Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Numero di risultati: 239 in 5 pagine

  • Pagina 1 di 5

Come devo comportarmi?

172628
Anna Vertua Gentile 8 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Cosi pure durante i viaggi, in ferrovia, devono, se appena possono, procurare ch'essi abbiano il posto d'angolo; e abbassare e rialzare per essi i vetri quando ne mostrano desiderio. Son piccoli atti di cortesia che non costano nulla o ben poco e spesso procurano la compiacenza di un sorriso o di un ringraziamento, che sono una lode e una benedizione insieme. Le signore giovani e le signorine poi, hanno l'obbligo di usare con le persone attempate, gli stessi riguardi che gli uomini educati usano ad esse medesime. «Uno dei piaceri della vecchiaia - mi diceva un gentiluomo al di là degli ottant'anni - è di vedersi fatti segni di attenzioni e circondati da premure gentili dalle persone di garbo. Quando poi una donna giovine e Bella usa delle cortesie è una vera orgogliosa tenerezza!»

Pagina 113

E questa razionale tolleranza, fa ch'egli si trovi bene dovunque con tutti, e che le persone a modo abbiano per lui la deferenza, che si meritano gli uomini dalla mente sgombra di pregiudizi, dal sentimento schietto e superiore.

Pagina 195

Pagina 201

Lo schianto del distacdo di una persona amata, tutti, che abbiano raggiunto una certa età, l'hanno sofferto. E sanno che cosa sia assistere negli ultimi momenti una creatura che lascia la terra portandosi seco la parte più vitale di not stessi; sanno che ore di strazio sieno quelle che seguono la morte di chi ci lascia in un disperato senso di abbandono e di solitudine. Quando, con pietà e tenerezze di pianto, la cara salma è vestita dell'ultimo abbigliamento terreno e si è trasformata la camera in cappella ardente, ci invade un dolore violento e muto insieme con un'opprimente stanchezza morale e fisica. Si vorrebbe essere soli, al tu per tu con il proprio cuore; si vorrebbe essere soli a rendere l'ultimo tributo di dolore al taro perduto; si soffre crudamente, acerbamente e si desidera di persistere nel dolore, che è un omaggio al morto. Ogni sentimento, ogni pensiero che sia estraneo a lui che ci ha detto addio per sempre, ci pare una profanazione, quasi un insulto allo stato dell'animo nostro. Che cosa è il mondo per noi in quel momento? che cosa sono i doveri, le convenienze sociali ?... Ci pub essere ancora qualche cosa che ci preoccupi, che ci interessi Ed è con ripugnanza penosa che ci si adatta ai costumi e alle convenienze esteriori.

Pagina 263

Le mamme poi non abbiano facilità a lasciar andare i loro figliuoli nelle case degli altri, fossero anche su lo stesso pianerottolo.

Pagina 293

Abbiano dunque il pregio della brevità; poche parole garbate e gentili, senza la solita sinfonia quasi sempre stonata, di voti e benedizioni e invocazioni di ricompense terrestri e celesti, e auguri di vita lunga come quella di Matusalemme. Le lettere d'augurio mancano quasi sempre di semplicità, e di naturalezza; sono tutto uno sfoggio di cornplimenti e soventi volte di insulsaggini. La signora di spirito le dovrebbe sopprimere, sostituendo ad esse un biglietto con due sole parole cortesi. Accompagnando un dono, conviene scrivere con la massima delicatezza, quasi chiedendo scusa dell'ardimento che si prende, e ringraziando del piacere e dell'onore che altri recano, ricevendo. Quando si scrive per ringraziare, si deve lasciare libero sfogo al sentimento che vuol esprimere riconoscenza e tenerezza per la gentile prova di affettuoso ricordo.

Pagina 302

Così non apre lettere dirette al marito, al padre, alla madre e anche ai figli ed alle figlie quando abbiano raggiunto l'eta maggiore o siano ammogliati o maritate. E non le legge nè pure se le trova su i mobili della casa, aperte e dimenticate. Quella di leggere e peggio di aprire le lettere di altri, è un'indelicatezza bassa, anzi, vile, che dice un'anima piccola, avida di curiosità, di pettegolezzi, di intrighi.

Pagina 304

I genitori che non sanno parlare italiano e pure ne capiscono e comprendono l'utilità per i figli, se possono, si prendano in casa delle bambinaie, toscane o romane che si voglia; e se non possono, abbiano lo spirito di adottare il loro dialetto, che il buon senso insegnerà loro a ingentilire e correggere. È sempre meglio non saper nulla d'una cosa,che saperla male. È sempre meglio insegnare a un fanciullo affatto ignorante, che non ad uno che abbia il cervello rimpinzato di cognizioni sbagliate e storte. E debito di patriotta quello di far onore alla propria lingua. E chi la strapazza la disonora.

Pagina 71

Enrichetto. Ossia il galateo del fanciullo

179025
Costantino Rodella 1 occorrenze
  • 1871
  • G.B. PARAVIA E COMP.
  • Roma, Firenze, Torino, Milano
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Quantunque niuna pena abbiano ordinato le leggi alla spiacevolezza ed alla rozzezza dei costumi, noi veggiamo nondimeno che la natura istessa ce ne castiga con aspra disciplina, privandoci per questa cagione del consorzio e della benevolenza degli uomini. - GIOVANNI DELLA CASA.

Pagina 5

Per essere felici

179645
Maria Rina Pierazzi 5 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
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Non è da credersi che simili matrimoni abbiano da essere meno fortunati di altri, avvenuti talora per capriccio. La vita è lunga; lungo il suo cammmino e doverlo percorrere in due, d'amore e d'accordo, è cosa non sempre facile se mancano la buona volontà e lo spirito di sacrificio e di sopportazione. L'equilibrio di due caratteri e di due volontà può condurre qualsiasi unione a quella vera felicità tranquilla che è la base più sicura della famiglia, che è il pegno di un avvenire sereno per i figliuoli. L'amore giovanile che lascia il posto all'affezione, alla stima e alla fiducia reciproche, è come una bell'aurora cui segue una giornata serena.

