Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Come devo comportarmi?

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Anna Vertua Gentile 22 occorrenze
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  • Ulrico Hoepli
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Rallegrati delle loro virtu; imitale, promuovile col tuo esempio; fa che abbiano a benedire la sorte di averti fratello. «Infiniti sono i motivi di soave riconoscenza, di affettuoso desiderio, di pietoso timore, che valgono di continuo ad alimentare l'amore fraterno. «Ma bisogna nondimeno riflettervi; se no, passano inosservati. Bisogna comandarsi' di sentirli. Gli si squisiti sentimenti non si acquistano se non per diligente volontà. Siccome nessuno diventa fine intelligente di poesia o di pittura senza studio, così nessuno comprende l'eccellenza dell'amor fraterno o di qualunque altro nobile affetto senza volontà assidua di comprenderla. L'intimità domestica non ti faccia mai dimenticare di essere cortese coi fratelli. «Sii più gentile ancora con le sorelle. Il loro sesso è dotato d'una grazia potente; e si valgono ordinariamente di questo mezzo per rammorbidire le correzioni paterne e materne. Onora in esse la soavità delle virtù femminili; gioisci dell' influenza che hanno per addolcirti l'animo. E perchè natura le ha fatte più deboli e sensitive di te, sii tanto più attento in consolarle se afflitte, in non affliggerle tu medesimo, in mostrar loro costantemente, rispetto ed amore. «Coloro che contraggono tra fratelli e sorelle abitudini di malignità e di ineleganza, rimangono maligni e ineleganti con chicchessia. Il consorzio di famiglia sia tutto bello; tutto amabile, tutto santo; e quando l'uomo uscirà di casa, serberà nelle sue relazioni col resto della società quella tendenza alla stima ed agli affetti gentili e quella fede nella virtù, che sono il frutto d'un perenne esercizio di dignitosi sentimenti.» Cesare Cantù cosi esclama a proposito dei fratelli: «Oh quanto è bello, quanto è giocondo abitare i fratelli insieme! Qua, fratelli miei; qua, sorelle; stringetevi a me dintorno; voi siete gli amici che la natura mi preparò. Noi siamo eguali di fortuna; fummo educati al modo stesso, fin dalla nascita abitammo insieme; amiamo gli stessi autori,dei nostri giorni: abbiamo i piaceri stessi, le stesse disgrazie, le stesse speranze; oh , vogliamoci bene tra noi. Nei difetti compatiamoci; soccorriamoci nei bisogni; confortiamoci l'un l'altro a far il bene. Io sono il maggiore di voi, ma so che anche l'ultimo è mio eguale: se non che io ho più esperienza, devo essere come il protettore degli altri, amar di più, dar migliori esempi, farvi le veci di padre, se per disgrazia il nostro mancasse. E voi me ne ripagherete col volermi sempre pia bene e col secondare le premure che io ho pel vostro bene. Casa forte è quella che si appoggia sulla concordia dei fratelli. E quando gli uomini vorranno conoscere quale voi siete, osserveranno come vi comportaste coi vostri fratelli.»

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Cosi pure durante i viaggi, in ferrovia, devono, se appena possono, procurare ch'essi abbiano il posto d'angolo; e abbassare e rialzare per essi i vetri quando ne mostrano desiderio. Son piccoli atti di cortesia che non costano nulla o ben poco e spesso procurano la compiacenza di un sorriso o di un ringraziamento, che sono una lode e una benedizione insieme. Le signore giovani e le signorine poi, hanno l'obbligo di usare con le persone attempate, gli stessi riguardi che gli uomini educati usano ad esse medesime. «Uno dei piaceri della vecchiaia - mi diceva un gentiluomo al di là degli ottant'anni - è di vedersi fatti segni di attenzioni e circondati da premure gentili dalle persone di garbo. Quando poi una donna giovine e Bella usa delle cortesie è una vera orgogliosa tenerezza!»

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Non creda la fanciulla che le malattie e le miserie abbiano ad essere torture d' altri, da cui essa potrà stare sempre lontana come una privilegiata. La natura non ha privilegi per nessuno; ed è dalla natura, che in gran parte, ci piovono addosso i malanni. La fanciulla si agguerrisca guardando di fronte la verità delle cose, la possibilità della sventura. La sua nativa sensibilità venga in lei educata per il meglio suo e degli altri. Impari a soffrire e a veder soffrire. Impari ad affrontare la vista del dolore e di cercare di alleviarlo. La sua pietà istintiva, diventi pietà attiva. Le disgrazie sono sempre pronte, Perchè non si sarà sempre pronti contro di esse ?... Perchè non si sarà in grado di soccorrere con coraggio e con intelligenza ?... In molte disgrazie un pronto soccorso può salvare da mali gravi e magari dalla morte. Perchè la fanciulla non saprà come medicare un bambino pinzato da una vespa?... perchè non saprà prestare le prime cure ad una persona caduta in deliquio, a un poverino scottato o ferito, o vittima d'una imprudenza qualsiasi, intanto che si aspetta il medico ? La fanciulla impari a conservare sano e forte il proprio corpo, e nel corpo sano e forte educhi l' anima alla generosità, a tutte quelle virtù nobili, e vigorose, che fanno della donna il vero angelo della famiglia e della società. Ricordi che il coraggio è una condizione essenziale per la tranquillità e la felicità. Il coraggio, se una fanciulla non l'ha di natura, può arrivare a rafforzarlo nell' animo, con proponimenti fermamente presi e con l'esercizio. Ricordi poi che è codardia ripiegarsi su sè stessi, sbigottire e querelarsi, al primo accavallarsi di nuvole, ed anche solo al loro presentarsi su l'orizzonte. Fin che l'esito di una cosa pericolosa è ancora dubbio, finchè rimane la possibilità d'un risultato favorevole, la fanciulla impari a non disanimarsi, ma: piuttosto a resistere. Non si deve disperare del bel tempo fino a che resta ancora un lembo azzurro nel cielo.

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E questa razionale tolleranza, fa ch'egli si trovi bene dovunque con tutti, e che le persone a modo abbiano per lui la deferenza, che si meritano gli uomini dalla mente sgombra di pregiudizi, dal sentimento schietto e superiore.

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Agli asili, il gentiluomo fa in modo che le signore abbiano i posti migliori, e possano riposare in libertà. E lui stesso si occupa degli alimenti. Da persona inspirata al bello, al sublime della natura e delle scene alpine, egli poi intrattiene e diverte dolcemente tutti, con la sua schietta ammirazione, le scientifiche spiegazioni dei fenomeni che s'incontrano e rapiscono, l'entusiasmo per il grandioso, il solenne. E, grazie alla sua amabilità, alla sua cortesia, alla sua arte di interessare e divertire, la gita segna un ricordo soave nella mente e nel cuore di chi vi prende parte. In villeggiatura, il giovine può permettersi qualche bizzarria nel vestire. Può presentarsi, per es., a colazione in abito di flanella bianca, o di stoffa chiara inglese; ma a pranzo no. I costumi da cacciatore, da marinaio, da alpinista, da scudiero, devono essere eleganti, di taglio perfetto, pulitissimi; e usati solamente nelle occasioni che li giustificano.

