Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il successo nella vita. Galateo moderno.

174250
Brelich dall'Asta, Mario 36 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
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Gli ospiti già presenti resteranno al loro posto, dopo l'entrata dei nuovi, perchè questi non abbiano l'impressione che si voglia evitare la loro compagnia. La padrona di casa cede il suo posto d'onore alla signora più vecchia o più ragguardevole, e si accomoda alla sua sinistra.. Ogni volta che entra un nuovo ospite, tutti i signori dovranno alzarsi, a meno che non si tratti di un giovinetto o di una fanciulla in tenera età. I giovani dovranno evitare di appartarsi fra loro e di isolarsi, iniziando dei « flirt » alla presenza di tutti, di parlare a voce alta, di intervenire in discussioni senza la debita competenza. Valgono infine per queste visite tutte le norme che regolano una educata e colta conversazione.

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Questa attività non consiste nel raccontare molte cose e il più possibile, ma di lasciar partecipare gli altri alla discussione e alla conversazione, cosicchè tutti abbiano la sensazione gradevole di aver partecipato a tener lieta la compagnia. Senza la caccia all'effetto, senza metter in rilievo la propria persona, un buon compagno terrà in mano le fila invisibili della conversazione e con ciò, diverrà, il preferito della società. Lascerà possibilmente in disparte il caro « io » e, raccontando, eviterà anche la forma della prima persona. Dirà per es. « allora ci è venuta la buona idea », invece che « ad allora mi è venuta la buona idea ». Invece di « l'ho creduto opportuno », dirà « era opportuno ». Invece di « io non l'avrei potuto fare meglio,» « non si sarebbe potuto fare meglio »...ecc. Questo suo parlare riguardoso gli procurerà un'altra qualità cardinale: la capacità di ben ascoltare. Veramente pochi hanno questa virtù. Ci sono persone che tollerano senza parlare, i discorsi dell' altro. Taluno non aspetta nemmeno la risposta sulla questione che ha imposto lui stesso, perchè egli ha interrogato il suo compagno, soltanto per potersi rispondere, da solo, in una maniera stupefacente, che abbagli con la spiritosità colui che ascolta. Ciò che eventualmente l'ascoltatore avrebbe potuto e voluto dire, non l'interessa più. Il saper bene ascoltare è la buona qualità di molte donne intelligenti, per cui esse si acquistano la vera e sincera amicizia degli uomini. Perchè l'uomo talvolta non vuole sentire delle opposizioni, e vuole soltanto ordinare e controllare i suoi propri pensieri, esponendoli a qualcuno. Mentre qualcuno ci parla dobbiamo dunque comportarci attentamente; dunque non giuochiamo con certi oggetti, non sfogliamo libri, non guardiamo fuori della finestra, ma teniamo le nostre mani tranquillamente nel grembo, e guardiamo chi parla con corrispondente attenzione negli occhi. Volgersi con parole ad un'altra persona, mentre qualcuno parla per tutta la società, è molto sgarbato. Per tenere vivo un discorso incominciato, si deve dare occasione a chi parla di poter continuare, offrendogli nuovi argomenti, e obbiettando, sempre opportunamente. Dobbiamo anche fargli delle interrogazioni se vediamo che non ha abbastanza pensieri propri; questo è il metodo adatto a quelle persone che hanno delle buone idee e potrebbero benissimo discorrere, ma non hanno il coraggio di esprimere le loro opinioni. Ci sono però persone - menti eccezionalmente limpide - che afferrano immediatamente il discorso cominciato e danno un giudizio in poche parole, con frasi, concise ed esatte, a cui ogni opposizione diviene o appare superflua. Simile modo di discorrere nuoce molto alla conversazione; gente spiritualmente superiore, dovrebbe frenarsi un poco e sviluppare più gradatamente il tema, per non troncare il filo della conversazione con una frase che non tollera opposizione. Teniamo saldamente il filo del discorso! Gente, che salta di palo in frasca, trascura ciò che si è detto precedentemente, rende vano ogni argomento e ogni discorso serio. Il deviare dal pensiero inziale, che le belle signore fanno volentieri, può rendere nervoso un gruppo di ascoltatori. Risposte illogiche, definizioni non chiare possono gettar confusione nelle idee di molta gente. Una persona ostinata, che per tutto l'oro del mondo non cede da una suo opinione è una figura assolutamente impossibile in una società che vuole divertirsi. E' doveroso non parlare di argomenti che possono essere penosi a qualcuno della società: perciò facciamo attenzione anche nel fare delle obiezioni. Senza essere un eterno oppositore o negatore, si può e si deve obiettare talvolta, per non fare una figura da ignorante o da ottuso. Tollerando delle sciocchezze, nociamo, in certo modo, alla propria reputazione. Il senso di tatto deve decidere in casi singoli. Diversi partecipanti ad una conversazione saranno di rado della stessa opinione se però il discorso minaccia di divenire una battaglia calorosa di parole, è opportuno troncarlo. Una conversazione divertente non deve mai rilevare una punta personale. Se il discorso prende una brutta piega, si deve impedire subito che si formino malintesi troppo aspri, e dare un nuovo indirizzo alla conversazione. Il buon tatto indica dove ha da condursi la conversazione perchè tutti siano d'accordo. Ricordiamoci che non si è invitati in compagnia per suscitare liti o malintesi. Se uno scambio caloroso di parole non è evitabile in nessun modo, teniamoci sempre alla forma « parlamentare » Se qualcuno non è disposto a tenersi a questa forma, ed alza la voce, senza ascoltare nemmeno le opposizioni, con una tale persona non si può parlare. Non teniamoci saldamente ai nostri diritti ma proviamo sempre di investirsi nella situazione dell'altro. Una discussione esige: ponderazione dei motivi d'opposizione, un modo di pensare chiaro, obiettivo e logico. Ogni affronto personale - anche nella discussione più calorosa - è severamente evitabile! Querele e liti famigliari non si trattano mai in pubblico. Anche se al momento in cui si riceve una visita è avvenuta una scenata in famiglia, il visitatore non dovrà accorgersene mai. Trattiamo questo argomento più particolarmente nel capitolo dedicato alla lite. Talvolta si offende delle persone presenti, lasciandosi scappare un'apprezzamento di carattere generale: in tal caso non ci resta altro, che di adoperare la frase nota: « esclusi i presenti » Anche se nessuno crede seriamente a questa affermazione la punta acuta dell'osservazione è rintuzzata. Conversando siamo sempre riservati. Non si rivelano superfluamente affari famigliari, nè propri. Dei successi propri non si parla, per non destare invidia, ma non si parla nemmeno degli insuccessi, per non suscitare maligne compiacenze degli altri. Se vediamo che qualcuno non vuol tradire la sua vera età, non lo forziamo, per poi - come fanno spesso le nostre signore - dichiararlo in pubblico. Sebbene il negare la vera età, sia una grande sciocchezza, lasciamo questa vanità ai vanitosi e non li disturbiamo nel loro sogno. Tuttavia, bisogna riconoscere per umana e scusare questa debolezza delle donne, per cui l'essere giovani è spesso l'unico merito. Non comprendere simili debolezze, è non soltanto imprudente, ma procura anche dei nemici atroci. Abbiamo sempre riguardo per la vanità dei presenti: sempre ed in ogni occasione! E' assai indelicato far somiglianze e paragoni facilmente sgradevoli. Dire p. e. la seguente frase, veramente affabile e lusinghiera: « Ma, senta, è veramente strano come lei assomigli all'assassino di Düsseldorf! Potrebbe essergli fratello! » Evitiamo, per carità, ogni raffronto meno che onorevole! Per la stessa ragione, non parliamo mai innanzi a vecchi signori di qualche « vegliardo imbecille! Avanti a signore non si parla della « illogica femminile » o « delle debolezze delle donne » ecc. Ogni generalizzazione è evitabile e fuori posto. « Ogni uomo è cattivo » si può talvolta sentire dire: però ciò non dimostra troppa intelligenza da parte di colui che dichiara simile frase. Non si ha la essere uomini soltanto per combattere la donna, e viceversa, ma sentirsi uguali nello spirito, se pur diversi di sesso. Se anche l'uomo ha un più forte ingegno ed è più capace di svolgere lavori spirituali, la donna lo sorpassa in molti riguardi e specialmente nello spirito di abnegazione e nella praticità dei criteri. La generalizzazione già menzionata, porta sempre una spina in sè contro l'altro sesso; è perciò meglio evitarla del tutto. Ognuno di noi sente volentieri complimenti affabili e delicati. Talvolta si offrono nella conversazione delle occasioni di fare un complimento, la cui omissione sarebbe addirittura scortese. Complimenti troppo lusinghieri, fanno effetto cattivo. Esaltare le bellezze giovanili d'una vecchia signora può per lo meno sembrare sciocco, se non proprio offendere. Mitigare gli elogi altrui e diminuire le proprie qualità è virtù, per ottenere poi maggior lodi ha talvolta un effetto sicuro in società, però far uso troppo spesso di questo piccolo « trik » è poco felice e si tradisce anche facilmente. Affine al concetto del complimento, però di minore importanza, è il « parlare affabile ». E' anche una legge di buona educazione. Se p. e. qualcuno ci ha fatto un grande favore non accontentiamoci di un semplice « grazie tanto! » ma rivolgiamo delle parole più affabili. Si ricordano qualità lodevoli di altri, solo a tempo e luogo, durante una conversazione. Però parlare soltanto in modo lusinghiero di qualcuno otterrebbe l'effetto contrario. Comunque, si potrebbe apparire per poco sinceri. P. e. di una padrona di casa che ci ha ospitato lautamente con piatti ben fatti, si può dire senz'altro delle buone parole ed esaltare la sua virtù di ospite. Ogni signora (tranne le troppo moderne ed americanizzate) ha piacere di sentire dire che gli ospiti hanno gustato il pranzo e che esaltano la sua arte culinaria. Naturalmente, dilungarsi su questo argomento, esaltarlo troppo sarebbe inopportuno e guasterebbe l'effetto piacevole. In nessun caso, la lode deve essere infondata; deve essere sempre corrispondente o quasi alle verità. Dove non c'è niente da lodare è meglio tacere. Però, si cercherà di trovare in tutti e in tutte le cose un lato lodevole. L'altro capirà da questo fatto, che le altre parti sono piaciute meno, e perciò si è lodato soltanto quelle. Il vero compagno non protrae troppo a lungo una conversazione. Come il vero « gourmand » cessa di mangiare quando gli piace di più, anche un buon compagno farà sciogliere la società quando è ancora animata, perchè niente è più terribile, di congedarsi quasi per « dovere », perchè la gelida noia incalza. Per lo stesso motivo, un compagno veramente esperto, cercherà sempre di assicurare una buona chiusura, un finale saporoso: farà magari un piccolo scherzo, che l'ultima impressione sia allegra e buona, e che i padroni di casa lo conservino di buona memoria.