Pagina 122

Dico "per debito di lealtà„ giacchè è purtroppo accaduto che certi padri, all'atto di firmare l'istrumento dotale, abbiano perduto per la strada qualche cifra... Non parlo poi di doti favolose, le quali, durante il fidanzamento si sono assottigliate in modo inverosimile mentre il matrimonio non si poteva rompere per non suscitare incidenti spiacevoli e chiacchiere senza fine. Lealtà, dunque, e franchezza. Le situazioni, qualunque esse sieno, è bene risolverle con energia e chiarezza; e per ottener questo è dovere che in una domanda matrimoniale si parli apertamente, per non dover poi incorrere in posizioni ambigue, difficili a sostenersi.

Pagina 125

Nei giorni festivi l'escita è obbligatoria; ma se vi sono nella casa più domestici, le ore di libertà dovranno essere distribuite in modo tra loro che i padroni non abbiano a restare soli. Se invece non si tratta che di un'unica persona, allora le si lascieranno almeno quattro ore del pomeriggio perchè ella possa usufruire del suo riposo. Qualora la padrona di casa ricevesse la domenica, si sceglierà per l'escita della domestica un giorno entra la settimana.

Pagina 224

La signora riceverà sulla soglia della sala i suoi ospiti; il padrone accompagnerà le dame a prendere posto: se si tratta di un ballo nel vestibolo saranno collocati dei grandi vassoi pieni di "carnets„ tra cui le invitate ne sceglieranno uno a meno che lo abbiano portato esse stesse. Prima di entrare in sala le signore saranno fatte passare in una stanza adibita a guardaroba ove poseranno sciarpe, mantelli e pelliccie. Alcune cameriere saranno ai loro ordini; accanto alla guardaroba si preparerà un gabinetto da "toilette„ affinchè le dame possano rinfrescarsi e ravviare le acconciature scomposte durante la danza. Dovranno essere preparati, su apposito piano, pettini, spazzole, forcine d'ogni colore, scatole di cipria, boccie d'acqua di Colonia, fiale di aceto aromatico, infine tutto ciò che potesse eventualmente occorrere alle invitate.

Pagina 256

Se il padrino e la madrina non si conoscono ancora, bisogna che sieno invitati alcuni giorni prima del battesimo a trovarsi insieme nella casa del neonato, onde abbiano modo di fare amicizia per non andare come estranei al fonte battesimale. È bene che il compare e la comare sieno scelti fra persone della stessa condizione e della stessa educazione. Alla scelta del nome provvedono quasi sempre i genitori; ma ciò non vieta che al neonato vengano imposti anche quelli del padrino o della madrina. La questione del nome è sempre scabrosa. Vi sono certi nomi di "razza„ così inestetici che fa male al cuore imporli a quei poveri innocenti; si può, senza far torto alla tradizione familiare, sceglierne dei più moderni, avendo però gran cura di evitare quelli barocchi che costituiscono una vera calamità a quei poveri diavoli che devono portarli... e sopportarli.

Pagina 270

Le belle maniere

179961
Francesca Fiorentina 1 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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"Se dentro il mangiare tu vedessi qualcosa di schifoso, non lo dire agli altri:vedendo nel mangiare o mosca o altra sozzurra, taci perchè non ne abbiano schifo gli altri convitati.

Pagina 106

Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180404
Barbara Ronchi della Rocca 1 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Per quanto riguarda i cani, anche piccolissimi e buonissimi, non solo il galateo, ma anche la legge impone: -che abbiano museruola e guinzaglio per strada, nei giardini pubblici, nelle piazzole autostradali e nei negozi; -che non abbaino di notte e nelle ore del riposo; -che non entrino nei supermercati e dovunque vi siano generi alimentari; -che non sporchino i marciapiedi (e pertanto saremo sempre provvisti di paletta e sacchetto per raccogliere i loro «ricordini»); -che entrino in casa d'altri (o sulla loro auto) solo se invitati espressamente, e nel caso forniti del loro «corredo»: cibo, ciotola per l'acqua e copertina per non riempire di peli i tappeti dell'ospite. Da parte nostra, non chiediamo il permesso di entrare con il cane nei luoghi in cui è proibito, per non porre al titolare il dilemma tra infrangere la legge e contrariare un cliente. Anche dove il regolamento comunale lo permette, liberiamo il cane dal guinzaglio solo se siamo certi che non spaventerà bambini e anziani, cercando di saltare loro addosso per giocare o per fare le feste: intenzioni senz'altro amichevoli, che però possono inquietare lo stesso. Non è mai facile comprendere chi non condivide le nostre passioni. E ci pare impossibile che ci siano persone che non amano gli animali, non ne sopportino la vicinanza, o ne abbiano paura, o semplicemente siano schizzinosi nei loro confronti. E perciò spesso cerchiamo di «convertirli», di forzarli a un'intimità che non gradiscono. Invece la prima regola di educazione verso i non-zoofili è di esimersi dal criticarli e dal lasciarsi andare a battute tipo «Chi non ama gli animali è senza cuore» e altre piacevolezze del genere (con il rischio che ci venga ricordato che Adolf Hitler era un cinofilo appassionato, e pure vegetariano). In caso di convivenza (anche temporanea) provvediamo a delineare delle zone della casa in cui i quattro zampe non possono entrare. Quando invitiamo qualcuno e non ne conosciamo i gusti (e le paure, e le allergie) chiudiamo gli animali di casa sul balcone, o in una stanza isolata, per tutto il tempo necessario. Anche se l'ospite si dichiara zoofilo, non permetteremo che il cane o il gatto siano aggressivi con lui, ma neppure che si dimostrino troppo espansivi, gli salgano in braccio (riempiendolo di peli), lo infastidiscano con leccate e zampate (date per amicizia, ma tant'è). È lecito e doveroso chiedere ai nostri ospiti di non elargirgli «bocconcini» dalla tavola comune e di non lasciarlo salire sul letto o sul divano se normalmente gli è proibito. In caso di incidente, anche minimo (il collant smagliato, il libro o la scarpa rosicchiati) vale la regola aurea «il padrone paga»: da rispettare anche tra amici strettissimi. E «il padrone pulisce» nel caso di disastri sulle scale e nelle parti comuni del condominio, che non sono di competenza del custode dello stabile.