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Lo schianto del distacdo di una persona amata, tutti, che abbiano raggiunto una certa età, l'hanno sofferto. E sanno che cosa sia assistere negli ultimi momenti una creatura che lascia la terra portandosi seco la parte più vitale di not stessi; sanno che ore di strazio sieno quelle che seguono la morte di chi ci lascia in un disperato senso di abbandono e di solitudine. Quando, con pietà e tenerezze di pianto, la cara salma è vestita dell'ultimo abbigliamento terreno e si è trasformata la camera in cappella ardente, ci invade un dolore violento e muto insieme con un'opprimente stanchezza morale e fisica. Si vorrebbe essere soli, al tu per tu con il proprio cuore; si vorrebbe essere soli a rendere l'ultimo tributo di dolore al taro perduto; si soffre crudamente, acerbamente e si desidera di persistere nel dolore, che è un omaggio al morto. Ogni sentimento, ogni pensiero che sia estraneo a lui che ci ha detto addio per sempre, ci pare una profanazione, quasi un insulto allo stato dell'animo nostro. Che cosa è il mondo per noi in quel momento? che cosa sono i doveri, le convenienze sociali ?... Ci pub essere ancora qualche cosa che ci preoccupi, che ci interessi Ed è con ripugnanza penosa che ci si adatta ai costumi e alle convenienze esteriori.

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In certi paesi, sempre dell'Italia meridionale, sulla porta della casa colpita dalla morte, si inchiodano delle rasce nere e vi si lasciano finchè le intemperie e il sole le abbiano scolorite, staccate e disperse. Una persona che abbia perduto un suo caro ha obbligo di rispetto verso il morto, e di riguardo verso l'opinione pubblica, di osservare rigorosamente le regole del lutto. Il vestito nero non aggiunge nulla al dolore della perdita sofferta: questo si sa. Ma rafferma il ricordo del povero morto e lo continua fra gli amici e i conoscenti; ma attira un sentimento di simpatia e di pietà che intenerisce e conforta chi soffre, e tributa un mesto pensiero alla tomba cara. I cosi detti spiriti forti, che per la maggiore sono più deboli degli altri, rifuggono per vanità o superbia dal seguire le regole generali adottate dalla società, chiamano sfoggio ridicolo e anche impostura, il lutto, che è dimostrazione di affetto e forma di dolore; e fieri della loro superiorità di sentimento e di idee, urtano l'opinione delle persone sensibili e delicate, per finezza d' animo incapaci di ribellarsi alle tradizioni e agli usi. Il lutto è in relazione diretta con il culto dei morti, che ora più che mai, è vivo e sentito. Basta visitare i cimiteri, dove i monumenti, le piante, i fiori, dicono il ricordo costante, la pietosa tenerezza, il dolore, che il tempo mitiga ma non soffoca mai. La civiltà nel suo vertiginoso progredire, affina il sentimento e non lo serra nelle strettoie dell'indifferenza come vorrebbero alcuni. E più il sentimento è raffinato e più sente il rispetto e il dovere, ed ha bisogno delle esterne dimostrazioni dell'uno e dell'altro. Mai come adesso ci fu profusione di corone mortuarie, di fiori in porcellana o di metallo o di conteria, di quadretti simbolici; vi sono perciò negozi a posta e ricchissimi. Mai come adesso si videro vere esposizioni di oggetti di lutto; dagli abiti fatti, ai cappellini, ai gioielli, ai ninnoli, alle sciarpe, ai guanti, perfino al porta fazzoletto ed alle minuscole pezzuole. Il lutto dura un anno per i genitori e due per il marito e la moglie. Alcuni portano il lutto stretto per i genitori soli sei mesi ; e sei mesi il mezzo lutto. Si porta il lutto per i nonni, per i fratelli, le sorelle, i cognati, gli zii e anche per i cugini quando sieno persone eminenti. La vedova porta il così detto lutto pesante; abito di lana o di crespo senza ornamenti di sorta; cappello col velo lungo, fitto, calato sul davanti; guanti e stivaletti opachi. Non riceve che amici intimi, non va a far visita in casa d'altri nel dì di ricevimento; conduce una vita ritirata e raccolta. Una donna che abbia amato suo marito, non si consola mai d'averlo perduto; anzi accarezza il suo dolore con un tributo di affetto, di stima, forse anche di riconoscenza; e con il lutto rigoroso dice a tutti che nel suo cuore è sempre vivo l'amore pel suo compagno, e che nessun altro sentimento lo potrebbe surrogare. E non è possibile che sia surrogate. Davvero, pienamente, con tutte le forze dell'anima, non si ama che una volta sola; e la donna che ebbe la fortuna di essere moglie dell'uomo amato, se ha lo schianto di perderlo, gli serba un affetto costante. Ma ci sono anche le donne che non hanno amato il marito con tutta la potenza del cuore; e queste spesso passano a seconde nozze. Queste donne non dovrebbero fare una soverchia pubblicità del loro lutto, il quale quando sia rigorosissimo e prolungato dice chiaramente i sentimenti della vedova. Usino il lutto doveroso, non il doloroso, se mi eè permesso di spiegarmi così; e non lo portino più di un anno che è il tempo prescritto in Italia. Sarebbe stridente e poco decoroso passare dal mesto nero, all'allegro sfoggiato vestire di chi aspira a seconde nozze. Dopo un anno di lutto pesante, la vedova può sostituire al crespo, la garza o la grenadine opaca senza guarnizione. Il velo può non essere lungo ed e concesso qualche ornamento in bianco, viola o grigio sul cappello. Può anche portare i brillanti; ma non le pietre colorate. L'uomo porta il lutto nel cappello, con una striscia più o meno alta di crespo nero. Non è necessario che l'uomo vesta rigorosamente il nero; ma è però bene che lo faccia, specie se porta il lutto di vedovo o di figlio. Ed in tal caso vestirà di panno nero opaco, con cravatta nera, guanti neri. Il mezzo lutto consente la cravatta bianca, il panciotto bianco e il mantello di colore con la fascia al braccio. Per un lutto di parenti, l'uomo usa generalmente il crespo al braccio; usanza che venne in vigore da noi per il lutto generale che seguì la morte del Gran Re d'Italia, il Re Galantuomo. Fra tutti i lutti, il più doloroso è certo quello dei genitori per i figli. Un padre, una madre, che hanno la somma sventura di perdere un figlio, seppelliscono il proprio cuore con esso. E il loro strazio è cosi violento, così compreso da tutti, che non vi ha lutto che lo possa dimostrare. In lutto stretto non si va a riunioni pubbliche; bisogna rinunciare a balli e teatri ed alle passeggiate molto frequentate. Chi all'estero rappresenta il proprio paese, un console o ambasciatore o ministro, deve portare e far portare a la famiglia il lutto dei propri sovrani. Il lutto per gli avi dura sei mesi; tre mesi per gli zii, quattro pei fratelli e sorelle; sei settimane pei cugini; tre mesi per il tutore e il padrino. Per i sovrani il lutto si porta tre settimane. I fanciulli prima di dodici anni non portano il lutto che per i genitori e i nonni. Una persona in lutto userà carta da lettere e biglietti di visita listati di nero. Quando si è in lutto non si assiste nè a matrimoni nè a funerali. I militari usano la fascia di crespo al braccio per lutti di famiglia, e un velo alla spada per lutti patrii. Le visite di condoglianza non si fanno nei giorni fissati per il ricevimento. La signora dopo la morte di uno dei suoi cari, riceve i visitatori nel suo salottino particolare; non già nei salotti soliti.