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Voi cercherete di esprimervi tanto bene, tanto « visibilmente » che coloro che vi ascoltano abbiano la precisa immagine dei vostri compagni di viaggio, come se vedessero coi loro occhi colui che vi era seduto di rimpetto. Però non vi limitate sempre all'esteriore: ma cercate di dare espressione ai vostri pensieri più nascosti e profondi. Forse colui che vi siede di rimpetto è un qualsiasi mortale, e voi lo circondate nella vostra mente di mille strambe fantasie, lo prendete per un artista, e pensate già alla sua fama. Non fa niente: i pensieri sono già destati nel vostro cervello e voi cercate di esprimervi in modo piacevole, di illuminarlo in tutti i lati, mantenendo sempre la maggior semplicità, naturalezza e chiarezza. Dovete imparare anche ad esprimere le cose sentite, udite, in modo che il vostro ascoltatore possa sentire nel vostro racconto il canto dolce d'un uccello, lo strepito fragoroso di un mulino, e vedere il volo della farfalla. Dappertutto troverete occasioni per osservare. Ma dovete non soltanto percepire le cose vedute, ma investirvi in esse, cercare la loro causa, pensare alle loro conseguenze, e trovare delle parole studiate e leggete i nostri classici: volete dare una perfetta forma alle vostre parole studiate e leggete i nostri classici: Dante, Tasso, Manzoni, Leopardi, Foscolo, Carducci, ecc. Non dimenticate però i moderni, e ricreatevi alle parole di Borgese, di Bontempelli, di Beltramelli, di Panzini. Procuratevi la corrispondenza di celebri uomini e donne, dalla quale potrete imparare oltre allo stile, molte cose, belle ed elevate. Da loro potrete imparare come esprimere i vostri pensieri. Sappiate, prima, che cosa volete scrivere; poi troverete presto un pensiero iniziale, a cui seguiranno facilmente gli altri. Evitate le espressioni volgari. Non usate delle forme troppo conosciute. Guardate di non imitare i cattivi giornalisti! Espressioni come: « naturalmente », « escluso » o « questo è quanto » dovrebbero essere adoperate con molta misura. E' vero che la vita di fretta dei nostri giorni, ha perso molto delle espressioni lunghe e sentimentali della corrispondenza; anche una lettera d'amore è molto differente da quella, che il nonno scriveva alla nonna. Ma ad ogni modo una lettera privata deve avere qualche cosa di bello, di caldo; appunto per differenziarsi dalla prosa delle lettere d'affari. Per quanto riguarda la forma esteriore d'una lettera possiamo raccomandare allo scrivente di scrivere sempre su carta pulita, e non sgualcita: ciò non ha minore importanza d'un vestito sempre pulito e stirato. La carta che adoperiamo sia semplice, però non d'una qualità tanto sottile che lasci passare l'inchiostro. Per lettere d'affari si adopera della carta bianca, per lettere private si può adoperare della carta colorata, secondo il gusto dell'individuo e secondo la moda che i fabbricanti di carta da lettera ci prescrivono. L'industria della carta è veramente assai sviluppata, e vediamo in questo campo delle cose finissime. Fogli bianchi, adatti per la loro busta, sono buoni per ogni lettera privata. La busta dovrebbe essere foderata, o dovrebbe avere stampato un disegno distinto sulla superficie, affinchè la scrittura non sia visibile attraverso la busta. Contro una busta trasparente, si può riparare la lettera mettendovi attorno un pezzo di carta bianca. Un blocco di carta bianca o paglierina, con buste corrispondenti, è anche molto in voga ed è preferibile per la corrispondenza con amici, o conoscenti più intimi. Però adoperando un tale blocco, badiamo che le righe dello scrittore non scendano nè salgono troppo. Una lettera scritta con righe oblique, fa impressione poco bella - oltre a ciò i grafalogi interpretano come un indice di depressione morale lo scrivere in giù; e lo scrivere verso l'alto come indice di carattere leggero e distratto. Un carattere ,chiaro, distinto, aperto dovrà, dunque scrivere delle righe diritte. Le signore scelgono ordinariamente un formato più piccolo, al cui colore cercano di rimanere fedeli. Parecchie signore preferiscono farsi conoscere, oltre che col colore della carta, anche col loro profumo preferito; ma non devono esagerare, perchè una lettera troppo profumata ottiene talvolta il successo contrario a quello che la scrittrice avrebbe voluto. E fa, delle volte, una cattiva impressione. Un orlo d'oro sulla carta è superfluo, come pure la segnatura di iniziali, corone, stemmi ecc. ll nome e cognome, coll'indirizzo sulla parte sinistra della carta, e sulla parte inferiore della busta serve allo scopo ed è di buon gusto, perchè non attira subito l'attenzione del lettore. La prima riga della lettera comincerà un poco più in dentro che le altre righe. Sulla parte destra della carta si scrive sino al margine, e si cerca di terminare possibilmente le parole, in modo da evitare lineette. Così la scrittura avrà l'aspetto unito. Un nuovo pensiero, viene cominciato in una nuova riga facendo un « a capo » Così la lettera sarà bella non soltanto esteticamente, ma anche praticamente, perchè permetterà al lettore di farsi in breve una idea di ciò che le viene scritto. I pronomi personali: Tu, Voi, Lei, Ti, Le, Te, si scrivono con maiuscola anche in fine di parola. Un principiante farà bene a pensare, prima, cosa vuole scrivere, precisare i punti salienti, raggruppare le idee, in modo che la lettera abbia un certo crescendo il quale si attenui poi lentamente, fino ad una cortese chiusura. Anche l'apparenza esteriore della lettera sia netta, senza macchie d'inchiostro, o traccie di gomma o cancellature, perchè la lettera è quasi una buona fotografia ed è un documento nella mano dell'altro, il quale serberà di noi l'impressione che gli abbiamo fatto con la nostra prima lettera. Ciò potrebbe anche essere umiliante, per noi, al momento in cui non saremo più principianti. La firma sarà scritta due centimetri sotto l'ultima riga sulla parte destra della carta. Se dobbiamo cominciare una nuova pagina, poco prima della fine, lo faremo in modo che non sia troppo in alto, che la firma venga pure sulla parte inferiore o centrale della carta. Dobbiamo sempre rileggere la lettera, prima d'impostarla, e correggere gli sbagli eventuali. Spesso ci viene ancora qualche cosa in mente, che vorremmo aggiungere alla lettera. Lo possiamo fare senz'altro mettendo sotto la firma a sinistra un P. S. « post scriptum » o scrivendo ancora alcune frasi brevi. Una lettera esatta, senza « post scriptum », farà sempre miglior effetto. La scusa: « in fretta e furia » è preferibile evitarla. Si vede bene, anche senza aggiungere nulla, che una lettera è stata scritta « in fretta e furia ». Giovani ragazze hanno la mania di sigillare le loro lettere, talvolta senza contenuto; persone adulte lo fanno soltanto di rado. Lettere, che contengono dei documenti preziosi, si consegnano alla posta come lettere di valore, dove il sigillo è prescritto dai regolamenti postali. Lettere comuni sigillate ottengono a volte l'effetto contrario, perchè attirano eventualmente l'attenzione di persone importune: così possono smarrirsi più facilmente. Non è però detto che il sigillo offenda il « bon ton » e che non sia ammesso fra persone raffinate, che sogliono usare elegante ceralacca colorata in oro o azzurro. Specialmente tra innamorati o amanti l'uso del sigillo è ancora in voga, benchè generalmente sia, da un certo tempo, in ribasso. Le buste grandi e munite di buona « colla » dispensano lo scrivente dal prendere eccessive cautele. Comunque è utile aggiungere che sarebbe ridicolo timbrare il sigillo con iniziali non nostre e che, invece , è anche oggi molto elegante disporre di ottima ceralacca e di un monogramma artistico. Benchè in ribasso anche il francobollo di beneficenza, via via, viene adottato anche ai nostri giorni. Il rispetto per il segreto della lettera è una legge della morale più che del buon contegno. Ogni lettera in arrivo dovrebbe essere consegnata immediatamente, a chi è indirizzata. Ma, naturalmente vi sono delle donnine curiose (e anche uomini) che aprono senza scrupolo le lettere del loro consorte e del loro amante; ciò che è ancora più grave. Coniugi che vivono insieme in armonia, daranno senza dubbio le lettere in arrivo l'uno all'altro. L'aprire scambievole delle lettere, fra consorti, serve ad «aumentare» le reciproca fiducia; però contro questa abitudine non serve sigillo, nè francobollo di beneficenza. Se qualcuno vuol spedirla in forma di raccomandata con la riserva di consegnarla soltanto direttamente al destinatario. Mentre le lettere d'affari, nelle quali si chiede un informazione, si paga la risposta, in lettere private non è delicato perchè perchè chi riceve la lettera può avere la sgradevole impressione di essere stato giudicato come un povero diavolo, a cui gravi perfino la lieve spesa d'un francobollo. Però, ad uno sconosciuto, si aggiunge una busta con francobollo accollato col proprio indirizzo. Per comunicazioni brevi, che non contengono segreti, si adopera la cartolina postale. Essa è sufficiente anche per avvertire buoni amici del nostro benessere, se non c'è tempo di scrivere una lettera. Poichè le cartoline postali possono essere lette da qualsiasi persona confidiamole soltanto ciò che diremmo indifferentemente innanzi ad altre persone. Per ordinazioni, per fissare un appuntamento, una breve comunicazione, una domanda, un annunzio d'una visita, ecc. la cartolina postale è comodissima, poichè si risparmia il tempo per mettere in busta, incollare il francobollo ecc. e si può usare uno stile più breve che in una lettera. Soltanto scrivendo a persone di riguardo, per congratulazioni, inviti ecc. si evita di adoperare le cartoline postali e si adopera la forma di lettera. Evitiamo di scrivere nomi di terzi su cartoline postali; specialmente mai scriviamo nomi di famiglia su cartoline aperte. Per comunicazioni private non adoperiamo delle cartoline postali. Evitiamo ogni allusione, che potessero essere interpretate da chi vive nell'ambiente del destinatario. Non facciamo su cartoline rimproveri o altre espressioni spiacevoli, e serviamoci della forma di lettera ben chiusa. Ma il meglio è farlo oralmente. La cartolina postale chiusa, che ci offre la medesima comodità (espressioni brevi, forma pronta per spedire) viene adoperata negli stessi casi della cartolina aperta. Però ha il vantaggio di non poter essere letta, che dal destinatario. A persone superiori, di riguardo non si scrive nemmeno delle cartoline chiuse. Se nei tempi antichi, si voleva dare soltanto un'immagine approssimativa dei luoghi dove si viaggiava, ci voleva spesso la metà del viaggio stesso, perchè i nostri cari rimasti a casa ricevessero notizie. Oggi grazie alla scoperta delle cartoline - quando non si voglia usare il telegrafo - basta un saluto affettuoso per poi completare il racconto delle cose viste e vissute, al ritorno. Due parole sullo stato di salute, bastano per tenere al corrente. Anche agli amici si manda delle cartoline illustrate dai viaggi, dimostrandogli che si pensa a loro, ma non per far loro notare che disponiamo di mezzi per spassarcela in lungo e in largo. Questa è indubbiamente una bella usanza, ma da adottarsi con discrezione. Nei più bei luoghi del mondo, troviamo sempre della gente che scrive un mucchio di cartoline illustrate, sottoscritte anche da estranei. La cartolina illustrata non dovrebbe essere neanche un mezzo per destare invidia ad altri che non ebbero la fortuna di poter viaggiare. Cartoline scherzose, scritte con molto umore, si devono mandare via con certa prudenza: perchè i gusti sono differenti, e ciò che il mittente tiene per un'osservazione molto umoristica, colui che riceve potrebbe considerare per un'offesa. E' raccomandabile mandare simili cartoline in busta e a persone di spirito. Specialmente a signore non mandiamo mai delle cartoline che potrebbero destare un sentimento di umiliazione, tanto meno cartoline caricaturali, come spesso usa, con figure odiose, lingue lunghe, teste cornute ecc. ecc. Lettere private si scrivono generalmente a mano, per dare un carattere personale alla lettera. Non tutti possiedono una calligrafia chiara, ma ognuno deve tentare di scrivere in modo almeno intelligibile, perchè niente è più seccante per chi riceve di lambiccarsi il cervello a indovinare che cosa intenda dire il mittente. La gioventù moderna, adotta la discutibile usanza di scrivere le sue lettere a macchina, ma certo che la lettera riceve così un certo sapore affaristico e molti sono offesi di ricevere una lettera privata scritta a macchina. Soltanto coloro che hanno una calligrafia veramente illegibile, devono scrivere a macchina ed aggiungere a mano una piccola scusa, così chè il destinatario veda che l'altro gli ha scritto a macchina per facilitargli la lettura. Lettere d'affari si scrivono ordinariamente a macchina. Ogni commerciante dovrebbe (già per il buon nome della sua ditta), acquistarsi una macchina e dattilografare ogni lettera d'affari, previa copia per l'archivio. La carta da lettera per affari è, ordinariamente intestata. L'intestazione deve essere di buon gusto e deve contenere il nome del commerciante o della ditta, o della società, l'indirizzo e l'abbreviazione telegrafica, i numeri del telefono, relazioni bancarie, il numero del conto corrente postale. Nell'angolo superiore a destra si mette la data. Nella disposizione materiale, della scrittura non possiamo dettare una regola fissa, perchè ad e. altro è scrivere una lettera commerciale, altro è una lettera intima. Anche fra le lettere intime possono esserci delle differenze essenziali quali corrono p. e. fra la lettera indirizzata alla mamma a quella indirizzata al fidanzato. Per la prima si potrà usare della carta semplice, talvolta anche d'occasione - purchè sempre decente - per la seconda invece la signorina sceglierà carta robusta di una certa finezza. Così si dica per tutte le lettere indirizzate a persone di riguardo. Circa il tenore delle lettere varia a seconda del carattere e dei rapporti che corrono fra scrivente e destinatario. La lettera commerciale va scritta nell'usuale stile del commercio. Vi sono dei manuali accreditati, sia per la corrispondenza commerciale, sia per quella burocratica. A proposito di quest'ultima non dobbiamo dimenticare che da tempo esistono dei modelli, dai quali sarebbe difficile esimersi: così si dica per le lettere tra Ministero e Ministero, tra Governo e Organi dipendenti, tra Avvocati e Procuratori della Legge, tra i Catasti e i Notai: e via di seguito. In questa specie di corrispondenza si usa parlare sempre in terza persona e indirizzarsi ad una Signoria, ad una Eccellenza ecc. ecc. Per ognuno di questi tre tipi - intimo, commerciale, burocratico - aggiungiamo qui sotto una lettera modello.