Pagina 64

Il Galateo

180971
Brunella Gasperini 2 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Eppure chi è portato a osservare il comportamento dei suoi simili scopre che ci sono molte persone, anche tra la gente abusivamente chiamata «bene», cui un semplice buongiorno o un cenno della testa sembra costare moltissimo: quasi che abbiano paura, salutando, di sprecarsi, di sminuirsi. Questa è gente che non ha capito niente. Il saluto oggi non è una forma di omaggio, o di servilismo, o di confidenza: è semplicemente una forma elementare di civiltà. Quindi il non salutare, o salutare gelidamente o con riluttanza, non è segno di riservatezza e distinzione, bensì di brutto carattere, diffidenza, timidezza patologica o altri poco eleganti «disturbi dell'inconscio». Ma non dovrebbe esserci bisogno dello psicanalista anche per imparare a salutare.

Pagina 52

In genere comunque gli invitati dovrebbero capire, in base al buonsenso che si spera abbiano, quando è il momento di andarsene, e in che modo. Guai a chi dice frasi tipo «tolgo il disturbo», «non voglio tediarvi oltre», «la compagnia è bella, ma...». Guai! Dite semplicemente: «S'è fatto tardi, devo andare». I commiati non devono essere precipitosi, ma neanche devono essere tirati a lungo. Un tipo di nostra conoscenza mise in anticamera un quadro con la scritta Saluti brevi: non imitatelo (se è una battuta è fiacca, se è un ordine è scortese) ma ricordatevene.

Pagina 56

Il tesoro

181899
Vanna Piccini 1 occorrenze
  • 1951
  • Cavallotti editori
  • Milano
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Accogliere alla nostra tavola persone che per la loro qualità non possono che onorarci, è un piacere: ma perchè questo piacere sia completo, occorre che i padroni di casa abbiano previsto tutto, sicchè la gioia dello stare a mensa in buona compagnia venga gustata a pieno da tutti i convitati, senza alcuna ombra. I pranzi di cerimonia oggi sono rari e se non vogliamo chiamarli così, diciamo pranzi d'importanza, per occasioni che possono presentarsi talvolta. Come per i ricevimenti, chi invita non trascurerà nessun particolare affinchè l'armonia della mensa e dell'ambiente riesca completa. La decorazione della tavola sarà fatta con gusto, gusto che non s'insegna, perchè è cosa innata in una persona, ma può sorgere con l'osservazione. I padroni di casa assegnano a ciascun convitato un posto che si adegui alla sua qualità, mentre nessuno deve pensare di esser sacrificato. Se il pranzo è dato in onore di una persona per circostanze particolari, ad essa la precedenza. Ovvero alla persona che riveste una carica importante o a quella verso cui si hanno speciali obbligazioni. L'età dà diritto alla precedenza, non meno che i meriti personali. Bisogna alternare una donna con un uomo; marito e moglie non si mettono vicini; i giovani vanno messi in fondo. Due fidanzati si mettono uno accanto all'altro. Il posto d'onore è a destra della padrona di casa.

Pagina 589

Galateo popolare

183527
Revel Cesare 1 occorrenze
  • 1879
  • Vinciguerra
  • Torino
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Le molte volte accade che si abbiano in niun conto, non forse per mancanza d'affetto, ma per quel fare rozzo ed incivile proprio dei più, che si abbiano come peso e dieno noia per doverli, se più giovani custodire, proteggere e prestare loro l'opera nostra. Quanto alle sorelle, quanti che in società s'atteggiano a zerbinotti, eleganti damerini corteggiando le civettuole o facendo il cascamorto per tale o per tal altra signora, mentre in casa non hanno che durezze, che mali trattamenti che parole scortesi e grossolane per esse da cui vorrebbero essere serviti come tanti padroni negando loro ogni legittimo passatempo, trovando sprecata ogni spesa fatta in loro vantaggio. Egoisti! vili! Esseri condannevoli sotto ogni riguardo, leggete questa pagina di galateo, scritta appositamente per voi. Non nacquero esse dai vostri genitori, non furono allevate con voi, non portano il vostro nome, non formano col padre colla madre e con voi una sola famiglia? Negate tal vero e vi darò allora ragione.

Pagina 21

Come devo comportarmi. Le buone usanze

185111
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
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I figli verso i genitori, i giovani verso i vecchi, abbiano cura di non dimenticare questi giorni: i vecchi specialmente, quando vedono i loro figli o nipoti lasciar passare la loro festa del nome o degli anni senza una parola d'augurio, ne provano una profonda tristezza; e non è bene rattristare coloro a cui resta ormai poco da vivere e che hanno rinunziato a quasi tutte le soddisfazioni della vita. A persone di riguardo o ad amici intimi si usa mandare o portare gli auguri per il loro onomastico. Agli auguri giunti per iscritto si risponde ringraziando.

Pagina 185

Il saper vivere

186868
Donna Letizia 2 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
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In generale, chi dà un ballo invita a pranzo, prima, un certo numero di amici, affinché quando arrivano i primi invitati non abbiano a trovarsi spersi in un salone semivuoto. Appena incomincia la grande affluenza, i padroni di casa accolgono gli ospiti sulla soglia del salone. Una volta era il maggiordomo che li annunciava, ma ora, senza quell'aiuto, la signora è costretta a riconoscere da sé, o per lo meno a fingere di riconoscere, ognuno dei suoi numerosi invitati via via che la salutano. Finita questa prima fatica, dovrà, aiutata dal consorte, passare di gruppo in gruppo, presentare tra loro gli ospiti e ballare col commendator X che ha la grazia di uno schiacciasassi, mentre suo marito ballerà con l'intramontabile tardona, scrupolosamente evitata da tutti.

Pagina 197

Prima di dare il "via" dalla sala da pranzo, si accerterà che tutti gli invitati abbiano finito di mangiare.