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Essa impedisca a loro il disturbo, a lei stessa la mortificazione: e perchè i domestici non abbiano avuto un aggravio di lavoro per nulla, li compensi essa stessa.

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Le mamme poi non abbiano facilità a lasciar andare i loro figliuoli nelle case degli altri, fossero anche su lo stesso pianerottolo.

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Abbiano dunque il pregio della brevità; poche parole garbate e gentili, senza la solita sinfonia quasi sempre stonata, di voti e benedizioni e invocazioni di ricompense terrestri e celesti, e auguri di vita lunga come quella di Matusalemme. Le lettere d'augurio mancano quasi sempre di semplicità, e di naturalezza; sono tutto uno sfoggio di cornplimenti e soventi volte di insulsaggini. La signora di spirito le dovrebbe sopprimere, sostituendo ad esse un biglietto con due sole parole cortesi. Accompagnando un dono, conviene scrivere con la massima delicatezza, quasi chiedendo scusa dell'ardimento che si prende, e ringraziando del piacere e dell'onore che altri recano, ricevendo. Quando si scrive per ringraziare, si deve lasciare libero sfogo al sentimento che vuol esprimere riconoscenza e tenerezza per la gentile prova di affettuoso ricordo.

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Così non apre lettere dirette al marito, al padre, alla madre e anche ai figli ed alle figlie quando abbiano raggiunto l'eta maggiore o siano ammogliati o maritate. E non le legge nè pure se le trova su i mobili della casa, aperte e dimenticate. Quella di leggere e peggio di aprire le lettere di altri, è un'indelicatezza bassa, anzi, vile, che dice un'anima piccola, avida di curiosità, di pettegolezzi, di intrighi.

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Poi bisogna, negli inviti, avere molto discernimento; fare che le persone che devono convenire al trattenimento sieno tutte press'a poco della stessa condizione e abbiano una educazione non troppo disparata. Non si faccia a fidanza con la superiorita e la tolleranza degli invitati, riunendo in uno stesso luogo e con l'obbligo di reciproca cortesia, delle persone troppo differenti per principi, abitudini, sentimenti e pensieri. Non è prudente nè gentile, per esempio, far trovare una signora abituata a vestire con modesta semplicità, insieme con altre signore in toelette sfoggiate; mescolare fra giovinotti ridanciani e chiassoni, degli uomini seri e pedanti; fra giovani spose avide di divertirsi allegramente, dalle austere matrone; tra fanciulle sorridenti e gaie, delle santarelline che si scandalizzano di tutto. La padrona di casa che ha giudizio e tatto, impedisce, che fra i suoi invitati vi possa essere alterigia e mortificazione, canzonatura e offesa, soggezione e impaccio; cose che smorzano in cuore il desiderio di divertirsi e velano il piacere. Nelle matinèes, la padrona di casa deve offrire dei rinfreschi agli invitati. Non mancherà il thè, alla tavola del buffet, che sarà in un angolo della sala stessa, o del salotto vicino, quando gli invitati fossero molti. Su la tavola del buffet sarà stesa una tovaglia di tela di Fiandra, perfettamente bianca, essendo ora bandite dalla moda quelle lavorate in colori, o grigiastre con bordi. Adesso le tovaglie e i tovagliolini per thè, a voler seguire l'ultimissima moda, sono senza frangia ed hanno il bordo a giorno. Chi avesse uno stemma lo farà mettere nella tovaglia e nei tovagliolini; quasi sempre nel mezzo; ne ho però visti alcuni in angolo. Chi non ha lo stemma metterà un monogramm o le semplici iniziali. Le posate da dessert, sono oggi un vero sfoggio di eleganza, di fantasia, d'arte. Quando il servizio è di stile, le posate pure devono esserlo. Ho visto dei cucchiaini col manico d'argento brunito, che sono veri gingilli preziosi; quelli con il così detto manico sport, sono i più recenti. I piatti pure devono essere da dessert; e ve n'è una varietà grandissima e bellissima. Certi piattini striati con sfumatura colorata e schizzi, che rubano gli occhi. Il thè lo deve preparare la signora stessa, o la signorina di casa, secondo il sistema inglese; voglio dire, facendo bollire l'acqua nel Samovar, versandola nel bricco riscaldato con l'avvertenza che per due tazze ci vogliono tre cucchiaini di the. II bricco, dove l'acqua deve riposare alcuni minuti, lo si copre d'una specie di berretto strano ed elegante, imbottito e ricamato, perche si mantenga caldo. Il thè lo versera la signora o la signorina; ma si lascerà agli invitati la libertà di mischiarvi del Marsala, del Rhum, o del latte secondo i gusti e le abitudini. Oltre al thè, si servono dei pasticcini, dei biscotti inglesi, delle fette di pane al burro, dei sandwiches, e anche della carne fredda; del vino di Bordeaux e della cioccolata. L'incarico di servire il thè e affidato, come già dissi altrove, alle signorine se ce ne sono; se no, alla signora di casa. Al five o' clock tea, la signora ci va in toeletta da visita, elegante.