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In ogni caso però l'ospite è una persona invidiabile, se ha potuto fare una buona scelta, senza esclusioni e senza risentimenti e se gli invitati, oltre che si sentano a loro agio nella casa ospitale, abbiano simpatie e punti di contatto tra loro. Perciò, vi raccomandiamo: non invitare degli antialcoolisti in compagnie, dove si beva molto di questo dolce veleno, non chiamare ad un convegno dei vecchi scapoli e giurati nemici della danza, con gioventù che vuole ballare, guardate di non mettere assieme delle ballerine innamorate del « jazz », con ballerini ad cui piace soltanto il « walzer », dei socialisti con nazionalisti fanatici, ed altri contrasti simili! Non curarsi di questi contrasti, dà facilmente fine ad ogni buon divertimento. A ricevimenti di maggiore importanza, si può invitare anche della gente sconosciuta, se si spera che essa giovi alla conversazione, o si sa che essa tiene ad essere invitata. A famiglie che hanno mandato delle partecipazioni di lutto non si manderanno inviti. Che si sappia almeno in tempo che qualcheduno è impedito ad intervenire alla società, si manda degli inviti. Questi vengono indirizzati al capo della famiglia, le figlie si invitano sugli stessi inviti; ai figli, come più « autonomi » si mandano inviti separati. Per i ricevimenti modesti o di poca importanza basta uno spazio di qualche giorno fra la data dell'invito a quella del convegno. Per i ricevimenti di una qualche importanza l'invito deve essere spedito per posta - non su cartolina aperta, nè come stampe - o mandato a mezzo di fattorini, che non attendono la risposta. Ciò deve farsi almeno otto giorni prima della riunione. Per i ricevimenti di prim'ordine, come per nozze, ricorrenze eccezionali, balli in maschera, e per tutte quelle circostanze che esigono una preparazione da parte degli invitati, l'invito deve essere inviato entro le due settimane precedenti. Tra buoni amici ci si può invitare anche occasionalmente, a voce o per telefono. Gli inviti telefonici possono essere indirizzati a persone meno intime. Sono adatti