Pagina 99

Galateo per tutte le occasioni

187795
Sabrina Carollo 1 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
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La padrona di casa si assicurerà che tutte le persone, una volta servitesi, abbiano un posto dove sedersi, sparpagliate tra il divano, l'eventuale giardino o terrazzo, il tavolo d'appoggio e così via. Importante è tenere presente che il cibo deve essere "maneggevole", dunque niente carni da tagliare con il coltello, pesce da sgusciare e così via. Gli ospiti devono ricordare che sono tenuti alle regole della buona educazione, che non devono sporcare in giro né abbandonare piatti e bicchieri ovunque, ma riportarli al tavolo principale.

Pagina 114

Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

189082
Pitigrilli (Dino Segre) 1 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
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Non abbiano le mani attaccaticce, sudaticce, umidicce. Se le lavino spesso; non abbiano la frenesia di tendere la mano; non è necessario. Sopprimano gli occhiali affumicati verdi. Non diffondano le notizie tristi; se in un disastro ferroviario sono stati, secondo un giornale del mattino, venticinque morti, non dicano che in un giornale della sera sono saliti a trentatré. Prendano le cose alla leggera (take it easy); affrontino le circostanze sorridendo (keep smiling). Le musiche in gran voga dopo qualche tempo si fanno la fama di portare iella, ma questo accade alle canzoni tristi, alle gnole. Non accadrà mai al Tamburmaggiore della Banda d'Affori, né a Funiculì-Funiculà.

Pagina 269

Nuovo galateo

190276
Melchiorre Gioja 2 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
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Altri credono che l'onore dell'anticamera richiegga che la servitù vi si arresti sempre ad ora avanzata, benchè non ne abbiano più bisogno; ed altri si mostrano persuasi che

Pagina 246

Qualunque potere, qualunque autorità abbiano gli altri sopra di noi, non ci possiamo giammai persuadere che abbiano il dritto di sprezzarci. Noi perdiamo de'gradi di stima o restiamo esposti al disprezzo, I.° Quando alcuno svela agli altri le nostre imperfezioni; 2.° Quando ci attribuisce delle imperfezioni di cui siamo esenti; 3.° Quando ci nega le perfezioni che possediamo; 4.° Quando ci pospone ad altri che hanno perfezioni minori delle nostre. Qualunque atto o detto che volontariamerite e illegittimamente ci toglie l'altrui stima o ci espone allo sprezzo, si chiama ingiuria. Si vede dunque che l'ingiuria debb' esser calcolata sopra due elementi principali: 1.° Gravità; il che dipende dalla qualità delle imperfezioni, vizi o delitti che ci vengono attribuiti, o delle perfezioni che ci si negano ingiustamente; 2.° Pubblicità; il che dipende dal numero e dalla qualità delle persone alla presenza delle quali veniamo ingiuriati: circostanza che giunge al grado massimo, quando l'ingiuria consiste in iscritti o stampe visibili a tutti. Supposte queste nozioni preliminari, e rientrando nell'argomento dell'inurbanità, possiamo, riguardandola dal lato dell'amor proprio, a due classi ridurla. La prima contiene quegli atti o detti che ci attribuiscono imperfezioni, vere o false che sieno; e li chiameremo atti assolutamente inurbani. La seconda contiene quegli atti o detti che ci negano le nostre perfezioni, o le fanno supporre in minor grado di quel che sono; e li chiameremo atti relativamente inurbani.

Pagina 50

Galateo morale

197300
Giacinto Gallenga 13 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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E io non so capire, parlando delle stampe oscene, come certi industriali abbiano il triste ardire di sfidare così apertamente la decenza e il buon costume sciorinando sui banchi, nelle bacheche delle incisioni, delle litografie, delle fotografie in ispecie, sulle quali stanno disegnati tutti i misteri della lussuria e sono un così aperto invito alla corruzione dei giovanetti. «Se le immondizie delle case, scrive il Tommaseo, ammontassersi nel bel mezzo delle vie più frequenti e ammorbassero con la vista e con gli aliti, non si attenderebbe il cenno dell'autorità per accorgersene e l'opera sua per isbrattarsene. Delle buccie che sono pericolo di caduta i passanti si lagnano e di coteste reti vilmente tese all'innocenza non si sdegneranno?». In Londra esiste da gran tempo una società che ha per suo scopo di far guerra al mal costume col citare dinanzi ai tribunali i negozianti di libri, stampe, e ogni sorta di pubblicazioni immorali. Nel solo 1869 ben cinquanta di quei trafficanti vennero condannati, e distrutte per sentenza dei giudici un immenso numero d'incisioni, di fotografie, non che di canzoni oscene. Che mèsse abbondante non si raccoglierebbe di questa vergognosa merce in Italia, quando la polizia, secondata dai cittadini onesti, si mettesse per davvero a far guerra a queste turpitudini! e facesse insieme scomparire dai luoghi pubblici quelle certe suonatrici ambulanti che accompagnano le graffiature e gli strappi delle loro stuonate chitarre con certe laide canzoni, eruttate dalle fauci affaticate dall'acquarzente!

Pagina 105

Conducendole al caffè, al teatro od in altri pubblici luoghi, prenderai le tue misure onde non abbiano a rimanere in piedi, o disagiate: e procurerai eziandio che fra i vicini non si trovino persone scostumate le quali possano coi loro atti, colle parole loro, coi loro sguardi dare ad esse argomento di arrossire: spiega loro, per quanto puoi chiaramente e pulitamente il senso dell'azione che viene rappresentata.

Pagina 131

«Quando gli operai, scrive lo Smiles, colla loro industria e moralità abbiano conquistata l'indipendenza, cesseranno di guardare lo spettacolo dell'agiatezza altrui come un affronto, un'ingiustizia verso di loro e non sarà più possibile agli intriganti di farsi un capitale politico delle sventure immaginarie del povero popolo».

