Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il Plutarco femminile

217925
Pietro Fanfano 1 occorrenze
  • 1893
  • Paolo Carrara Editore
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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"Fin qui abbian parlato della Gaetana Agnesi come letterata e come scienziata: veggiamola adesso come donna, e non dubito che concluderete meco, essere le sue virtù. domestiche da pareggiarsi a' più nobil suoi pregj. Restò senza madre all' età di soli quattordici anni; e suo padre prese un' altra, e poi un' altra moglie, dalle quali replicate nozze ebbe ventitre figliuoli: eppure tra sì numerosa famiglia la Gaetana adempiè tutte le parti di ottima madre, attendendo amorosamente alla educazione dei fratelli e de' fratellastri; mostrando così che gli studj e il vero sapere non sono impedimento alle virtù domestiche. Quegli studj però e quel sapere le furono scudo efficace contro le più attraenti seduzioni, e la fecero più che donna. Essa fu della persona bellissima e ben disposta: maravigliosamente formosa.; gentile quanto può esser gentile una donna: occhi e capelli neri, il tipo insomma della bellezza, con parlar soavissimo. Con tante e sì rare doti dell' animo e della persona, vi lascio pensare se fu lusingata da' più illustri partiti di matrimonio; ma la savia fanciulla, fin dalla prima giovinezza, aveva proposto di dare tutto il, suo affetto al padre ed alla famiglia, nè però cedè mai a veruna lusinga, o si lasciò vincere all' ambizione; venuta poi l' età matura allargò il suo amore a tutta l' umanità sofferente, e tutta a quella si diede. Mortole allora il padre e parecchi fratelli, abbandonò ogni corrispondenza con letterati e scienziati, ed ogni altro pensiero di mondane vanità, visitando invece con ardente carità gl' infermi della sua parrocchia e quelli dello Spedal Maggiore. Poi, come la carità sempre più si accendeva, così in certe stanze appartate della casa raccolse delle povere inferme, alla cura delle quali affettuosamente attendeva; e non bastando a ciò le proprie rendite e le privazioni ch' essa faceva, si ridusse a vendere tutti i preziosi suoi arredi e le gioje; tra le quali un ricchissimo anello e una scatola di brillanti, magnifico dono fattole già dalla imperatrice Maria Teresa, allorchè le dedicò la sua grande opera delle Istituzioni analitiche: nè bastando più alla sua casa, ne prese una a prigione la sua vita, assistendo amorosamente alle inferme. Sull' esempio per avventura, della nostra Maria Gaetana, nel 1771 il principe Triulzio fondò in Milano uno spedale per i vecchi infermi e poveri di ambo i sessi; e l'arcivescovo offerse alla Agnesi l' ufficio di visitatrice delle inferme, e anche di direttrice dello spedale delle donne; santa donna, non solo accettò di gran cuore, ma andò a stare nello spedale medesimo, dando tutto sè stessa al soccorso degli infelici. In quel nobile esercizio di carità ella visse quindici anni; giunta allora all' ottantunesimo anno, morì santamente il dì 9 di gennajo del 1799 compianta universalmente. "Io vi ho raccontato in poche e disadorne parole, conchiuse la signora Zaira, la vita di questa rara donna, la quale mi pare di non dir troppo, se affermo che raccolse in sè sola le più belle virtù, delle illustri donne, di cui si sia mai parlato in questa sala, ed in tutte fu eccellente. Ella scienziata solennissima tanto che le sue opere non pure son giudicate classiche per la parte scientifica, ma sono scritte con ogni proprietà, e purità, e citate dalla Crusca per testo di lingua, come dianzi vi ho detto: ella può stare nel primo ordine tra le benefattrici della umanità, e può bene stare accanto alla buona Rosa Govona, della quale udiste le rare virtù domenica passata; ella rarissima e forse unica nella modestia, e nell'aver saputo vincere quel nemico formidabilissimo noi altre donne, dico la smania di comparire e belle e istruite, o in altre parole, e per chiamare pane il pane, la vanità." Il maestro, tornata che fu la Zaira al suo posto, le rivolse parole di gran lode; e poi le disse ridendo: "Ella ha toccato con molto accorgimento il fatto di certi professoroni che scrivono pessimamente, ed ha fatto bene. Pur troppo anche questa è una vergogna per Italia, che quasi tutti gli scienziati scrivano barbaramente: e più vergogna ancora, che la loro ignoranza vogliono ricoprire con certe loro chiacchiere, allegando che bisogna guardare alle cose e non alle parole; che lo studio delle parole è cosa da pedanti: ed in alcuni va tanto oltre la forsennatezza che, per iscusare la loro supina ignoranza, sfatano i buoni studj, dispregiano chi gli coltiva, e giungono persino a dire che la lingua italiana non si presta a scrivere di cose scientifiche!!... Di costoro non voglio parlar troppo qui, che direi cose poco convenienti a questo luogo. Dirò solamente che il loro procedere, non pure è vergognoso, ma è vile: che non fanno così gli scienziati delle altre nazioni; arrossirebbero di trascurare gli studi delle lettere, e di scrivere male la loro lingua. Circa poi al non essere la lingua italiana acconcia a scrivere di cose scientifiche, tal proposizione è così stolta, che il combatterla sarebbe vergogna per un italiano; per un cittadino, dico, di quella nazione, che in ogni parte di scienze ebbe scrittori solennissimi in ogni secolo, tra' quali vi sono Dante, Machiavelli, G. B. Gelli, Monsignor Piccolomini, il Muzzi, il Bocchi, il Galileo, il Redi, il Magalotti, il Viviani, il Del Papa, il Cocchi, gli Zanotti, con altri infiniti e per l' ultima la stessa Gaetana Agnesi. Ma i nostri professoroni il più degli eccellenti scrittori di scienze non gli conoscono nemmen per nome.... Basta, l' ora è passata, e fo punto. Altrove parlerò di proposito contro questi ciarlatani."

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