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Ad una grande tavola, per cominciare a mangiare la minestra, non occorre aspettare che tutti abbiano il loro piatto pieno, ma il signore deve aspettare, in ogni caso, che ambedue le sue vicine di tavola abbiano cominciato a mangiare la loro minestra. Servendoci badiamo di non trattenerci, per distrazione, le posate di servizio. Servendosi non si parla, e non si dice frasi simili: « mi prendo la libertà, o mi permetto...» Da un arrosto che è tagliato in fette eguali non si cerca di pigliarsi fuori la fetta buona, ma si prende quella più vicina. Se si tratta di mangiare un uccello, ognuno ha il diritto di prendere il pezzo che gli vada meglio. Ma naturalmente questa scelta non può durare dei minuti, impedendo tutto il corso del servizio. Coraggio! Scegliete presto! Guardatevi dal rimettere sul piatto comune il pezzo di carne che avevate già messo sul vostro piatto: e dal pungere prima tre o quattro fette di carne con la forchetta di servizio per decidervi poi a prenderne una quinta! Se ci offrano un piatto che non vogliamo mangiare, lo lasciamo passare con semplice « grazie, no » senza motivarlo più particolarmente. Dai piatti di legume, insalata, verdura ecc. si prende sempre con misura e specialmente si bada di adeguarsi alla quantità di carne che si è preso. Accettate, con un ringraziamento amicale, i piatti che vi vengono offerti dai vostri vicini, inclinando lievemente il capo non senza guardarli sorridendo negli occhi. Si depone il piatto preso a sinistra, ci si serve e lo si passa oltre. Rifiutare il piatto offertoci dal vicino, sarebbe un'offesa contro il galateo; se anche non abbiamo voglia di un piatto, dobbiamo prenderlo e poi passarlo all'altro vicino. Perchè dove si rivolgerà il povero ospite, quando la sua vicina di sinistra è già servita e lui stesso si è servito, se la vicina di destra non prenderà il piatto offertole? Deve stare a d aspettare sinchè qualcheduno del personale lo libera di questo « imbarazzo » : e se ciò avviene soltanto tardi, può aspettare che i suoi cibi si raffreddino sul piatto. In nessun luogo si è tanto vicini come a tavola e perciò essa è il posto dove si può, più acutamente, osservare le consuetudini e l'educazione della persona che ci siede vicina. Ci sono già delle regole antichissime per il mangiare in comune: la principale è di non guastare l'appetito dell' altro, mangiando e comportandosi in modo disgustante. Qui sono anche valide le regole della tavola di famiglia » Attenetevi a queste regole e non soltanto nei giorni festivi. Dobbiamo avere delle buone maniere in ogni situazione della nostra vita; anche se mangiamo soli nella nostra stanza, dobbiamo farlo come se fossimo in una grande società. Se facciamo ciò d'abitudine, mangeremo sempre come « principi » ad ogni specie di tavola, in qualsiasi società. La conversazione, già avviata nella sala d'ingresso, deve poi svolgersi mangiando, allegramente, però non tanto vivamente che le delizie gastronomiche, ed il godimento del palate vengano a soffrirne. Le signore si curano piuttosto della conversazione, mentre gli uomini gastronomi si dedicano più volentieri ai godimenti culinari. Perciò, gentilissima vicina di tavola, pensate sempre a questo piccolo ammonimento: Non disturbate il vostro vicino, assorto nell'assaporare una coscia di cappone, con le vostre domande, perchè egli le ascolterebbe soltanto a mezz'orecchio. Anche le vostre osservazioni più spiritose non lo compenserebbero della dedizione, ch'egli consacra alle delizie del suo boccone. Negli intervalli fra un piano e l'altro c'è abbastanza tempo per recuperare i discorsi perduti. Allora anche la più tenace lingua si scioglie col buon vino, ed il vostro « Sybarita » si trasformerà in un cavaliere loquacissimo. Naturalmente non si parla di problemi difficili, di politica, religione, ecc. durante un pranzo di festa. Al pari di ciò non si menzionano nemmeno: malattie, mal di denti, disgrazie, furti, delitti ecc. Ed anzitutto non si toccano argomenti che possano andar sui nervi delle signore più suscettibili: come p. e. spettri, topi, ragni, incubi, streghe, ecc. Durante un pranzo non è lecito di divertirsi soltanto coi vicini immediati, ma bisogna occuparsi anche delle altre persone, che siedono in prossimità, naturalmente però soltanto ad una distanza che permetta la conversazione. Evitiamo di gridare da un'estremità all'altra e in ogni modo occupiamoci più con le vicine di tavola, anche se un'altra persona più distante fosse più interessante.

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Entrando in un salotto, non si tiene in tasca una pipa o un bocchino che abbiano un forte odore. Come invitati si fuma soltanto se si è stati invitati a farlo. Se l'ospite non è fumatore, è meglio di tralasciare il fumare per il tempo della visita. Anche in una visita d'affari, si attende finchè si è invitati ad accendere una sigaretta. Se l'ospite vi offre da fumare, non fate complimenti, accettate o rifiutate cortesemente. Ma in nessun caso tirate fuori la vostra busta di sigarette: questo sarebbe una risposta molto scortese. Soltanto se per ragioni sanitarie fumate una qualità speciale, potete chiedere cortesemente il permesso di poter fumare le vostre proprie sigarette. Altrimenti l'ospite potrebbe sospettare che dubitiate della bontà della qualità ch'egli vi offre.

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A tavola, prima di accendere la sigaretta o sigaro, aspettate che tutti abbiano terminato di mangiare, ed assicuratevi precedentemente anche il permesso della vostra vicina di tavola. Dopo pranzi di festa i signori si ritirino ordinariamente nel fumatoio. Le signore, se hanno anche voglia di fumare, non abbandonano espressamente la compagnia delle signore. Però, al giorno d'oggi, il numero delle signore fumatrici cresce sempre più. Se il padrone di casa vi invita a seguirlo nel fumatoio, fatelo, però senza affrettarvi; in nessun caso, interrompete per esempio perciò un discorso con una signora. Se avete lasciato una signora nella località dove non si fuma per andar a fumare in un'altra, non rimanetevi troppo tempo. Farete la figura di un uomo senza tatto e senza cortesia. Però, gentili signore, da parte vostra non dovete tenere discorsi troppo lunghi ai vostri cavalieri, quando vedete che la maggior parte di loro va nel fumatoio, per godersi qualche boccata di fumo. Una signora non fuma mai per strada. In locali chiusi lo può fare senz'altro, mai però esageratamente. Una signora non fuma sigari. Se vedete che una signora, o un signore a voi superiore di rango ha voglia di fumare, offrite loro subito delle sigarette. Però se un altro ha già provveduto, non intervenite con eccessivo slancio, per precederlo: dimostrerete in un'altra occasione la vostra buona volontà e prontezza. Se qualcuno vi offre da fumare, è vostro dovere di offrirgli il fuoco. Se però egli vi precede anche in ciò, dimostrategli la vostra cortesia prendendo in mano il fiammifero offertovi e con esso offrite il fuoco prima a lui e soltanto dopo accendete voi stessi. Ciò farà bella figura, specialmente se avete da fare con un vostro superiore, dal quale non potete accettare un simile servizio. Lasciate, prima che il fiammifero col quale offrite il fuoco a qualcuno, arda bene e non mettetelo appena acceso sotto il naso dell'altro, affinchè questi non abbia una sensazione sgradevole in conseguenza dell'odore del fiammifero. Non tentate di dar fuoco con un fiammifero a tutta una fila di persone, ma quando sta spegnendosi, accendete uno nuovo. Per questo scopo sono molto adatto i cerini, specialità italiana. Una signora non offre mai fuoco ad un signore. Se anche ha già acceso il fiammifero, il signore deve prenderglielo dalla sua mano, offrir con esso il fuoco prima a lei, soltanto poi accendere la propria sigaretta. Se qualcuno vi chiede il fiammifero, tendeteglielo già ardente, e soltanto in casi di bisogno con una sigaretta già accesa. Ma, ad ogni modo dovete tenere voi la sigaretta offerta per accendere, perchè per l'altro non sarebbe troppo piacevole di prendere in mano il vostro mozzicone, eventualmente già molto corto, per accendersi con esso la sigaretta. Restituendo la sigaretta ardente, badate che l'altro possa anche pigliarla, senza bruciarsi le dita. Non accendete mai una sigaretta con un sigaro ardente; il gusto della sigaretta sarà guastato dal sigaro.

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Sebbene abbiano delle esigenze speciali in questioni di toeletta, sono sempre i più graditi.

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Purtroppo sono poche le coppie che in occasione delle loro nozze non abbiano trovato sul tavolo un nano di maiolica che tiene un vaso di fiori nella mano; o un servizio per liquori oscillante su una slitta graziosa di legno lavorato a traforo; o lavori d'ago con frasi banali, ecc. In generale i regali fatti in famiglia consistono per lo più in adornamenti o arredamenti casalinghi e ciò è anche naturale. Regalando quadri siamo sempre molto prudenti. E' addirittura un'indelicatezza - spesso anche soltanto un'ignoranza - supporre che qualcuno « orni » le pareti della sua abitazione con quadri spregevoli, o con stampe. Molta gente adopera questi orrori casalinghi per ornare l'anticamera o altri posti, ove le esigenze estetiche sono limitate. Meglio è però nascondere simili oggetti, o adoperarli in modo che finiscano presto. E' indecente al sommo grado regalare cose ricevute in dono da altre persone, soltanto perchè non ci piacciono o non ci servono. Questo esempio vi renda sempre attenti. Tizio e Tizia attendono una visita. Aspettano il signore Peri con la signora. « Oggi i Peri devono venire da noi. dice Tizio, dovremmo mettere in mezzo alla tavola quel servizio che ci hanno regalato per le nozze, che vedano quanto le teniamo in onore ». Detto, fatto. Il servizio - una mela rossa di porcellana, con sei buchi per metter dentro i coltelli da frutta - viene tirato fuori dall'angolo più buio della casa, pulito e posto in mezzo al tavolo. Cinque minuti dopo, entrano i Peri. Appena la signora Peri ha gettato un'occhiata sulla tavola apparecchiata, esclama: O, Dio, che orrore avete qui! Anche noi abbiamo ricevuto un simile servizio per le nozze, ma fortunatamente ce ne siamo liberati presto regalandolo a un nostro amico. Ma se anche si tratta d'un semplice servizio casalingo, il regalare oggetti ricevuti è sempre una mancanza di tatto. Il prestare dei regali ricevuti è anche indelicato, come anche regalare degli oggetti usati, o anche nuovi, se chi li riceve sappia che il donatore li ha già da molti anni in deposito ed aspetta soltanto la buona occasione di liberarsene. Negozianti, che regalano la propria merce, danno prova di poco gusto. Naturalmente se la persona a cui si regala ha uno speciale desiderio per qualche merce, di cui il negoziante dispone, si può donarlo senz'altro. Quindi: un negoziante di cristallerie, regalerà un bel vaso di Boemia o di Baccarat, soltanto quando sappia che questo piace alla persona, a cui lo destina. A gente bisognosa si può naturalmente donare dei vestiti portati. Se si è in possesso d'un raro prodotto d'arte, e si sa che la persona, a cui si vuole fare il regalo, s'interessa per l'arte, si può donarglielo senz'altro. Ricordiamo specialmente

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contratte in campagna vengono coltivate in seguito soltanto in caso che entrambe le parti ne abbiano espresso il desiderio.