Pagina 177

Ah pur troppo, questi uomini che hanno fatto divorzio pertinacemente dal dovere è difficile, per non dire impossibile, che abbiano il coraggio della riabilitazione: nei solchi tracciati dal violento torso delle passioni rado è che germoglino ancora il sorriso e la speranza; il tedio, lo sconforto sono i seguaci inesorabili del vizio allorché presto ha stampate le sue traccie profonde nel cuore! Ma la moglie! Avvien talvolta che un invincible sentimento di desolazione penetri alfine nel cuore di colei che, stanca di dispiaceri, di stenti e di lacrime, stanca di un continuo sacrifizio corrisposto con durezze, con violenze, con percosse dice a se stessa con disperato consiglio: che a nulla valgono la fede, la rassegnazione, l'amore con un uomo brutale e crudele; da questo punto incomincia la vendetta di questa moglie fino allora così mansueta, così amorosa, così fedele; vendetta che colpisce tutta la società, che legherà d'infamia alla famiglia dell'operaio, peggiore della passata miseria; infamia cui non valgono a coprire e a mitigare né i cessati bisogni, né le splendide vesti, né le ignobili protezioni. E quel che dissi della moglie, dicasi pure delle sorelle, delle figlie dell'operaio: la corruzione di tante povere anime non ha così frequente la sua origine nel predominio dei sensi e dell'ambizione, quanto nell'assoluta miseria derivante dall'ozio e dalla intemperanza, i due vizi capitali di molti operai e delle loro famiglie.

Pagina 180

E sempre più mi convinco che il difetto della virtù civili e morali non può essere in costoro supplito nemmeno dall'ingegno e dallo spirito quando e'li abbiano, e che gli impieghi non possono, al dire dell'arguto Swift, venir confidati a più pericolose mani che a quelle degli uomini, quantunque grandi, privi di virtù e di cortesia.

Pagina 209

Pagina 285

È difficile che un poeta, uno scrittore, un pittore, un maestro abbiano la modestia di credersi, o almen di dirsi mediocri; ma è più difficile ancora che quella abilità e quella fama che si sono procacciata vogliano riconoscerla dovuta allo studio, alla perseveranza adoperata ad acquistarsela; no, essi la devono unicamente, senza verun loro sforzo, al genio che li inspira, alla scintilla che li accende, all'estro che li trasporta. Questa melanconia che in certuni non è che ridicola, perché non li distoglie dallo applicarsi a mantenere ed accrescere quella riputazione che il mondo ha già ammesso in loro, e funestissima in altri i quali, abbandonandosi alla dolce illusione di essere creature privilegiate, trascurano di assecondare, lavorando, quelle qualunque fortunate disposizioni che possono aver sortite da natura, e si cullano in un soave far nulla che li conduce poi miseramente a cadere nel marasmo e nell'apatìa dello scoraggiamento.

Pagina 321

Per quanto la libertà, per quanto le vicende dei tempi abbiano sottratto alla potenza, all'autorità delle persone religiose, il loro concorso nelle faccende civili, il loro predominio negli affari spirituali e quindi il loro contatto colla grande maggioranza delle popolazioni, è tuttavia così esteso che è sommamente a desiderarsi che nel disimpegno dei medesimi i loro modi sieno improntati alle norme dei riguardi sociali; come è egualmente a desiderarsi che quanti si trovano in relazione colle medesime non si scostino mai, trattando e conversando, da ciò che è dovere di ogni bennato cittadino di osservare verso ogni ceto di persone, vo' dire l'urbanità, la gentilezza. La massima parte degli urti che avvengono fra le autorità ecclesiastiche e laiche, fra i sacerdoti e gli altri cittadini, più che dalla incompatibilità degli interessi hanno origine dalla mancanza in una od in ambe le parti di quella trattabilità la quale, senza nulla detrarre ai rispettivi diritti, serve moltissimo a mitigare l'asprezza delle reciproche esigenze. Ai partigiani arrabbiati, ai settari d'ogni colore lasciamo il tristo privilegio della brutalità, e della intolleranza. «Contentiamoci di schivare, come bene osserva il D'Azeglio, i fanatici di ogni razza; schiviamo chi usa la religione come mezzo, ma accettiamo chiunque la professa come fine e con onesti intendimenti».

Pagina 356

Angelo di pace, spirito gentile vorrei fosse ognora il sacerdote al capezzale di chi soffre; e, se fosse ciò possibile alla sua natura generalmente indurita dalla frequenza degli spettacoli di umani dolori a cui esso assiste, vorrei che il suo pianto talor si mescesse a quel delle madri, delle figlie, delle spose, che circondano il caro oggetto delle loro affezioni; la durezza, l'indifferenza che dimostrano alcuni preti accanto al letto di chi muore, quelle parole stereotipate di conforto ai gemiti dei congiunti, agli spasimi del morente, quelle preghiere recitate con monotono accento, colle quali accompagnano le agonìe di un loro fratello sono indizio di quell'assoluta mancanza di sensibilità e di gentilezza che offende profondamente colui che vi assiste collo strazio nell'anima, e darebbero quasi a credere che, indossando la veste del prete, essi abbiano dismessa quella dell'uomo. Cristo pianse sulla tomba di Lazzaro amico suo!

Pagina 363

Ben può darsi tuttavia che le visite si abbiano in certi casi a prolungare, quando la persona visitata sia nella nostra massima intimità, o un infermo a cui sia grata la tua compagnia, o un uomo colpito da sventura che si mostri bisognevole del tuo conforto; la durata di queste visite speciali è suggerita dalla natura delle circostanze e non ha altro limite fuorché quello che può essere segnato dalla carità e dall'affetto. Nei casi ordinarii i migliori consiglieri sono l'usanza... e l'oriuolo. Vuolsi ognora avere riguardo al grado e alle occupazioni della persona visitata; e scegliere le ore in modo da recarle il massimo piacere e il minor disturbo possibile. Evitare sopratutto l'ora del pranzo onde non costringere il visitato ad invitarvi ad assistervi, ovvero ad interrompere in refezione e passare in altre camere a ricevervi. In un modo o nell'altro sareste causa d'incomodi; ad un umile desco sopratutto non può giungere caro un visitatore improvviso. E quando siete ad accorgervi di essere capitati inopportuni, affrettatevi a prendere congedo, prima che qualche segno d'impazienza, prima che alcuno di quei moti involontari che indicano irritazione in colui che è costretto (forse anco assediato da affare premuroso) a subirsi la vostra compagnia, non ve ne renda più chiaramente avvisati. Né, congedandovi, vi sarebbe lecito mostrare dispetto; anzi vi converrà meglio dar a vedere di esser costretti a partire, onde non obbligare l'altrui cortesia a farvi delle istanze per rimanere; a chiedervi scuse di dovervi dopo alcun tempo lasciare; lo stesso dicasi se il visitato era in procinto di uscire, quand'anche ei vi sollecitasse a fermarvi.