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Ballerà poco e con l'innata generosa cortesia, farà che tutti indistintamente abbiano da trovarsi bene nelle sue sale e si divertano. Per un gran ballo è indispensabile una stanza da toeletta con due cameriere sempre pronte ai servigi delle invitate. Non mancherà acqua fresca e tiepida: non mancherà la cipria finissima, non mancheranno i profumi di moda, gli spilli, le forcine. Nelle stanze di toeletta di certe case, sono perfino pronti i guanti lunghi e di prima qualità, i fiori ricercati. La padrona di casa potrà dar prova del suo gusto e della sua gentile generosità, nella scelta dei doni da regalare ad ogni signora dopo il cotillon. Il contegno della vera signora ad una festa di ballo, à quello della dama che pure mostrandosi cortese,gentilissima con tutti, ilare e lieta di divertirsi, lascia subito capire a tutti che vuol essere rispettata. Si che nessuno osa fissarla colla sfacciataggine dei fatui che si credono irresistibili, nessuno le scocca parole a doppio senso, ne l'offende con troppa palese ammirazione. Ed ella si aggira aggraziata e sorridente per le sale, parlando con tutti, ballando con chi le fu presentato e la invita, senza distinzioni di sorta. La signora non accetta d'intervenire ad un ballo se il marito non fosse in grande dimestichezza o parentela coi padroni di casa. Può andare a prendere un rinfresco nella sala del buffet insieme con il cavaliere con il quale balla; ma alla cena non sarà accompagnata che da qualche amico di casa, un parente, un uomo attempato.

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Sarebbe la fine di una scampagnata, d'una mattinata musicale, d'un ricevimento diurno, anche d'una partita di caccia, alla quale le signore abbiano preso parte. C'è della gente che ancora si stupisce e fa il viso accigliato all'idea delle donne cacciatrici. O che male c'e, domando io, poi che adesso le donne vanno in bicicletta, fanno della politica, tengono testa a' partiti, sono giornaliste e si addottorano alle università come gli uomini? La donna, nella nostra società, se non ha pane, se lo deve guadagnare nè più nè meno come un uomo; se rimane vedova anche d'impiegati superiori, di uomini illustri, è lasciata sul lastrico o poco meno, insieme con i figli da mantenere e educare, e deve lavorare per sè e per essi tale e quale come l'uomo e forse più duramente, perchè meno assistita e protetta. O perchè dunque dovendo sobbarcarsi agli stessi doveri non potrà godere degli stessi diritti? E poi che i diritti del cittadino le sono negati, lasciatele almeno senza aggrottare le ciglia, quelli dello sport. La signora che appresta il lunch, deve fare si che la tavola sia coperta di frutte, di gelatine, creme, ameringhe, sandwiches, piatti freddi alla russa, liquori, vini bianchi , Champagne. Gli uomini possono mangiare stando in piedi, ma le signore siederanno a tavola. Il lunch è una specie di merenda italiana e di collation francese; un intermezzo fra la vera colazione e il pranzo.

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Cacciatori e cacciatrici abbiano l'avvertenza di tenere sempre il fucile con le canne rivolte in alto o verso terra; non mai orizzontalmente; e di scaricare il fucile quando devono attraversare qualche fosso o passare muri, stecconati e siepi.

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Non intendo già di dire con ciò, che i moderni non abbiano molto e molto di buono, e in certi punti piu degli antichi. Non suggerisco certo di ammuffire nelle idee arcadiche e nelle parole antiquate. Per la signora giovine ci vuole la spigliata vivacità, la vivacità dignitosa elegante, che si trova nei nostri sommi moderni. La coltura della signora vera, dovrebbe, prima di tutto, essere schiettamente italiana; dovrebbe quindi la signora leggere dei buoni autori italiani, per informarsene lo spirito e acquistare la proprietà e la schiettezza della forma. Ed è questa una questione più di studio che di diletto, due cose diverse, che non bisogna confondere. Ma l'amore dell'italianità non deve indurre a non pregiare ciò che è degli stranieri. La signora legga qualche lavoro della letteratura greca e Latina nelle buone traduzioni del Caro, del Monti, del Pindemonte, del Bellotti: ma nello stesso tempo, apra la mente alle alte ispirazioni di Milton, Shakespeare, Racine, Goethe, Schiller e altri grandi della moderna letteratura. La signora intelligente e amante del sapere, legge per meditare, per rafforzare la facoltà del comprendere, per ampliare l'orizzonte delle idee, per aumentare il potere del sentimento, per salire, portata dallo spirito dei grandi, su su in alto, verso i sommi ideali; e non già per essere infiacchita, tratta in basso, tenuta terra terra fra le cose volgari. Nella biblioteca della signora, non dovrebbero mancare i poemi d'Omero; I'iliade tradotta da Vincenzo Monti e l'Odissea tradotta dal Pindemonte o dal Maspero; le Tragedie di Sofocle tradotte da Bellotti, l'Eneide di Virgilio tradotta dal Caro. Poi dovrebbero essere: la Divina Commedia di Dante, il Canzoniere del Petrarca, le Rime del Poliziano, l'Orlando dell'Ariosto, la Gerusalemme del Tasso con l'Aminta e le Liriche, le prose del Firenzuola; quindi le opere storiche dei grandi italiani: Machiavelli, Guicciardini, Cesare Cantù e Cesare Balbo. Saranno indispensabili i nostri moderni un po' invecchiati; Gozzi nel suo Osservatore così forbito, temperato, dal disegno corretto e il colorito vivace: nei Sermoni, in cui le gravi riflessioni e morali si abbelliscono di un fine sorriso di esperimentato e umorista; Parini l'uomo dell'anima grande e intera, che non piegò mai la dignità sua alla povertà. O chi non conosce e si piace di rileggere a ristoro del sentimento, la Caduta, la Vita Rustica, la Salubrità dell'aria, l'Educazione, A Silva, Il giorno? Presso a Parini la signora dovrebbe mettere le Liriche, l'Autobriografia, le Tragedie dell'Alfieri; in seguito le opere del Foscolo, le poesie di Monti dalla ricca fluente armonia del verso, il Pindemonte, Leopardi, la cui nera malinconia però non dovrebbe offuscare il sereno sorriso delle lettrici. Di fianco alla cupa disperazione di Leopardi, la signora metta Silvio Pellico con la sua dolcissima rassegnazione. Poi Berchet immortale come il greco Tirteo per l'efficacia morale delle sue poesie; poi il Giusti dall'arguto sorriso, dalla festevolezza toscana, sotto la quale spesso si cela il dolore, come nel Sant'Ambrogio. La signora darà certo sommo luogo a Manzoni, di cui dovrebbe avere tutte le opere, cominciando dai Promessi Sposi, il più grande romanzo sperimentale del nostro secolo, nel quale i nostri monti, il nostro lago, le nostre città, le stesse nostre tradizioni famigliari, ogni nostra reminiscenza infantile, sono stati animati da tanto alito di poesia. Non dimenticherà il Marco Visconti, la Fuggitiva, l'Ildegonda, Ulrico e Ida di Tommaso Grossi, e ne pure, dimenticherà quella bell'indole di artista, pittore scrittore, nobile gentiluomo antico, carattere schietto, retto costante, integerrimo, che è Massimo d'Azeglio. Quel volume de' Miei Ricordi, la signora lo dovrebbe unire con altre narrazioni della vita di quei generosi, che pensarono, scrissero, operarono per la redenzione della patria; e fra questi dovrebbero essere le Memorie di Settembrini e quelle di Federico Confalonieri, eroico prigioniero dello Spielberg. Arricchirà la biblioteca con le opere di Fogazzaro, il poeta, il romanziere che parla a l'anima il dolcissimo, santo linguaggio della virtù e della fede. Se la signora e madre si provveda di libri nobilmente educativi e non tema la lettura di qualche filosofo; come Herbert, Spencer e Ralph Emerson, per non dire di molti altri. Del resto degli scrittori modernissimi, nostri contemporanei, la signora faccia una scelta giudiziosa, secondo la sua mente, il suo sentimento, il suo gusto. Nè basta che nella biblioteca della signora siano le opere italiane. È pure necessario vi sia quanto di buono viene dalla letteratura straniera. Un tempo la preminenza nelle lettere e nelle arti era dell'Italia; ma ora l'ingegno delle altre nazioni s'è fatto grande; francesi, inglesi, tedeschi, tengono la preminenza intellettuale. La signora che conosce le lingue, legga gli autori stranieri: e se non le conosce, li legga nelle traduzioni e vi troverà fantasie nuove, pensieri e sentimenti nuovi. Shakespeare, Goethe, Schiller, Gessner, Auerbach, Victor Ugo, Lamartine, Dickens, devono avere un posto distinto nella biblioteca della signora; la quale, avrà pure una raccolta di libri adatti alle giovinette, alle signorine; i libri additati da persone competenti e conosciuti per buoni e utili; libri italiani e stranieri. E fra questi alcuni che oggi sono quasi dimenticati e che io credo, gioverebbero assai all'educazione. I libri di M.me de Genlis, della Necker Saussure e della signora di Remusat; il libro la Famiglia di Paolo Janet e i molti racconti di Emilio Souvestre, che ebbe tanta rinomanza a suo tempo, e che per la costante onestà dei pensieri e per la nobiltà degli intenti, merita d'essere chiamato l'Aristide della letteratura.

