Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Come devo comportarmi. Le buone usanze

185111
Lydia (Diana di Santafiora) 9 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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Si cerchi dunque di testimoniargli stima e cordialità, in ogni occasione: per esempio, se si invita a pranzo con altri amici di casa, si ha l'obbligo di trattarlo alla pari con gli altri, fors'anche con maggior distinzione, e di esigere che i figliuoli abbiano per lui riguardi speciali. Se si hanno in casa istitutori o istitutrici, si deve trattarli come persone di famiglia, con perfetta cortesia e con deferenza, specialmente dinanzi ai loro allievi. Se si ha ragione di far loro qualche osservazione o rimprovero, si faccia sempre a quattr'occhi, in modo che i figliuoli non ne sappiano nulla. Ogni rimprovero palese diminuirebbe quel prestigio che è loro tanto necessario per compiere con profitto la loro missione. Si abbia anche cura che i domestici trattino i maestri, gl'istitutori e le istitutrici con gran rispetto; non di rado essi, nella lore ignoranza, li considerano appena appena d'un gradino superiori a sè stessi. Si sia esatti nel pagamento degli onorari. Il maestro non è ricco, anzi, molto spesso, è povero: e pochi sanno di quanto danno, di quante preoccupazioni gli sia causa un ritardo, anche di pochi giorni, nel pagamento di ciò che gli è dovuto e che egli, per delicatezza, non può sollecitare. L'onorario sia sempre offerto in una busta, dalla madre o dal padre dell'alunno, e mai alla presenza della servitù. Il maestro deve, da parte sua, mostrarsi di un'esattezza scrupolosa nell'adempimento del suo dovere; non lascerà mai una lezione, se non per malattia o per qualche grave motivo; e in tal caso dovrà sempre mandare un preavviso. Se non gli sia stato possibile, dovrà poi fare le più ampie scuse. Le sue lezioni non saranno mai abbreviate; piuttosto non esiterà, quando l'argomento lo richieda, a prolungarle di qualche minuto. Tratterà con signorile cortesia i genitori del suo scolaro, e quest'ultimo con bontà e benevolenza. Non alzerà mai la voce, non s'irriterà fuor di misura: se le cose non vanno, se lo scolaro non fa il suo dovere, ne avvertirà il padre o la madre, con serietà e con dignità. Nel trattare le modalità d'un corso di lezioni, affronterà anche la questione degli onorari, con serenità e con delicatezza, ma francamente. È, questa, una questione sempre poco gradita, e molti genitori e maestri non osano parlarne in un primo colloquio. In generale, si cominciano le lezioni alla cieca; e solo qualche tempo dopo, quasi sempre verso la fine del primo mese, il padre o la madre dell'alunno si fanno coraggio e azzardano la delicata domanda. E qualche volta si hanno delle dolorose sorprese: gli onorari variano da professore a professore; molte famiglie poi sono alle loro prime armi, e si son fatte un'idea molto diversa sulla spesa da sostenere: il professore fa la domanda, e i genitori non possono trattenere un oh! di sorpresa; e la situazione, già delicata di per sè, diviene scabrosa. Quanto è meglio definire la questione fin da principio, quando nulla è ancora fissato e si ha sempre il modo, se le condizioni dell'uno o dell'altro non convengano, di mandare a monte ogni cosa! Tocca ai genitori del futuro alunno a intavolar la questione; ma se questi non lo fanno, il professore non esiti a formulare, nel modo più gentile, le sue pretese.

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Ad ogni modo, quando si abbiano reclami da fare, sarà bene farli con cortesia: così, oltre a dar prova di buona educazione, si raggiungerà più facilmente lo scopo. Lasciando l'albergo, si prenderà congedo soltanto da quelle persone con le quali si è fatto conoscenza, approfittando del momento in cui le incontriamo: per esempio a tavola o in sala di lettura. Non usa recarsi a salutare negli appartamenti altrui. Venendo a mancare l'occasione, si lascerà al bureau un biglietto da visita.

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I figli verso i genitori, i giovani verso i vecchi, abbiano cura di non dimenticare questi giorni: i vecchi specialmente, quando vedono i loro figli o nipoti lasciar passare la loro festa del nome o degli anni senza una parola d'augurio, ne provano una profonda tristezza; e non è bene rattristare coloro a cui resta ormai poco da vivere e che hanno rinunziato a quasi tutte le soddisfazioni della vita. A persone di riguardo o ad amici intimi si usa mandare o portare gli auguri per il loro onomastico. Agli auguri giunti per iscritto si risponde ringraziando.

