteriore! Una parete di compensato dello spessore di tre millimetri, lunga tre metri ed alta due. E dov'è andata a finire questa parete? Vo...glio an...da...re a fon...do del...la que...stio...ne! La voce del signor avvocato diventa stridula e fa una stecca. Qui tira aria di tempesta! È meglio che lasciamo lo studio e la casa e ce ne andiamo altrove a caccia di novità. Non è necessario però andar troppo lontano: dal solaio del gran casamento di piazza Wieland giungono degli strilli al nostro orecchio, come dianzi da casa Ramthor. Questa volta però è un coro a più voci. Salire inosservati in solaio è per noi una bazzecola, ché siamo agili come scoiattoli. Ancora una volta mettiamo in azione la nostra macchina da presa. Un solaio ingombro di vecchie lettiere arrugginite, un grammofono antidiluviano a tromba, cataste di vasi da fiori, vecchi mastelli da marmellata, paralumi... e una carrozzina da bambini di dimensioni eccezionali. Torno torno, in un gruppo pittoresco, sono radunati il facchino Kroppke, il macchinista delle ferrovie Spandig e alcune donne. Attenzione! Anche il sonoro è in azione. - Ma certo, Spandig, lei può prendere senz'altro la carrozzina dei gemelli. Tanto a me non serve più. I miei due ragazzi hanno ormai tredici anni. - Era il facchino Kroppke che parlava, con la sua voce di basso profondo. - Ih, ih, ih! Ma guarda! Tredici anni! Proprio l'età ingrata! - Naturalmente quella era una delle donne. - Grazie infinite, Kroppke! Due eredi in una volta sola non me li aspettavo davvero, e alla nostra vecchia carrozzina non so come avrei potuto attaccare un rimorchio. Questa è robustissima e durerà chissà per quante generazioni ancora? È a prova di bomba! - Chi parlava era il macchinista Spandig. - Oh, giusto? Il suo Klaus, quello scavezzacollo, ce la fa senz'altro a metterla in pezzi! Quello fracassa tutto! - Naturalmente era ancora una delle donne. - Be', io allora me la prendo e vado! - E questo era Spandig. - Ma non ci sono le ruote! - Era Spandig di nuovo. - Guarda, guarda, che stranezza! Mancano le ruote! - Questo era il coro delle donne al completo. - Perdindirindina! Dove sono andate a finire le ruote?! - Era il facchino Kroppke che urlava, ed era fuori di sé. ... Anche qui l'aria si fa incandescente, e perciò ci affrettiamo ad andare qualche isolato più in là. Ci rechiamo a far visita a un signore che dovrebbe essere la calma in persona: il cappellano Holk. Egli è il direttore spirituale dei ragazzi della tribù di San Michele e basta guardarlo per capire che deve tener testa a dieci dozzine di ragazzi, perché nella sua chioma bionda ci sono all'incirca dieci dozzine di capelli bianchi: un capello bianco per ogni ragazzo. Per il cappellano Holk tutti si butterebbero nel fuoco, e altrettanto farebbe lui per i suoi monelli. Però in questo momento il cappellano non si butta nel fuoco, ma cerca i suoi occhialoni da motociclista, perché fra pochi minuti deve andare in periferia, da un malato grave. Ma il reverendo non riesce a trovare i suoi occhiali. Cerca, cerca! Cerca sotto il breviario, dietro il telefono, dietro la Santa Cecilia (la statua, s'intende), dietro l'armonio e dietro lo scaffale dei libri... Non ci sono? Il cappellano comincia a perdere le staffe. Tu però non ti stupisci, perché sai fin dall'inizio del capitolo che, per lo più, i cittadini di C. sono fuori dei gangheri. Anche senza gli occhialoni, il cappellano Holk schiaccia l'avviamento e inforca la sua motocicletta.

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Non che abbiano paura di passare una nottata qui soli, tutt'altro! Sarebbe anzi quel che fa per loro: un'avventura emozionante! Ma se domattina papà Kroppke dovesse andare al lavoro senza le sue solite pagnotte, che gragnuola di colpi pioverebbe sulle retrovie! Quando papà Kroppke comincia a menar le mani... Dio ce ne scampi e liberi! Dunque Mikro e Makro si buttano con tutta la loro forza contro la porta, e così svelti che Ede non ha nemmeno il tempo di dare un giro di chiave. Uno strattone... e di fuori risuona un urlo selvaggio. - L'amico si è pizzicato le zampe! - esclama Makro. - E ora, dietro! Quando riescono a spalancare la porta, quell'ombra che a gran balzi si allontana nella notte non si distingue ormai più. - Che affare sporco! - sbuffa Mikro, aspirando l'aria tra i denti per il dolore: nel buttarsi contro la porta si è ammaccato una spalla. - Razza di mascalzone! Chi sarà stato quel vigliacco? Ora Mikro e Makro sono ben contenti che il babbo li abbia costretti a fare quella maratona per via del pane, e in fretta e furia tirano a sorte chi debba rimanere qui la notte a far la guardia. Chissà che a quell'individuo non venga in mente di calarsi di nuovo dal foro del tetto! - Ambarabàm ciccì coccò, tre civette sul comò... Ambarabàm ciccì coccò! Tocca a Makro. Mikro allora afferra la rete con le pagnotte e a gambe levate corre verso casa.

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