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Coll'aiuto di quest'unità di misura chiamata « caloria », si è potuto constatare e fissare d'una parte quale valore nutritivo abbiano i singoli alimenti, d'altra parte di quante calorie abbia in media bisogno il corpo umano giornalmente. Con ciò è divenuto possibile in teoria, di calcolare approssimativamente quella quantità di ogni specie di alimenti, che è necessaria per soddisfare al bisogno di nutrizione d'una persona, senza che la stessa ingrassi o dimagrisca. Così per esempio hanno: 100 grammi di carne di manzo, magra .... 122 calorie 100 » di prosciutto............................ 397 » 1 uovo di gallina, di circa 47 grammi............ 73 100 grammi di burro......................................756 » 100 » di formaggio svizzero.............. 340 » 100 » di pane di frumento............ 229 » 100 » di pane di segala............... 203 » 100 » di piselli............................. 300 » 100 » di maccheroni.................... 340 » 100 » di patate.............................. 88 » 100 » di zucchero......................... 383 » 100 » di frutta fresche................. 60 » 100 centimetri cubici di latte...................... 67 » 100 centimetri cubici di birra stagionata........... 47 » Un uomo di circa 70 chilogrammi ha ogni giorno bisogno approssimativamente di: 1680 calorie - in stato di completo riposo e quiete 1890 » - in stato di riposo a letto 2100 » - in stato di riposo, nutrendosi normalmente; 2520 » - in stato di riposo, rimanendo a casa 3360 » - se lavora moderatamente; 6720 » - se occupato con un lavoro pesante Donne abbisognano in media del 10 per cento in meno. L'intensità però di assimilazione varia molto da individuo a individuo. Per pratica si sa, che vi sono forti mangiatori magri e viceversa persone che patiscono la fame e che nondimeno sono grasse, a seconda della disposizione individuale. Alcuni possono consumare moltissimo grasso, senza ingrassare, altri invece devono essere molto moderati nel consumo di grassi; ad alcuni le frutta sono ottimo ed efficace nutrimento, ad altri cagionano una digestione più rapida e perciò meno perfetta e conseguentemente li fanno dimagrire. Per quanto dunque la teoria delle calorie abbia in sè e nei riguardi della generalità un grande valore, nei riguardi di moltissimi singoli essa appare inapplicabile. A ciò va aggiunta la difficoltà di stimare e classificare gli alimenti secondo il loro valore di calorie. Specialmente in case private sarebbe molto difficile di far la cucina scrupolosamente a seconda delle calorie, perchè in tal caso prima di cominciare a preparare iI cibo, tutte le vivande nonchè gli ingredienti, dovrebbero venir pesati ancora in stato crudo. Fortunatamente esistono delle misure più pratiche e più comode, secondo le quali si può e si deve controllare le proprie condizioni di nutrizione, e queste sono precisamente la tensione dei nostri vestiti, la pesa e lo specchio. Con lo aiuto di questi semplici mezzi ausiliari ognuno è in grado di controllare de sè le proprie condizioni di nutrizione. Qui però si deve notare che quella norma molto conosciuta e diffusa, secondo la quale ogni persona deve pesare tanti chilogrammi, quanti centimetri è più alta di un metro (per esempio, un uomo di 165 centimetri dovrebbe pesare 65 chilogrammi), nei singoli casi è altrettanto inapplicabile, come la rigida teoria delle calorie. Perchè come l'assimilazione varia nei singoli individui, così differisce anche la costituzione dei diversi individui. Uno ha le ossa forti e pesanti e pochi tessuti congiuntivi, un altro invece ha la struttura ossea molto delicata e più contenuto grasso; questi ha le gambe corte, quegli le ha invece lunghe. Per un corpo medio, ideale, i numeri di cui sopra potrebbero corrispondere, ma volendoli applicare praticamente per ogni singolo individuo, potrebbero portare a risultati fallaci ed ingannevoli. Partendo ora dalle nozioni sopra esposte, l'antica disciplina considerava tutto il problema della nutrizione come un processo chimico ed ha immaginato che tutte le sostanze chimiche necessarie potessero venir prodotte artificialmente ed introdotte in brevissimo tempo nell'organismo in forma di pillole. Il fisiologo tedesco von Bunge fece anche esperimenti e nutrì alcuni animali con un « latte artificiale » ch'egli stesso aveva prodotto nel suo laboratorio. La conseguenza di quest'esperimento fu, che gli animali sottoposti a questa « cura del latte artificiale », in breve tempo perirono tutti uno dopo l'altro. Questo prova, che oltre all'albumina, agli idrati di carbonio, all'acqua e alle sostanze minerali, ci deve essere nel nutrimento ancora qualcosa che noi non possiamo produrre artificialmente, perchè è un prodotto della vita stessa. Il più importante di questi prodotti è quello ben noto sotto il nome di vitamina, la cui presenza sta in relazione con l'influenza della luce del sole. Le vitamine esistono soltanto dove vive la natura e vengono distrutte tostochè i mezzi commestibili in cui si trovano (legumi, frutta, latte) in seguito ad una prolungata cottura o scottata con acqua bollente, subiscano un mutamento, o anche se essi fossero conservati troppo a lungo. Quanto più un nutrimento è naturale, quanto meno i legumi, il latte, le frutta, vengono sottoposti a mutamenti, tanto più sono sani, tanto più la formazione delle cellule del nostro corpo procederà liscia e naturale, tanto più resistente sarà il nostro corpo e tanto più a lungo conserverà la sua giovinezza. Oltre alle vitamine, è di grande importanza per l'igiene dell'assimilazione - secondo le constatazioni di Ragnar Berg - la regolare provvista del nostro organismo di cosidetti sali basici. Questi sali sono contenuti abbondantemente in certe specie di legumi, per esempio nelle carote, nelle barbabietole, in tutte le insalate verdi, nei pomodori, in tutti i generi di cavolo, nei cetrioli, nei fichi, nelle prugne, nei limoni e nelle arance. Si trovano abbondanti anche nel pane di puro frumento e nelle patate, mentre invece si trovano appena, molto scarsi, negli asparagi e nei cavolfiori. Nelle lenticchie e nell'uva orsina mancano quasi del tutto. Viveri contenenti, rispettivamente producenti acidi nel senso di Ragnar Berg, sono la carne, il pesce e le nova. Se vogliamo mantenerci stabilmente sani, dobbiamo stabilmente consumare una maggiore quantità di alimenti che contengono sali basici e per non eliminare poi questi sali dai cibi e non distruggerli, bisogna cuocere i legumi nel proprio sugo non troppo a lungo e non su fuoco troppo caldo, in modo ancora da conservar loro in gran parte il sapore e la fragranza naturale. La preparazione industriale degli alimenti è spesso dannosa dal punto di vista igienico, inquantochè mediante la fabbricazione vengono allontanate dagli alimenti stessi parti preziose per la nutrizione, come ciò è il caso nella farina macinata molto finemente e nel riso brillato.Il ritorno alla farina più oscura, ruvida, ma più ricca di contenuto ed al pane nero od a quello di frumento granelloso, sarebbe quindi importante e molto raccomandabile. Tutti questi riconoscimenti, che a ragione tendono a rendere di nuovo l'alimentazione più naturale e più sopportabile, condussero nelle loro forme più acute alla cosidetta cucina cruda. I seguaci della cucina cruda, partendo dall'idea che l'energia del sole immagazzinata nelle piante, passa in questo modo nell'uomo, rispettivamente diventa energia umana, si nutrono principalmente di frutta e legumi crudi. Senza dilungarci in particolari, rammentiamo soltanto che la cosidetta cucina cruda è un sistema di nutrizione unilaterale, che, applicato ragionevolmente, può condurre allo scopo che si prefigge, però dovrebbe essere sempre accompagnato da un controllo medico. Sebbene anche la cucina cruda si astenga dal consumo di tarianismo, il quale ripudia bensì ogni sorta di carne ed anzi, nelle sue forme estreme, anche altri prodotti animali (uova, latte, formaggio), nondimeno si permette il consumo di frutta e legumi cotti. Il vegetarianismo è molte volte conseguenza di particolari concezioni del mondo e della vita, come lo è in misura speciale nel caso della dottrina indiana del Mazdaznan, la quale vuol far conseguire agli uomini la redenzione per mezzo della spiritualizzazzione e ripudia ugualmente il consumo di carne. Sebbene basati esclusivamente su principi etici, i precetti della dottrina del Mazdaznan hanno molta somiglianza con le nostre moderne vedute sulla assimilazione corrispondente alle norme igieniche. Prescindendo dalla parte qualitativa della nostra nutrizione, dobbiamo prendere in considerazione anche i suoi rapporti quantitativi. La maggior parte degli uomini mangiano troppo. La conseguenza di ciò è che essi non sono più capaci di sentire un sano appetito. Questo viene piuttosto costantemente eccitato o stuzzicato mediante cibi fortemente drogati e salati, ghiottonerie e cibi piccanti e pesanti, sicchè il palato non è più assolutamente capace di reagire a nutrimenti semplici. Anche in questo riguardo molto si può migliorare con una nutrizione naturale e non eccitante. Soltanto coloro il cui appetito viene stimolato già dalla vista di un pezzo di pane asciutto, sono in questo riguardo perfettamente sani. Compendiamo ora queste nostre considerazioni nella seguente domanda:

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Per persone che abbiano una predisposizione ad ingrassare, il raccogliere nel proprio organismo del grasso non significa alcuna difficoltà; invece per persone tendenti alla magrezza, l'ingrassare è in ogni caso una questione molto più grave, che non il dimagrire per persone grasse. I metodi di cura che si devono seguire per ingrassare, si possono dedurre facilmente da quanto fu detto precedentemente. Essi consistono anzitutto in una modificazione della nutrizione, indirizzandola ad un consumo più abbondante di cibi, che in pari tempo siano anche più ricchi di calorie, dunque: molto grasso, molto latte, cioccolata, carne grassa, spessi ed abbondanti pasti. Si devono evitare le fatiche, sia fisiche che intellettuali, e si dedichi abbastanza tempo anche alla dormitina del dopopranzo; non starebbe bene però di tralasciare del tutto la ginnastica. Moderati esercizi del corpo sono utili e consigliabili dunque anche durante a cura d'ingrassamento, per conservare l'agilità, la salute e il buon umore.