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Non aspetterai che ti sia porta la sedia dai padroni o da altre persone che ti abbiano preceduto nella casa; e se non si trovano servi in camera, prendila tu stesso. Uomo, non ti metterai a sedere sul divano accanto alle signore, né spingerai loro addosso la tua sedia fino a toccarne le vesti coi piedi. Non ti metterai a sedere prima delle signore, del vecchi o di persone che occupino in società grado più elevato del tuo. Seduto e non sdraiato, nemmeno in casa del tuo amico. Non tenere arrovesciato il capo e la persona, le gambe allargate smisuratamente o accavalciate l'una sull'altra, tanto meno poi prendersi una gamba o un piede ad accarezzare; non cacciar le mani in seno o nei calzoni, né poggiar gomiti o braccia sui tavoli, né far telegrafo delle mani parlando, né dimenarsi sulla sedia a rischio di scivolartene in terra. Guardati nelle tue visite dai profumi di aglio, di cipolle ed altri cibi indigesti, come da quelli degli unti e delle manteche che possano eccitare in altri la nausea e le convulsioni. Nemmeno non farai in conversazione rumori importuni, stamburando a mo' d'esempio colle dita sui mobili, graffiando i cristalli delle finestre, battendo il pavimento co'piedi, ecc.

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E qui cadono in acconcio alcuni saggi detti del nostro giovane di anni e oramai vecchio di gloria, Leopoldo Marenco: «L'essere, o per lo meno il parer scettici e corrotti a vent'anni è oggigiorno una moda che si vergognerebbe di non seguire ogni più innocuo a cui quattro peli sul mento abbiano dato il diritto di fuggir di mano al pedagogo o dalla provvida affettuosa vigilanza dell'occhio materno. Giovani che non fecero mai esperimento di uno di quegli infortunii che radono talvolta dal cuore e dalla mente dell'uomo sentimenti e credenze quasi uragano che abbatte, sterpa, inaridisce ai campi le verdi speranze, tu li vedi a vent'anni fiaccati dall'ozio, abbrutiti dal vizio parlar della vita disperatamente, non credere né a virtu, né a felicità, quindi a libidine di sensualità e di guadagno ridurre tutto quanto lo scopo della umana esistenza. «In fondo in fondo sono della pasta di cui è formato ogni citrullo..... e in realtà né scettici né disperati. Oh guarda, guarda dove va a cacciarsi l'ambizione!..... Nel voler passare a qualunque costo per fina schiuma di roués, essi appena giunti alle soglie della vita; onde fa d'uopo per tutto ciò che ha profumo d'onesto forzar le labbra a sbadiglio o armarle d'un sogghigno derisore e satanico.— Povere labbra! e appena le premi, stillano ancora il latte della balia».

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I racconti, gli esempi si traggano dalla vita ordinaria degli uomini industri, operosi ed onesti, come dei Francklin, degli Stephenson, dei Mosca, dei Micca, di quegli uomini insomma che lasciarono piè e gloriose memorie nelle città e nelle famiglie; onde la emulazione dei giovanetti sia tratta piuttosto verso quelle soavi, medeste ed eroiche virtù domestiche e di patria, che non verso le straordinarie e favolose gesta dei paladini: aspirino a divenir galantuomini piuttosto che conquistatori; o se pur volete intrattenerli di conquiste e di eroi, insegnate loro come le prime si abbiano ad ottenere, perché dir sì possano veramente utili e gloriose, nel campo dell'industria, della scienza, della morale, non essendo ordinariamente le altre che azioni vane e compiute da uomini ambiziosi con danno della civiltà e dell'umanità: «se volete poi far loro intendere, eroe che sia, dite pur loro con Massimo D'Azeglio, eroi sono quelli che non gli altri a sé ma agli altri sacrificano se stessi - Dite loro che le nazioni possono stare e prosperare senza genii: ma viver non possono a lungo senza galantuomini».