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Oggi, specialmente nei pranzi in campagna e nelle colazioni che abbiano un certo carattere intimo, si fa uso di biancheria colorata; e l'uso non è da disprezzarsi, quando si sappia con gusto scegliere i colori e i disegni. Il pranzo deve esser servito da persone attente e pratiche, in modo che la padrona di casa non sia costretta a correggere gli errori e tanto meno ad alzarsi da tavola. Si cambierà il piatto e le posate ad ogni portata; si serviranno le pietanze alla sinistra di ogni convitato e si eviterà l'uso familiare di posare il vassoio nel mezzo della tavola. Ogni pietanza sarà sempre servita due volte, salvo la minestra e il formaggio; e si farà in modo che fra pietanza e pietanza corra il tempo necessario perchè possano mangiare comodamente anche i più lenti, senza tuttavia esagerare: i lunghi intervalli fra piatto e piatto stancano i convitati e prolungano troppo la seduta a tavola. Nei pranzi di parata, sarebbe una sconvenienza invitare gli ospiti a riprendere ancora di questa o di quella vivanda; ma abbiamo già detto che di tali pranzi non ci occupiamo. In quelli di famiglia, anche se abbiano una certa pretesa d'eleganza, non ci sarà nulla di male se il padrone o la padrona di casa incoraggeranno l'ospite a mangiare con qualche parola cortese; ma, per carità, non s'insista mai su questo punto: detta la parola e ricevuto un cortese rifiuto non è lecito aggiungere altro. Non è neppure segno di buona educazione incitar l'ospite a bere, riempiendogli il bicchiere ad ogni momento, o infastidirlo con dei continui: - Ma Lei non mangia; ma Lei non beve! - L'ospite ben educato sa da sè come deve comportarsi, conosce la capacità del proprio stomaco e ha tutto l'interesse a non levarsi da tavola con la fame come a non prendere un'indigestione. Si lasci dunque fare, o tutt'al più si inviti con parole gentili a non far complimenti e a considerarsi come in casa sua. La parte più scabrosa d'un pranzo è il principio, quando ancora i convitati non si sono ben affiatati, e la tavola è silenziosa. Più tardi, i cibi e il vino, anche se presi in dosi convenienti, faranno il loro effetto: la cordialità regnerà da sovrana e la conversazione diverrà spiritosa e animata. Il padrone e la padrona di casa metteranno perciò ogni impegno a superare quel primo quarto d'ora d'imbarazzo, sostenendo essi stessi la conversazione 7 su argomenti piacevoli e gai; ma sapranno farlo con tatto, in modo da lasciare agl'invitati tutta la libertà di mangiare e di bere. Un pranzo ben riuscito non è soltanto quello in cui siano stati serviti cibi e vini squisiti, ma quello che sia stato rallegrato da una conversazione arguta e piacevole. Quest'ultima qualità essenziale si ottiene soprattutto con una sapiente e prudente scelta dei convitati, invitando persone che per carattere, per cultura, per educazione, per idee, possano stare bene insieme e trovarsi facilmente d'accordo. Esistono individui dotati di particolari requisiti, che sono, in questi casi, veramente preziosi: simpatici all'aspetto, buoni parlatori, faceti, pieni d'un umorismo lepido e castigato. La loro presenza basta a tenere allegra la conversazione, a stabilire legami d'amicizia, sia pure provvisoria, fra i convitati. Un padrone di casa farà gran conto di essi e non mancherà, quand'è possibile, d'invitarli. Finito il pranzo, si suol passare in altra stanza a prendere il caffè e a fumare. Generalmente, si proseguono allora le conversazioni incominciate e la cordialità diviene più espansiva. Il compito dei padroni di casa è quindi di molto facilitato, ma non finito. C'è sempre, fra i convitati, specialmente se numerosi, qualcuno che rimane in disparte, o per naturale timidezza o perchè il genere di conversazione che si sta svolgendo non è adatto per lui. A costui o a costoro si rivolgerà allora l'attenzione degli anfitrioni, i quali troveranno modo di toglierlo dal suo isolamento rivolgendogli parole cortesi o toccando argomenti che sappiano interessarlo. Dopo il caffè, e fatta una mezz'ora di conversazione, gl'invitati prendono generalmente congedo, con parole di ringraziamento, dai loro ospiti. Ma negli inviti che abbiano una certa intimità, e specialmente in campagna, questo periodo del dopopranzo si protrae talvolta a lungo, anche per qualche ora. Se ciò avviene, i padroni di casa hanno il dovere di intrattenere piacevolmente i loro ospiti con qualcos'altro che non sia la semplice conversazione. Se la compagnia è tutta omogenea e vi predomina l'elemento giovane, si troverà modo con molta facilità di passare allegramente il resto della giornata mettendo tutti d'accordo: dei giuochi di sala, i soliti quattro salti, una passeggiata nel giardino o nel bosco sono altrettanti mezzi adatti allo scopo. Ma nel caso, più frequente, di molti gusti da contentare, bisognerà ricorrere a vari espedienti: mentre le persone d'età rimarranno probabilmente in salotto a parlare del più e del meno, gli altri si raduneranno intorno al pianoforte o nella sala da biliardo o scenderanno in giardino all'aria aperta. Toccherà allora ai padroni di casa a farsi in quattro, come suol dirsi, per riparare a questo e a quello, per far sentire la loro presenza dappertutto: fatica non lieve e tutt'altro che piacevole, che si aggiunge all'altra sostenuta durante il pranzo e prima di esso; ma, come dice un proverbio, quando si è in ballo bisogna ballare. Quando gli ospiti si congedano, i padroni di casa li ringraziano dell'onore ricevuto ospitandoli; sicchè, lo scambio di cortesie è reciproco. Dentro gli otto giorni è di regola la così detta visita di digestione.