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Per la padrona di casa poi è quistione d'onore che gli ospiti abbiano a divertirsi senza pensare a ritornare a casa e dimenticando ogni altra cosa. Quando si comincia a stancarsi del ballo viene il momento che ognuno si guarda d'attorno e specialmente i giovanotti cominciano a pensare preoccupati: « Ed ora cosa facciamo? » E' questa una domanda molto importante da cui dipende la riuscita di una serata, di un invito o di una gita. Va trovata quindi una giusta soluzione a questo problema prima ancora che esso venga posto consapevolmente o che i signori che stanno al tavolo da gioco se n'accorgano del senso di stanchezza o di penoso disagio che regna nella sala e chiedono se devono cessare il loro gioco, visto che la gioventù dimostra di essersi stancata. In tali momenti critici deve essere immediatamente lanciata con spirito e prontezza un'idea qualsiasi adatta a vincere il punto morto e rianimare la società. La padrona di casa propone un gioco, subito si trova chi lo organizza e la gioventù ritrova il suo spirito spensierato il suo riso sereno e giocondo. La gaiezza attira anche i più adulti che si fanno presto della partita ed una buona idea ne fa scaturire cento altre, sicchè nessuno s'accorge che il tempo passa e ci si meraviglia non potendo credere che veramente si sia fatto così tardi. Allora gli invitati si scusano di essersi trattenuti tanto e si affrettano a casa con animo leggero. La padrona di casa ha così l'intima soddisfazione che a casa sua non ci si sia annoiati, anzi che si sia fatto pure un po' il diavolo a quattro magari, ma anche ognuno si sia trovato completamente a suo agio. Lo scopo è raggiunto avendo potuto offrire agli ospiti un paio d'ore gaie e serene, facendo loro scordare ogni preoccupazione quotidiana. La giusta scelta degli invitati è la condizione prima per la buona riuscita di una serata o di un divertimento. Si devono invitare persone che simpatizzino fra di loro e delle quali si può sapere o presumere che abbiano ad incontrarsi con piacere, poichè anche una sola persona inadatta può in certe circostanze disgustare il buon umore di tutti e rovinare completamente una serata. Se a ciò devesi aggiungere ancora la penosa domanda: « Ed ora cosa facciamo? » la serata è finita e gli invitati si allontanano con l'impressione di essersi mortalmente annoiati. La padrona di casa ha buttato dalla finestra il denaro e la fatica ed in tutti non resta altro che un senso di amara delusione. Perciò è di somma importanza la giusta scelta degli invitati ed oltre ad una buona ospitalità, la cura assidua che ognuno degli ospiti abbia a trovare l'occupazione che più gradisce. Queste sono le tre colonne principali di ogni ricevimento ben riuscito che resterà in lieto ricordo nell'animo degli ospiti e degli ospitati. Per quanto concerne la scelta ed il trattamento degli invitati, rimandiamo al capitolo apposito in cui è trattato tale problema importantissimo della vita in società. Per il divertimento degli invitati ci proponiamo di indicare nel presente capitolo alcuni scherzi, rompicapo, indovinelli, giochi all'aperto e di società che possono contribuire a divertire le persone e non resta che la scelta di quanto maggiormente adatto al singolo caso. Alcuni giochi sono di vecchia data e ben noti alla maggior parte delle persone, altri sono invece nuovi. Non tutti sono adatti a tutte le persone ed a tutte le riunioni gli uni richiedono intelligenza e prontezza di spirito, altri possono essere considerati alquanto semplici e fors'anco sciocchi ma a seconda dell'età e dello spirito di chi li fa ognuno di essi può divertire. Sta nel proponente di scegliere quanto meglio si adatta alle capacità dei singoli componenti e quando si è lanciata una prima idea, la spensieratezza e l'allegria pensano al resto. Una cosa tira l'altra e da un passatempo all'altro si passa a passatempi più difficili che a primo acchito sembravano impossibili e che sciolgono la gaiezza di tutti. Tralasciamo dall'annotare quando si presti piuttosto l'uno che l'altro divertimento, essendo questo questione che dipende dalla disposizione dei partecipanti e che meglio di tutti può valutare chi organizza i giochi. Ed ora avanti, ecco il repertorio!

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Certo questo rifiuto... poco cavalleresco... non dovrebbe esser fatto che fra persone che ben si può essere convinti che non abbiano a dolersene o ad offendersene e piuttosto il cavaliere farà bene di far buon gioco a cattiva fortuna ed accettare la damigella che gli è piovuta dal cielo piuttosto di scatenare un temporale. Il gioco può essere anche invertito e mettere seduti in circolo i cavalieri, mentre resta alla dama che ha davanti a sè la sedia vuota di invitare con gli sguardi più soavi il cavaliere che consoli la sua solitudine. E qui è ben più facile che la dama abbia a... voltare la sedia... rifiutando il cavaliere non chiesto con i suoi sguardi, poichè i cavalieri in generale sono meno permalosi e non si offendono facilmente per un rifiuto mormorato da due labbra dolci. Chè anche di fronte ad un rifiuto il cavaliere deve comportarsi come tale e far buon viso ad avversa fortuna.

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» o altra, e contemporaneamente leva una carta dal suo mazzo, enunciandola ad alta voce, per evitare che i miopi abbiano a stancarsi, o che gli sbadati non sentano o che si debba prestare troppa attenzione alla cosa. Chi ha la carta enunciata, è la persona che... è la più bella od ha l'appuntamento ecc. a seconda della domanda posta. Da parte sua poi questa persona può porre una nuova domanda. L'organizzatore scopre un'altra carta del suo mazzo e la enuncia ad alta voce e chiaramente. Chi la possiede è colui che... e da parte sua può porre una nuova domanda, e così via finchè si arriva all'ultima carta distribuita. Questa ultima persona può essere il bersaglio di qualche domanda più feroce, oppure un « Chi offre?... » oppure obbligata a consegnare un pegno che verrà poi riscattato più tardi. Certo che in tutti questi giochi di domande e risposte i partecipanti devono essere affiatati e sopratutto è buona norma di non porre domande imbarazzanti o comunque che possano essere male interpretate.

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Con un pretesto plausibile si può sempre fare in modo che esse abbiano a partecipare al gruppo che fa circolo intorno e che, in ultima dei conti, resta completamente passivo al gioco, pur godendosi lo spettacolo.

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Se non vi è altra occasione che i partecipanti abbiano ad allontanarsi dalla sala, bisogna pregarli di farlo un momento, attendendo fuori della porta. Quando i partecipanti rientrano, ognuno si mette alla ricerca dell'oggetto enunciato e nascosto. Chi lo vede non deve prenderlo ma fare ancora un giro nella stanza come se lo cercasse ancora e poi andarsi a sedere: il suo compito è finito. Si darà la baia a gli ultimi che non hanno trovato l'oggetto, oppure si fisserà una penitenza per l'ultimo che non lo trova ancora. La ricerca può esser resa più interessante accompagnandola con la musica. Un piano si presta ottimamente e la persona che si mette a suonarlo darà maggior vigore alle note quando qualcuno si avvicina all'oggetto, affievolendo la musica quando tutti sono lontani. Avverrà così che, finchè non si chiarisce la situazione, ognuno in principio riterrà di essere vicino all'oggetto ricercato e quando crede di esser prossimo a trovarlo la musica si affievolisce o tace e deve allora cercare da un'altra parte.

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Non vi è forse altro gioco più di questo che con un po' di abilità e di spirito si possano raggiungere effetti strabilianti da meravigliare tutti gli astanti che non ne conoscono il segreto ed è appunto necessario che pochi lo abbiano a conoscere o meglio nessuno. L'organizzatore sceglie - apparentemente a caso - una persona con la quale però egli si era messo d'accordo prima e gli impone di fare da folletto, oppure egli fa un grande discorso sulla trasmissione del pensiero o sulle anime gemelle e poi sceglie la persona che - secondo lui gli sembra più adatta a comprendere la sua volontà senza esprimerla in parole. Anzi per dimostrare che non c'è trucco nè inganno prega due altri partecipanti a sorvegliare il « folletto » che deve appartarsi un momento finchè verrà chiamato per indicare la persona scelta dall'organizzatore. L'organizzatore terrà in discorso la compagnia, poi improvvisamente toccherà una delle persone chiamando il « folletto » ad indovinare chi sia stato toccato. Il folletto indovinerà con sicurezza diabolica sempre la persona ed i partecipanti si meraviglieranno, non senza voler affermare che l'organizzatore fa dei segni od indica altrimenti la persona designata. Le prove si susseguono con i più rigorosi controlli, anche bendando gli occhi all'organizzatore prima che entri il « folletto », ma non c'è trucco, non c'è inganno! affermerà con tutta dignità l'organizzatore. Ma il trucco c'è ed è molto semplice, poichè l'organizzatore tocca con la mano o comunque designa sempre l'ultima persona che ha parlato prima che egli chiami dentro il folletto. Con un po' d'abilità il gioco non viene facilmente scoperto ed è molto suggestivo.