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Signorilità

198640
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 5 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
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Essi sieno sempre ben lucidi, abbiano le maniglie intatte, abbiano le mensole coperte da belle tovagliette candide con ricamo o merletto, il cui «motivo» sia ripreso nelle tendine, nel paralume, nei tappetini da tavolino. Ma se, poi, signora e signorine, vogliono dare un aspetto più moderno alla comune stanza da pranzo formata da credenza, contro-credenza, tavolo e sofà, tolgano tutto il bianco e lo sostituiscano, per esempio, con un bell'azzurro Savoja. La carta da parato, il grosso cordone che regge il lume, il paralume o la frangia intorno al lume, le tendine, la stoffa che copre le mensole, i tavolini e l'interno della cristalliera sieno di poche gradazioni di azzurro; la tovaglia che sostituirà il vecchio tappeto in velluto, sia in tela greggia, ricamata con cotone color pavone. Nella cristalliera sieno tolti gli astucci colle posate e sia disposto qualche bell'oggetto d'argento, di porcellana, di cristallo. Sulle pareti vengano appesi dei piatti di ceramica con fondo azzurro. La signora o le signorine ricoprano anche il sofà con stoffa intonata e l'adornino di bei cuscini nelle varie e molte gradazioni della tinta. Vi facciano piovere bene la luce da un'apposita lampada, affinchè il babbo, che vuole passare una lieta ora, leggendo o chiaccherando, nell'intimità della sua onesta e modesta famiglia dabbene e lavoratrice, abbia tutte le comodità a cui ha diritto... E qui viene opportuno il dire alla moglie e alle figliole di un signore «alla vecchia», cioè poco abituato ai salotti, e che preferisce rimanere in camera da pranzo, dopo avervi mangiato, che è per esse doveroso sacrificare al benessere e al desiderio di lui, le loro nuove e pur legittime esigenze di passare in altro ambiente... ma che, però, possono conciliare con un po' di furberia l'una e l'altra cosa. Per esempio: se il padre troverà il salotto caldo, la poltrona morbida, il tavolino per il giornale ed il portacenere a portata di mano, la luce proprio spiovente sul comodo tavolo da gioco, lascerà senza brontolare la stanza da pranzo... così come, in campagna, se troverà pronta nel suo spogliatoio, o sul suo letto, o sull'attaccapanni dello studio una giacca scura, se troverà un paio di scarpe pulite, prenderà l'abitudine di lasciare, per l'ora di pranzo, la giacca da cacciatore e gli scarponi infangati... Nelle famiglie della modesta borghesia, uomini, donne e ragazzi vengano a tavola almeno ripettinati e con le mani lavate con sapone bianco, per motivi d'igiene; nelle famiglie più signorili è bene si diffonda l'abitudine di mutar vestito pel pranzo, abitudine che proviene dall'educata e civile Inghilterra, dove i sudditi di Re Giorgio, anche senza appartenere ad un'alta classe sociale, indossano rispettivamente smoking e vestito scollato. (Anni or sono, quando lo smoking era di moda anche per le donne, questo avverbio «rispettivamente» non avrebbe avuto motivo di esistere...).

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L'ambiente della classica biblioteca sia severo, tappezzato in colori scuri; le pareti abbiano qualche albero genealogico, qualche documento raro, incorniciato in ebano o in noce, qualche quadro di valore. Gli scaffali chiusi (biblioteche) sieno tutte in uno stile con qualche mensola, dove possa trovar posto una fotografia, un gran vaso da fiori... Particolarmente indicato, per questi scaffali, è lo stile 500, con i suoi cancelli di ferro battuto. Per famiglie solo modestamente abbienti, la stanza adibita a studio abbia pochi mobili, ma buoni, qualche tappeto, un sofà con poltrone analoghe in cuoio o in bella stoffa. Se non si possono comperare degli scaffali chiusi, si facciano fabbricare aperti, in noce, tutti eguali, di bella linea. E sul loro piano superiore si posino vasi di Murano o vecchie ceramiche con molti fiori, fotografie ecc. Nello studio bene illuminato, (magari con quei moderni diffusori di luce a sfera e a goccia, che aumentano molto la potenzialità delle lampadine), non manchi mai di essere in vista il nuovo insuperabile Atlante del Touring, un orario ferroviario, un calendario, e, per chi vive in grandi città o in paesi di escursioni, uno specchietto con l'elenco dei monumenti artistici, musei ecc., che oggi si possono visitare gratuitamente. Mediante l'aspiratore elettrico, la padrona di casa faccia una accurata pulizia giornaliera dappertutto e specie nei libri che la polvere, accumulandosi, facilmente deteriora...

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Perchè la domestica, o i domestici o le domestiche si affezionino alla casa, essi abbiano tutte le comodità nella loro stanzetta; ora che tutti hanno qualche buon vestito, vi abbiano modo di appenderlo, sia mediante un ripostiglio a tenda, dal tipo descritto per lo stanzino da «toilette», sia mediante un rudimentale armadio, composto da qualche lista di legno, colle pareti di cretonne. Non vi manchi un'immagine sacra, nè uno scendiletto per l'inverno, nè la chiave ai cassetti, nè una cassettina per mettere la roba da lavare - e ciò perchè anche la servitù ha diritto a un certo benessere, e perchè questo benessere tornerà tutto a vantaggio dei padroni, e del buon andamento generale della famiglia.

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I fiori per adornare la casa vanno colti o di buon mattino o di sera, e vanno recisi con un taglio netto di buon temperino; durano più a lungo quando abbiano un pezzetto di carbone in fondo al vaso. Quando essi tendono ad appassire, e la padrona di casa voglia averli ancora freschi per almeno qualche ora, li può rianimare immergendoli per qualche momento in acqua calda. Nè piante nè fiori vanno tenuti nelle camere da letto, sia perchè essi odorano più fortemente durante la notte, sia perchè la terra del vaso contiene una grande quantità di microrganismi. Nelle città grandi è consigliabile, per chi possa avere la casa sempre fiorita, di combinare un abbonamento con un orto botanico; nei piccoli centri e in campagna, è sempre possibile avere in casa almeno sempreverde, edera, bacche... come nota fresca e gentile.

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Si abbiano 6 tovaglie e 48 tovaglioli. Oltre a questo, è bene avere 2 servizi da 12 persone da adoperarsi con più riguardo. La bella Fiandra lucida e autentica va sempre; ora, però, la moda consiglia tovaglie e tovaglioli in grossa tela di scuro lino, ricamata a motivi antichi in filo o cotone color crudo, i cui tovaglioli siano cm. 45 per cm. 45. Occorre, poi, una tovaglia da thè della misura di 12 persone (m. 1,70 per m. 3,30), una bianca della misura di 8 persone, 2 (almeno) ricamate a punto Assisi, o secondo la moda, con i tovaglioli analoghi. Bellissime e sempre di moda, ma adatte solo a chi possegga un castello, sono le tovaglierie di puro lino, con lo stemma della famiglia intessuto.