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S'invitino dunque persone della cui buona educazione e correttezza si abbiano prove sicure, scartando tutti coloro che anche lontanamente ci siano sospetti. Secondo l'importanza del ballo, gl'inviti si fanno a voce o per iscritto, e generalmente molto tempo prima (una quindicina di giorni almeno) della data stabilita. È bene ch'essi siano limitati, specialmente se lo spazio di cui si dispone non è molto: l'affollamento nuoce quasi sempre all'andamento regolare della festa. Per quel che riguarda più da vicino i preparativi del ballo, è necessario, per far le cose in regola, avere a disposizione almeno tre sale: una più grande, dove si ballerà; una seconda per coloro che non ballano o si riposano dopo aver ballato; una terza per il buffet. La sala da ballo deve essere molto illuminata e vuota d'ogni mobile: tutt'al più, se è molto grande, può aver tutt'all' intorno degli stretti divani, per i ballerini e le ballerine. In un angolo si farà il posto per il pianoforte o per l'orchestrina. Non importa dire che, se appena appena il ballo è d'una certa importanza, ci devono essere per la musica delle persone apposta: sottoporre al martirio di sonare a ballo per ore e ore qualcuno degl'invitati, è cosa alla quale non si deve neppur pensare. Sul pavimento della sala da ballo si stende generalmente una tela a mo' di tappeto, che trattiene la polvere e facilita i movimenti delle coppie danzanti. La seconda sala sarà invece provvista di ogni comodità. In essa potranno stare a loro agio le mamme che non ballano o coloro che si riposano. Ottima cosa sarà poter disporre di una stanza contigua, riservata specialmente agli uomini che fumano o giuocano; servirà mirabilmente, a questo scopo, la sala da biliardo, se c'è, o anche lo studio del padrone di casa. La sala da buffet rimane generalmente chiusa e oscura fino a quando non entra in funzione, cioè verso la mezzanotte. In essa, su una lunga tavola centrale, o su piccole tavole laterali, sono disposti i cibi e le bevande destinati agl'invitati. La preparazione d'un buffet freddo per una festa da ballo di una certa importanza è un affare difficile e complicato; e la cosa migliore è affidarla a persona dell'arte, risparmiandosi fatiche talvolta, sgradite sorprese. Tuttavia, chi voglia farla da sè, tenga conto soprattutto che la nottata è lunga e che i ballerini sono generalmente molto giovani e d'ottimo appetito. Ci sia dunque una certa abbondanza di cibi e di bevande. In generale i cibi principali sono il pollo in galantina, gli sformati, il prosciutto, i crostini assortiti, le paste dolci, le arance, i mandarini e altre frutta; per le bevande, oltre lo spumante, che è di rito, i vini bianchi e in special modo le bibite ghiacciate, come aranciate e limonate, delle quali si fa durante la notte gran consumo. Quando cominciano ad arrivare gl'invitati, il padrone e la padrona di casa debbono interamente dedicarsi al loro ricevimento, non omettendo mai di presentarli gli uni agli altri, quando non si conoscano. È questa la regola più antica e più comoda; oggi, specialmente quando si tratti di balli con gran numero d'invitati, si omette spesso questo cerimoniale; in