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Simile al gioco precedente anche qui è necessario che l'organizzatore si accordi con la persona che deve indovinare, naturalmente prima di annunciare il gioco e senza che gli altri abbiano ad accorgersi. Si dispongono in fila alcune sedie, 4, 5 o 6, dando ad esse un numero progressivo. Mentre chi ha da indovinare si assenta, uno dei presenti, indifferente chi, si siede su una delle sedie. L'assente deve indovinare su quale sedia sia stata seduta la persona. Come? Semplicemente. L'organizzatore si è accordato sul modo di chiamare con chi deve indovinare. Ad esempio: Roberto, mio caro vieni avanti! (5 parole): Roberto, prima sedia; mio, seconda sedia e così via. Sicchè se l'organizzatore avrà chiamato ad esempio: Vieni avanti, Roberto mio! egli ha indicato così la quarta sedia e con precisione matematica l'indovino la indica dopo averla ben fiutata. Per preparare i partecipanti a lasciarsi meglio gabbare in questo gioco l'organizzatore prima di iniziarlo farà cadere il discorso sugli animali i cui sensi sono sviluppatissimi: la vista e l'udito del gatto, il senso d'orientamento degli uccelli viaggiatori e specialmente dei colombi, il fiuto del cane. Tali sensi sotto ancora sviluppati anche negli uomini in stato selvaggio o semi-selvaggio ad esempio gli indiani che, mettendo un orecchio a terra sentono a grandissime distanze il galoppare di un cavallo e da qui passerà a dire che noi siamo inferiori agli animali ed ai selvaggi e che perciò l'esperimento che sta per fare non può raggiungere il risultato del cane poliziotto che indica non solo la sedia che fu occupata ma anche la persona che la occupò. Ma certamente anche il solo indicare l'ultima sedia occupata dimostra che l'amico che funge da indovino ha il senso del fiuto molto sviluppato di fronte a tutti gli altri presenti.

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D'altra parte è indicato di fare questo gioco solo con persone non troppo in età e che possano stare allo scherzo, sia perchè non abbiano a farsi male, sia perchè non abbiano ad aversela a male. L'organizzatore terrà ai partecipanti il seguente discorsetto: « I signori e le signorine coraggiose che vogliano veder apparire il fantasma si mettano in una fila, spalla contra spalla, stretti l'uno vicin all'altro, per avere la forza di reggersi quando il fantasma apparirà! « L'unione fa la forza!» - « Viribus Unitis » e così via. Io mi metterò poi a capo della fila e comincerò il gioco. Io comincio con l'affermazione: « Io vedo un fantasma! » Poichè nello spiritismo per vedere bisogna credere ed affermare con intima convinzione ed allora... chi crede, vede! Dunque: Io vedo un fantasma. Il mio vicino deve domandarmi: dove? ed io allora mostrerò una direzione là! rimanendo sempre poi col braccio teso in quella direzione. Poi il secondo afferma: Io vedo un fantasma! ed il terzo chiede: dove? Il secondo risponde: là! e resta nella stessa posizione che sono rimasto io. Finita la riga ricomincerò: Io vedo un fantasma! dove? là! restando teso col braccio sinistro verso lo stesso punto e così tutti. Finita la seconda riga, l'organizzatore ricomincia: Io vedo un fantasma! e si accoccola sulle ginocchia con le braccia tese, magari protendendo un piede nella stessa direzione delle braccia, affermando che per vedere il fantasma il corpo deve essere tutto proteso verso lo spirito. Finito anche questo terzo giro, l'organizzatore ricomincerà: Io vedo un fantasma! - La comitiva nell'equilibrio instabile comincerà a ridere, magari osservando che alla quarta domanda bisognerà stendere anche l'altra gamba. Io vedo un fantasma! Dove? Là! e l'organizzatore darà al suo vicino una piccola spinta sicchè in un attimo tutti i partecipanti sono andati a vedere il fantasma... per terra. Ed il gioco è finito salvo per l'organizzatore che farà bene a svignarsela per mettersi al sicuro delle vendetta degli altri partecipanti gabbati.

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Per questi giochi si deve provvedere che tutti i giocatori abbiano una matita e ci siano disponibili foglietti di carta in numero sufficiente. Non è consigliabile scrivere colla penna, sia per il pericolo di macchiare sia per la necessità di dover asciugare ogni volta con carta assorbente.

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Ogni partecipante deve aver abbastanza posto per scrivere comodamente senza che i vicini abbiano a vedere cosa scrive. Il gioco può incominciare. Ognuno scrive in alto un aggettivo che si riferisca ad un uomo (bello, grande, forte, fumatore, vanitoso, brutale, bellimbusto ecc.) e poi ripiega il foglietto in modo che non si abbia a leggere quanto ha scritto. Quando tutti hanno scritto, l'organizzatore del gioco dà l'ordine « passate » ed ognuno dei partecipanti quindi passa il suo foglietto al vicino di destra. E' bene che tale passaggio dei foglietti avvenga ad un ordine e contemporaneamente per evitare confusioni. Poi ognuno deve scrivere il nome di un uomo, sia fra i presenti, sia una persona conosciuta da tutti i presenti (il dottor X, l'ingegnere Y, il padrone di un albergo conosciuto, lo chaffeur ecc.) ed all'ordine « passate », dopo ripiegato nuovamente il biglietto, lo passa ancora al vicino di destra, il giro dei biglietti deve cioè essere sempre nello stesso senso. Poi si scrive un aggettivo corrispondente ad una persona femminile e si passa nuovamente. Poi si scrive il nome di una signora o signorina conosciuta da tutti i partecipanti, si piega e si passa. Dove sono andati? (all'albergo, nel bosco, al cinematografo, in soffitta) e si passa. Cosa ha detto lei? (sei matto, ti ho atteso tanto, fatti la barba). Cosa ne è nato? (un bel bambino, un pandemonio, un matrimonio, una baruffa, una coppia infelice). Cosa ne dice il mondo? (pazzi da legare, era ora, era da aspettarsela, dulcis in fundo). Finito di scrivere le risposte alle singole domande e ripiegato sempre il foglio dopo ogni risposta, l'organizzatore raccoglie poi un foglietto alla volta, dalle brevi indicazioni che ne trova compone una storiella. Quali enormità possano saltar fuori lo si comprende facilmente ed il resto viene completato dal brio e dallo spirito dell'organizzatore che in questo caso funge da segretario. Supposto che egli abbia aperto un foglietto con queste indicazioni: Sempre ubriaco - Signor Dottor X - profumata alla violetta di Parma - la mungitrice della latteria di Vallarsa - al Teatro alla Scala - un altro vestito? - vai al diavolo! un matrimonio - amor che a nulla amato amor perdona! ed allora il segretario completa la sua storiella magari infiorandola: Il Signor Dottor X sempre ubriaco e la mungitrice della latteria di Vallarsa profumata alla violetta di Parma sono andati al Teatro alla Scala. Lui le disse sorpreso: un altro vestito? e lei rispose arrabbiata: va al diavolo! del che ne nacque un matrimonio ed il mondo disse: amor che a nulla amato amar perdona ».

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I partecipanti devono servirsi di tutte o di parte delle lettere della parola dettata per comporre altre parole che abbiano un senso comune. In questo gioco viene fissato un tempo massimo, diciamo cinque minuti; chi ha saputo formare più parole ha vinto. Ad esempio: « candidato »: canto, candido, dato, dito, condita, cinto, cito ecc.

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Vince il partito degli attaccanti, se ha più individui che abbiano presa la bandiera, senza farsi toccare; vince il partito dei difensori, se la maggior parte di essi è riuscita a toccare gli attaccanti, prima che abbiano portata la bandiera nel loro campo.

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Il gioco può essere variato anche come segue: si segnano sul terreno due circoli sufficientemente grandi perchè abbiano posto tutti i giocatori intorno ad uno di essi mentre l'altro circolo sarà distante una decina di metri. Intorno ad uno dei cerchi si dispongono i giocatori sempre rivolti verso l'interno mentre l'altro circolo resta vuoto. L'organizzatore gira dietro loro tenendo un fazzoletto annodato a palla ad uno dei capi e lo lascia poi cadere senza farsi scorgere dietro ad uno dei giocatori continando a fare il suo giro. Quando è alquanto discosto dal punto in cui fece cadere il fazzoletto grida: la palla è a terra. Allora tutti quanti i giocatori si voltano e quel giocatore che trova davanti ai suoi piedi il fazzoletto lo raccoglie e comincia a colpire con esso gli altri giocatori che fuggono per disporsi nuovamente intorno al secondo circolo. Raggiunto questo tutti si volgono al centro mentre il giocatore che ha il fazzoletto si mette a girare intorno a loro ed il gioco ricomincia.