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Il galateo del contadino

202989
Miles Agricola 1 occorrenze
  • 1912
  • Casalmonferrato
  • Casa agricola F.lli Ottavi
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I giovani prima di porsi a sedere debbono aspettare che i maggiori abbiano preso i loro posti. Nel mangiare bisogna restare composti, senza muoversi di soverchio, senza poggiare i gomiti sul desco, senza promuovere eccessivo rumore coi piatti e colle posate. Nè si debbono arrotare i denti o battere le labbra, nè, bevendo, rumoreggiare colla bocca. Col tovagliolo, di cui ciascuno sarà provvisto, ci si deve pulire spesso la bocca delicatamente senza farne troppa mostra coi vicini. Nel servirsi bisogna dare sempre la precedenza ai più anziani ed alle donne, ed evitare di sorpassare la tavola colle mani, offrendo il piatto altrui. Durante il pasto è lecita una piacevole conversazione, ma essa dev'essere moderata e non schiamazzosa e sempre subordinata e diretta dal capo o dai capi-famiglia. È sconveniente fare apprezzamenti sulla bontà o meno delle vivande, o rifiutarne qualcuna allegando per motivi di non essere aggradevole, poichè è buona civiltà mangiare tutto quello che ci si presenta. Nel levarsi da tavola bisogna aspettare che la mossa parta dal capo di famiglia o dal padrone o dalla padrona di casa, se siamo invitati in casa altrui. Un proverbio dice: «dimmi come mangi e ti dirò chi sei». Ricordiamocene!

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Eva Regina

203414
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 4 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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I MARITI GIUDICATI DALLE MOGLI Mettete insieme tre donne che abbiano un po' di confidenza fra loro, e troverete che fra una discussione sulla forma dei cappellini e un' altra sul taglio degli abiti, entrano in campo i mariti. E allora, Dio liberi ! sono geremiadi interminabili, sono requisitorie feroci, sono sfoghi drammatici, propositi tragici. Veduti attraverso a simili lenti, questi mariti sembrano mostri d' efferatezza tali che Ezzelino e Barbablù sono agnelli al confronto. Eppure hanno trovato delle donne che acconsentirono a divider con loro la vita, non solo, ma che in un certo periodo ii vagheggiarono come l' ideale, li riguardarono come semidei al confronto degli altri uomini. Perchè? Perchè — rispondono le mogli — allora erano innamorati, fidanzati, ed ora sono mariti. Appena l' uomo diventa marito, entra in una categoria speciale; può essere il più grande scienziato, il poeta più celebre, l' uomo politico più eminente; può compiere atti magnanimi e opere buone; può destare entusiasmi e simpatie, ma non potrà mai e poi mai liberarsi da quelle mende, da quei difetti speciali, inerenti al suo stato di marito, e che ne fanno agli occhi della moglie un essere diverso da quello che appare al mondo. Un marito è sempre impaziente, sempre egoista, sempre avaro : spesso brontolone, prepotente, irragionevole : novantanove volte su cento infedele,più o meno impunemente, e non di rado sospettoso senza motivo, strambo, lunatico, violento. La moglie conosce inoltre le sue piccole fissazioni, le sue piccole debolezze, e quel lato comico, che presta esca al ridicolo che ogni carattere reca in sè. E sovente questo lato è spoetizzante e si è rivelato solo — questo è il peggio ! —all'indomani delle nozze. Così la moglie quando sente tessere l' elogio del marito da chi non lo conosce come lei, e vantarne l' uguaglianza di carattere, la finezza dei modi, la generosità, la bonomia, sorride e tace; e quel sorriso e quel silenzio sono, per chi se ne intende, un commento eloquentissimo. Una mano sulla coscienza, mie care signore. Siete voi ben sicure di essere impeccabili ? Siete proprio certe che quell' impazienza, quell' avarizia, quell'incontentabilità, l'infedeltà stessa, non abbiano in voi, appunto in voi, la lora remota ma sicura origine ? Se fate troppo i vostri santi comodi, se spendete più del possibile, se non vi date briga di uniformarvi ai gusti del vostro compagno d'esistenza, se, infine, non siete più tenera verso di lui come nei primi tempi e con la trascuratezza del vestire o un contegno rilasciato favorite le mancanze di riguardo e gli strappi alla poesia — parliamoci chiaro di chi la colpa? — Almeno almeno metà peruno ! Sebbene in generale si creda il contrario, io ho l' opinione che è la moglie che fa il buono o il cattivo marito. Non è sempre per mala volontà che non vi riesce : qualche volta è per inesperienza, per debolezza, per mancanza di superiorità o d' intuizione, ma tant'è, il principio della disgregazione, dello squilibrio coniugale risiede in lei. Il rimedio? C' è ed è infallibile: si faccia amare ! Il suo ingegno, il suo cuore, il suo fisico, tutto impieghi per questo. E il marito guarirà come per incanto da tutti i suoi difetti.

Purchè, s'intende, abbiano l' età del discernimento e possano sfidare qualche piccolo strapazzo senza risentirne danno, acquisteranno più cognizioni in un viaggio e le riterranno meglio che non con lo studio di cento libri imparati a memoria. Certo che bisogna, al solito, sacrificare il nostro al loro piacere ; guardare che non si stanchino, che la loro mente non affastelli troppe imagini ; procurare che ricordino con ordine, con chiarezza : metterci in grado di fornir loro spiegazioni esatte e adatte alle loro intelligenze. Durante il viaggio faremo osservare ai bambini, anche a quelli di minor età, se un caso qualunque vuole che li portiamo da un luogo all' altro, le regole del galateo: giacchè nulla di più insopportabile, nei vagoni, dei bambini male abituati, che saltano adosso, che pestano gli abiti, che non stanno fermi un momento e hanno mille bisogni e mille esigenze. Per questo bisogna che l' educazione abbia un po' di fondo spartano : che i bambini sappiano sopportare la sete, la fame, e reagire contro il sonno e la stanchezza. Incoraggiamoli a queste piccole vittorie sulla parte materiale del loro organismo, facciamone veder loro la bellezza e l' utilità.

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Infine procuri che i figliuoletti anche in campagna abbiano le loro ore di riposo e di esercizio intellettuale; che alla mensa si presentino sempre in modo conveniente onde la vita rurale non li faccia diventar rozzi, sgarbati e trasandati.

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I collegi, per quanto abbiano procurato di evolversi, d' uniformarsi alle necessità dei nostri tempi, sono sempre il prodotto pedagogico di un' età passata, quindi inferiori a quanto oggi si richiede e si può ottenere per la formazione dell'uomo e della donna avvenire.

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