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Queste ricordino, che il loro contegno, abbiano esse anche vent'anni a pena, dev'essere per dignità e serietà, quello di una persona fatta. E ciò per guadagnarsi la fiducia dei parenti degli allievi, il rispetto della servitù, e la considerazione degli amici di casa. L'istitutrice ricordi di rispondere sempre con gentile serietà agli uomini che le rivolgono la parola, e di non mai attaccare discorso coi giovinotti. Si rifiuti, con pretesto cortese, di prendere parte alle serate o ai balli che si possono dare in famiglia e ai quali i fanciulli non possono intervenire. Il pensiero di essere invitata solamente per un riguardo, dia animo alla sua dignità di rinunciare al divertimento. In una parola mostri di comprendere, che ella sa di essere nella casa in cui si trova, per la educazione dei fanciulli; e che capisce benissimo di non avere nessun diritto a ciò che è al di fuori del suo ufficio. Metta le smanie, le speranze giovanili al riparo dell'orgoglio, il quale ci salva spesso da molte corbellerie, e sarà stimata dagli allievi e dai loro parenti, e, forse, si risparmierà delusioni e amarezze.

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. - Che esse abbiano tempo di passeggiare e di rafforzarsi con buoni e utili esercizi corporali. Abituate i fanciulli ad essere amabili e gentili . . . . . 94 La leggiadria dei fanciulli è quella che loro viene da innocenza. - Non se ne facciano delle scimmie e dei pappagalli per la smania di renderli garbati. - I bambini a tavola e durante le visite. - I fanciulli davvero amabili e cortesi. - Riguardi dei figli verso la loro madre. Tra fratelli. . . . . . . . . . . . . . . . . .99 Dell'amore fraterno. - Della convivenza tra fratelli e sorelle. - Scambio di cortesia tra fratelli e sorelle. - Disposizione alla prepotenza verso le sorelle, in molti fratelli. - Poca garbatezza dei fratelli, in generale, verso le sorelle. Benefici effetti dell'amore fraterno. . . . . . . . . 200 Il giovinetto si faccia un'amica della sorella e avrà una confidente, una consigliatrice sincera. Influenza della sorella sui fratelli. . . . . . . . . .102 Esempi dell'influenza buona delle sorelle sui fratelli. L'amore fraterno secondo Silvio Pellico . . . . . . . . . 102 Cosa lascio scritto Silvio Pellico a proposito dell'amor fraterno nel suo libro Doveri degli uomini. - Cosa dice Cantù a proposito dell'amor fraterno. Suocere e cognate. . . . . . . . . . . . . . . .107 Ingiustizia verso le suocere. - Bisogna compatire alla suocera un briciolo di egoismo del sentimento. - Relazioni non troppo nè sempre schiette e facili fra cognate. - La sposa dev'essere tollerante e cortese verso la sorella del marito. - La cortesia mantiene spesso la pace domestica. I nostri vecchi Dei vecchi in generale. - Bisogna pensarci due volte prima di trattare le persone da vecchie. - Sono pochi coloro che sanno esser vecchi. - Il vestire dei vecchi. - Bisogna essere cortesi con i vecchi. - Modo di contenersi con le persone vecchie, nei trams, lungo la via, in ferrovia. - È una fortuna poter confortare e rallegrare una persona vecchia. - Bisogna comprendere e compatire nei vecchi l'amore per le bestie. - Molti vecchi temono gli acciacchi più della morte. - Cosa dice a questo proposito Ernest Legouve. - Secondo Legouve il vecchio può incontrare ancora delle vere e forti amicizie. - Una visita ad un ospizio di vecchi, e riflessioni. La signorina. . . . . . . . . . . . . . . . . 123 Non bisogna far pompa della bellezza. . . . . . . 124 Far pompa della bellezza fisica è cosa sciocca e imprudente. Siate cortesi per generosità, non per vanità. . . . . . 124 Meritarsi l'altrui simpatia non per orgoglio ma per bisogno naturale. Per essere cortesi conviene essere attenti. . . . . . . 126 Attenzioni per meritarsi la stima altrui. Serenità e gaiezza. . . . . . . . . . . . . . . .126 Si guardi dall'aria accigliata. - La giovinetta senza sorrisi e senza gaiezza è un fiore smorto e senza profumo. Naturale desiderio di divertirsi. . . . . . . . . . . 127 Bisogna concedere alla giovinezza qualche diletto Divertirsi, ma non smodatamente. . . . . . . . . . 129 È bene divertirsi; è male farsi una necessità del godimento. Mancanza di naturalezza e semplicità. . . . . . . . . . . . 130 Delle fanciulle che affettano modestia eccessiva e di quelle che si sforzano di parere oltre ogni dire disinvolte. La fanciulla che non vuol maritarsi e quella che lo desidera. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .130 Non si dica in proposito, il proprio desiderio in pubblico. Timidezza. . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . .. . 131 Timidezza gentile e buona o timidezza cattiva e goffa. Buon senso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .132 Per essere accorta e comportarsi convenientemente, la fanciulla deve seguire il consiglio del buon senso. La signorina studi un poco d'igiene . . . . . . . . . . . . . . 134 Studi l'igiene per rendersi utile a se e agli altri. Pulizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 136 Bagni. - Cura dei denti, delle unghie e dei capelli. - Uso della cipria. Piante da appartamento. . . . . . . . . . .. . . . . . . .. . . 138 Indolenza. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140 Necessità di occuparsi, di esercitare il fisico e le facoltà morali. Invitata a pranzo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141 Del vestire. - Del contegno. - Del modo di mangiare e del ringraziare. A teatro. . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . 143 Toeletta. - Smania ridicola. - Sincerità. Al ballo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145 Toeletta. - Contegno. - Timidezza. - Troppo ardire. Alle corse. . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . .. . .. . . 147 Nessuna bizzarria nel vestire. - Niente scommesse. . Serate e ricevimenti settimanali. . . . . . . . . . . . . . 148 Doveri della signora di casa. Ricevimenti intimi . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . 148 Dei lavorucci convenienti per la signora Ai bagni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149 Del costume. - Del nuotare. - Contegno. Stabilimenti di bagni e stazioni alpine. . . . . . . . . . . . 150 All'erta contro le critiche e i pettegolezzi. In campagna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151 Costume alpino, escursioni, passeggiate. Puerili sfoghi di vanità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. .152 Aria di superiorità e di sprezzo. Un po' di solitudine. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152 Si ami la eletta società, ma non si sfugga la solitudine. Niente pessimismo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .153 Il pessimismo è grave malattia morale. Immaginazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .154 L'immaginazione è spesso causa di infelicità. Non dite mai male di nessuno. . . . . . . . . . . . . . . . . 156 Trista abitudine da fuggirsi. Cuore, non spirito. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157 Non è lo spirito che attira la simpatia. La verità, sempre. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157 Guardarsi dalla menzogna oziosa. Vera cortesia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 159 Garbata sempre e con tutti. Un po' d'arte. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 160 Necessità di sapere qualche cosa dell'arte per poter comprendere e ammirare. Le lingue straniere. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .162 Lo studio delle lingue è efficace mezzo di umanita. Primo dovere della donna è quello di occuparsi della famiglia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .163 Guardarsi dalle illusioni e dai pregiudizi. Scriver bene . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164 Consiglio di Massimo d'Azeglio. La carta da visita. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165 Quando la signorina dovrebbe averla e come servirsene. La signorina che esce sola. . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . 165 Quando lo può. - Contegno. A tavola. . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 167 Come si sta a tavola e come si mangia. Piccoli doveri della signorina . . . . . . . . . . . . . . . . . .168 Il gentiluomo. . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . .171 Cosa vuol dire essere vero gentiluomo. Il pigro piacere della mollezza. . . . . . . . . . . . . . . . . . 173 Conviene rafforzare il proprio corpo, non affievolirlo. Orrore dei debiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .175 L'orgoglio difende dal far debiti. Non offendere e non offendersi. .. . . . . . . . . . . . . . . . . 