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Per quanto per l'esecuzione della rappresentazione non vi sia bisogno di un palcoscenico, pure sarà bene che gli attori abbiano a muoversi su un podio rialzato che potrà esser fatto mediante casse vuote non adattandosi a ciò generalmente il tavolino perchè troppo alto. Il locale però dove si muovono gli... « artisti » deve essere sufficientemente profondo allo scopo di disporre la sorgente di luce alla massima distanza possibile col che si ottengono delle ombre nitide e col margine disegnato in modo preciso. Certo che la maggior distanza della sorgente di luce richiede anche una maggiore intensità di luce che si può anche ottenere disponendo dietro alla lampada uno specchio parabolico oppure semplicemente un altro lenzuolo bianco. Sia infine rilevato che alle due parti della porta deve essere ancora sufficiente spazio per accedere e scendere dal podio senza che tali movimenti abbiano ad esser visti sullo schermo. Ed ora al programma: Persone colte e di spirito potranno inscenare facilmente e con ottimo successo programmi senza bisogno di avere suggerimenti. D'altra parte si potrà prendere lo spunto da opere teatrali recentemente viste da ricorrenze storiche oppure da piccoli aneddoti successi alle persone che assistono al divertimento. Va da sè che gli attori abbiano a tenersi sempre di profilo. Alcuni programmi vengono indicati più sotto:

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Si fendono con un temperino due fiammiferi in modo da poterli incastrare l'uno nell'altro ed a questo cavalletto si appoggia il terzo fiammifero in modo che abbiano a stare in piedi, formando tra di loro un angolo di 45° circa. Col quarto di fiammifero si sposta leggermente il cavalletto formato dai due fiammiferi fissati tra di loro in modo che il terzo fiammifero appoggiato contro abbia a cadere sul quarto

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L'aiutante infilerà sulle braccia un paio di pantaloni, tenendo le mani infilate in un enorme paio di scarpe vecchie, avendo sempre cura che i pantaloni non abbiano a rimboccarsi e svelare così il mistero del... nano. Abbracciando il conferenziere ai fianchi, l'aiutante allungherà le sue braccia sul tavolo, ottenendo così l'impressione che il nano sia seduto sul tavolo. Meglio se il conferenziere infilerà una giacca grande od una mantellina in modo da coprire meglio i fianchi ed ottener così l'illusione più perfetta che le gambe sul tavolo siano le sue. Allo scopo di far sembrare la persona seduta proprio in mezzo al tavolo, si potrà mettere sul piano del tavolo sotto al tappeto due assicelle che si prolunghino lungo i fianchi del conferenziere in modo da rendere il tavolo più profondo. Il conferenziere potrà truccarsi con un cappellaccio, grandi occhiali, barba finta e qualche truccatura sulla faccia. Quando tutto è preparato in una stanza attigua, si chiuderà la porta e si disporrà il tavolo davanti alla porta in modo che il conferenziere che sta dietro alla tavola sia rivolto verso le persone della sala. Allora si potrà aprire la porta ed il nano si presenterà tenendo il più strampalato discorso possibile e gestendo con mani e piedi, sollevando la sicura ilarità degli astanti.

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Si fa porre sul mazzo la carta prescelta e poi si taglia il mazzo rimettendo il mazzetto inferiore su quello superiore e lasciando che gli altri abbiano pure a tagliare le carte ripetutamente. E' difficile che le carte abbiano ad essere tagliate nello stesso punto un'altra volta e quindi dopo si fa finta di fare i calcoli più profondi od evocare le magie più misteriose, facendo passare le carte ad una ad una fra le mani, in effetto invece si cercherà la carta che era sotto il mazzo e che ci si è impressi nella mente, subito dopo la quale si troverà la carta levata dal mazzo.

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Il giuoco si presenta simile a quello spiegato precedentemente per la sparizione dell'asso di picche, solo che qui non si ha bisogno di « truccare » la carta, ma prendendo il 3 di quadri e gli altri assi di fiori, cuori e picche, si dispongono questi in modo nella mano che abbiano a nascondere il primo ed il terzo quadro del 3 di quadri facendo così sembrare che sia l'asso di quadri. Il compare avrà in tasca l'asso di quadri o lo avrà infilato nella tasca di un'altra persona, facendo segno all'artista il quale, presentati così i quattro assi, li poserà sul tavolo in modo che non abbiano a scoprirsi e scoprire così il trucco. Allora egli stesso getterà il mazzo di carte sopra quattro assi, oppure lo farà gettare da altra persona con le figure delle carte rivolte all'insù e poi, raccoltolo, lo farà mescolare da qualcuno, scoprendo poi la sparizione dell'asso di quadri ed infine designando la persona che lo ha in tasca.

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Generalmente ambedue le parti abbiano cura che l'incontro si svolga liscio e senza difficoltà. Siamo obbligati alla massima attenzione specialmente di fronte al sesso femminile, al superiore di rango, ai vecchi ed agli infermi, senza curarsi, per queste ultime due categorie, dell'apparenza esteriore, dei vestiti e della condizione sociale dell'altro passeggero. Però anche queste persone ora enumerate come meritevoli di speciali riguardi, sono obbligati ad evitare, possibilmente, i pericoli e non devono aspettare che si faccia loro posto. Quindi anche signore e persone altolocate devono pure schivare, se anche chi viene loro incontro, tenterà di prevenirli. Un comportamento attento e premuroso di fronte ad una signora, è in parte obbligo anche del signore che l'accompagna. Chi, incurante delle regole della circolazione, cammina col capo alto, superbamente, come se la strada fosse fatta soltanto per lui, non certifica con ciò di essere « qualcuno ». In una via stretta, la regola generale di evitare a destra, subisce la modificazione che possibilmente, evitando, si lascia la parte più sicura alle signore, vecchi ed invalidi. ln città, questa parte più sicura sarebbe quella vicino alle case. Ove non si possa schivare altrimenti, si deve scendere dal marciapiede sulla carreggiata, badando però che una vettura non ci investa alle spalle. Se un passaggio molto stretto, come p. e. un sentiero calpestato nella neve, o un tratto di strada gelata cosparso di sabbia lascia passare soltanto una persona, è naturale che le persone di eccezione menzionate più sopra, hanno il privilegio di passare prima. In corridoi, porte strette, si cede il passaggio a colui o colei che ci viene incontro; anche in questo caso speciali riguardi spettano alle signore, ai vecchi ai malati, e ai superiori. Queste stesse persone in uguale situazione, vanno lasciate andare avanti. Un signore andrà avanti la signora, soltanto se qualche pericolo potesse minacciarla (inconvenienti, cattiva strada, ecc.). A signore, vecchi, e superiori si apre la porta, poi ci si ritira modestamente, lasciandoli passare per primi.

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Da ciò la importanza della prima carta da giuocare, perchè è soggetta a vari casi: a) quando il compagno non ha dichiarato, e gli avversari hanno dichiarato senza atout; b) quando il compagno ha dichiarato un giuoco anche di seconda o di terza mano; c) quando sulla dichiarazione precedente gli avversari abbiano persistito nel senza atout; d) quando le dichiarazioni di due compagni sono in contrasto; e) l'uscita sopra una dichiarazione generica di colore o di senza atout; f) l'uscita sopra una dichiarazione di atout o di senza atout doppiata dal proprio compagno. Regole e particolari, da apprendersi in pratica, disciplinano l'uscita nel giuoco. Attacco con la quarta carta migliore Consiste nel giuocare la carta che occupa il quarto posto dopo aver diviso le proprie carte per colore e valore.

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Prima che le signore, vecchi o superiori di rango non abbiano occupato i loro posti, non accomodiamoci nemmeno noi. Uscendo dalla vettura, scendiamo prima noi, quindi aiutiamo a scendere le signore o i superiori di rango. Riempire una carrozza di viaggiatori è malcomodo, e trattandosi di una vettura pubblica fa anche l'effetto di avarizia.

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La merce più a buon mercato non è sempre la migliore, per quanto i prezzi bassi abbiano molto grande importanza per il compratore. Chi vuol fare i suoi acquisti con calma e comodità, scelga preferentemente a tale scopo le prime ore del mattino o del pomeriggio. Entrando ed uscendo da un negozio si deve salutare; va fatta eccezione per i grandi magazzini, dove una singola persona scompare nella grande folla e non può venire avvertita dal personale. Il proprietario del negozio o il commesso cercherà certamente di precedere nel saluto il compratore, ma non si attende ch'essi salutino prima. In negozi più fini i signori si levano il cappello e lo devono fare specialmente se vi si trattengono per più tempo, o se parlano col proprietario o coll'amministratore. ln negozi più piccoli, in spacci di tabacco, o in botteghe di frutta o verdura, meglio tenere il cappello in capo, anche per non insudiciarlo. L'ombrello bagnato si pone da parte. Non è distinto fumare in un negozio: e vi si entra senza sigaretta o, entrati, si smette di fumare. Le seggiole che si trovano nel magazzino si può usarle senz'altro: non occorre aspettare che ci si offra il posto. Se tutti i commessi sono occupati, si attende pazientemente. Persone venute prima hanno in ogni caso il privilegio di

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L'uno e l'altro abbiano il manico ricurvo. L'ombrello sia di seta o mezza seta. Si tenga debito conto del modo col quale si porta l'ombrello, per le vie, nei luoghi pubblici, in treno, nei trams. Sarà bene ricordarsi quanto sia ridicolo il giovinotto di campagna che arrivi in città con l'ombrello sotto il braccio, imbraccialato o a tracolla per evitare di prendere atteggiamenti del genere per le vie della città. A contatto delle persone si guarderà bene di non fare colare l'acqua addosso a chi ci sta vicino, nè andare a cozzare con la punta contro i passeggeri che ci vengono incontro. In quanto al bastone, con un vestito da sport e fuori di città, sarà bene addottarne uno più grosso di quello che si usa in città. Con la pelliccia non si usa bastone. Come per l'ombrello, bisogna ricordarsi che un bastone portato male non aggiunge nulla all'eleganza di chi lo porta.

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Le Signore che hanno il collo del piede alto possono portare anche scarpette senza cinturino di cuoio verniciato con tacchi alti, mentre le signore che abbiano i piedi piatti faranno più bella figura con le scarpe fornite di cinturino. Le scarpe molto chiare fanno apparire i piedi più grandi ed esigono una pulizia e una cura straordinaria. Le scarpe da sera, con tacchi alti alla francese, rendono più grazioso il piede. Non è nè decoroso nè elegante fare vedere lacci o nastri sulle scarpe. Una signora distinta si guarderà bene dall'uscire in strada con scarpe da casa.

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