tal caso, gl'invitati si presentano fra loro al momento opportuno. Durante il ballo, i padroni di casa e le altre persone di famiglia, se ce ne sono, devono occuparsi soprattutto delle persone che non ballano. Sono queste, in generale, le mamma e i babbi, e quelle povere signorine che la natura matrigna, privandole delle doti di grazia e di bellezza, destina a far da tappezzeria. Il padrone di casa farà dunque l'opera buona d'invitarle ogni tanto, e per turno, a fare un giro con lui, e pregherà garbatamente i suoi amici più intimi a far lo stesso. Intanto la signora terrà circolo con le mamme, cercherà di affiatarle fra loro, intavolerà la conversazione; e quando vedrà che tutto procede bene, potrà anche alzarsi per occuparsi d'altro. Di tanto in tanto, farà anch'essa il suo giro di ballo, accettando qualche invito; ma non ballerà tutta la notte, lasciando la sorveglianza generale della festa. Per dei padroni di casa che desiderano che tutto proceda regolarmente, una festa da ballo esige una gran fatica e molto spirito di sacrifizio. L'unica preoccupazione di chi la dà dev'essere di far divertire gli altri senza pensare a sè; l'unica soddisfazione, quella di veder godere gli altri. Abbiamo parlato altrove degli abiti da ballo. Qui diremo soltanto che il padrone a la padrona di casa devono per i primi strettamente uniformarsi alle regole che hanno stabilite. Se si è imposto l'abito nero, sarebbe una sconvenienza presentarsi in giacchetta, col pretesto che si è in casa propria; se non si è imposto, sarebbe un esporre gl'invitati a far cattiva figura, indossando il frac. Quanto ai figliuoli, se sono molto piccoli, non conviene che prendano parte al ballo: essi sono quasi sempre d'impiccio, e la loro salute non gode a perdere per una notte intera il riposo e il sonno; se sono grandicelli, potranno assistere alla prima parte del trattenimento più come spettatori che come attori; quasi sempre, i bambini che ballano intralciano le danze dei grandi. Queste regole non valgono naturalmente per i balli dei bambini, che si danno nelle ore del giorno. In essi, soltanto i bambini devono ballare, e i grandi, anche se molto giovani, devono far la parte di spettatori. Per quel che riguarda il vestito, una madre saprà vestire il proprio piccino con eleganza, senza arrivare all'esagerazione. Purtroppo si vedono talvolta girare per le sale dei bimbi abbigliati come tante bambole, pieni di fronzoli e di nastri; e la madre che è responsabile di una tale caricatura vien subito tacciata di cattivo gusto. Si può, anzi si deve, unire l'eleganza, alla semplicità, perchè ciò che veramente è elegante non può non essere anche semplice. Tornando all'argomento, la festa ha termine di solito la mattina, fra le quattro e le sei; ma gl'invitati possono lasciarla anche prima, quando lo credano conveniente; nè i padroni di casa hanno diritto di aversene per male. Nelle feste di gran parata e molto numerose, si può filare all'inglese, cioè senza salutare gli ospiti; ma nei balli di famiglia, e quando si abbiano relazioni d'amicizia con chi dà la festa, l'accomiatarsi con parole gentili è d'obbligo. Ed è pure d'obbligo una visita di ringraziamento dentro gli otto giorni.