176 Compatire ai difetti. Leale, generoso e cortese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .176 gentiluomo al contatto con gli altri; suo contegno verso la donna. La virtù della gente incivilita. . . . . . . . . . . . . . . . . .180 Belle maniere. - Dei piccoli obblighi. - Amici. Il gentiluomo ama l'arte. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .181 Influenza dell'arte su l'anima. Semplicita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 182 Virtù del gentiluomo. Affettazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . 183 Chi è affettato manta alla verità. Amicizia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .184 Culto dell'amicizia. - Garibaldi e il prof. Federici Saper tacere. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .186 Del talento del silenzio. Raffinatezze. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .187 Garbi semplici e eleganti ma niente raffinatezze. Bisogni e abitudini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .189 Non bisogna essere schiavi dei bisogni e delle abitudini. Doole cortesie. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .190 A chi può offrire doni. - Contegno a pranzo verso le signore. Per il gentiluomo scapolo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 192 Quando e come lo scapolo può invitare una signora. Riguardi per tutti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193 Riguardi per tutti. - Quando è in carrozza. - A cavallo. - Quando guidasse lui. In viaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193 L'uomo a modo deve saper viaggiare senza disturbare gli impiegati e i compagni di viaggio. Tolleranza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . .195 Bisogna rispettare ogni sincera persuasione. Niente famigliarità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 195 gentiluomo non tratta gli inferiori con offensiva famigliarità. A teatro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 196 Rispetto per il pubblico. - Come deve entrare in palco. - Visite a signore nei palchi. - Modo di condursi verso gli attori e gli autori delle commedie. - Nel caso in cui l'autore fosse una donna. Al ballo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 198 Verso le signorine. - Cotillon. - Al buffet. - Minuetto. Giuochi di società. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .199 Guardarsi dallo spirito. - Accompagnando a casa le signore. Corrispondenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ..200 Delicatezza. - Riguardi. Carta da visita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .201 Quando se ne deve servire. - Delle cartoline e della carta da lettere. Del fumare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 202 Ragionamenti di Enrico -d'Azeglio a proposito del fumare. - Idee di Massimo d'Azeglio a lo stesso proposito. Consigli al fumatore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 203 Del fumare davanti alle signore. Fotografia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .204 Fotografie di signore e di famiglia. La bicicletta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 204 Parere di Paolo Mantegazza a proposito della bicicletta. - Toeletta da bicicletta. - Modo di comportarsi lungo le vie. - Incontrando una signora, avendo una signora o una signorina per compagna. In campagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .207 Ospite in casa d'amici. - Modo di condursi nelle gite, nelle passeggiate, nelle escursioni in montagna A Corte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .208 Modo di farsi presentare a Sua Maestà il Re o a Sua Maestà la Regina. - Toeletta. - Quando si deve recare a Corte. - Uso di levarsi il guanto destro prima d'entrare. - Inchini d'obbligo. - Quando Sua Maestà la Regina porge la mano. - Come si deve rispondere se interrogati. - Congedo. - Inchini dopo l'udienza. - Il titolo di Vostra Maestà. - Saluto ai Sovrani e ai Principi. - Visitando il Papa o un Vescovo. Coraggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .209 Coraggio vero e falso. - Offesa. - Duello. - Padrini. - Dopo il duello. Ambizioso, non vano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 212 La vanità è un difetto. - L'ambizione può essere una forza. Certi abusi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 213 Indelicatezza imperdonabile. - Della facilità di prestare e farsi prestare libri, periodici, ecc. - Danno degli editori e degli autori. - Delusione degli autori. Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 214 Ricevendo in omaggio, libri e opuscoli. Buon umore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .215 Della gaiezza. - Consiglio di Massimo d'Azeglio al giovine studioso. Le piccole cose svelano il carattere . . . . . . . . . . . . . . 217 Fede . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 218 Parole di Massimo d'Azeglio a proposito della fede. Fidanzati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 221 Lasciate ai giovani la possibilità di trovarsi fra di loro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 222 Prima delle nozze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .223 Presentazione del fidanzato. - Festa della promessa. - Annunzio della promessa. - Il primo dono. Sposi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 231 Il contratto. - L'uso di mostrare i doni a le amiche. Nozze. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .233 In Chiesa. - In Municipio. - Toeletta. - Usi nuziali. - Inviti a nozze. - Partecipazioni. Viaggio di nozze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .235 È una necessità?... Poesie, auguri, brindisi Riguardi a la sposa. - Delicatezza. Nozze d'argento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 237 Toeletta. - Ballo. Nozze d'oro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . 237 Festa commovente. - Ballo. Il primo nato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 238 Gioie intime. Prime preoccupazioni paterne e materne . . . . . . . . . . . . . 239 Denunzia della nascita al Municipio. - Partecipazione della nascita. - Come si usano, ora le partecipazioni. - Esempi. - Prime cure materne. Battesimo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 242 Insegnamenti pratici. Dopo il battesimo. - Presso i protestanti. - Presso gli Israeliti. Padrino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. 244 Usi e obblighi. Madrina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 244 Figlioccio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .245 Rispetto e delicatezza. Avvertimenti pratici alla giovine mamma inesperta. . 246 Della culla. - Attente alle abitudini della prima infanzia. - Cure igieniche. - Non bisogna cedere a le prime volontà del bimbo. Difetti infantili. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249 I difetti della prima infanzia vengono quasi tutti dalla volontà. - Piccoli castighi. - Padronanza sopra se stessi. - Modo strano di esprimere i desideri. Paura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 250 Non si inspiri paura al bambino. - Al buffo. Prime cure . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .251 Dell'allattamento. - Delle balie. - Prima educazione. - Pulizia. - Pregiudizi. - Educazione fisica. - Dentizione. - Malattie infantili. Termometro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .261 Previdenze igieniche. La prima Comunione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .262 Dovrebbe essere una festa tutta spirituale. - Distrazioni riprovevoli. - Toeletta. - Doni. - Annunci Momenti luttuosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 263 Pratiche dolorose. - Usi. - Denuncie. - Partecipazioni. - Funerali. - Trasporto della salma. - Discorsi. - Modo di vestire ai funerali. - Lutto. La vera signora . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . 275 L'ospite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 276 Doveri dell'ospite. - Noie da schivare. In campagna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .278 Riguardi verso gli invitati. -Il maestro di musica. - II sacerdote. - Il signore campagnuolo. Come si ricevono gli amici. . . . . . . . . . . . . . . 280 Dove e quando si devono ricevere gli amici intimi. Il giorno di ricevimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .281 Del posto distinto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .283 Salotti semi-oscuri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 285 Inconvenienti della semi-oscurità. - Sospetto volgare. Il servitore che annuncia i visitatori . . . . . . . . . . . . . 286 Uso punto simpatico. Delle presentazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 286 Modo di presentare e a chi spetta primo l'onore All'uscire d'una visitatrice e all'entrare d'un visitatore . . . 287 L'arte del conversare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 288 Garbatezza e non saccenteria. - Chi parla di se - La smania delle arguzie. Offrendo il the . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 289 Modo d'offrirlo. - Chi lo deve porgere. I bambini e i visitatori stranieri . . . . . . . . . . . . . . . . .290 La signora in visita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 292 Regole generali e particolari. A, Corte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . 294 Che cosa si deve fare per avere un' udienza a Corte. - Toeletta. - Il guanto della mano destra. -Le riverenze. - Modo di comportarsi durante l' udienza. - Non si fanno domande ai Sovrani. - Congedo. - Riverenze a ritroso. - Incontrando un Principe o una principessa lungo la via. Visitando il papa o un vescovo . . . . . . . . . . . . . . . . . . .295 Corrispondenza. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 295 Uso della carta di visita. - Risposte. - Modo di scrivere le lettere. - Della scrittura. - Carta da lettere. - Degli epiteti. - Degli indirizzi. - Esempi. - Delle lettere a grandi personaggi. - I titoli a chi vanno. - Lettere di confidenza. - Di condoglianza. -Del francobollo accluso in certe lettere. - Non conviene scrivere lettere nel bollore della passione. -Delicatezza verso la corrispondenza del marito e delle altre persone della famiglia. - Le cartoline postali. a e istitutrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ..306 Bambinaia straniera. - Modo di vestire della barnbinaia. - Riguardi. - Modo di trattare e far trattare la istitutrice. - Condotta del padre e degli amici di casa verso l'istitutrice. - Posto dell'istitutrice a tavola. - Delicatezze e riguardi. Nutrici e domestici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 310 Modo di vestire le nutrici. - Lusso immorale e dannoso. - Riguardi caritatevoli e previdenti verso le persone di servizio. - Bisognerebbe usare il voi e non il tu. - Dialogo fra un padrone e un servitore, di Emilio Souvestre. Contadini e operai . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .316 Affabilità e cortesia. - Rispetto non famigliarità Nei negozi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 319 Riguardi indispensabili. A teatro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 321 Nel palco. - Delle visite in palco. - Modo di comportarsi in teatro. Concerti e conferenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .323 Modo di comportarsi durante i concerti e le conferenze. - Adagio nel disapprovare. - Riguardi verso il conferenziere. Trattenimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 326 Delle matineès. - Offrendo il the. - Tovaglie, tovagliolini, posate, piatti da the. - Vini, carni e paste da offrirsi con il the. - Chi deve preparare il the. - Chi lo deve offrire. A veglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 328 Toeletta. - Avvertire di che veglia si tratta. Mattinate e serate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 328 Come devono essere fatti gli inviti a mattinate e serate. - Esempi. - Toeletta. - Ora di arrivo. - Disposizione e addobbo dell'appartamento per serate. Pranzo alla buona . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 333 Quando si fa l'invito. - Decoro. Pranzo di gala . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .336 Toeletta. - Servizio. - Imbandigione. - Tovaglia, tovaglioli, fiori disposti secondo l'ultitna moda. -Vasetti per fiori, poggia coltello, cristalleria, posate da ostriche, da dessert. - Alzate di frutta e dolci. - Servizio d'argento e di porcellana. - Piattini da dessert. - Menu. - Illuminazione. - Le portate. - Durata del pranzo. - Caffe. - Come si attendono gli invitati e le invitate. - Come si passa nel salotto de' pasti quando il servitore annunzia silenziosamente, che la Signora è servita. - Il cartellino con l'indicazione del posto. - Finito il pranzo. - Passaggio nella sala dove si serve il caffe. - Dopo il caffè. - Dei brindisi. - Visita di ringraziamento. Pranzi giornalieri in famiglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .346 Come si imbandisce la tavola. Feste di ballo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .348 Dei biglietti d'invito. - Ballo bianco, rosa, azzurro, in maschera. - Quando deve essere mandato l'invito a un ballo. - Risposta e ringraziamento. - Saper ballare. - Balli andati in disuso e balli nuovi. - Come si ricevono gli invitati. - Toeletta della padrona di casa. - Stanza da toeletta. Contegno della signora ad una festa di ballo. - La signora che non balla. - La cena. - Quando si deve lasciare la sala di ballo. - II cavaliere del Cotillon. Pattinaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 353 All'aperto (Garden-parties) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 354 Lawn-tennis. - Cricket. - Lunch. La pesca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 357 Alla lenza. - Alla fiocina. - Avvertenza ai signori pescatori. La caccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .359 Modo di condursi delle signore e dei signori. -Caccia alla volpe. Baci, strette di mano e saluti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .361 Chi e quando si bacia. - Il bacio ai bimbi. - Modo di stringere la mano. - Lungo la via. Al caffe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 365 Entrando e uscendo. - Come si prende il caffè - Al caffè chantant. In viaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .366 Contegno. - Per chi mangia in vagone. All'albergo, alla tavola rotonda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 367 Previdenza e riguardi. Visitando una città . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .367 Rispetto al paese altrui. Nella gioia e nel dolore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .368 Il dolore secondo Chateubriand, Bougaud, Rousseau, Tolstoi. - Saper soffrire. Curiosità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .371 Utile e nociva. I libri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 372 Biblioteca delle signore. Lavoro muliebre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 376 Necessità materiale e morale del lavoro muliebre La vera signora si lascia, in ogni azione, guidare dalla ragione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 378 La signora nubile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .381 Volgarità e pregiudizio. - La signora nubile dopo i trent'anni. - La signora nubile dovrebbe regalare a l'anima sua il conforto d' un poco d' arte. - La signora nubile che viva di rendita. - La signora nubile ha più di qualunque altro, bisogno di simpatia e di amicizia. - La signora nubile è generalmente pia. - Amore per i bambini. - Affrontare e sfidare i pregiudizi. - Smania di adornare la casa, di passare per artista o per letterata, di correre ai divertimenti, ai processi. - Amore per le bestie. - La donna nubile deve saper vivere. - Raffinatezza. - Cie che dice Max Nordau a proposito della donna nubile. Maestra e istitutrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .401 Importanza dell'educazione delle maestre. - La maestra vesta con semplicità elegante. - Non darsi delle arie. - Essere l'esempio vivente dei fanciulli che si istruiscono. - II segreto della vera e profittevole istruzione. - Niente preferenze. - Doti che deve avere la istitutrice. - Suo difficile ufficio. - Insegnando a un fanciullo e ad una fanciulla nello stesso tempo. - Buon senso e spirito. Fra editori e... autrici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 419 Perchè gli editori non sono più cavalieri verso le autrici, come usavano un tempo, fa. - Cortesia. - Spirito. Fra autrici e tipografi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 421 Divertimenti in casa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .423 Serate musicali. - Sciarade in azione. - Teatro e teatrino delle marionette. - Monologhi. Tre monologhi in esempio: In Bicicletta! . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .425 Temerario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .427 La Bambola parlante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 430 Giusto equilibrio fra entrata e uscita . . . . . . . . . . . . . . .437 Alimentazione. - Aria. - Stanchezza. I doni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .439 I doni devono essere opportuni. - Nel regalare bisogna essere guidati dal discernimento. - I doni non devono aver l'aria di compenso. - Non bisogna offrire sgorbi nè imparaticci di bambini. - Regali per bambini. - Balocchi igienici e educativi. - Doni per fanciulline, per giovinette, per giovinetti. -Modo di ricevere i doni. - Doni alla sposa. Solennità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 448 Natale. - Presepio. - Albero di Natale. - Carte da visita. - Regali. - Epifania. - Re Magi. - Befana. -Pasqua. - Ova. - Paste in forma di agnelli e di colombe. - II primo aprile. - Doni gentili e allegri. -Festa Nazionale. La conclusione ?. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 455

