Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbian

Numero di risultati: 9 in 1 pagine

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Personaggi e vicende dell'arte moderna

260763
Venturoli, Marcello 3 occorrenze
  • 1965
  • Nistri-Lischi
  • Pisa
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Un uomo, Mino Maccari, che nessun avversario dotato di intelligenza riuscirà mai a disprezzare, per quella sua insopprimibile vitalità, per quella sua buona fede anche nelle posizioni più maligne; tanto che oggi a voler limitare l’indagine della personalità maccariana soltanto alla politica, non sapremmo facilmente come definirlo; se un anarchico di destra, o un liberale mancato, o un ex fascista dal più bonario cupio dissolvi, o un ex frondista, sul quale le foglie — per usare una immagine dei suoi disegni — abbian germogliato misteriose bacche, di cui tutti i conformisti di ieri e di oggi debbano temere il frutto. Insomma, di un tipo simile non è facile accettare il «messaggio», quando questo prende carne di colori e si atteggia in immagini.

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Da questo quadro di teorie e di psicologia si può facilmente intendere perché gli astrattisti abbian considerato la mostra dei maestri come un tentativo di «seppellire i vivi con i morti», quasi che l’antologia dei maestri dovesse servire quale memento a tutti gli sperimentalismi, spesso così allegri e pappagalleschi, delle ultime leve informali. Il più tipico, anche per le peculiari caratteristiche di idosincrasia, fra i giovani seppellitori dei morti in omaggio ai vivi non tutti vivi, fu — e resta anche oggi, benché abbia di molto calibrato il tono e sia diventato assai più prudente nei giudizi di condanna — Enrico Crispolti, il quale in occasione della Mostra dei Maestri, dopo aver notato giustamente la intrusione di Spadini e la non eccellente scelta di alcuni altri, poneva intanto quasi provocatoriamente la ipotesi di una aggiunta: quella della «scuola romana», non come una svolta dal Novecento, ma come una sua appendice.

Pagina 336

Noi che scriviamo, intitolammo appunto un nostro saggio su «Raccolta» del 1941 — non dimenticato bontà sua, dal Durbé nella bibliografia da lui compilata sulla scuola romana —«la pittura romana dopo Mafai»: e ricordiamo qui, come abbian fatto altra volta, l’importanza che ebbe in quel momento di riscossa e di reperimento dei valori più validi della grande tradizione europea, specie francese, la parola illuminata di Virgilio Guzzi, allora molto amato ed ascoltato dai colleghi pittori, i Montanarini, i Pirandello, i Tamburi, i Guttuso, tutti artisti che già erano andati per la loro strada dopo Mafai e non se la sentivano proprio di ingrossare le file dei giovani imitatori del pittore romano. Additato come pittore non conformista al «tonalismo» mafaiano dilagante, era allora Fausto Pirandello, un pittore che seppe dare la misura di un profondo travaglio.

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Scritti giovanili 1912-1922

263177
Longhi, Roberto 6 occorrenze

Eppure - ed è per noi un pentimento che val poco - eccolo assai presto lamentarsi che i Carracci abbian dovuto adempiere il proprio compito più con la ragione che col cuore. Non vale dunque la pena di discutere né pure la chiacchierata a frasi fatte su questi bolognesi (Lodovico pensatore, Annibale vero artista ecc. ecc. ecc.) che vengono ancora prospettati come i fondatori in generale del seicento italiano e straniero mentre la loro funzione fecondativa è circa di sest'ordine! Basta, basta!

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Ma, per esempio, perché non porre attenzione ai fasci ultrapotenti di luce che cadono perfettamente verticali su quella composizione, e non pensare che anch'essi vi abbian qualche influenza deformatrice?

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Sta il fatto che tutti i tarchiani d'Italia han dimenticato Preti per commemorare quell'idiota di Cigoli; e quando anche il « Marzocco » arrancando disperatamente al nostro fischio di richiamo riescisse a imbastire un numero unico dove non mancassero neppure le Marginalia Pretiane noi non dubitiamo di restare i soli che abbian diritto di parlare, con coscienza critica almeno tranquilla, di Mattia Preti.

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C'è tempo a tutto questo purché la Direzione della Guida non badi a spese, scelga con mano felice i collaboratori, recluti persone intelligenti e persino robuste, che non abbian la noia del viaggio, della revisione e del sopraluogo: noia che trapela non di rado dalle parti già compiute di questa Guida.

Pagina 397

Non v'è dubbio, e il Porter non l'ha mai negato, anzi ha aggiunto molti elementi alla dimostrazione, che durante gran parte del XII secolo gli scultori lombardi subirono l'influenza delle grandi scuole francesi; ma questo non implica affatto ch'essi abbian mancato di caratteri propri e debbano venir tacciati di servilismo imitativo. Il Porter anzi, con la sua teoria degli influssi reciproci, ha concluso che nei primi decenni del XII secolo la scultura lombarda, specialmente per opera di Guglielmo, anticipò effettivamente parecchi degli svolgimenti più tardi in Francia, e anche verso la fine del XII secolo l'Italia influenzò nuovamente l'arte francese.

Pagina 447

Altri, men lepido, ma di penna venustissima scrisse che «purtroppo vi saranno alcuni superficiali eruditi di gallerie che all'udirsi nominar Iacopo da Ponte si crearanno nulla più che l'idea d'un bravo pittor di capretti, e di agnelli, di buoi e di cani, di conigli e di colombini, e di ogni maniera di bestie e di uccelli, insomma d'un'Arca di Noè»; asserendo poco di poi «che le gallerie ancor solenni, le quali si vantano aver quadri di Giacomo non di rado abbian delle copie. Quindi è che i cauti son restii al definire, ed affer-mano in generalità; questi son Bassani; e non più oltre».

Pagina 479

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