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Abbiano il coraggio di dir di no, di dare un dolore alla loro figliuola. Sarà, forse, un dolore grave, ma infinitamente meno grave di quello che essa proverebbe quando si accorgesse, senza rimedio, d'aver per sempre rovinato la sua esistenza. Il fidare nel periodo del fidanzamento per mettere in chiaro punti dubbi od oscuri, è un mezzo pericoloso e fallace; e del resto, la rottura d'un fidanzamento è per ogni verso più grave e dolorosa che una rinunzia prima che esso si inizi. Tocca perciò alla giovinetta a mostrarsi ragionevole, considerando che la decisione dei suoi genitori non può essere ispirata che al suo bene, e che essi hanno, del mondo e delle persone, una esperienza di molto superiore alla sua. Essa deve pensare che molto spesso un babbo e una mamma danno il loro consenso a un fidanzamento che non approvano, perchè non hanno la forza di opporsi al capriccio della loro figliuola; e che per questa loro debolezza mancano al loro primo dovere e procurano un mare di guai a colei che essi vorrebbero invece preservare da ogni dolore. Perciò la sottomissione e la ragionevolezza sono in questo caso più che necessarie.

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Ogni persona che tiene a mantenersi la stima e il rispetto dei suoi simili, lasci che i suoi capelli abbiano quel colore che la natura ha dato loro, si rassegni se li vede incanutire, come a cosa inevitabile. Tanto, con la tintura più perfetta non riuscirà mai a ingannare il prossimo; la barba, i baffi, i capelli tinti si riconoscono da lontano mille miglia, ed espongono colui che si tinge alla compassione, se non al disprezzo delle persone serie. Non importa poi dire che, come i cosmetici, anzi più assai che i cosmetici, tutte le tinture sono più o meno velenose, e non di rado producono gravi malattie in chi le usa: talvolta anche la morte. Non vi fidate dunque della réclame della quarta pagina dei giornali che ogni giorno vi fanno l'elogio di questa o di quella tintura, assolutamente innocua: son tutte ciarlatanerie, son tutte menzogne per ingannare i gonzi, che si lasciano facilmente prendere all'amo. Un bel viso, una bella bocca sono spesso guastati da una brutta dentatura. Abbiate dunque una cura solerte e continua dei vostri denti: non tutti possono avere dei denti regolari, ma tutti possono averli puliti: è una questione di pazienza, e soprattutto di abitudine regolare di pulizia. I denti devono esser lavati con lo spazzolino e con un buon dentifricio non una volta al giorno soltanto, ma più volte. È un'ottima abitudine quella di lavarseli dopo ogni pasto, e la sera prima d'andare a letto; e il lavaggio dev'esser fatto a lungo e a fondo, in modo da toglier via tutte le materie estranee rimaste fra dente e dente. L'uso di fumare annerisce i denti, ed è anche per questo che una signora che tiene ad apparir bella e piacente deve rigorosamente astenersene; ma dell'annerimento dei denti vi possono essere molte altre cause, fra le quali la più frequente è una digestione faticosa o imperfetta. In generale, chi digerisce bene ha i denti sani e bianchi. La regolarità dei denti, oltre la loro candidezza, è una delle bellezze più ricercate in una donna; nulla è più piacevole d'una bella fila di perle, quando le labbra si schiudono al sorriso. Ora, le madri amorose, che amano di veder belle e ammirate le loro figliuole, è bene che sappiano che, nella maggior parte dei casi, nulla è più facile che raddrizzare dei denti storti; basta rivolgersi a un buon dentista, che in un tempo relativamente breve saprà rimetter le cose a posto. La spesa non grave che un tal trattamento richiede è largamente compensata dai molti e grandi vantaggi che ne conseguono.

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L'importante è che i figli abbiano per i genitori affetto, fiducia e un salutare timore: il resto è questione di modalità, fors'anche di moda, sulla quale, anche se ne valesse la pena, non sapremmo davvero dar norme precise.

Pagina 75

Saper vivere. Norme di buona creanza

248846
Matilde Serao 2 occorrenze
  • 1923
  • Fratelli Treves Editore
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
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Così non sia di te, amico lettore, quando tu sia giunto alla fine delle mie pagine: possa tu ritrovarvi, ogni volta che tu voglia consultarlo, la parola giusta e sincera che ti guidi in una piccola difficoltà della tua vita, possa tu leggere, nelle sue righe, il motto schietto e preciso, a cui si leghi un tuo pensiero e un tuo atto: e che, almeno, il malinconico maestro di saper vivere, a cui la piccola scienza costò degli anni e delle fatiche, senta che le sue parole abbiano efficacia di bene! MATILDE SERAO

La Germania, dove la gioventù maschile è così austera e la gioventù feminile così semplice e seria, ha già provveduto a questo, fondando dei ginnasi feminili, dei licei feminili, per tutte coloro il cui spirito agitato e malcontento domanda alla scienza un pane dell'anima e del corpo, che, spesso, la scienza non può dare: e se, fra noi, troppo ci vorrebbe, troppo costerebbe, troppo sarebbe difficile, di fondare molti di questi ginnasi e di questi licei, almeno che i ginnasi maschili abbiano, fra le tante sezioni una sezione tutta feminile, quando se ne sente il bisogno: una sezione feminile in cui le studentesse siano sole, non unite a studenti, non esposti a dileggi e a tentazioni. Imparino il latino e il greco, le giovanette, se sperano che giovi alla loro felicità: ma che quando si giunga a un passo scabroso della letteratura italiana, latina, greca, siano sole col professore e non in una folla di studenti, che se la ridono, mentre esse arrossiscono!

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