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I genitori che non sanno parlare italiano e pure ne capiscono e comprendono l'utilità per i figli, se possono, si prendano in casa delle bambinaie, toscane o romane che si voglia; e se non possono, abbiano lo spirito di adottare il loro dialetto, che il buon senso insegnerà loro a ingentilire e correggere. È sempre meglio non saper nulla d'una cosa,che saperla male. È sempre meglio insegnare a un fanciullo affatto ignorante, che non ad uno che abbia il cervello rimpinzato di cognizioni sbagliate e storte. E debito di patriotta quello di far onore alla propria lingua. E chi la strapazza la disonora.

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L'educazione che date ai vostri figli conseguirà certo il suo fine, se ai figli darete in voi stessi, l'esempio di quello che vi proponete essi abbiano da diventare. L'educazione senza l'esempio a nulla. Ammonizioni, consigli, minacce, ricompense, tutto si frange dinanzi alla forza onnipotente dell'imitazione. Come si trasmettono la gentilezza e la trivialità dei modi, cosi si trasmettono le virtu, e pur troppo, anche i vizi. Quindi l'educazione trasfusa con l'esempio, è la più efficace, perchè la piu facile e naturale. Un segreto istinto d'indipendenza spinge il bambino a ribellarsi al comando; e non sempre la sua fierezza si piega dinanzi all'amore. Ma egli subisce l'esempio senza volerlo, senza manco saperlo; perchè l'esempio è una tale forza alla quale non può sottrarsi. Fatto giovane, fatto uomo, ritrova in sè impronta de' costumi, delle idee domestiche. E se, disgraziatamente, non furono buone, non può cancellarle. Ma se egli fu accuratamente educato, in un ambiente per davvero ottimo, l'anima sua prediligerà sempre le care, sane abitudini dell'infanzia e in esse sempre persevererà. E in tal modo, prima per l'educazione e l'esempio dei parenti o dei maestri, poi per virtu propria, che ancora una conseguenza dell'educazione avuta, si forma il vero galantuomo: l'uomo scrupolosamente onesto; l'uomo rettamente libero.

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Non imporle; fare che essi medesimi ne abbiano desiderio. Ed allora, le funzioni di Chiesa, viste di rado, saranno un incanto per gli occhi de' fanciulli; la musica sacra scuoterà la loro immaginazione, le preghiere pubbliche toccheranno il loro cuore, i sacramenti conforteranno la loro debolezza.

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